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| inviato il 10 Gennaio 2013 ore 21:43
Buona sera.Grazie Antonvito,che dire di questa fotocamera? Mi ha fatto lavorare,mi ha fatto vivere,ho guadagnato per la famiglia. Una vera emozione maneggiarla, sentire lo scatto ovattato,la sicurezza della perfetta meccanica,poi arrivò Hasselblad, Mamiya,Linhof,Sinar. Mi scuso per i ricordi.Ciao. |
| inviato il 11 Gennaio 2013 ore 15:08
Franco, non intendevo farti commuovere! Comunque è vero: è una delizia ammirarla, soppesarla, maneggiarla, udire lo scatto, muovere leve e rotelle. E' uno strumento perfetto. Certo paragonata con gli attrezzi di oggi, perde abbondantemente in praticità, ma vince altrettanto abbondantemente nella cura costruttiva e nel fascino senza tempo. Ho avuto anch'io una Hasselblad ma, a parte la inter- combinabilità delle ottiche, ho sempre preferito la tedesca alla svedese. Franco, a furia di ricordi, stai facendo commuovere anche me!!! Ti saluto cordialmente |
| inviato il 03 Febbraio 2013 ore 17:05
Ne ho una anch'io. Ed è sempre lì vicino a me. Un caro saluto |
| inviato il 03 Febbraio 2013 ore 20:37
Giovanni, i negozianti, quasi tutti, sparano delle grosse caz...te!!!. Tirano l'acqua al proprio mulino. Per certi versi è vero che il digitale supera l'analogico: è molto veloce, pratico e con il full frame le distanze si sono avvicinate. Questo vale in modo particolare con il colore. Con il b/n, secondo il mio punto di vista, la pellicola è ancora superiore. Poi un ruolo importante, nel digitale, lo svolgono i software. Ti parlo con cognizione di causa. A pellicola ho usato di tutto (Pentax-Nikon-Rollei-Leica-Olympus-Topcon- Zeiss per il 35mm e Hassel- blad e Rollei biottica per il medio formato). Attualmente uso una Nikon D3 e, come ti dicevo, questo formato ha molto avvicinato la pel- licola. Ma una diapositiva 6x6 ha tutto un suo fascino che il digitale ancora non possiede. Peccato che per vederle ingrandite c'è da rivo- luzionare mezza casa per "accroccare" proiettore, tavolinetti, schermo, ecc. A me passa la voglia...! Ansel Adams lavorava all'inizio con il banco ottico, poi con l'Hasselblad. E' ancora presto, ma ti auguro lo stesso buona notte, Antonvito. |
| inviato il 03 Febbraio 2013 ore 21:02
Grazie per Ansel Adams e per l'anticipata ma senpre gradita buonanotte, che contraccambio. Giò |
| inviato il 04 Febbraio 2013 ore 17:58
@ Afrikachiara. Ahahahahahaha...  pur scherzando, proprio perché è la gioia della nostra vita e Tu me lo hai anche dimostrato con effettiva simpatia, bisogna precisare che se fosse una Rollei del 1930 (era già all'epoca grossomodo così, credo) nessuno di noi sicuramente era già nato/a. Il mio scherzo era comunque anche un po' fondato, e mi spiego: la Rolleiflex bifocale penso sia un modello fatto fino alla fine degli anni sessanta, e poi rifatto, mi pare di averne viste di nuove, anche negli anni ottanta. Il mio esemplare era della mia mamma e penso che risalga agli ultimi anni sessanta. A conclusione dico che davanti ad un esemplare di bifocale Rollei, nessuno può sapere se fosse nato o no, nel senso che bisognerebbe conoscere la data di costruzione. E quindi, mia Cara Afrikachiara, è come essere degli immortali!!!!!! Evviva. Ciao.  P.S.: potrà chiarire ed approfondire il Carissimo Antonvito, perché conosce la storia Rollei molto meglio di me. Ciao Antonvito.  |
| inviato il 04 Febbraio 2013 ore 18:01
@ Antonvito, hai da postare un'immagine per noi con pozzetto aperto??!! Ciao e grazie. |
| inviato il 04 Febbraio 2013 ore 19:18
Per Afrikachiara e Riccardi: La prima Rollei vede la "luce" nel 1929 ad opera di Reinhold Heidecke e montava già ottiche Carl Zeiss 4,5 e 3,8/7,5cm con otturatore Compur 1-1/300 +B+T. Da 1929 sino ai primi anni 60, sono stati commercializzati innumerevoli modelli e ci vorrebbe troppo spazio per elencarli tutti. Quelli per noi più interessanti, perché più conosciuti, sono: - 3,5 F anno di costruzione 1959-1979 - 2,8 F 1960-1980 - Tele Rolleiflex 1959-1974 - Grandangolare 1961-1967 - Rolleiflex T 1958-1976 - Rolleiflex 4x4 1957-1963 - Rolleicord Vb 1962-1976 -Rolleimagic 1962-1968 Ci sono state anche delle serie commemorative e "gold" del modello 2,8F fino a qualche anno fa. Qualche negozio ha ancora qualche esemplare che vende a peso d'oro. Di tutte le serie sopra elencate, i modelli più ricercati e maggiormente costruiti sono la 3,5F (prodotti circa 152,000 pezzi) e la 2,8F prodotta in circa 83.000 pezzi. Ambedue i modelli montano delle eccellenti ottiche di ripresa Carl Zeiss (Planar) o Schneider (Xenotar). Il modello da me posseduto e che vedete sul forum è una 3,5F con ottica Zeiss Planar costruita nel 1975. E' in ottimo stato, praticamente nuova. Giovanni, eccoti accontentato. Ho postato la Rollei con il pozzetto aperto come mi hai chiesto. Saluti ad ambedue, Antonvito. |
| inviato il 04 Febbraio 2013 ore 20:51
Che strana macchina fotografica?! O e' un binocolo? |
| inviato il 04 Febbraio 2013 ore 22:28
Buona sera. Ahi...ahi...Massimo,scambiare una ROLLEIFLEX (nota il maiuscolo) per un binocolo, non l'avevo mai sentito.Complimenti per il tuo scherzoso umorismo. La fotografia ha duecento anni, non è solo le tre o quattro fotocamere odierne, prima il passato e poi presente e futuro. Anch'io ho scherzato, da fotografo del passato non mi prendo sul serio. Antonvito accetta ripetizioni e ci spiegherà la differenza tra Planar e Tessar. Un saluto a tutti. |
| inviato il 05 Febbraio 2013 ore 10:40
Giovanni, ho combinato un piccolo guaio: su segnalazione di un altro utente di Juza ho leggermente corretto la inquadratura dello scatto della Rollei con pozzetto aperto. Per fare ciò ho cancellato la vecchia immagine con tutte le discussioni. Mi scuso per il pasticcio (Afrikachiara si farà una altra risata per quanto sono imbranato), ma non sapevo che cancellando l'immagine cancellavo anche tutto il resto. Per quanto riguarda gli obiettivi Planar/Tessar: - L'obiettivo Planar è nato prima (1896) ad opera di Paul Rudolph, E' composto da 6 lenti in quattro gruppi e la sua particolarità la deve alla stessa denominazione: Planar = perfetta planeità di campo. -L'obiettivo Tessar, sempre di Rudolph, nasce invece nel 1902. E' composto da 4 lenti in 3 gruppi. Il nome "Tessar" deriva dal greco "tessara" che significa quattro. Per merito del suo eccezionale rendimento venne nominato "occhio d'aquila". Allo scadere del brevetto (anni 20), molti illustri nomi della fotografia copiarono lo schema di questo obiettivo dandogli nomi diversi: Leitz lo chiamò Elmar, Kodak lo chiamò Ektar, Schneider lo chiamò Xenar, Voigtlaender invece Skopar, ecc. Negli anni successivi anche i Giapponesi, per le loro ottiche normali non molto luminose, adot- tarono lo schema Tessar. In definitiva, il Tessar, con il suo semplice schema a 4 lenti, si può considerare un'ottica universale. Nel bene e nel ma- le, ritroviamo sempre "questi Tedeschi"!!! Un caro saluto, Antonvito. |
| inviato il 05 Febbraio 2013 ore 10:45
Franco, per cortesia, riporta sulla retta via Max57... Io lo vorrei scomunicare...ma non lo conosco abbastanza. Pensaci tu!!!. Saluti, Antonvito. |
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