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S.Maria della Pietà inviata il 30 Dicembre 2017 ore 7:14 da Raffaele Carangelo. 13 commenti, 1033 visite. Roberta Carafa Nata nel 1509,figlia del principe di Stigliano e di Ippolita di Capua,secondo tradizioni consolidate,per non disperdere i patrimoni di famiglia,Roberta nel 1534,sposa Diomede,suo cugino. La casata dei Carafa gli deve molto in termini economici e di accresciuto, se non potere,prestigio. Accorta, scaltra amministratrice,di un patrimonio che nonostante le capacità di Diomede,il resto dei Carafa faceva il possibile,per distruggere,di fatto,ne divenne l'amministratrice unica.Sotto la sua dirigenza,iniziò il recupero del patrimonio edilizio dei Conti di Maddaloni. Dei suoi castelli ne fece centri culturali delle zone in cui dominavano. Tutta l'alta società passava da lei,artisti e letterati ne erano abituali frequentatori. Dignitari,diplomatici e personaggi di spicco,facevano a gara,per essere presenti sei suoi salotti. Non poco gli dovette Francesco Carafa,Principe di Colobrano,che a Formicola fondò nell'anno 1728, un'Accademia chiamata il Caprario,dal nome del monte, ai piedi del quale amavano riunirsi i poeti. Fondatori con lui,(chiamato dai soci,Idasio) la contessa Faustina Pignatelli,che del Principe era moglie,chiamata Faustina pastorella del Caprario,ed altri undici poeti,i quali nello stesso anno di fondazione,pubblicarono un grosso volume titolato:Il Caprario,Accademie di alcuni rimatori,che nel medesimo monte si radunarono. Per il suo castello in Formicola, il Principe scrisse un'ode di ben dieci pagine a magnificarne le tante qualità del posto (ovvio,questo valeva solo per lui e per quelli ammessi alle sue tavolate) Poi,dovette partire per Napoli.Al suo ritorno,l'Accademia non esisteva più. Ma torniamo a Roberta. Diomede,pur essendo più giovane di Roberta,la lasciò vedova. La Baronia di Formicola, con la rendita di 1.200 ducati annui ed un contante di 30.000 ducati nelle sapienti mani di Roberta divenne una piccola oasi. Ma l'eredità,che lasciò alla moglie,forse la migliore che poteva fare,ed a quei tempi,assolutamente anacronistiche furono le parole, dettate nel suo testamento. Una vera,grande dichiarazione d'amore,con parole e frasi che non poco stonavano in bocca a rudi uomini dell'epoca,avvezzi a considerare le proprie mogli,poco più che una specie di socio di minoranza,con voci in capitolo pari a zero,senza nemmeno obbligo di consulta.( e questo avrà ripercussioni non saprei dire quanto positive sul rapporto attuale fra uomini e donne dei nostri tempi,dove il rapporto di parità,mai raggiunto,è stato direttamente scavalcato,a sfavore del detto sesso debole. Sono ora gli uomini a pretendere la parità,senza riuscire ad ottenerla) Ne fece il ritratto perfetto,di un'amica,moglie, amante,compagna e di perfetta e vera Castellana. Da un linguaggio, che di regola è formale Diomede,usa un linguaggio tipico di momenti di intimità,e nelle sua volontà,dispone che nulla andava fatto,se non vi era stato il parere favorevole di Roberta. Tutto quello che non aveva saputo dirgli in vita,lo scrisse in punto di morte avvenuta il giorno 11 luglio 1561. Intanto Formicola,già di suo un centro abbastanza sviluppato,era ulteriormente cresciuto. Nel IX secolo,a seguito di un terremoto che distrusse i villaggi di Castello e Calciano,e non avendo fondi a sufficienza,gli abitanti di quei villaggi che diedero origine a Lautoni e Medici,costruirono a metà strada,la chiesa dedicata a S.Prisco,primo Vescovo di Capua. Intorno al 1000,esisteva già la chiesa di S.Cristina,che ospita il femore della Santa. I Padri Verginiani,nel 1150 circa edificarono S.Maria a Castello. A Fondola esisteva nel 1282,la chiesa di Ognissanti. Ma Roberta volle costruire una chiesa che doveva sovrastare tutte le altre. Volle S.Maria della Pietà,collegata con il palazzo baronale, tramite un ponte levatoio,siamo nel 1400. Chiesa che fino alla costruzione della chiesa dello Spirito Santo nel 1571,era il centro della cristianità formicolana. Chiesa che nel 1760,fu ampliata dall'abate verginiano Pascasio Anecio,e nel 1765,sempre sotto le sue direttive,i pittori Gerolamo Starace Franchis e Antonio Vecchione,dipinsero una tela di circa 111 metri quadrati,dove veniva raffigurato S.Guglielmo che riceve la regola da S.Benedetto. Ma facciamo un passo indietro e torniamo al castello dei baroni di Formicola. Appartenuto come già detto ai Marzano,che caduti in disgrazia,gli fu tolto dal Re,i Carafa pensarono prima di tutto,come era logico,a ristrutturarlo secondo le loro esigenze.Ampliato,provvisto del regolamentare ponte levatoio sul ruscello detto Vallone della Storzella,con le sue torri, il suo portone di ingresso,esso fu eletto come centro politico,amministrativo e giudiziario. E con la giustizia a quei tempi non si scherzava. Letterato,uomo di cultura,e tutto quello che di positivo possiamo attribuire a Diomede prima ed a Roberta dopo,ma grazie al diritto acquisito assieme al feudo del”merum mixtumque imperium”ossia, Signore e padrone assoluto,con diritto di vita o di morte su chi aveva la sventura di incappare nelle maglie della giustizia c'era poco da stare allegri. All'interno del palazzo,vi era tutto l'occorrente per dare corso a processi,detenzione e eventuali torture,che a quei tempi,non si negavano a nessuno. Il buon Cesare Beccaria non era ancora molto noto. Solo la pena capitale non veniva eseguita all'interno del palazzo,ma alle cosiddette Forche di Barignano,attualmente nel comune di Pontelatone,ma con l'accortezza di esporre le teste dei condannati nel Seggio,un'ala del palazzo,tutt'ora esistente. L'amministrazione della giustizia,prevedeva,anche che eventuali fastidiosi oppositori,venivano fatti sparire in un pozzo,in fondo al quale una ruota munita di lame,provvedeva opportunamente a ridurre nei “minimi termini” l'incomodo. Poi non si può tacere,la leggenda,perché di questo si tratta,dello jus primae noctis,che volle il Principe ucciso da un marito geloso. Ma,tutta la storia medievale ci dice che,appunto,è una fantasia eletta a verità. Non è fantasia popolare,la magnificenza con la quale Roberta,durante la lunga vedovanza,continuò a consolidare il patrimonio di famiglia,preoccupandosi anche dei bisognosi,ma molto probabilmente,più per soddisfare le sue smanie di donna vanitosa,e affermazione continua di potere,che per vero mecenatismo e filantropia. Donò ai Padri Serviti,230 moggi di terreno coltivabile,sulla collina del monte di M.SS.di Gerusalemme (quello della cappella di Tancredi d'Altavilla) trasformato intanto in convento) a condizione che sarebbero state sorteggiate una volta l'anno tra le più povere della Baronia,due doti (tradizione che si è mantenuta fino agli inizi del 1900 Continuò a vivere tra Formicola e Maddaloni,facendone i ambiti punti di ritrovo della meglio società di allora. Morirà il 2 settembre 1594.La dinastia e la ricchezza cominciata con “Malizia” e accresciuta a dismisura durante il Baronato di Diomede III,che accorto com'era fece in modo di lasciare tutto in ordine affinchè i suoi eredi non potessero in nessun modo disperderne la consistenza,cominciò invece a deteriorarsi con gli ultimi discendenti,a cominciare da Marzio II,proseguì,con Diomede V,e il colpo definitivo al patrimonio lo sferrò Marzio Domenico V,il quale circondato da gente che oggi definiremmo con un eufemismo “gentaglia” sperperò tutto,forse sapendo di dover morire senza eredi. Con lui,si estinse il casato dei gloriosi Carafa.(Continua) (Testo di Raffaele Carangelo)
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Mario. La storia,è l'unica cosa che l'uomo conosce di se stesso.Peccato,per le mie capacità,è troppo vasta. Ma trovare che apprezza è un grande stimolo,e ti ringrazio. Ciao. Raffaele
user133558
inviato il 16 Gennaio 2018 ore 8:24
bellissimo scorcio , bella la didascalia, mi piace , ciao Felice
Claudio. Ti sono vicino per le vicissitudini personali e posso solo che augurarti un grosso in bocca al lupo.Io tra poco mancherò ancora un pò,per la replica di quanto già vissuto,pazienza. Ti ringrazio per aver trovato la voglia e il tempo,per entrare nelle mie solite noiose storie,e spero di poterne (capacità permettendo) scriverne ancora. Pensa ora alle cose serie. Un abbraccio. Raffaele