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| inviato il 29 Ottobre 2018 ore 17:14
ottima ripresa |
| inviato il 01 Novembre 2018 ore 12:47
Che foto fantastica! |
| inviato il 01 Novembre 2018 ore 19:06
Sembra un quadro Bei colori Ciao |
| inviato il 03 Novembre 2018 ore 19:55
Lo scatto è sicuramente pregevole, il messaggio sulla solitudine è purtroppo di grande realtà. Un saluto. Eraldo. |
user42139 | inviato il 07 Dicembre 2018 ore 19:28
Mi piace questa immagine che ricostruisce e riporta ad un tempo in cui tutto era più vero. Bravissimo Emm |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 20:08
Accolgo con piacere, Emmegiu, l'invito che mi fà di visitare le Sue gallerie e dirLe delle sensazioni che provo. “L'Attesa” è una fotografia che sottolinea il proprio sguardo dall'esterno. Questo Lei propone con l'inquadratura dall'alto, che è visione panoramica sulla scena; e questo Lei ci conferma con l'atmosfera fiabesca, poiché la fiaba è “cosa raccontata”. Fatto non indifferente è che il soggetto in attesa è un simulacro di uomo: non rappresenta un individuo in particolare, identificabile in una persona o in un ruolo, ma, genericamente, un uomo. Simbolismo ineludibile. Quindi dobbiamo passare, per questo racconto, dalla forma alla struttura. Come per le fiabe. La condizione umana che Lei intende descrivere è, come dice il titolo dell'opera, l'attesa. Ciò è convincente anche per l'immobilità ed il silenzio che sembrano regnare sulla scena. Attesa… "Ma di cosa?" Ci domandiamo, smarriti. La cena è già stata consumata, il vino bevuto; la sedia rovesciata parla dell'abbandono dello scenario (quale che ne sia il motivo) da parte di un altro ipotetico soggetto umano, che in un "prima" era presente ed occupava la sedia. Siamo nel “dopo” delle cose visibili in commedia. Cosa attende l'uomo, ormai solo, dopo che ogni cosa è avvenuta? Cosa attende l'umanità rimasta? Forse Godot… Come già in “Presenze”, questo Suo modo “esistenzialistico” di creare immagini incontra molto la mia sensibilità. |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 20:49
Grazie signor Alten d'aver impreziosito la mia immagine con il suo commento sempre articolato e di grande spessore culturale, le spiego che in un paese del centro Sardegna dentro una specie di grotta chiusa però da una grata è stato collocato, molti anni fa, questo ambiente in misure reali che riproduce la vita di un vecchio che attende, i bambini evitano di passargli vicino soprattutto la notte perché è illuminato da una luce fioca e in effetti fa venire qualche brivido a tutti, non si sa mai che il vecchio si muova. Io ho cercato di ricreare questa atmosfera di attesa di abbandono di trascuratezza che arriva sempre in vecchiaia a chi vive solo. Si attende che qualcuno ci faccia visita, che si faccia l'ora di andare a dormire davanti a un fuoco freddo ci passa tutta la vita davanti, il futuro non esiste, esiste solo il passato che a volte è stato anche allegro e positivo a volte triste e anche tragico, il presente è piatto si vive nell'immobilità non si raccoglie neanche la sedia che cade, non si fanno più le pulizie di casa, si attende soltanto, si si attente che la vita concluda il suo corso, in una triste solitudine, un saluto signor Alten e buona Domenica a presto, a dimenticavo non c'è un altro soggetto umano la sedia si è rovesciata tanto tempo fa e l'omino non l'ha più raccolta tanto nessuno viene più a fargli visita. |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 21:15
Interessantissima e suggestiva anche questa versione, che dà peso anche al passato e ad un presente sconsolato, non solo all'attesa dell'ignoto evento futuro rappresentato da Godot. Il notevole di questa immagine è che la si può declinare in molti modi diversi, anche con quella sensibilità poetica di cui Lei è ricco. |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 21:19
Grazie di cuore per le sue belle parole, un saluto, vado a rispondere al suo commento sulla foto dell'Ardia |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 21:48
Buonasera Emme.... |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 21:54
Salutiamo Rosario vuoi aggiungere qualcosa alla discussione? |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 21:58
......sai bene che non avrei parole adatte.... |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 21:59
Macché tu sei un campione delle parole |
| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 22:19
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| inviato il 15 Dicembre 2018 ore 22:23
Dai Rosario commenta alla tua eccelsa maniera ultimamente mi sembri come trattenuto |
| inviato il 18 Dicembre 2018 ore 16:02
Ritornando da queste parti ho scoperto nuovi interventi il cui contenuto non condivido. Mi permetto di ingerirmi per esporne le ragioni. Leggo dichiarazioni di umiltà che secondo me discendono da un modo comune ma, secondo me, erroneo di intendere la preparazione personale. Mi spiego meglio. Le accezioni correntemente usate per il termine “cultura” sono principalmente due: la prima si riferisce alla più generale e comune cultura di appartenenza, la seconda a quella personale. Quest'ultima si ciba della prima nelle forme più diverse: esperienza personale, letture, studi, dialogo con gli altri... Senza l'elaborazione delle cose nel proprio pensiero, però, essa resterebbe un infruttuoso nozionismo, utile solo ai vanitosi per fare bella figura nei salotti. Pur se utile, non è necessario attingere le idee dai classici del sapere umano. Le citazioni sono solo un espediente per non dilungarsi in spiegazioni: ci si riferisce al pensiero di un certo autore senza dover ripercorrere tutto l'iter che conduce ad una data idea e via, si procede spediti nel discorso. C'è chi (fortunato lui!) arriva al risultato per via prevalentemente intuitiva piuttosto che razionale. Ciò è dovuto alla sua sensibilità ed alla capacità della sua intelligenza di elaborare i pensieri in forma diversa o sintetica: con le immagini, con la musica, la poesia o la letteratura, ecc. . Ciascuno comunica le proprie riflessioni nelle forme che più gli sono congeniali: siano arte o filosofia o scienza o altro. Leggere l'autodefinizione di “ignorantone” da parte di chi, come Emmegiu, ha creato immagini di originale e profondo stimolo intellettuale è una cosa a cui -senza ombra di piaggeria- io mi ribello. Leggo ancora: "... non posso competere...con Alten...". Premesso che arte e cultura sono (o, meglio: dovrebbero essere) destinate all'arricchimento reciproco e non alla competizione, è meglio chiarire io non sono proprio niente di speciale. Non saprei fare le cose che fate voi. |
| inviato il 19 Dicembre 2018 ore 18:20
Caro Alten io e i miei amici siamo soliti scherzare in maniera irriverente un po' con tutti è una maniera anche per rompere la monotonia di commenti abbastanza omologati, ma sempre con grande rispetto per tutti. Certo è chiaro che il tuo modo di esprimerti non è del villano mio paesano è una maniera che io chiamo colta e che a me piace e che rispetto, se mi meraviglio dei tuoi ragionamenti è assolutamente in senso positivo con ammirazione. La mia conclamata ignoranza è vera perché io si sono diplomato e ho pure frequentato l'università, ma praticamente non ho mai studiato non mi è mai piaciuto studiare e di questo me ne rammarico, quando vedo mia figlia, che non ha preso certo da me, studiare sino a tarda notte mi causa sofferenza, la ritengo una fatica improba per le meningi. Per quanto riguarda la fotografia io ho accumulato una tale quantità di riviste specializzate e libri e corsi sui programmi da avere la casa indecorosamente invasa, poi però sfoglio qualcosa ma lo metto subito da parte i corsi non li ho quasi mai aperti, insomma io sono autodidatta anche se conosco perfettamente cosa devo fare per fare una bella fotografia ma non ho una grande cultura anche in questo, anche se ho scattato centinaia di migliaia di fotografie e ne ho osservato molte di più, io fotografo per passione una passione immensa e fotografo seguendo le mie emozioni, ma mi è sempre mancata la costanza di andare sino in fondo cioè studiare perché anche per la fotografia avere cultura è importante. Io pubblico fotografie su questo sito dal 23 gennaio 2018 prima commentavo solamente, poi gli amici mi hanno convinto e piano piano ho iniziato e ho fatto bene perché ho avuto il piacere di condividere un percorso della mia vita con tante persone che mi hanno arricchito con la loro umanità e arte, adesso anche lei fa parte di questi amici e del mio arricchimento, un caro saluto amico mio e auguri per un sereno Natale, ma sicuramente avremo modo di sentirci in giro in questi giorni |
| inviato il 20 Dicembre 2018 ore 8:45
Avevo colto il senso scherzosamente irriverente della conversazione fra Lei e Easynote. Desideravo, tuttavia, manifestarLe in modo ancor più chiaro la mia ammirazione per molte delle immagini che Lei crea. Contemporaneamente non mi sentivo a mio agio nell'essere collocato in una posizione "alta" (a cui ero stato accostato), posizione che non mi compete. L'entusiasmo che provo di fronte a certe opere è vivo e genuino e non riesco a trattenerlo. Non creda che mi fosse sfuggito il modo raffinatamente discorsivo con cui Lei scrive, segno di sensibilità e cultura letteraria. Nè poteva passare inosservata la bravura fotografica che, come Lei giustamente riporta, si nutre anche di cultura generale. Anche per questo non ho avuto esitazioni ad estendere i ragionamenti sulle Sue fotografie al di là delle usuali poche parole. Quello che intendevo sottolineare è il contributo che Lei (come altri validi artisti pure presenti in JuzaPhoto) dà alla cultura; contributo che invece il semplice fruitore (quale son io) non apporta. Ad ulteriore esposizione di questo concetto sottopongo al Suo vaglio le constatazioni che seguono, da leggersi alla luce di quel che ho scritto nel mio messaggio del 18 u.s. . Io, dei fatti culturali, sono un fruitore. Lei ne è: ora un validissimo riproduttore (quando fà dei reportages interpretativi e non solo documentaristici come quello dell'Ardia); ora un autentico produttore, come nel caso di "Presenze". Quindi Lei di cultura si nutre; e cultura produce. Ecco perchè provo imbarazzo a sentirmi elogiare. Sono lieto che Lei mi annoveri fra i Suoi amici e ricambio cordialmente gli auguri di Buon Natale. |
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