JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).
Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.
Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:
Il Duomo di Carignano rovescia gli schemi fino ad allora seguiti in architettura: chi entra dalla porta principale può vedere contemporaneamente tutti gli altari; inoltre è ribaltata la scenografia barocca incentrata sulla teatralità dell'altare maggiore: è il celebrante a percepire il peristilio (il grande colonnato interno) come fondale di un teatro. Sull'unica navata si aprono sei cappelle, tre per parte del presbiterio; le due centrali sono maggiormente sfondate rispetto alle altre, per sopportare ciascuna due speroni, che dall'esterno controbilanciano la spinta della volta anulare della navata. Copre il peristilio una calotta a quarto di sfera, che spinge verso la facciata, la quale con la sua convessità ne controbilancia la spinta. Se lo schema del teatro è invertito, è però dall'atrio il punto privilegiato di visione. L'ingresso della chiesa, una pianta centrale divisa a metà, porta il visitatore direttamente all'interno dello spazio, con una lettura simultanea in più direttrici, cosa che verrebbe negata dalla pianta centrale o nella chiesa a navate. Il Duomo è stato definito uno spazio in tensione: la copertura pare tendersi, attraverso le forcelle che segnano la calotta, dall'atrio verso le cappelle; l'atrio, visto dall'abside, appare come un unico grandioso pilastro che regge la grande fuga delle volte. La decorazione degli interni iniziò ancora prima della consacrazione ufficiale, compiuta nel 1764 dal cardinale Carlo Vittorio delle Lanze; arcivescovo titolare di Nicosia ed Elemosiniere del Re. Dalla vecchia parrocchiale gotica furono recuperati pochi arredi, mentre andarono disperse importanti tele del Pistone, del Claret e del Molineri. Tra gli arredi recuperati, il contraltare ligneo (datato 1756), che ha un alto valore documentario, in quanto rappresenta uno scorcio della Città con l'antico Castello (abbattuto nel 1821) e la antica parrocchiale. Nel Duomo lavorarono vari artisti luganesi (tra i quali si distinsero Andrea Rossi, Francesco Bottinelli, Sant Bartolomeo), assai apprezzati dall'Alfieri, avendo già operato nei cantieri della Corte e di alcuni palazzi nobiliari. Tra le opere d'arte che furono commissionate appositamente per il Duomo, sicuramente da citare sono: l'altare maggiore, eseguito da Rossi e Bottinelli con marmi pregiati (alcuni dei quali donati dal Re Carlo Emanuele III, in visita al cantiere); le quattro grandi statue dei Dottori della Chiesa, realizzate nel 1764 in stucco dal luganese Carlo Giuseppe Bollina (attivo poi nei cantieri dei Castello di Racconigi e del Palazzo Cavour di Santena) e poste nelle nicchie lungo la navata; la cassa dell'organo, intagliata nel 1771 dal carignanese Giuseppe Antonio Riva. Al posto dell'ancona dell'altare maggiore, l'arch. Luigi Barberis che seguiva i lavori per conto dell'Affieri - progettò di porre un grande altorilievo in marmo. Ignazio Collino, Primo Scultore di Sua Maestà, venne appositamente a Carignano per studiare dove e come porre convenientemente l'opera, che fu realizzata in stucco e calce dal celebre Giovan Battista Bernero (circa 1765): l'altorilievo rappresenta il Padreterno Benedicente e i Santi patroni della Città. Lo splendido organo, posto nel 1764, fu rifatto con l'aggiunta, di registri da Giovanni Bossi nel 1863. L'interno della Chiesa fu totalmente imbiancato nel 1776. Solo nel 1879 il parroco Capriolo decise di far affrescare il Duomo, innescando una grande polemica tra gli artisti locali e della capitale, che ritenevano inadatta qualsiasi decorazione. I lavori furono affidati al pittore Emanuele Appendini di Carmagnola, che riuscì a dipingere solo il Giudizio Universale (presbiterio) e le volte di alcune cappelle. Alla sua morte (1879) fu chiamato il giovane Paolo Gaidano di Poirino, che in soli sei anni (1879-85) portò a termine l'opera, affrescando scene della vita di S.Remigio e di S.Giovanni Battista. Le sue opere migliori rimangono quelle meno accademiche, come la bellissima Caduta di Lucifero, L'incontro di Gesù con la Samaritana e L'Orazione nell'Orto di Getsemani. Dai disegni trascritti dell'arch. Mella , risulta che Alfieri avesse previsto un piccolo campanile, forse su sollecito della Comunità carignanese. La Comunità riuscì a far erigere un campanile mozzo su cui fu posta la campanella di segnalazione sino ad allora allocata sulla torre civica (come si rileva da una fotografia Alinari di fine XIX secolo). Nel 1833-34 furono raccolti fondi per l'innalzamento, ma senza risultato. Nel 1932 il prevosto Gambino riuscì a reperire i fondi per la costruzione del campanile, in stile neo barocco. Non mancarono, nemmeno in quell'occasione le vive polemiche di chi riteneva sproporzionato rispetto alla mole della Chiesa qualsiasi campanile. Perduti gli originali alfieariani, l'ing. carignanese G. Cornaglia preparò un disegno che evitasse le stonature con l'edificio religioso, consultando i disegni dell'abozo del Campanilio del Duomo di Caregniano, preparato da Francesco Perrucchetti, assistente dell'Alfieri. La spesa fu sostenuta in massima parte dal parroco, ma le sei campane furono offerte dalle varie compagnie religiose e fuse dalla ditta Mazzola di Valduggia; a queste sei, si aggiunse la vecchia campana dell'orologio.
Hai domande e curiosità su questa immagine? Vuoi chiedere qualcosa all'autore, dargli suggerimenti per migliorare, oppure complimentarti per una foto che ti ha colpito particolarmente?
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.