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Camminando lungo la terrazza di ponente, all'interno di una nicchia con parete a mosaico dalle tessere blu mare che si attenuano digradando verso il basso in un azzurro cielo, si può ammirare il monumento per la famiglia Morgagni. Sei figure femminili, disposte simmetricamente in moto ascensionale, convergono al centro, dove è collocata una stele adorna del profilo a bassorilievo di Tullo Morgagni (1881-1919), coronata da una solenne e vampante fiamma. Le sculture marmoree rappresentano le vestali: le sacerdotesse dell'antica Roma con il compito di tenere sempre vivo il fuoco sacro degli dei all'interno dei templi. In questa raffigurazione allegorica esse compiono l'azione opposta: dal palmo delle mani compare la fiammella della vita; soffiandoci sopra e spegnendola viene decretata la morte.
L'opera funeraria è dedicata a Tullo Morgagni, caporedattore alla “Gazzetta dello Sport“ dal 1904. A lui viene attribuita l'invenzione del Giro della Lombardia (1905), della Milano-Sanremo (1907) e soprattutto del Giro d'Italia (1909). Morì a soli trentotto anni nel 1919 in un disastro aereo avvenuto a Verona nel 1919. E' qui sepolto anche Manlio (1879-1943), presidente dal 1924 al 1943 dell'Agenzia stampa Stefani, soprannominata “megafono del fascismo”; il pubblicista si è tolto la vita il 25 luglio 1943 dopo aver battuto la notizia dell'incarcerazione di Benito Mussolini (1883-1945). Mussolini stesso detta l'epigrafe di entrambi i fratelli, per Tullo in tessere dorate nella parte superiore della nicchia, per Manlio incisa nella lapide sottostante alla prima statua della vestale in basso a sinistra.
L'autore di quest'opera è l'architettoe scultore fiorentino Enzo Bifoli (1882-1965). La sua formazione comprende la frequentazione nel capoluogo toscano della Scuola Professionale di Arti Decorative e successivamente la Scuola di nudo dell'Accademia di Belle Arti. Sarà decisivo per la sua carriera l'incontro avvenuto a Roma nel 1904 con Gino Coppedè (1866-1927), che lo ha spinto a dedicarsi all'architettura. Per il monumento Morgagni, Bifoli adotta lo stile Novecento, caratterizzato dal “ritorno all'ordine” dopo il periodo delle avanguardie storiche e dove lo splendore della Roma antica si rispecchia nella Roma moderna.
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Stronca le parole prima di tutto.
La morte nella civiltà occidentale è qualcosa da non nominare e da non vedere.