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| inviato il 25 Novembre 2018 ore 17:21
Gentile signor Gian Marco Arnaudo [#Snail] , questa Sua formidabile Opera mi ha gettato sin da subito in uno stato di feconda inquietudine. L 'unico segno di vita è pur l'ultimo. Non solo, è esso stesso transitorio, incidentale destinato a non lasciar traccia alcuna... Vive, propriamente per la sua incidentalitá, a segnar il solo istante del suo attraversamento, fissato dall'artista nella sola immagine, non priva cosí d'una particolar valenza simbolica. Questa "transizione" segna un cielo altrimenti, non esattamente e volutamente definito, astratto e per la monocromia e per la coerente assenza di esposizioni multiple. Questa unicitá è di viva presenza e di segno; e non è tuttavia, ad un'attenta lettura, la sola ad instaurare una sottile dialettica storica tra l'Opera degli Uomini e la Natura. Il rapace in volo, pur trattenuto nella sua assialitá, dirige se stesso altrove, allontanandosi in profonditá rispetto al piano focale. Un allontanamento, [abbandono] che da' profonditá 'autre' all'intera immagine svolgendosi peraltro in una apparente direzione contraria, e per questo di equilibrio, alla direzione di svolta delle cortine murarie. Un singolare e dinamico piano focale informato metaforicamente da quel volo verso un'altrove ma ancor piú, in una dimensione statica, affatto rasa, quale 'tabula historiae', stratigrafia ricchissima straordinariamente densa e drammatica nelle sovrapposizioni e nelle reiterate modificazioni delle tessiture murarie d'un abitato apparentemente in quiete; al tempo stesso fatalmente sospeso, muto e fatto di mura il cui coronamento sepolto appare, nell'elegante taglio dell'Opera, come raffinata cornice archeologica. Quel volo è il Tempo che fluisce su ció che resta... Probabilmente noi tutti vorremmo fuggire da questo locus il cui "horror vacui", tuttavia, costituisce propriamente la sua straordinaria tensione, il suo genius che qui a me ora piace riguardare come una paradossale attribuzione d'allestimento di scena... d'un teatro impossibile, pur di vaga memoria Scamozziana. La 'finzione', infine inevitabile, non puó non esser che quella di denotare autocriticamente queste considerazioni sull'Opera come un'amaro, e pur doveroso, divertissement teorico : catartico ossequio al dolore dell'Artista. Complimenti vivi e sinceri, Ben-G |
| inviato il 25 Novembre 2018 ore 18:05
Caro Ben, non posso che ringraziarla per le belle e profonde parole scritte nel suo commento ,e' riuscito a farmi scoprire aspetti da me non colti in fase di lettura della mia foto Grazie |
| inviato il 08 Marzo 2020 ore 23:17
Veramente molto bella questa immagine Il volatile rende il tutto ancora più suggestivo Tanti complimenti |
| inviato il 09 Marzo 2020 ore 17:31
Grazie Alcenero,felice che ti sia piaciuta! Gian Marco |
| inviato il 30 Ottobre 2024 ore 2:33
Quel volo di uccello solitario su quel luogo abbandonato non lascia indifferenti. Una foto in grado di trasmettere sensazioni. Ottimi composizione e viraggio. Mi piace molto, complimenti. ciao Fabio |
| inviato il 31 Ottobre 2024 ore 11:39
Buongiorno Fabio,un ringraziamento per il tuo passaggio, e un mio piacere personle sul fatto che lo scatto sia di tuo piacimento Ciao Gian Marco |
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