Il Giardino di Pietra
Il Giardino di Pietra, testo e foto by
Raf. Pubblicato il 28 Ottobre 2011; 14 risposte, 13701 visite.
Nel Giardino di Pietra della Grigna
crescono Aghi, Torri, Guglie , Funghi
tutti protesi verso il cielo nel loro
splendido, fragile, incerto equilibrio.
Nel Giardino di Pietra della Grigna,
gigantesca palestra di gioco e di vita,
si librano leggeri i giovani rocciatori
fra spigoli, fessure placche e diedri.
Nel Giardino di Pietra della Grigna
si intrecciano i sentieri,
si incontrano le persone,
nascono e si saldano le amicizie.
Ma nel Giardino di Pietra della Grigna
non puoi distrarti, non puoi sbagliare
c'è sempre una lapide a ricordare. 
Aghi, Torri, Guglie e Funghi sono alcuni dei grandi monoliti che la fratturazione e l'erosione hanno isolato dalla roccia circostante, dai calcari e dai calcari dolomitici che costituiscono le rocce del gruppo delle Grigne, sovrastanti Lecco ed il lago di Como. Una roccia che per composizione ed età è molto simile a quella delle Dolomiti, il patrimonio mondiale dell'Unesco. Mentre nelle Dolomiti, circa 240 milioni di anni fa, si deponevano i sedimenti che formeranno le rocce dello Sciliar, della Marmolada e del Catinaccio, qui si deponevano, in condizioni non molto diverse, i sedimenti che formeranno le rocce della Grigna e della Grignetta. In Grigna, la natura certamente non è stata così generosa ma qualcosa di unico e singolare è risuscita comunque a creare a pochi chilometri da Milano da dove, nelle limpide giornate, appaiono all'orizzonte le Grigne come due montagne di forma piramidale collegate da una lunga cresta. Un panorama superbo che attira l'escursionista così come attirò l'antesignano degli scienziati naturalistici: Leonardo da Vinci.
Avvicinandoci scopriamo che il gruppo delle Grigne è formato da tre cime separate: il monte Coltiglione, la Grignetta ed il Grignone. Tre vette che ben rappresentano la complessa struttura geologica del gruppo delle Grigne, formato da tre scaglie o enormi blocchi di roccia che scivolando verso sud si sono accavallati uno sull'altro. Durante la formazione delle Alpi la collisione della placca africana a sud e quella europea a nord si scontrano e la parte africana schiacciata dalle enormi spinte, si raccorcia, si rompe in scaglie che vanno a sovrapporsi una sull'altra. Qui, come in altre parti delle Prealpi Lombarde, si osservano questi fenomeni, il Grignone si accavalla sulla Grignetta e quest'ultima si accavalla sul monte Coltiglione.

In ogni accavallamento si può osservare la stessa successione di rocce, dalla più antica alla più recente. Come dire che chi sale da Lecco verso le Grigne, incontrerà dapprima le rocce più antiche alla base del Coltignone, le rocce del Coltiglione e quindi le rocce più giovani e più tenere sui pendii dei Resinelli (la scaglia del M.Coltiglione), che rappresentano un'anomalia nell'ardito paesaggio di pareti e guglie del Coltignone e della Grignetta. Quindi si incontrano le rocce più antiche che formano le pareti e le guglie della Grignetta (la scaglia della Grignetta) e, al Buco di Grigna, incontrerebbe ancora l'inizio della stessa sequenza di rocce, sotto più antiche e sopra più giovani, a formare la massa del Grignone (la scaglia del Grignone). In Grignetta il paesaggio è caratterizzato da Aghi, Torri, Guglie e Funghi, che da sempre calamitato l'attenzione degli scalatori, dove i grandi dell'alpinismo italiano hanno tracciato le loro vie di salita, dove numerose sono le vie di arrampicata e talmente frequentate che a tratti la loro roccia assume un aspetto unto e marmoreo, per il continuo passaggio di arrampicatori con il lavoro di abrasione e lucidatura delle loro mani.

Partendo dai Piani Resinelli e dirigendosi verso il Rifugio Rosalba attraverso il Sentiero della Direttissima che porta anche al colle Valsecchi, un sentiero attrezzato con scale e corde fisse, mai banale ma, specie in inverno, difficile e pericoloso come quasi tutti gli altri, si entra nel mondo del Giardino di Pietra della Grigna, e si rimane estasiati nell'ammirare l'arditezza di questi monoliti, talora quasi una sfida alla legge della gravità. E di sfida alla gravità certamente l'esempio più significativo è quello del Fungo. Ma le Grigne non sono soltanto sinonimi di alpinismo e di escursionismo ma anche di Speleologia. A differenza delle Dolomiti, le Grigne hanno subito solo un modesto processo di dolomitizzazione e quindi la sua roccia calcarea ha conservato la caratteristica di potersi sciogliere sotto l'azione dell'acqua piovana. Questo ha permesso un ampio sviluppo del carsismo sia superficiale che sotterraneo. Quello superficiale è ben visibile da tutti con i campi solcati e le doline, le depressioni sub circolari del terreno.
Mentre la visione del carsismo sotterraneo è solo prerogativa degli speleologi che qui hanno una delle zone di maggiore interesse esplorativo con uno dei più vasti reticoli carsici sotterranei. La zona del Grignone e l'area del Moncodeno hanno una concentrazione di cavità carsiche fra le più imponenti in Italia. Stiamo parlando di circa 500 grotte in una area di piccole dimensioni, con abissi che superano i 1000 metri e dove le acque sotterranea percorrono un dislivello notevole, oltre 2000 metri, prima di sfociare nel lago di Como tramite il Fiumelatte, che in realtà è un torrente. Spettacolare è la visione del Moncodeno, ai piedi del Grignone, dove si possono osservare decine di doline e di ingressi di grotte con un paesaggio plasmato non solo dal carsismo ma anche dall'azione dei ghiacciai che durante il Quaternario coprivano quasi interamente l'area.

Se deciderete di salire in Grigna quando per gli altri è l'ora di scendere a valle, quando cessano i canti degli uccelli, il rumore dello scalpiccio dei passi, del vociare gioioso di chi scende dalla vetta, potrete assistere ad uno degli spettacoli più suggestivi della montagna, quando la brezza di valle si ferma per poi ridiscendere dai monti seguita poco dopo dalle ombre della sera. Potrete quindi attendere l'ora del tramonto e se alla passione fotografica si associa il desiderio di solitudine allora vi immergerete completamente nel Giardino di Pietra della Grigna. Laggiù ad ovest, facendosi largo fra le nubi lentamente tramonta il sole, mentre nel Giardino di Pietra le ultime nubi sospinte dalla brezza di valle risalgono verso monte e lentamente si dissolvono, lasciando svettare i fiori di roccia della Grigna: il Campaniletto, l'Ago, le Torri ed il Fungo. Poi potrete attendere il crepuscolo, un breve periodo durante il quale perdura la magia di luce di un sole che non c'è più, ma dura poco , poi le ombre della notte cominciano a dominare le vallate risalendo velocemente verso le vette dei monti illuminate dagli ultimi raggi di sole.

Dagli ultimi bagliori rossastri delle luci del crepuscolo svetta, fra le montagne del Cuneese, l'inconfondibile superba piramide del Monviso mentre in pianura cala la notte. Istintivamente affonderete le mani nello zaino alla ricerca di indumenti per combattere il freddo, non tanto un freddo legato all'abbassarsi della temperatura, ma un freddo psicologico, qualcosa di legato alla paura ancestrale di essere rimasti da soli in cima alla montagna, da soli in un ambiente che sembra diventare ostile e dove ogni piccolo rumore alle spalle vi fa sobbalzare, vi girerete immediatamente, ma non c'è nulla. La notte prende possesso della Grigna, lentamente si accendono nel cielo, sempre più blu e nero, le stelle , sempre più numerose con la misteriosa presenza. Lassù dalla croce di vetta del Grignone a circa 2400m, coperto di neve, con le sue infide cornici e i ripidi pendii, volgerete lo sguardo a 360 gradi. Inebriati dalla grandiosità di quello che state vedendo vi sposterete goffamente con la fotocamera ed il treppiede in mezzo alla neve, cercando di bloccare un ricordo, ma sempre attenti a dove mettere i piedi, un errore e l'infido ghiaccio aggiungerà una nuova lapide alla lugubre collezione di questa montagna.
Laggiù verso sud, in una limpida nottata, la pianura padana risplende della sua laboriosa luminosità, uno splendore di luci descrive le città, le strade, gli aeroporti e tutto il brulicare di vita. In primo piano la lunga cresta nevosa che porta verso la Grignetta, un itinerario chiamato la Traversata Alta, che in inverno diventa una gran classica dell'alpinismo lombardo, certo nulla di difficile, ma da non sottovalutare perché lunga e faticosa. Quando invece il fondovalle è circondato da foschia, ecco che questa, oltre a velare la scena, nascondendone i dettagli, agisce come un enorme diffusore trasformando le luci puntiformi in una areola dorata. Dalla neve a fatica spunta il Rifugio Brioschi, uno dei pochi ad essere ubicato sulla vetta di una montagna, la cui visione in inverno rappresenta la fine della lunga e faticosa salita, quasi 1600m di dislivello pestando neve. Arriva l'alba e le prime luci cominciano ad illuminare le Prealpi Bergamasche, è ora di ridiscendere a valle mentre in lontananza si intravede la colonna di alpinisti che affondando nella neve risale faticosamente i ripidi pendii che portano al Brioschi e sarà un'altra giornata di lavoro per il rifugio.

Raffaele de Marinis è un geologo e fotogeologo con ha una lunga esperienza alpinistica e speleologica che concentra la sua attività fotografica quasi esclusivamente in montagna, dove lo scatto è il momento della registrazione di osservazioni che spaziano dalla geologia, agli aspetti naturalistici in genere, alla conoscenza delle popolazioni alpine con la loro storia e la loro economia. Risposte e commenti
Che cosa ne pensi di questo articolo?
Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.
user5222 | inviato il 28 Ottobre 2011 ore 10:22
Grazie Raffaele per questo prezioso contributo. Mi hai fatto conoscere un posto meraviglioso. Complimenti per l'ultima foto postata. |
| inviato il 28 Ottobre 2011 ore 11:01
Ciao Raffaele, grazie per il post e per le splendide immagini. Mi hai fatto venire voglia di visitare il posto, mi dai indicazioni su come raggiungere il rifugio della tua terza foto? Grazie ancora. |
| inviato il 28 Ottobre 2011 ore 14:20
Bravo Raffaele un bellissimo tributo ai nostri monti.. Ben fatto! |
| inviato il 28 Ottobre 2011 ore 15:17
Le Grigne le conosco molto bene per averle frequentate in lungo e in largo in tutte le stagioni. Ancora oggi salgo volentieri in Grignetta, specie in inverno, una montagna dal fascino molto particolare e dalla quale si godono scorci stupendi. Complimenti per i momenti che hai saputo cogliere, belle atmosfere. Ottimo il testo. |
| inviato il 28 Ottobre 2011 ore 17:02
Grazie amici dei commenti ho fatto qualche modifica legata al fatto che nella scelta delle foto e nella loro nuova posizione queste perdevano il legame con il testo. Detto ciò, questo è il mio secondo articolo sul Magazine di Juza, il primo era sulla Parete Est del Rosa. Entrambi gli articoli descrivono zone che sono raggiungibili con pochi euro in tasca! Con mezzi pubblici, treni e autobus, come si andava una volta in montagna. Sono la dimostrazione che con un po di conoscenza si possono fotografare zone interessanti e scrivere due articoli per Juza, quindi senza dover prendere un aereo per dover andare .....in Patagonia o in Himalaya. Giarre, quel rifugio lo raggiungi per strade diverse a seconda della stagione, per problemi di valanghe in inverno. In genere questo è l'itinerario più frequentato in inverno ed in estate, salvo una variente invernale: Lecco > Ballabio> Colle Balisio. prima del colle a sinistra c'è una stradina sterrata che porta ad una chiesetta e li si parcheggia. Si sale al Rif Pialeral e li si chiede dove conviene passare per salire al Rif Brioschi. Pisolo conosco la tua passione per questa montagna, mi sembra di ricordare una tua Panoramica Grignetta-Grignone! molto bella! mi ricordo bene? raf |
user755 | inviato il 30 Ottobre 2011 ore 1:40
Vedo le Grigne (ed il Resegone) dalle finestre di casa mia durante le giornate limpide, restando quasi sempre imbambolato ad osservarle ed a fantasticare escursioni e momenti unici. Spero di riuscire a visitarle presto, magari in compagnia di qualcuno esperto della zona! Ci tengo a ringraziarti Raffaele per l'articolo, ora conosco qualcosina in più su quelle silouettes che tanto mi affascinano! :) Un saluto, take care!! Maurizio Ps: il primo scatto è una favola! |
| inviato il 30 Ottobre 2011 ore 9:42
Bravissimo raffaele !!! Io sono nativo di Introbio in Valsassina,conosco bene i posti che hai descritto ! da casa mia vedo benissimo e da vicino la Grigna, tutte le mattine quando mi sveglio è guardo fuori dalla finestra è uno spettacolo ! Condivido in pieno quello che dici sul fatto che non bisogna andare dall'altra parte del Mondo per vedere le meraviglie della natura quando le abbiamo dietro casa !! Io sono uno sponsor della Valsassina ,amo la montagna e gli animali ,leggo di gente che da Milano va fino in Abruzzo e in Val d'Aosta (senza nulla togliere a questi meravigliosi posti) per fotografare Camosci Caprioli e Stambecchi ,quando in un ora da Milano sei in Valsassina una valle stupenda ricca di animali da fotografare e paesaggi da mozzafiato (vedi tue foto)!7 Provare per credere ! Luca Camoscio. |
| inviato il 30 Ottobre 2011 ore 13:56
Raf ho centinaia di sactti fatti in Grignetta, ma visto che hai parlato di scorci Himalayani, questo mi ricorda molto l'Himalaya, ma è solo la Cermenati in un inverno particolarmente nevoso.. LINK |
user789 | inviato il 30 Ottobre 2011 ore 20:37
ciao! gran bell'articolo, gran belle foto...ma soprattutto...sarebbe possibile avere le info delle impostazioni di scatto della quarta foto??? grazie! ciao! |
| inviato il 30 Ottobre 2011 ore 21:15
grazie dei commenti e ricambio i saluti per Luca: hai ragione, per fotografare stambecchi e camosci non occorre andare in Val D'Aosta ma in Valsassina o al vicino Pizzo dei Tre Signori e vai quasi sicuro di incontrarli, inoltre essendo piccoli gruppi si possono riconoscere e vedere i mutamenti di anno in anno. Al Pizzo mi è riuscita la foto che avevo sempre desiderato, quella alla stambecco rampante www.raffaeledemarinis.com/?page_id=131 per Paolo: ecco i dati dello scatto al rifugio sepolto dalla neve 40D, tokina 12-24 a 12mm, 53 sec, f4, iso 800 raf |
user789 | inviato il 30 Ottobre 2011 ore 21:46
WOW! grazie 1000!!! questa dominante seppiata mi ipnotizza!!! sublime fantastica!!! ^^ |
| inviato il 02 Novembre 2011 ore 14:59
Un bel racconto con informazioni di vario genere e anche poesia. grazie! |
| inviato il 02 Novembre 2011 ore 14:59
Un bel racconto con informazioni di vario genere e anche poesia. grazie! |
| inviato il 19 Febbraio 2013 ore 17:45
E' stato piacevole leggere il tuo racconto che valorizza ancor più un patrimonio che noi lecchesi spesso trascuriamo. grazie per averlo scritto! |