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200 mila km rincorrendo temporali, testo e foto by Vermillion. Pubblicato il 14 Maggio 2015; 76 risposte, 15033 visite.
Siamo a maggio 2008, quando sotto a un fitto acquazzone su una lunga e solitaria strada del Kansas, io e il mio amico Niccolò decidiamo che dall'anno successivo prenderemo in mano la situazione. Siamo ora per il secondo anno consecutivo parte di un tornado tour organizzato da altri ragazzi, ma dal 2009 la nostra intenzione è di partire soli, di provare con le nostre forze e conoscenze, di metterci in gioco e di tentare con le nostre mani a "cacciare tornado". Cimentarsi in questa attività non è una questione di coraggio, è questione di avere sufficienti competenze per poter osservare questi eventi naturali sapendo però mantenersi in sicurezza.
Un mix tra lo studio di modelli fisico-matematici che permettono di elaborare previsioni, la conoscenza delle strutture temporalesche e dei loro rischi e la capacità di sapersi posizionare in maniera ottimale da un punto di vista fotografico. Non possiamo sapere se veramente abbiamo queste caratteristiche finchè non ci proveremo in prima persona e questo è ciò che abbiamo intenzione di fare, costi quel che costi. E così è partita un'avventura che nel corso degli anni sarebbe poi diventato uno stile di vita, un qualcosa che ti entra dentro e con il quale finisci per identificarti tanto da non riuscirne più a vivere senza: lo stormchasing, questa bizzarra disciplina a cavallo tra scienza e follia.
Sono ormai 9 anni consecutivi che mi dirigo nella Tornado Alley, quasi sempre con lo stesso gruppo di amici, talvolta con altri compagni di viaggio. In questi anni abbiamo condiviso gioie e dolori, successi e fallimenti, assistito a quanto di più spettacolare la natura è in grado di regalare e a tragici eventi a cui non vorresti mai assistere e che mai vorresti accadessero. Dei circa 200.000 km percorsi in 9 anni a caccia di temporali su strade italiane e americane, presento qui, come pagine di un diario, un estratto di alcune delle giornate di caccia vissute.
19 maggio 2012, USA
E' metà mattina e lasciamo il nostro motel di Dodge City, Kansas, per portarci a Kingman, 110 miglia a est, target odierno. Sostiamo in una delle più classiche stazioni di servizio e iniziamo ad attendere lo sviluppo dei fenomeni. Oggi infatti ci sono buone possibilità per lo sviluppo di supercelle, ovvero di temporali le cui correnti ascensionali entrano in rotazione. Questa caratteristica consente alle supercelle di dare vita potenzialmente a eventi più intensi e distruttivi rispetto agli altri temporali. Le possibilità di tornado oggi non sono molto elevate, ma siamo vicini alla contea di Harper, teatro di storici tornado, e dentro di noi pensiamo che forse chissà...anche oggi potranno ripetersi certi eventi. Quando a metà pomeriggio circa dei primi cumulonembi si sviluppano poco più a ovest, subito partiamo alla loro volta. Sostiamo su un ponte chiuso al traffico per i primi scatti e sebbene la cella non manifesti ancora particolare struttura, chicchi di grandine grossi come noci ci costringono a trovare una nuova posizione. Troviamo un nuovo punto, ma dobbiamo continuare a spostarci, perchè la grandine ci è sempre molto vicina. Improvvisamente, scorgiamo un imbuto protendersi verso il suolo e in pochi istanti è ben visibile la nube di detriti: tornado!
Scattiamo tra i chicchi di grandine e la pioggia, rischiando di rovinare gli obbiettivi e di prenderne qualcuno in testa, ma in questo momento...non ce ne frega assolutamente nulla. Quando il tornado si dissolve, ripartiamo spostandoci sempre a sud, perchè la cella rigenera continuamente sul lato meridionale. Poco dopo esser ripartiti avvistiamo un nuovo tornado, poi dentro Kingman un altro ancora con le sirene in sottofondo. Ripartendo scorgiamo altri nuovi touchdown... a sud di Kingman, dopo esserci fermati più volte per fotografare i vari tornado, la grandine ha ormai il sopravvento su di noi. Gli innocenti chicchi di 3-4 cm ora hanno lasciato il posto a sassi grossi come palle da tennis e piccole arance...Sembra di esser in un bombardamento, il rumore sulla carrozzeria è assordante e improvvisamente: "BOOM", il parabrezza si infrange colpito in pieno. Riusciamo ad uscire dalla grandine con un'opera di arte moderna sul parabrezza e ci infiliamo in uno sterrato con delle pale eoliche a poche centinaia di metri da noi. Incredibilmente ecco un nuovo tornado formarsi dietro di esse! La tromba d'aria investe in pieno le pale e alcune si accartocciano al suo passaggio. Quando il tornado è dietro la pala eolica più vicina noi, a circa 150 metri, lo spettacolo è davvero impressionante. Il vortice è così vicino da poterne sentire distintamente il rumore e il tempo sembra dilatarsi in questi istanti in cui sfila lentamente di fronte a noi. La circolazione più esterna del tornado investe la pala eolica e un rombo cupo e sinistro rimbomba nell'aria, mentre la pala si piega e si accartoccia come fosse di burro davanti ai nostri occhi.
Assistiamo a questa scena impietriti, mentre nel frattempo dalla portiera che Niko ha lasciato aperta, fiumi di pioggia stanno inondando il suo portatile, la cui tastiera vivrà momenti di profondo disagio. Ci spostiamo leggermente più avanti lungo lo sterrato, per metterci in sicurezza. Scendiamo velocemente dall'auto e facciamo le foto al tornado alle nostre spalle, totalmente bianco sullo sfondo bluastro del temporale, fino a che scompare tra la pioggia e si dissolve.
Il tornado non ha causato nessun danno a persone o abitazioni, ma ha danneggiato parte del parco eolico nei suoi 30 minuti di vita. Verrà poi classificato dal National Weather Service come EF3.
21 maggio 2012, USA
Dopo il risveglio a Lubbock, Texas, ci portiamo a Dalhart 200 miglia a nord. I parametri oggi non sono tra i migliori, ma sappiamo che la zona non è nuova nel regalare mozzafiato strutture temporalesche anche con ingredienti non perfetti, molto probabilmente per fattori legati all'orografia locale. E' così che nel pomeriggio, dopo 1 ora circa di attesa durante cui un nostro amico tedesco si deliziava a riprendere infiniti treni merci alle nostre spalle, il radar meteorologico si accende e mostra prime precipitazioni più a sud di noi. Con Marko alla guida, nostro amico sloveno, sfrecciamo lungo la strada che attraversa un canyon locale e in breve tempo siamo di fronte alla neonata cella temporalesca. Il temporale diviene via via più strutturato e iniziano a prendere forma profondi solchi sulla parete delle correnti ascensionali, sintomo di forte rotazione.
Dopo una prima sosta ci spostiamo più a sud per riportarci di fronte all'immensa struttura che sta ormai prendendo forma. Non trovando un'uscita autostradale in questo preciso punto, Marko decide di crearsela da solo tagliando lungo l'erba ai bordi dell'autostrada e portandosi in scioltezza lungo la parallela strada di servizio. Di fronte a noi ora abbiamo uno scenario perfetto: il sole che tramonta all'orizzonte a sinistra e l'incredibile supercella attraversata dai fulmini.
Seguiremo il temporale sino a dopo l'imbrunire, quando ormai perderà le caratteristiche supercellulari e diverrà una linea di modesta intensità.
25 maggio 2012, USA
Alle prime luci del giorno ci svegliamo nel nostro motel di Des Moines, Iowa, dove ci siamo concessi un pò di riposo dopo il lunghissimo, quanto inutile, viaggio sino a Eau Claire, Wisconsin, del giorno prima. Sebbene gli ingredienti lasciassero presagire la formazione di tornado, nessun temporale degno di nota si era sviluppato, facendoci sprecare prezioso tempo sulla nostra tabella di marcia. Nel pomeriggio di oggi infatti dovremo essere a Russell, Kansas, che dista da qui ben 735 miglia che sommate alle 740 miglia percorse in tutto ieri, danno un totale di 1475 miglia (2400 km) da percorrere in 48 ore. Alle 7 siamo già in viaggio, non c'è tempo per dormire un altro paio di ore, dobbiamo essere tassativamente al target non più tardi delle 16-17; oggi le possibilità di tornado sono alte. Giusto il tempo per un caffè slavato che prontamente lancio fuori dal finestrino a metà bicchiere. Alle ore 15 siamo già in Kansas e l'immagine satellitare mostra primi segnali di "convezione": piccoli cumuli iniziano infatti ad affollare il cielo dalle parti di Russell e nei pressi della vicina I70. Ore 16,25 siamo a Russell. Breve sosta di rifornimento carburante e alle ore 16,35 un cumulo inizia a svilupparsi sempre più in altezza fino a passare allo stadio di cumulonembo. Beh...tempi calcolati sì, ma anche un pò di sana fortuna. Sappiamo che l'intensità e la disposizione dei venti miglioreranno via via verso il tramonto e seguiamo perciò la neonata cella pur sapendo che forse dovremo ancora attendere prima dell'intensificarsi dei fenomeni. Ingrediente fondamentale per la genesi di un tornado è infatti il cosiddetto "wind shear", ovvero il cambiamento di direzione ed intensità dei venti col salire di quota. Se questi aumentano di intensità e la loro provenienza ruota in senso orario salendo verso l'alto, sarà favorito dapprima lo sviluppo di temporali in rotazione, le supercelle, e secondariamente sarà un incentivo per la formazione di tornado. Ecco che verso il tramonto la nostra cella infatti inizia a cambiare aspetto...la sua base si abbassa, aumenta la frequenza dei fulmini e la rotazione si fa sempre più significativa. In questi frangenti però, un'altra cella più a sud prende intensità...ora il dilemma, mollare questo temporale e dirigersi più a sud dove teoricamente c'è maggiore disponibilità di aria calda e umida oppure restare qui e vedere che succede? Facciamo avanti e indietro su quel dannato sterrato per almeno 3 volte, finchè guidando verso sud inchiodiamo improvvisamente vedendo un imbuto protendersi verso il suolo negli specchietti retrovisori. Via, retromarcia, l'imbuto ora si è dissolto ma la rotazione in quel punto è talmente rapida che sicuramente a breve ci sarà un nuovo tentativo. Solleviamo enormi polveroni dietro di noi per avvicinarci il più possibile e in meno di 5 minuti ecco un nuovo imbuto...pochi secondi, touchdown! Scendiamo di corsa con i nostri cavalletti, un perfetto cono si staglia in fondo allo sterrato e col passare dei minuti si stira e allunga sempre più assumendo una forma surreale: un lungo tornado simile a una corda attraversa il cielo nei colori del tramonto.
Non appena si dissolve ripartiamo per portarci più vicino, ma ora l'intera zona in rotazione sembra essersi disorganizzata. Diamo uno sguardo al radar. Inchiodiamo...retromarcia...cella a sud. L'altro temporale ora al radar mostra sembianze da manuale, il perfetto eco di una supercella molto probabilmente tornadica. Sfrecciamo tra il groviglio di stradine mentre intanto cala lentamente il buio. Pochi minuti e scorgiamo la base e al di sotto ecco la sagoma di un cono tra i fulmini. Ci fermiamo ai bordi della strada e puntiamo i nostri occhi verso il tornado, mentre gli scatti più grandangolari delle nostre reflex e le lunghe esposizioni riescono a cogliere anche l'immensa struttura che sovrasta il tornado.
Scattiamo da questa posizione per una buona mezzora, durante la quale contiamo un numero spropositato di tornado prodotti da questo temporale. Per un momento riusciamo anche a fotografare 3 diverse trombe d'aria al suolo contemporaneamente davanti a noi. "Se solo fosse stato giorno" ci ripetiamo...fotografare un tornado in notturna non è l'ideale: non si possono fare esposizioni troppo lunghe perchè verrebbe tutto mosso, bisogna stare attenti a non aprire troppo il diaframma o alzare troppo gli iso perchè un fulmine brucerebbe la scena... Già, sarebbe stato meglio fosse stato giorno, ma il conteggio finale di 17 tornado riesce a farci dimenticare questo dettaglio.
1 agosto 2014, Italia
E' da poco passata la mezzanotte quando decido di appostarmi dietro casa mia per avere visuale libera su alcuni temporali a sud-est di casa mia. Inizio a scattare con lunghe esposizioni, ma la scarsa attività elettrica di queste celle mi porta a prestare più attenzione al mio cellulare che al cielo. Ed è proprio mentre ho gli occhi sul mio telefono che sbircio l'animazione del radar meteorologico e finisco a ritrovarmi con gli occhi sbarrati: un enorme ed intenso temporale pieno di fulminazioni sta per svalicare dalle colline del Monferrato ed entrare in piena pianura vercellese. Il mio gesto istintivo è quindi quello di lanciare cavalletto e reflex in automobile e partire alla volta di Vercelli ovest, dove ho mentalmente calcolato potrei incontrare la cella. Quando sono lungo A26 inizio a vedere i primi bagliori lontani e schiaccio così ancora di più il pedale dell'acceleratore, tanto da sospettare che i bagliori siano squarci spazio-temporali che la mia utilitaria sta aprendo vista la spropositata velocità a cui è costretta. Alle 2 di notte arrivo alle porte dello sperduto paesino di Casalrosso. Parcheggio lungo uno sterrato che conosco bene e velocissima piazzo reflex e cavalletto. Il temporale è molto vicino ed ecco le prime goccioline di pioggia tanto innocue quanto odiose. Le goccioline seguono infatti una precisa legge della termodinamica che le fa concentrare sopra qualsivoglia obiettivo fotografico. No, non esiste...ho guidato come una pazza in autostrada alle 2 di notte e ora io porterò a casa degli scatti, non mi fermerà alcuna goccia di pioggia. Corro in auto, prendo l'ombrello e, semi-piegata come una sdraio in spiaggia, proteggo la macchina fotografica mentre folate di vento sferzano me e il precario ombrello. L'atmosfera è molto carica di umidità e i tuoni dei fulmini sempre più vicini rimbombano nell'aria creando un'atmosfera decisamente sinistra. All'orizzonte tra le scariche elettriche compare la nube a mensola sul bordo avanzante del temporale: si tratta di una nuvola formata dal sollevamento di aria caldo umida a opera dell'aria fredda in uscita. Si muove molto velocemente verso di me e so che avrò probabilmente non più di 1 minuto per fare altre foto, dopodiché sopraggiungerà il vero e proprio acquazzone dietro la mensola.
Eccola, ormai il bordo è vicino. Chiudo l'ombrello con cui tra l'altro ho fatto da ottimo parafulmine, smonto alla veloce la reflex e riparto. Rapido sguardo al radar, il temporale si muove a nord-est. Per fortuna conosco ormai bene queste strade e mi muovo a colpo sicuro lungo una statale che mi porterà di nuovo verso il novarese. E' necessario ora riposizionarsi parecchio di fronte alla cella, in modo da guadagnare terreno e non venire subito sopraggiunti dai rovesci. Dopo uno stop a Orfengo, arrivo a Novara dove provo a fare uno stop, ma non si può ancora, i rovesci sono a due passi. Mi porto a est della città e sebbene io veda la pioggia a breve distanza, decido comunque di fermarmi. Ho in mente un punto dove potrei osservare la città con la sua Cupola di San Gaudenzio e se ho fortuna potrei immortalare dei fulmini sullo sfondo. Ho tempo per 2 forse 3 scatti, non di più, poi pioverà a dirotto, mentre già ora l'odiosa pioggerella fa capolino. Riprendo il mio fedele ombrello, mentre mi cade l'occhio sugli imponenti tralicci di alta tensione non molto distanti... Non ho con me il telecomando, per cui scatto con tempi di 30 secondi...il primo mezzo minuto scorre senza alcun fulmine. Riprovo, passano i secondi e la pioggia inizia a farsi più intensa quando una luce accecante seguita a breve distanza da un boato e da un poco rassicurante "zzzzz" proveniente dai tralicci, mi fa quasi volare davanti all'obiettivo l'ombrello. Finisce lo scatto, anteprima schermo LCD e bingo! 2 nube-suolo sulla città.
Riparto soddisfatta e seguo il temporale ancora per circa 1 ora e mezza fino a che l'attività elettrica diminuisce, dopodiché rincaso pronta a farmi una sana dormita.
18 maggio 2014, USA
Partiti al mattino dal nostro motel a Douglas, Wyoming, percorriamo le 325 miglia che ci separano dal nostro target di oggi: Billings, Montana. Sono diversi giorni che non cacciamo e nutriamo perciò grandi aspettative sulla giornata di oggi. La giornata si apre però molto diversamente da quanto immaginato: per almeno 4 ore inseguiamo temporali di poco conto, fino a che osserviamo al radar una intensa linea di celle avvicinarsi da ovest alla città di Billings. Una linea non è quello che volevamo, ma esiste sempre la possibilità che una supercella si isoli sulla coda finale del sistema. Decidiamo così di abbandonare i moribondi temporali attuali e di puntare la linea. Quando la intercettiamo a est della città, è subito evidente come la situazione sia in rapida evoluzione. Le strade qui sono pochissime e per qualche istante siamo colpiti da una furiosa grandinata, non potendo prendere rotte alternative. Il temporale si muove oltretutto verso una zona collinare...pessimo! Questo significa visibilità pressoché azzerata e spunti fotografici praticamente nulli. Non ci sono però alternative e siamo costretti a infilarci tra i monti ricoperti da fitta boscaglia. In tutto ciò la linea ci ha sorpassati e lottiamo continuamente per riportarci dinnanzi al suo bordo avanzante. E' una battaglia tra noi e le fitte colline ricoperta di boschi, ma alla fine dopo circa 30 minuti riusciamo non solo a esser di fronte alla linea, ma persino di nuovo in un'area pianeggiante e lo spettacolo che abbiamo di fronte è impagabile. Una enorme nube a mensola precede il sistema. Facciamo frequenti stop fotografici e via via che passa il tempo e che i temporali si allontanano dalle montagne, il bordo più a sud sembra isolarsi e iniziare ad assumere una forma tondeggiante.
In poche decine di minuti una maestosa supercella prende forma e avanza verso di noi tra i colori del tramonto...i nostri desideri sono stati esauditi. Niccolò apre il baule del nostro 4x4 e prende la palla che avevamo acquistato per passare il tempo durante i precedenti days-off; scarica tutta la tensione di questi giorni di nulla, con un sano "vaffa" e un bel calcio al pallone verso l'immenso temporale.
Lo inseguiamo fino quando perde di intensità dopo il tramonto e ci domandiamo se qualche bambino di Broadus ritroverà mai il nostro pallone in un campo circostante. Raggiungiamo la città più vicina, Belle Fourche in Sud Dakota, e pernottiamo al motel Super 8.
23 agosto 2014, Italia
E' la sera del 22 agosto quando io e il mio amico Andrea, dopo aver analizzato le proiezioni modellistiche che mostrano uno scenario molto favorevole alla genesi di temporali e trombe marine, decidiamo di partire per Genova da lì a poche ore, visto che si attendono gli eventi durante la mattina successiva. Ci ritroviamo alle 4 di notte a Casale Monferrato e insieme raggiungiamo la Liguria. Una volta arrivati a Genova ci troviamo con altri amici del luogo. Dopo aver fatto colazione, visto che al momento la situazione pare ancora tranquilla, verso le 7,30 ci portiamo vicino all'aereoporto per avere buona visibilità. Per ora il cielo è coperto ed è presente un grosso rovescio a ovest della nostra posizione, che interessa perlopiù le zone dell'entroterra. Dopo qualche mezzora un primo temporale si sviluppa più a ovest, ma anzichè seguire la costa si infila nell'entroterra. Segue un'ora circa di pausa e un nuovo temporale si sviluppa più o meno nella medesima posizione del precedente. Ci portiamo a Vesima (GE) per osservarne l'avanzata.
A differenza del precedente, questo si mantiene più vicino alla costa: la base risulta esattamente sopra il mare, mentre i rovesci restano relegati sui monti alle nostre spalle: situazione ottimale per le trombe marine. Velocemente la base diviene più netta e delineata e dei primi imbuti iniziano a svilupparsi. In breve tempo una prima tromba marina raggiunge il mare, seguita da molte altre lungo tutta la lunghezza della linea di cumuli che si è sviluppata in coda alla base delle correnti ascensionali principali. In un momento ne contiamo 6-7 in contemporanea, anche se alcune di esse sono molto lontane da noi. Una tromba raggiunge la costa a poche centinaia di metri dalla nostra posizione e si dissolve non appena entra in contatto con la terraferma; la stessa sorte tocca a un'altra non distante. Tutte le trombe più vicine a noi sinora non erano completamente condensate, mentre in lontananza se ne scorgevano un paio con condensazione totale. A un certo punto un nuovo grosso imbuto si protende di fronte a noi e in poco tempo solleva acqua dal mare. Dopo svariati minuti in cui il vortice aveva una condensazione solo parziale, avviene la condensazione completa.
La tromba marina perfettamente visibile si tinge di bianco sullo sfondo scuro dei rovesci che cadono alle sue spalle e sfila davanti a noi. Anche questa tromba marina, quando raggiunge la costa, si dissolve in pochissimi secondi. In totale durante tutto l'evento abbiamo contato almeno 15 trombe marine.
7 maggio 2014, USA
Si attende per oggi lo sviluppo di supercelle tra il nord Texas e il sud Oklahoma lungo ciò che viene definita "dryline", ovvero una massa di aria più secca che si origina lungo le Rocky Mountains e che viene a scontrarsi con l'aria più umida in risalita dal Golfo del Messico. Siamo ormai arrivati nelle Plains da quasi 10 giorni e ancora non abbiamo visto nemmeno l'ombra di un temporale e così, mentre consumiamo il nostro "lauto" pranzo nel solito Mc Donalds di Wichita Falls, la vista al radar di intensi temporali nel vercellese, mi fa andare di traverso una abbondante manciata di patatine. "Vabbè ragazzi" sbotto rivolgendomi agli altri, "oggi i temporali li farà anche qui, toglietemi dalla vista il radar italiano", concludo tentando più di convincere me stessa che gli altri. Circa un'ora dopo, primi segnali di instabilità temporalesca iniziano a manifestarsi poco distante da noi. Inseguiamo queste prime celle per circa 2 ore, ma per ora nessuna di esse mostra caratteristiche significative. Più tardi diventa chiaro anche dalle immagini satellitari che la "nostra" dryline sta finalmente fungendo da miccia e nuovi cumuli iniziano a svilupparsi in altezza. Non appena il radar mostra il primo minuscolo nucleo di precipitazioni ci muoviamo immediatamente alla sua volta. Siamo a nord del giovanissimo temporale che si trova nei pressi di Henrietta e dobbiamo compiere circa 30 miglia per posizionarci in modo ottimale. Come da nostra tradizione fantozziana abbiamo preso l'unica uscita autostradale a cui non corrisponde un rientro nell'altro senso di marcia. Studiamo quindi un percorso alternativo su delle stradine secondarie ed essendo io alla guida rassicuro i miei compagni che raggiungeremo la cella quanto prima ugualmente. Pigio a fondo l'acceleratore proiettando Niccolò, William e Jacopo verso l'esterno della vettura a ogni curva per via dell'alta velocità, ma abbiamo già precedentemente testato di avere tutti uno stomaco resistente. Finalmente arriviamo di fronte al temporale che presenta fin da ora una incredibile struttura scolpita, con diverse striature che solcano tutta la parete delle correnti ascensionali.
La supercella assume via via caratteristiche sempre più spettacolari ed è estremamente nitida per via dell'aria secca dietro di lei. Praticamente fermi nella stessa posizione riprendiamo il temporale per circa mezzora, dopodichè inizia a manifestare primi segni di indebolimento, ma il radar mostra che una nuova supercella è in formazione poco più a nord, al confine con l'Oklahoma, nelle vicinanze di Waurika. Via via che ci avviciniamo notiamo come l'aria sia terribilmente più fosca di prima. Troviamo un buon punto per sostare e scendiamo con i nostri cavalletti, ma proprio a causa dell'incredibile carico di umidità, il temporale produce un'impressionante quantità di fulmini positivi. Si tratta di fulminazioni che hanno carica positiva e che partono direttamente dal top o dalla parete del temporale, coprendo anche distanze di 20-30km. Generandosi per via di una maggiore differenza di potenziale sono molto più pericolosi dei classici fulmini negativi (3-4km lunghezza media).
Alterniamo così momenti in cui ci rifugiamo in auto ad altri in cui ci avventuriamo tra la pioggia di fulmini e osserviamo l'immensa supercella avanzare verso di noi, mentre si muove, poco più a nord-ovest, il netto stacco dei rovesci di grandine e pioggia. Inseguiamo il temporale fino a dopo il tramonto, ma poiché non offre più grandi spunti fotografici, abbandoniamo il campo e ci concediamo una buona cena in un locale di una vicina cittadina.
3 giugno, 2013 USA
Dopo aver trascorso la notte a Denver City, Texas, ci portiamo a Hooker, Oklahoma, distante 330 miglia. Al nostro arrivo a metà pomeriggio, già diversi cumuli popolano il cielo e il forte vento che sferza la pianura solleva grandi polveroni dai campi circostanti. In breve tempo si sviluppa un primo temporale e continuiamo a riprenderlo per circa 1 ora sino a che sembra improvvisamente indebolirsi. In questi istanti infatti diverse altre piccole celle fanno capolino e disturbano quelle preesistenti; come spesso accade, anche oggi il wind shear incrementa nelle ore tardo pomeridiane ed è quindi probabile che i nuovi temporali in via di sviluppo riusciranno ad avere una organizzazione migliore dei precedenti. Dopo una mezzora di stanca in cui le nuove basi temporalesche sembrano indecise sul da farsi, notiamo al radar che poco più a sud della nostra posizione attuale si sta finalmente delineando un temporale che ha tutte le caratteristiche in regola per divenire una supercella. Ci muoviamo subito in sua direzione e appena abbiamo buona visuale facciamo subito un primo stop. Prime striature fanno la comparsa sulla sua base, le precipitazioni si separano nettamente a destra del sistema e una minacciosa nube a muro (che altro non è che l'estensione verso il basso dell'area in rotazione) si sviluppa in breve tempo.
Rimaniamo in questa posizione sino a che sopraggiunge la pioggia, la quale ci costringe a riposizionarci più a sud, assecondando lo spostamento della cella temporalesca. Troviamo posto di fronte a dei campi arati che costeggiano questa desolata strada appena al di là del confine con il Texas. La rotazione della supercella è impressionante ed enormi polveroni si sollevano all'orizzonte, mentre numerosi fulmini nube-nube solcano il cielo sopra di noi. Questi sono quei classici attimi in cui sembra che il resto del mondo non esista più, che tutto l'universo sia qui e in questo istante: il rumore del vento che spira verso il temporale è così forte da isolarti da qualsiasi altro suono o parola e ovunque cada il tuo occhio cogli solo la maestosità della natura di fronte a te.
Dopo una lunga pausa siamo sopraggiunti nuovamente dalla pioggia e ci muoviamo così nuovamente a sud-est, continuando a fare foto dai finestrini dell'auto in movimento. Al nuovo stop abbiamo dinnanzi tutta l'immensità della supercella le cui precipitazioni illuminate dal sole si tingono di un incredibile arancione-rossastro.
Inseguiamo il temporale fin ben oltre il tramonto e con l'oscurità abbiamo modo di riprendere le numerose fulminazioni generate anche da nuovi temporali che nel frattempo si sono sviluppati.
31 maggio 2013, USA
Il target di oggi è scontato: El Reno, Oklahoma. Si tratta di una di quelle classiche giornate dove tutti gli stormchasers si ritrovano nello stesso punto di mondo con una concentrazione tale da far registrare sold out a ogni parcheggio di tutte le stazioni di servizio nel raggio di 30 miglia attorno alla cittadina. In realtà oggi è molto di più della classica giornata, quella che molti chiamano "big day": i parametri in gioco sono infatti in alcuni casi "fuori scala" e tutto lascia presagire alla formazione non solo di una o più supercelle ma anche di uno o più tornado violenti. Considerando che siamo anche in una zona altamente abitata, i rischi sono molteplici e su diversi livelli: rischio elevato per la popolazione locale, già duramente colpita da un tornado EF5 solo pochi giorni fa nella vicina cittadina di Moore, rischio per tutti coloro che sono sul campo, per via dei possibili imbottigliamenti che si potranno venire a creare. Si respira un'aria strana nel laghetto alle porte ovest di El Reno, dove abbiamo deciso di sostare nell'attesa. Nelle acque di fronte a me, alcuni fanno addirittura il bagno: dopotutto come biasimarli, allo stato attuale è una perfetta giornata di sole, solo qualche sparuta nuvoletta tenta di prendere corpo nella distesa infinita del cielo delle Grandi Pianure. Lo spiegamento di auto di stormchaser rivolte verso ovest però, lascia presagire ai bagnanti che probabilmente da lì a poco lo scenario cambierà drasticamente. In circa mezzora infatti, i timidi cumuli rompono lo strato inversionale di aria più calda nei medi livelli e le correnti ascensionali prendono il via violentemente. Nell'arco di pochi istanti 3 imponenti nubi temporalesche si stagliano all'orizzonte. Ci muoviamo verso quella più meridionale, solitamente quella con più possibilità di divenire intensa, proprio perchè a sud non ha nessun elemento di disturbo, ma solo aria calda e umida a cui attingere. Come da previsione quest'ultima prende il sovravvento e "divora" letteralmente le altre 2 celle più a nord. Ci fermiamo per una prima sosta: il temporale ha già caratteristiche supercellulari e produce un'impressionante quantità di fulmini nube-terra positivi.
"Il tornado è imminente" è quello che ci ripetiamo continuamente, memori di scenari simili in passato, nei quali l'aumento repentino dei positivi ha preceduto la formazione di un vortice. Occore spostarci più a est, il temporale si sta muovendo verso di noi. In questa nuova sosta ha ormai preso forma una bassissima nube a muro in rapida rotazione. "It's on the ground!!" urla uno dei nostri ragazzi. Eccolo, il tornado ha toccato terra, continua a cambiare forma, dimensioni, è totalmente instabile. Passa da un esile cono a due distinti, poi un wedge (tornado più largo che alto), poi un multivortex (costituito da vari sottovortici). Osserviamo il tornado per un pò da questa posizione sino a che occorre spostarci per riavere visuale migliore.
Ci muoviamo a sud-est, cercando di stare paralleli al tornado che sta spostandosi secondo la stessa traiettoria. Il tornado ora è oscurato da fitte bande di pioggia, non è più visibile dalla nostra posizione, ma ci rendiamo conto che qualcosa non va. C'è qualcosa di tremendamente sbagliato, ci stavamo muovendo paralleli a lui, ma l'immensa area di rotazione sembra avvicinarsi sempre di più alla nostra auto nascosta da una scura e fitta coltre di pioggia e grandine. "Vai, vai, non fermarti!" urliamo al guidatore, mentre tra la pioggia inizia a comparire un enorme tornado che però non va più a sud-est, ma sembra improvvisamente curvare e cambiare direzione. L'enorme vortice attraversa la strada alle nostre spalle, aumentando la sua velocità di spostamento, cambiando improvvisamente traiettoria verso nord-est e ingrandendosi a dismisura.
Si allontana poi all'orizzonte. Impossibile riportarsi di fronte. Troppo veloce, si muove verso Oklahoma City, il traffico non ci permetterebbe mai di riposizionarci in tempo utile e preferiamo puntare le celle più a sud che risalgono verso di noi.
E' la sera del 1 giugno. Siamo in motel a Fort Stockton, Texas dopo aver cacciato ai confini con il Messico. Ognuno di noi è indaffarato a sistemare foto, a riguardare gli scatti dei giorni precedenti, quando improvvisamente il silenzio è rotto da una terribile notizia: "Tim Samaras, suo figlio e Carl Young sono morti ieri nel tornado di El Reno". Non ci credo, non può essere vero. Deve essere una bufala di pessimo gusto messa in giro da qualche stupido. Cerco su Google, ma ancora non si trova nulla, sono solo indiscrezioni trapelate sui social network. Dopo un'ora in cui mi si è fermato il cuore, ecco le prime testate giornalistiche che confermano l'accaduto. Tim Samaras era un ricercatore, un meteorologo, un uomo di 54 anni da decenni sul campo che aveva passato la vita a studiare questi fenomeni per aumentare i tempi di allerta e salvare vite umane. Costruiva di suo pugno tutta l'attrezzatura che utilizzava, tra cui dei sensori che depositava sul percorso dei tornado per raccogliere più dati possibili. Umanamente era una delle persone migliori che io abbia mai avuto l'onore di conoscere nello stormchasing. No, mi sbaglio, era la migliore.
Umile, disponibile, gentile ed estremamente cauto. Era il tipo di persona che se riteneva la situazione troppo pericolosa, rinunciava a raccogliere i dati, nonostante questo spesso gli costasse discussioni con Carl. Se lo incontravi in una stazione di servizio e avevi una domanda per lui o volevi scambiare 2 parole, qualunque cosa egli stesse facendo mollava tutto, ti ascoltava, rispondeva alle tue domande. In anni e anni di chasing non ha mai sbandierato quanto fosse bravo e quanti tornado o quante foto avesse fatto, non si è mai bullato di questo o di quel video. Lui era lì per studiare rispettando madre natura e con l'intento di allungare i tempi di allerta tramite le sue ricerche. Quel 31 maggio Tim Samaras e il suo gruppo si trovavano poco a nord-est della circolazione tornadica, pronti per fare il loro lavoro: depisitare i sensori sul percorso del vortice. Quest'ultimo, dopo un iniziale movimento verso sud-est in meno di 30 secondi ha virato di 90° andando a nord-est e mentre compiva questa manovra è divenuto quasi 4 volte più grande (passando da meno di 1km a 4,2, record mondiale) e raddoppiando quasi la velocità di spostamento. In tutti questi frangenti spesse bande di pioggia lo oscuravano alla vista a chiunque si trovasse a est o nord-est. Poche ore dopo, accanto ad un campo di colza, è stato ritrovato ciò che restava della Chevy Cobalt dei 3 ricercatori. Il motore del'auto, strappato dal tornado, è stato ritrovato a 800 metri di distanza. Una morte assurda, capitata alla persona che meno in assoluto si sarebbe mai meritata una fine simile. Suona retorico, ma basta a chiunque scrivere il nome di Tim, fare una piccola ricerca su di lui, per sentirsi il cuore stringere con questa vicenda. L'immagine che avrò sempre di lui è quella di un gentile signore, con i jeans e la camicia sportiva, che deposita i suoi sensori rosso sgargiante sul percorso di un tornado e che con gli occhi di un bambino osserva il vortice allontanarsi all'orizzonte nelle distese infinite delle Plains americane
Un video riassuntivo della stagione 2013.
Valentina Abinanti scrive di Sè: "Fin da bambina sono sempre stata affascinata dai temporali. Crescendo questa passione è rimasta un pò sopita fino a quando il 29 agosto 2003 un tornado (assolutamente sinonimo di tromba d'aria) ha colpito il mio paese e ho potuto osservarlo dalla finestra di casa mia. Da questo momento ho sentito la necessità di approfondire e studiare l'argomento, tramite libri, pubblicazioni ufficiali sul web, dispense universitarie. Nel 2007 ho avuto la fortuna di partecipare ad un tornado tour organizzato negli Stati Uniti ed ho ripetuto l'esperienza nel 2008. Dal 2009 mi reco in maniera indipendente ogni anno nelle Great Plains americane con alcuni amici per documentare questi fenomeni e la medesima cosa svolgo nei mesi estivi in Italia."
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Foto spettacolari, racconto emozionante ! Si percepisce in pieno tutte le emozioni che si possono provare di fronte a questi spettacoli naturali. Complimenti, bella passione la tua !
Grande racconto corredato da foto fantastiche che descrivono cieli apocaliticci. Complimenti per tutte le tue esperienze e cordoglio per samaras...ho da qualche parte il national geographics che racconta le gesta sue e di suo figlio. La natura sa essere tanto generosa quanto spaventosa quando la sua forza sprigiona tali energie. Brava e complimenti! Stefano
Come non complimentarsi..racconto e foto davvero fantastiche, sei riuscita a trasmettere le emozioni suscitate da questi spettacoli della natura. Complimenti
Emozionante, ad un tratto ho sentito un brivido sulla schiena, come se fosse pioggia gelida. Potere della suggestione coi giusti racconti. Brava! Stefano