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Contemplare al tramonto l'imponente roccia che si erge dal mare a pochi metri dalla costa, accresce la meraviglia: la luce solare si irradia dalla sagoma calcarea con tutte le tonalità del giallo e dell'arancio. Pan di Zucchero è uno dei monumenti naturali più imponenti e spettacolari dell'Isola, simbolo della costa di Iglesias. Il nome deriva dalla somiglianza con il celebre Pao de Acucar della baia di Rio de Janeiro e ha sostituto già nel XVIII secolo l'originario nome sardo Concali su Terràinu. Lo raggiungerai in gommone o barca dalla magnifica insenatura di Masua, frazione costiera iglesiente distante due chilometri e mezzo. Così recita l'introduzione del sito Sardegna Turismo al Pan di Zucchero peccato che a breve la sua sagoma sarà oscurata da tante pale eoliche alte 300 metri, ma cosa vuoi che sia sacrificare un paesaggio per donare al resto d'Italia tanta energia pulita. Povera patria venduta per trenta denari alle multinazionali, calpestata da tutti non bastavano le basi militari e la mondezza di mezza Italia, questo è il de profundis della nostra amata terra ricoperta da migliaia di pale eoliche nell'entroterra lungo le sue coste e nel suo mare, vaneggiamenti? No purtroppo è l'amara verità, tutti i numeri sono apparsi ieri sul maggiore quotidiano dell'Isola metto il link per chi vuole approfondire, ma si sapeva tutto da tempo. “In Sardegna pale eoliche per 50 milioni di abitanti, per rispettare i parametri europei a terra ci vorrebbero solo altre 135 pale ma costruiranno 2.330 nuovi grattacieli d'acciaio, alti oltre 200 metri. Nelle acque che circondano l'Isola sono previste 2.514 pale alte anche 300 metri da piazzare in mezzo al mare, a fronte delle 100 previste secondo il parametro europeo”. (https://www.unionesarda.it/news-sardegna/in-sardegna-pale-eoliche-per-50-milioni-di-abitanti-xgs7sfov) ----- Riporto anche di seguito il coraggioso editoriale del Direttore dell'Unione Sarda ----- Difendere l'Isola per costruire un futuro migliore Regione e Comuni devono mobilitarsi per salvaguardare, anche a livello giudiziario, il bene più importante per lo sviluppo Diversi portatori di interessi, dentro e fuori dall'Isola, hanno criticato e osteggiato la posizione assunta da L'Unione Sarda con le inchieste in materia di eolico e fotovoltaico, servitù militari, fanghi fognari provenienti dal continente, monopoli e oligopoli trasportistici e aeroportuali, e via elencando. Non poche azioni legali sono state intentate tendenti a limitare la libertà di stampa e di critica, peraltro molte rigettate da sentenze in nostro favore. I giornali, e la stampa in generale, hanno anche il compito di richiamare l'attenzione su fatti che resterebbero altrimenti sconosciuti ai più, e contribuire, come nel nostro caso, ad accrescere la consapevolezza della necessità di difendere gli interessi della Sardegna. Per questo motivo sento il dovere di spiegare ai nostri lettori le ragioni della linea editoriale chiara e coerente assunta, prima fra tutte sulle questioni energetica e paesaggistica: contrasto all'invasione di pale eoliche a terra e a mare e di pannelli fotovoltaici da spalmare nelle nostre campagne. Il paesaggio ha inestimabile valore economico, oltre che estetico, perché risorsa scarsa, di limitata disponibilità e non riproducibilità, se compromessa. Abbiamo fin qui consentito di tagliare le nostre foreste per farne traversine per costruire decenti linee ferroviarie sempre e solo nel Continente, ma non qui; di imbrattare parti del nostro territorio con scorie chimiche e petrolchimiche inquinanti e tossiche; di bombardare e sbudellare porzioni di territorio di straordinaria bellezza con esercitazioni militari fuori controllo; di riempire discariche, riservate ai rifiuti locali, con fanghi fognari puzzolenti di provenienza esterna; di spalmare pannelli fotovoltaici nelle campagne e nei tetti di serre finte, solo per arricchire gente che, con l'agricoltura, proprio zero più zero; di impiantare mastodontiche pale eoliche, a deturpare il profilo dolce delle nostre colline e i crinali delle nostre montagne per il solo tornaconto di prenditori a caccia di cospicui contributi pubblici, con connivenze ministeriali e pure locali; di permettere a oligopoli trasportistici di regolare entrate e uscite da Casa nostra secondo la loro convenienza; di consegnare le chiavi delle porte d'ingresso e uscita a un monopolio in fase di formazione. Dopo aver consentito tutto ciò, siamo davanti a progetti presentati per l'installazione di innumerevoli pale eoliche alte trecento metri e più in colline e montagne intonse, molte in prossimità di monumenti della nostra civiltà nuragica; e altrettante da installare a mare, a serrarci per bene entro il bordo isolano, finora libero alla contemplazione dell'orizzonte marino, esempio di commovente bellezza e armonia della natura. La moltiplicazione di gigantesche pale di ferro da impiantare nel nostro suolo, e di pannelli fotovoltaici da installare nelle nostre campagne, comporterebbe la produzione di energia definita rinnovabile sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di cinquanta milioni di abitanti, avendone la Sardegna solo 1,6 milioni, peraltro declinanti. Già oggi quasi la metà del fabbisogno energetico isolano è soddisfatto dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, tanto che c'è da domandarsi quale sia l'origine della pretesa di soddisfare, qui, i fabbisogni energetici da rinnovabili di molte regioni del continente, restie a impiastricciare il loro, di territorio. Se la producessero in casa propria, la loro quota, senza nuocere al nostro paesaggio, come previsto da norme nazionali e comunitarie! L'assalto alla nostra ultima risorsa, peraltro per un piatto di lenticchie, se attuato nuocerebbe alle prospettive di crescita della debole economia sarda, da fondarsi principalmente sull'industria turistica, in ragione della compromissione della capacità attrattiva di bellezze naturalistiche e monumentali, culturali e artificiali dovute all'intervento dell'uomo sulla natura. Patrimonio collettivo meritevole piuttosto di tutela, come si fa con le cose più preziose. Il paesaggio, esteso, essendo un'isola, alle porzioni di mare territoriale, deve essere tutelato e preservato anche per le generazioni future, oggi impotenti perché ancora assenti, per difenderne il diritto di fruire delle bellezze naturali godute da quelle attuali.È necessario e urgente, quindi, attivare strumenti di salvaguardia, gestione e pianificazione paesaggistica, tenuto conto di esigenze e diritti di scelta dei cittadini su cosa, come e perché tutelare, tenendo presente il sentimento identitario delle persone in rapporto con i luoghi, come vissuti e fruiti anche dai propri antenati. Senza imporre misure uguali per tutti i paesaggi a prescindere dalle caratteristiche specifiche di ciascuno, presupposto dello sviluppo sostenibile, economico e sociale. È necessario e urgente porre un argine di rango costituzionale all'assalto del nostro paesaggio, patrimonio economico ed estetico di valore inestimabile e ultima, grande risorsa ancora disponibile su cui creare ricchezza e diffondere benessere in Sardegna. I detentori del potere politico e burocratico hanno la responsabilità di attivare la procedura di revisione del Piano Paesaggistico Regionale (PPR) lasciato a metà, ormai datato e controverso quanto agli effetti sull'economia, e di estenderlo a tutto il territorio isolano, compreso il mare e il suo orizzonte, nel rispetto del principio di sussidiarietà e con la condivisione delle comunità di cittadini, imprese e istituzioni locali, declinando localmente principi e norme nazionali e sovranazionali. Non necessariamente genuflessi. L'elaborazione, accompagnata da risorse nazionali e comunitarie, va orientata verso aree degradate delle periferie urbane, siti industriali e minerari dismessi e litorali devastati da seconde case di scarso valore architettonico, oltre alle zone interne di pregio, ricche di bellezze naturalistiche e produzioni identitarie. Nel frattempo, nelle more della pianificazione a tutela del paesaggio, enti e istituzioni preposte, in primis Regione e Comuni, esercitino fino in fondo le prerogative assegnate loro per il governo del territorio, impugnando a tutti i livelli gli atti da chiunque emessi in danno dell'Isola. Queste le ragioni della posizione assunta da questo giornale in difesa dell'interesse della Sardegna. Da sempre L'Unione Sarda segue e sostiene imprese e imprenditori che intendano attivare investimenti produttivi per creare occupazione, e continuerà a contrastare quelli meramente speculativi divergenti dall'interesse della nostra comunità. Sergio Zuncheddu
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spettacolo tristissimo, è curioso che in un paese con poco vento e tanto sole si privilegino le pale eoliche... bisognerebbe sempre scavare su chi ci guadagna bel documento ciao Ezio
Eh sì Giuseppe, sono un vero obbrobrio e l'impatto sul territorio è notevole. L'ho potuto riscontrare in Sicilia dove l'entroterra, tra Madonie, Nebrodi e Peloritani, ne è invaso. Ma il dramma è che nella maggior parte dei casi non funzionano o non sono collegate con la rete o con punti di accumulo dell'energia, almeno così mi dicevano dei locali. Solo un giro milionario a buon pro di qualcuno ma di utilità nisba perché sono "pale" all'italiana. Un caro saluto.
Una tristezza senza fine. Vivo in una zona circondata da pale. a 5 minuti di auto inizia una lunga sequenza di giganti, decine e decine... Poi... la mia casa è in un centro storico con vincoli e non posso metter pannelli sul tetto neanche dal lato interno, dove volevo metterli. Bisogna preoccuparsi in fretta della transizione ecologica. E' necessario fare subito molte cose per questo. Molto in fretta, non si può più aspettare. La prima: usare il cervello.
ma non era obbligo delle regioni indicare le aree dove è possibile installare gli impianti per le rinnovabili? Non ci credo che la Regione abbia indicato il Concali su Terràinu come sito idoneo. Vado a documentarmi e grazie per questo post-foto che sicuramente ci fa riflettere e ci obbliga ad approfondire il tema. Saluti, Massimo
Da tempo si sta alimentando attraverso lo spettro del cambiamento climatico la speculazione, è evidente, basta seguire come dice il detto la pista del denaro. Non credo sia un caso che le terre ove troviamo queste installazioni siano proprio quelle già fortemente "compromesse", quelle a più forte inquinamento istituzionale.
E se a questo uniamo una catastrofica ignoranza nei temi energetici e la nostra profonda inclinazione alla corruzione il mix diventa esplosivo. Siete felici di esser guidati nella "transizione" dagli stessi che hanno permesso alla VW & co di taroccare i motori e non hanno nemmeno sanzionato ? Sicuri dei numeri che vengono forniti? Provato a verificare qualche calcolo?
Fai bene Giuseppe a presentare queste immagini...una buona foto è più efficace di mille parole. Ho letto con interesse quello che hai scritto, anche se, purtroppo non riguarda solo la tua Sardegna. Speriamo che non sia "una voce che grida nel deserto". Un caro saluto, Giorgio
Metto "mi piace" alla foto, in realtà non mi piace questo tipo di spettacolo ... frequentando periodicamente Stintino mi ci sono assuefatto, ma almeno lì, essendo le pale nella zona industriale di Porto Torres, sembra quasi che si "inseriscano" nel paesaggio... per non parlare lungo la strada fra Olbia e Sassari!... comunque l'impatto visivo è notevole! E a mia memoria ne ho viste "girare" ben poche... Speriamo bene... Ciao Gianni
la tua didascalia di accompagnamento dice tutto al riguardo ci vorrebbe un nuovo " Don Chisciotte " ma dubito che possa essere in tempo.. lo scatto e piacevole comunque e ben realizzato.