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, 1/8 f/7.1, ISO 1250, mano libera. Brescia, Italia.
La Croce di Desiderio è una croce astile in legno rivestito da lamina metallica ingemmata (158×100×7 cm), databile all'inizio del IX secolo e conservata nel museo di Santa Giulia a Brescia, nell'aula superiore della chiesa di Santa Maria in Solario. Ornata da duecentododici pietre, cammei e vetri colorati, è il più grande manufatto di oreficeria longobarda esistente e tra i più pregiati e conosciuti, collocabile tuttavia, per l'aspetto generale e la fattura di alcune gemme, nella fase di transizione con la cultura artistica carolingia. È inoltre l'oggetto altomedioevale recante il maggior numero di pietre di età classicareimpiegate nel suo apparato decorativo, circa cinquanta. Per il suo altissimo pregio e la grande importanza storica che riveste, la Croce di Desiderio è da sempre iconica delle collezioni del museo di Santa Giulia e il simbolo della Brescia longobarda, tanto quanto la Vittoria alata lo è della Brescia romana[1]. Le gemme che ornano i due fronti della croce spaziano dal I secolo a.C. al XVII secolo circa, un arco di quasi duemila anni, in cui al gruppo di cammei classici seguono una ventina di pietre contemporanee all'assemblaggio della croce, un'ottantina di vetri colorati di varie epoche e probabilmente sostitutivi di pezzi più antichi, e un'altra serie di aggiunte moderne, tra cui i due frammenti di miniature attribuite a Giovanni Pietro Birago. All'incrocio dei bracci, invece, si trovano un Cristo Pantocratore sul lato anteriore, lavorato a sbalzo e coevo alla croce, e un Cristo crocifisso sul retro, una fusione in metallo risalente al XVI secolo. L'inserto più noto, tuttavia, è il medaglione con Tre ritratti incastonato sul fronte, risalente al III secolo e tradizionalmente raffigurante Galla Placidia con i figli Valentiniano III e Giusta Grata Onoria. Tradizionalmente, l'origine della croce viene fatta risalire all'VIII secolo, in coincidenza con la fondazione del monastero di Santa Giulia da parte della regina Ansa, moglie di re Desiderio. In tal senso, quindi, la croce avrebbe fatto parte di un tesoro liturgico di una certa importanza, donato dai regnanti al neonato monastero per garantire ad esso la dotazione base di oggetti e strumenti con cui officiare le funzioni. Considerazioni stilistiche, esposte più avanti, portano tuttavia a datare l'esecuzione della croce all'inizio del IX secolo, dunque già in età carolingia, il che fa cadere la suggestiva ipotesi del dono dei due re longobardi. La differenza temporale è comunque di pochi decenni e, pertanto, si può affermare che la croce faccia comunque parte del tesoro del monastero fin dalla primissima fase della sua esistenza. Allo stesso modo, non perde significato la ragione intrinseca della magnificenza che caratterizza il manufatto, ossia enfatizzare le dinastie regnanti e sottolineare la continuità, sotto ogni aspetto, tra il potere imperiale romano e la Chiesa cristiana[2]. La prima, e di fatto unica, testimonianza storica dell'esistenza della croce nel monastero bresciano, così come del profondo valore simbolico ad essa attribuito, è contenuta negli Annali di Santa Giulia, redatti dalla badessa Angelica Baitelli nel 1657 e costituenti una importantissima raccolta di trascrizioni di documenti antichi ed elenchi di beni appartenenti al monastero stesso. In coda al Catalogo delle Santissime Reliquie, che nelle Chiese del Serenissimo Monastero di Santa Giulia in Brescia riposano con cui si aprono gli Annali, in un breve elenco di croci e reliquiari custoditi nel cenobio, scrive la Baitelli[4]: « Una Croce Grande, incrostata di Gioie, Camei, & altre cose degnissime. Hà in mezzo dall'una, e dall'altra parte uno scudo, alla parte anteriore N.S. in Croce, nella posteriore la Santissima Trinità, opra Gothica. Questa Croce è residua del Tesoro che donarono Desiderio, Adelchis & Ansa. Nel Piedistallo sono in lastra effigiati, Ansa, Adelchis giovinetto, & Anselperga nostra prima Abbadessa, con colori così fini, che per anco durano vivissimi. La Croce è quasi in quadro, se non che la parte inferiore è alquanto più longa. Hà incastrate nel fusto l'infrascritte Gioie con camei maravigliosi, in Agate, in Calcidonie, in Granate, in Turchese, in Smeraldi, in Ametisti, in Corniole, che andavo descrivendo in entrambi i lati, & branchi per appunto, come sono ne' suoi Castoni rimesse; acciò se mancassero si sappia, che fin à questo tempo si sono custodite anche nelli Assedi, & ne' Sacchi, & nelle maggiori necessità, il che tutto è proceduto dalla virtù intrinseca, che contengono, dattale dal Signor DIO a sua maggior Gloria, la qual sia sempre Eterna. » (Angelica Baitelli, Annali di Santa Giulia, 1657, p. 14.) Nel 1798 il monastero viene soppresso e convertito in caserma militare per le truppe napoleoniche. Entro pochi anni, le monache abbandonano definitivamente l'ex complesso religioso, il vasto archivio va disperso e in parte perduto, mentre tutti i beni custoditi al suo interno subiscono sorti differenti, dalla vendita alla ricollocazione, alla distruzione. Su interesse della municipalità, tuttavia, i più antichi e importanti manufatti vengono incamerati dalla Biblioteca Queriniana: tra di essi vi è la Croce di Desiderio, la Lipsanoteca e alcuni codici miniati. Poco prima del passaggio di proprietà, le monache fanno in tempo a mettere mano al manufatto per estrarre alcune gemme, ufficialmente perché "pagane", ma molto probabilmente per racimolare denaro nel burrascoso periodo immediatamente prima della soppressione, o in vista di essa. Nel 1812, infatti, quando la croce era già di proprietà della Queriniana, viene incaricato un orafo di ricollocare sull'oggetto ben diciassette gemme, dal cui elenco non risulta nulla con uno specifico contenuto pagano, tranne forse il cammeo con Pegaso accudito dalle ninfe, la cui interpretazione cristiana era comunque nota e assodata. Nell'elenco figurano inoltre molti "cristalli" non lavorati, che certo nulla potevano avere di pagano. Inoltre, evidentemente, queste diciassette gemme dovevano essere ancora conservate assieme alla croce e con essa erano pervenute alla biblioteca, prova che non si era ancora fatto in tempo a eliminarle o venderle[5]. Con la musealizzazione del monastero nel 1998, a seguito dei restauri e delle profonde campagne archeologiche iniziate negli anni 1950, la Croce di Desiderio trova collocazione definitiva nell'aula superiore della chiesa di Santa Maria in Solario, dove probabilmente è stata conservata per tutta la sua storia assieme al resto del tesoro del monastero. Si tratta dell'unica opera esposta in questo ambiente, a garanzia della sua massima valorizzazione. Wikipedia L'Unica cosa che posso aggiungere che se andate a Brescia saranno i soldi spesi meglio per un museo e che vi porterà via non meno di due ore
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Grazie Luigi, ho cercato di trovare una media tra tempi ISO e diaframma Per la didascalia in effetti è un po' lunga, ma da buon pensionato penso che avrai avuto tempo di leggerla Ciao Claudio
Complimenti Claudio bella realizzazione, ci sono stato non molto tempo fa ed è un luogo molto bello e suggestivo, la tua foto, osservando, mi trasmette la stessa sensazione di allora, ciao Giuliano
Mi... Claudio ma quanto scrivi!!?!?! E' un luogo che non conoscevo e che ora grazie a te ho scoperto e mi riprometto di andarlo a visitare. Da come lo hai presentato, fotograficamente parlando, penso meriti sicuramente. Lo strano è trovarlo vuoto o forse li hai fatti scappare perché ti eri messo a leggere tutta la didascalia? Grazie per la condivisione della foto e la segnalazione molto esaustiva.
Ric verso la fine avevo messo la fonte e pensa che ho copiato solo le parti più significative Mi piacerebbe che ci andassimo insieme, potrei mandarti delle foto perché gli ambienti sono tanti e il posto merita sicuramente, ma non voglio rovinarti la sorpresa Al solito ci sono andato in un giorno feriale e me lo sono goduto per bene, però avevo delle idee fotoniche in certi ambienti che avrebbero sicuramente colpito, peccato mi servisse qualcuno che passasse e ho fatto le ragnatele aspettando senza risultato Grazie mille per la visita Claudio
Non mi dispiacerebbe averti come Cicerone (purché ti limiti all'essenziale ) ma per me, un giorno feriale è praticamente inesistente per il piacere perché son dedicati esclusivamente al dovere Ne possiamo comunque riaprlare. Ciao
Una collocazione molto efficace e ben valorizzata dagli splendidi affreschi che decorano le pareti di questa meravigliosa sala. Mi piace molto anche l'illuminazione, efficace senza essere troppo invadente. Hai fatto un ottimo lavoro visti i tempi di scatto e senza avere il treppiede.
Ne approfitto anche per augurarti buon compleanno Claudio!