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| inviato il 08 Maggio 2016 ore 11:58
Bella foto a prescindere. Ciao |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 13:07
vorrei proporre anche il mio punto di vista, anche rispetto alla precedente discussione www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1811140&l=it. Sestilli ed altri ponevano più un problema estetico/ripetitivo delle foto più che etico rispetto alla sorte del piccione, su questo sono d'accordo personalmente, qundo comincio a vedere foto ripetitive fatte sullo stesso set provo disinteresse, certo vedere una bonelli come quella ripresa benissimo in questa foto è sempre un piacere. Veniamo all'altro aspetto del business e della conservazione/gestione, sono prima un ornitologo che un fotografo, è nel tempo ho cambiato posizione rispetto ai progetti di reintroduzione che in passato non condividevo. La realizzazione dei capanni fotografici, finalizzati al loro affitto, è in forte espansione anche in Italia, conosco contesti nei quali segue da 30 anni varie specie di rapaci dove ne sono stati realizzati alcuni. La mia preoccupazione è l'assenza di regole, in Spagna sono regolamentati hanno un regolamento da rispettare e i gestori versano una quota nelle casse pubbliche. In Italia non esistono regole che io sappia, il problema è tutto lì come sempre nel nostro paese; si tratta di una attività che deve essere necessariamente regolamentata, non si può lasciare all'iniziativa di un privato una attività che potrebbe essere anche dannosa, e che oltretutto in assenza di regole potrebbe rientrare in un reato di disturbo alla fauna secondo le norme delle aree protette. Per fare un carnaio finalizzato alla conservazione dei necrofagi esiste un regolamento preciso da rispettare, ad alcuni capanni pongono carcasse o resti alimentari, qui il regolamento non si rispetta, si opera senza regole??? Dei capanni che conosco realizzati di recente dentro un parco nazionale uno mi sembra non rischioso in quanto lontano dai siti riproduttivi, l'altro sarebbe da togliere in quanto realizzato su un pianoro sopra i siti riproduttivi. Qualcuno dovrebbe farsi promotore dell'approvazione di una norma regolamentare con un autorizzazione da rilasciare al gestore dei capanni con precise indicazioni e quote da versare finalizzate alla conservazione. Tonio Sigismondi |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 16:16
Inquadri giustamente il problema Sigismondi; a differenza che per altri campi forse sarebbe anche possibile far rispettare le regole. Il punto di partenza è il numero di praticanti; se soltanto il 20% degli iscritti a questo forum esercitassero la fotografia avifaunistica avremmo 18.000 persone in giro per la penisola, potenziale fonte di disturbo. Il tutto a fronte, come ho avuto modo di dire altre volte, delle cento- duecento (non penso fossero eventualmente tante di più) di quando ho cominciato. C'è un aspetto che inevitabilmente porta ad un disvalore etico-estetico, la necessità cioè di arrivare ad un risultato che la disponibilità di tempo soprattutto rende difficoltoso. Ecco quindi l'offerta a pagamento che partendo dai 50 euro arriva alle migliaia e non è che quella particolarmente costosa sia più trascurata, al contrario. Mesi or sono mi ero concesso del tempo per decidere circa quello che potremmo definire per ciascuno il viaggio della vita, nel caso in questione la Siberia, il Taymyr; bene, trascorsi 30 giorni o poco più erano al completo. Complessivamente si spendeva sui 7000-7500 euro. Tuttora non disdegno, ma molto meno rispetto al passato, qualche piacevole puntatina con gli amici, ma cerco di evitare il pericolo della foto già fatta da migliaia di persone. Ecco quindi che le scogliere scozzesi si fanno preferire a tanti capanni, con le dovute eccezioni che ho ben presenti. Un'aquila del Bonelli, ove gli amici siciliani mi mettessero ipoteticamente in condizione di riprenderla, mi va bene, quella dell'Estremadura, in quelle circostanze, no. Questo volevo dire. Inutile rincorrere la rarità, non esiste più (vedi l'aquila di mare di Steller, vedi il martin pescatore sott'acqua, vedi l'allocco in volo notturno); basta pagare. Meglio allora, ma questo lo dico esclusivamente per me, cercare di realizzare programmi in proprio. Le regole dicevamo; se dal capanno mobilizzo con un semplice marchingegno una preda morta (quaglia di allevamento, ratto, mai un piccione) faccio un carnaio o no? |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 18:18
Mah…posso concordare su alcuni aspetti quali la pericolosità dell'istituzione di capanni in modo non controllato e da parte di personaggi privi di competenza ed etica, e forse anche su altri aspetti di politica di conservazione dell'ambiente nel quale ambito non mi calo neppure per mancanza di un adeguato background di competenza. Non posso però concordare sull'aspetto "inflazione", se mi passate il termine: non mi sembra liberale che un appassionato di fotografia debba rinunciare ad osservare ed immortalare un soggetto raro o meno che sia, solo per il fatto che il soggetto stesso sia già stato precedentemente immortalato migliaia di volte da altrettanti precedenti fotografi. Capisco che la foto possa perdere di interesse (ed allora sarò il forum a "bocciarla" con pochi passaggi) ma il discorso allora può valere anche per location come le cime di Lavaredo piuttosto che il Lago di Misurina o la piana di Castelluccio…credo che libertà e democrazia sia anche questo…vivere e lasciar vivere esprimendo (ci mancherebbe altro) le proprie opinioni riguardo alle attività dei singoli che in ogni caso debbono essere censurate solo in caso di evidente malafede e pericolosità per l'ambiente e non, certamente, per la "ripetitività" con la quale si offrono immagini fotografiche che concedono un po' di innocente ebbrezza agli autori che proponendole nel forum altro non fanno se non cercare di rendere partecipi di questa loro felicità coloro che condividono questa grande passione. Non avevo frainteso il tuo passaggio Francesco, lo apprezzo molto, così come gli altri passaggi che questa mia foto ha innescato.Segno comunque che anche questo concetto della "ripetitività" ha funzionato da volano per una discussione comunque costruttiva. Grazie a tutti... |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 18:28
A proposito di tutela: ecco cosa accadeva nel 1926 in Sardegna ed ecco come molte specie si sono estinte: www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1830792&l=it L'immagine tratta dal libro Uomini e Gipeti di Umberto Graziano, che racconta tramite i diari di viaggio del Naturalista svizzero Gret Stemmler l'avvventura di questo naturalista che venne in Sardegna alla ricerca del Gipeto, allora ancora presente. L'immagine raffigura un vero e proprio listino prezzi di un mediatore che catturava e vendeva diverse specie di animali ai musei europei, che li pagavano cifre per allora esorbitanti. Un gipeto veniva pagato 400 lire, pensiamo che lo stipendio di un impiegato statale si aggirava intorno alle 6/10 lire al mese, oggi 400 lire di allora varrebbero circa 60.000 euro, l'equivalete di una casa in un paesino della Sardegna. L'avidità e la spregiudicatezza dei Musei con la loro politica ha portato all'estinzione di numerose specie in Sardegna, e probabilmente in altre regioni. |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 19:14
faccio una piccola intrusione...per prima cosa tutti i miei complimenti per lo scatto meraviglioso, a prescindere dalle circostanze in cui è stato fatto e su cui non mi pronuncio. Ho partecipato, poche settimane fa, ad un meeting per fare il punto sul successo della reintroduzione dei gipeti nelle alpi, massicci francesi e Spagna. Ne è emerso un fatto sconcertante ed è che la presenza di queste aree foto-naturalistiche sta creando un effetto negativo sul progetto reintroduzione. Il gipeto è estremamente errante durante i primi anni di vita e si sperava che si potesse ricreare uno scambio tra le popolazioni italiane, francesi e spagnole. Quelle italiane e francesi hanno cominciato lo scambio genetico, ma si sperava che quella spagnola, assai più numerosa e varia come genomi, riuscisse ad arrivare alle alpi con successo. La presenza di queste aree ma, sopratutto, la presenza di carnai assai ben forniti per l'uso di cui sopra, sta demotivando i gipeti all'intraprendere spostamenti. Del resto come dargli torto...hanno quello che gli serve tutti i giorni e senza sforzo...questo è un aspetto di cui troppo poco sovente si parla e, sopratutto, su cui non esistono regole. Pur essendo a conoscenza del problema le autorità spagnole non intervengono, probabilmente perchè andrebbe a toccare gli interessi di qualcuno. A me, ma anche ad altri, sembr che ci si dovrebbe ragionare un pochino più a fondo. Questo non per aggiungere critica alla tua foto, ma per approfittare per evidenziare un problema che potrebbe, come è successo, passare inosservato ai molti utenti di questi siti. Rifletteteci e traete le vostre libere conclusioni. grazie per l'attenzione e ancora complimenti. ciao |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 20:52
Iosto, di errori ne son stati fatti e se ne faranno ancora. Pretendiamo di regolare la natura quando di essa sappiamo solo una minima parte. In poche parole siamo ignoranti in materia. Ma ci riteniamo la forma animale più evoluta e, in quanto tale, agiamo a modo nostro...qualche volta ci va bene...altre no...ma non è il luogo giusto per parlarne. Oltre al commento positivo alla foto volevo solo apporre una postilla sul possibile danno che danno questo tipo di aree. |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 21:15
@Marco Sarà anche che l'interazione capanno area crei delle intrferenze, ma riprendendo tutto il discorso del post io credo che il fatto che ci sia un interesse economico nel gestire siti di fotografia in Spagna crea un indotto che viene reinvestito in tutela, gli stessi gestori sono guardiani della fauna, e il paese comunque è stimolato a investire in gestione faunistica facendone anche uin turismo sostenibile. Da noi I gipeti son morti per avvelenamento in quanto purtroppo non esiste ancora in maniera omogenea sul territorio regionale una cultura di rispetto per la fauna, in quanto non è stata probabilmente effettuata una adeguata campagna di sensibilizzazione, o forse perche ancora i tempi non sono maturi. Di certo il binomio gestione sotenibile, e salvaguardia in Spagna credo proprio che funzioni. Avrà qualche limitazione sarà perfettibile, non lo nego ma quì neanche quello esiste. Un saluto Iosto |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 21:26 | Questo commento è stato tradotto automaticamente (mostra/nascondi originale)
immagine bella, mi piace la posizione ali. Lovely image,I like wings position. |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 21:49
Probabilmente ogni realtà ha le sue ragioni, ma resto dell'opinione che sia meglio che la natura resti natura...è un gioco troppo rischioso fatto sulla pelle (penne) altrui. Sicuramente le buone intenzioni sono lodevoli, ovviamente, ma non mi piace quella piccola parte di rischio che comporta inevitabilmente. Rispetto, tuttavia, la tua opinione. ciao |
| inviato il 08 Maggio 2016 ore 22:21
Interessante l'intervento di Marcoplano. Rimando ai numeri che ho riportato sopra; evidenziano una dimensione di domanda contro la quale nulla si può purtroppo. Torniamo alla cartina che ho pubblicato a pagina 2 del topic di Roberto Vacca... www.juzaphoto.com/galleria.php?t=1811140&l=it ... nella quale il puntino blu più vicino a Madrid corrisponde a dei capanni nei pressi di Toledo secondo me ben gestiti, nonostante qualche metro di troppo dai posatoi per i miei gusti (niente vetro, prede che io sappia morte). Lo scorso anno contattai in febbraio il gestore per l'otarda; mi disse che l'intera stagione era prenotata da due mesi. Circa l'impatto sulle dinamiche di popolazione non mi sembra di vedere problemi; non così però per l'appostamento (o appostamenti?) dei Pirenei. Qui l'interferenza riferita da Marco è plausibilissima; due situazioni diverse finché non si arriva al business che le assimila del tutto. E così torniamo all'approccio attualmente prevalente in fotografia naturalistica, largamente influenzato da uno spirito competitivo, che vedo malinterpretato, per il quale tutti i fora naturalistici del mondo hanno pesanti responsabilità. Avete mai notato quante ore sono necessarie per passare in Juza dalla prima alla seconda pagina in sezione uccelli? Siccome poi non mancano immagini di soggetti di grande interesse la spinta a procurarsi la stessa immagine, nello stesso posto e sullo stesso posatoio è fortissima. Questa però è una mia posizione; i compagni di merende non hanno queste preclusioni . Ora sono da preferire i nibbi bianchi, negli archivi di centinaia di forum-utenti europei, o un servizio sulla nidificazione (senza arrecar disturbo) della sempre più rara passera d'Italia che nessuno ha? Meglio starsene comodamente seduti in attesa dell'arrivo dell'immancabile preda (la nostra) o farsi a piedi qualche chilometro lungo le scogliere scozzesi? Le prime risposte sono la regola, le seconde rara eccezione. Tutto qui. Che poi quella da appostamento resti la mia procedura preferita è altro discorso in quanto riguarda in larga misura capanni che io stesso ho costruito e posizionato in un'area particolare. Sulla valutazione delle politiche conservazionistiche di Italia o Spagna tutte le opinioni sono lecite; per me (si veda ancora il documento del governo madrileno) l'esperimento aveva una limitazione geografica ben precisa che fa apparire non in regola chi gestisce appostamenti che ne sono al di fuori ma questo nell'ignoranza di eventuali, successivi interventi legislativi. Corretta gestione è invece, a mio avviso, quella slovena; controllo della popolazione di orsi con abbattimenti selettivi annuali a 15.000 euro per capo ed importante cifra che ritorna in maniera molto più visibile nell'area naturalistica. |
| inviato il 09 Maggio 2016 ore 0:32 | Questo commento è stato tradotto automaticamente (mostra/nascondi originale)
Ottima cattura, complimenti Brian Excellent capture, congrats Brian |
| inviato il 13 Maggio 2016 ore 15:50
Iosto purtroppo hai perfettamente ragione, qui in Sardegna la situazione è piuttosto grave e atipica. Oltre a sparare alle aquile qui al nord bruciano i capanni e il terreno attorno, con gravi danni alle specie presenti, poi capita anche che il capanno te lo rubano... L'ignoranza regna sovrana e non vedo miglioramenti in corso... |
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