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| inviato il 02 Marzo 2019 ore 20:52
La Sua dimensione poetica è eccelsa. Ben-G |
| inviato il 04 Marzo 2019 ore 12:36
Buongiorno Adolfo; Al primo sguardo colpisce la sobria eleganza di questa fotografia. Subito dopo interviene il portato: “Paperless” non avrebbe nemmeno bisogno di un titolo. Ovviamente vengono in mente le trasformazioni sociali ed individuali prodotte da un passaggio epocale come quello che tu illustri; e ci si chiede quali, in futuro, esso potrà ulteriormente determinare. Viene anche in mente un già presente effetto sull'uso della Lingua, impoveritosi perché la comunicazione audiovisiva, ricca di segnali, non abbisogna della completezza e della ricchezza informativa di un silenzioso scritto. Vengono persino in mente le considerazioni che già Platone fece al constatare il passaggio dal tramandamento orale a quello scritto. Ma ora, al parziale ritorno alla forma orale, quali maggiori effetti sociali ed individuali possiamo aspettarci? La tua fotografia, di primo acchito, sembrerebbe sottolineare la solitudine, attraverso l'unico protagonista. Poi, però, ripensandoci, non me ne sento così sicuro. In fondo, c'è più introversione nell'essere immersi in una lettura che non nel dialogare usando un telefonino. Allora mi dico che, più probabilmente, tu abbia voluto vedere altro. Forse volevi parlare di approcci quotidiani sempre meno permeati di studiato sapere e sempre più abbandonati ad un superficiale “così fan tutti”, “così pensan tutti”. Più ci penso e più mi convinco; quantomeno, così arriva a me. L'atmosfera soffusa e silenziosa nonché la maggior concettualizzazione data dal bianco e nero sembrano trasferire “Paperless” dalla denuncia viva ad una più rassegnata constatazione storica. Permane una tristezza di fondo, a mio avvertire. Non mi stupirei, sapendo dell'uomo di cultura e di profondi studi che tu sei. La foto mi piace molto. Un saluto cordiale. |
| inviato il 04 Marzo 2019 ore 18:17
Qualcosa si è rotto nel nostro vivere "moderno"; si è rotto perché sostituito da qualcos'altro. Ma accanto alla figura umana "connessa" da un filo invisibile all'occhio umano non c'è nessuno: è il dramma della solitudine, nella tempesta delle radiazioni elettromagnetiche che hanno sostituito il "calore" delle onde sonore e del contatto umano. Bellissima immagine, emblematica, che mi ha ispirato questi pensieri. Ciao, Alberto. |
| inviato il 04 Marzo 2019 ore 21:03
Carissimi, vi ringrazio per la vostra gradita attenzione. Leggo e rileggo le vostre interessanti opinioni e mi rendo conto di non essere solo... Un caro saluto, Adolfo |
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