La Terra non è piatta
La Terra non è piatta, testo e foto by
Mattia Campos. Pubblicato il 04 Settembre 2025; 0 risposte, 224 visite.
La fotografia nelle sue molteplici sfaccettature talvolta, nella sua espressione, può diventare uno strumento per imparare, studiare e capire.
In particolare la fotografia di paesaggio se praticata a lunghissima distanza ci può aiutare a comprendere la conformazione del nostro pianeta rivelandoci i meccanismi della curvatura terrestre e i tratti dell'orizzonte visibile.
Da oltre vent'anni mi diletto nella pratica di questo tipo di fotografia, che per me rappresenta non solo un' attività fotografica ma soprattutto un momento di grande gioia, stupore e di divertimento.
Fotografare particolari lontani, per lo più montagne, richiede però anche molto studio, molta dedizione e "sacrifici", e talvolta, non nascondiamolo, anche una buona dose di fortuna.
Inizialmente questo tipo di fotografia per me rappresentava un momento di divertimento, quasi un hobby, ma nel corso del tempo, degli anni, ha incominciato a significare molto di più. Mi sono affezionato a quello che stavo facendo, conoscendolo sempre meglio e apprezzandolo sempre di più come un qualcosa di intimo e di bello da proteggere.
" Vette dell'altopiano Gorski Kotar in Croazia, con miraggi. Distanza 290 km oltre l'Adriatico"

A volte, nel mio piccolo, nella mia vanità, immagino alcune di queste mie foto come delle vere e proprie opere d'arte, anche solo per il contesto nel quale sono state realizzate.
E di conseguenza darle pasto al pubblico e vederle mortificate da questa generazione moderna sommariamente "ignorante", che non è in grado di apprezzare il Bello, mi rattrista molto e me ne fa stare il più possibile alla larga.
Ma la cosa più strana e "incredibile" è che nell'epoca dei social, terreno dove negazionismo e terrapiattismo trovano la loro massima espressione e l'ignoranza è sovrana, le mie foto vengono utilizzate e prese ad esempio dagli stessi terrapiattisti per sostenere le loro "fesserie", e diversamente ma allo stesso modo, vengono prese di mira e accusate di essere dei falsi ( dapprima dei fotomontaggi, oggi elaborazioni dell'AI ) dagli "estremisti" opposti, talvolta anche da qualche meteorologo,giornalista o "laureato" di turno.
All'inizio questa cosa mi creava un enorme fastidio, ma poi nel corso del tempo, grazie anche al mio allontanamento dai social, ormai non mi tocca più, anzi ci rido sopra.
È anche vero che non ho ricevuto solo critiche, anzi per la stragrande maggioranza ho ricevuto tantissimi apprezzamenti e complimenti.
Tuttavia in questo articolo dovrò necessariamente affrontare il tema delle critiche ( spesso sono stati insulti veri e propri ) per poter sostenere la mia tesi ed arrivare alla conclusione che mi interessa mostrare.
" Le Vette della Corsica sopra al Palazzo dei Priori di Volterra - Distanza 280 km"

Due facce della stessa medaglia
Da una parte i terrapiattisti nella loro ignoranza e ossessione, ignari delle leggi dell'orizzonte, non comprendono le mie fotografie, anzi vi attribuiscono un significato totalmente errato, dicendo che, se si può vedere così lontano, la terra deve essere per forza piatta, e dall'altra parte gli antagonisti dei negazionisti, quelli che si sentono intelligenti perché magari hanno studiato all'università più qualificata, o semplicemente tutti quelli che nella loro "umiltà" si accomunano a questi, sempre a causa della loro ignoranza, ignari anche loro della fisica della matematica e della geografia, o semplicemente per non dare risalto ed evidenza a tutto ciò che si presenta come strano o straordinario e quindi accostabile al negazionismo o al complottismo, mi accusano di falso.
Insomma, in un modo o nell'altro non ho scampo. Facendo questo tipo di fotografie vengo additato regolarmente, dagli ignoranti di ogni genere, di essere un imbroglione.
Una cosa però nel corso di questi anni è apparsa in maniera sempre chiara ed inequivocabile nelle mie fotografie, come una legge. E cioè appunto la conferma delle leggi matematiche che regolano la curvatura terrestre e l'orizzonte visibile, e di conseguenza il modo in cui appaiono le cose lontane.
Sostanzialmente una conferma ulteriore che la Terra non è piatta !
La formula matematica che stabilisce quanto una cosa si possa vedere in lontananza e da che altezza la si possa vedere è la seguente :
Radice quadrata dell'altezza in metri del punto di scatto/osservazione moltiplicata per il valore di 3,85.
Il valore di 3,85 tiene conto del raggio terrestre e della rifrazione.
Infatti i raggi luminosi che attraversano l'atmosfera non procedono in linea retta a causa delle densità sempre minore dei vari strati d'aria mano a mano che ci si allontana dalla superficie, e il loro percorso risulta incurvato e concavo verso il basso. Questa caratteristica rende possibile osservare anche degli oggetti che si trovano leggermente al di sotto dell'orizzonte geometrico.
Perciò conoscendo l'altezza in metri della posizione/luogo di scatto è possibile calcolare fino a che distanza si può vedere un oggetto che sta sulla superficie terrestre alla stessa altezza dell'osservatore.
"Alba sui Sibillini dalle Foreste Casentinesi - Distanza 173 km"

Ma quello che più interessa in questo tipo di fotografia è calcolare quanto lontano si possa vedere un oggetto ( una montagna, una torre ) che non si trova a livello del suolo,ma che si erge "nettamente" al di sopra di esso.
Una montagna infatti, per definizione, non si trova a 0 metri, ma a 100m, 500 metri o 1000m sul livello del mare.
Questa cosa trae spesso in inganno le persone, che infatti guardando una foto di una montagna vista da lontanissimo escalmano immediatamente " ecco ! la terra è piatta ". Un'esclamazione che può essere di duplice natura, o di scherno o di convinzione, come accennato in precedenza.
Bisogna invece tenere in conto che la formula 3,85 moltiplicato per la radice quadrata dell'altezza in metri del punto di osservazione, deve essere applicata anche al punto osservato !
Quindi se stiamo fotografando una montagna alta 4600 metri e ci troviamo a 300 metri di altezza, dovremo applicare la formula sia nei nostri confronti sia nei confronti della montagna, perché la montagna non è a 0 metri di altezza,non è a livello suolo / mare, ma è a 4600 metri di altezza.
Infatti se applicassimo la formula solo per il luogo di scatto, da 300 metri di altezza riusciremmo a vedere lontano "solo" 66 km, mentre in realtà gli oggetti che si ergono sopra al livello del suolo / mare risultano visibili anche ben oltre tale distanza.
" Il Monte Rosa fotografato da Bologna sud, appena sopra San Lazzaro di Savena - Distanza 322 km "

Un esempio straordinario lo si può vedere con i propri occhi recandosi a Milano,anche solo nel raccordo autostradale in ingresso, che si trova ad una altezza di circa 100 metri sul livello del mare. Ebbene dall'autostrada nelle giornate limpide è perfettamente visibile e riconoscibile ad occhio nudo l'arco alpino e il Monte Rosa che si trova ad oltre 130 km di distanza. Lo vedono regolarmente migliaia / milioni di persone.
Se applicassimo la formula solamente al punto di osservazione, cioè all'altezza in metri dell'autostrada, risulterebbero visibili montagne solamente entro i 35 km di distanza, ma è evidente che così non è. Bisogna tenere conto anche dell'altezza della montagna che si sta osservando.
Perciò applicando la formula anche alla montagna alta 4600 metri si otterrà una distanza di 261 km.
Cioè da 4600 metri di altezza possiamo vedere lontano fino a 261 km un oggetto sul livello del suolo / mare.
Sommando le due distanze visibili ( perché io sono a 300 metri di altezza,non a 0 metri, e la montagna che voglio osservare è a 4600 metri di altezza, non a 0 metri ) otterremo 261 + 66 = 327 km.
Da 300 metri di altezza possiamo vedere una montagna alta 4600 metri entro una distanza di 327 km.
Un'altra cosa fondamentale è che, ad una distanza di 327 km, non vedremo interamente la montagna !!!
Ma ne vedremo solamente la parte alta 4600 metri, cioè la cima.
Se ci avviciniamo progressivamente riusciremo a vedere una parte di montagna sempre più grande, e sempre più parti di essa sotto alle cime.
Nel caso del Monte Rosa visto dalle alture sopra la città di Bologna non vedremo la montagna in tutto il suo volume, ma ne vedremo solamente le cime più alte, all'incirca sopra i 4200 metri.
Le leggi matematiche che determinano l'orizzonte terrestre non sbagliano.
Dovessero esserci ancora dei dubbi, se la terra fosse piatta, in una giornata super limpida, al tramonto e col sole a favore ( che tramonta dietro ad una montagna portandola in contrasto ) dall'Italia, dalle vette dell'Appennino Tosco Emiliano, si potrebbero scorgere con chiarezza i Pirenei ad oltre 1000 km di distanza.
Ma i Pirenei non si vedono !
Rimangono nettamente al di sotto dell'orizzonte visibile.
"Il ghiacciaio dell'Adamello fotografato dall'Appennino Emiliano Romagnolo - Distanza 271 km"

Evoluzione della mia fotografia
Ho iniziato a fotografare montagne lontane, strutture e città lontane, a seguito del mio interesse e amore per la natura e per la montagna. Da sempre sono una persona a cui piace guardare lontano, oltre...
Di conseguenza è nato tutto abbastanza spontaneamente.
All'inizio utilizzavo l'attrezzatura che avevo in casa, provenendo da una famiglia di fotografi.
Poi mi sono comprato, come tanti, la mia prima bridge superzoom, una Canon SX40.
Poi una SX50, una Nikon P900 e una P1000. Specializzandomi sempre di più sono passato alla reflex con i teleobiettivi.
Il 70-300 il 100-400 il 150-600, fino ad arrivare all' 800 F5,6.
Le fotocamere dovevano avere sensori croppati oppure densi, in modo da permettere forti ingrandimenti.
Come spesso accade, soprattutto all'inizio, mi sono fatto prendere la mano dagli ingrandimenti, volevo arrivare sempre più lontano e catturare sempre più dettagli.
Anche il mio stile fotografico era improntanto sul voler stupire ed esagerare, con colori sparati, forti contrasti, riduzione foschia al massimo. Non sono però mai ricorso a programmi di Denoise e Sharpen e non ho mai usato un metodo per l'unione di più scatti.
Mano a mano che acquisivo consapevolezza ho iniziato ad apprezzare e a tenere sempre di più a quello che stavo facendo, cercando di rispettare sia il paesaggio e la natura sia la fotografia, arrivando quindi ad una riproduzione il più possibile naturale e reale soprattutto sotto l'aspetto dei colori e dei rapporti tra luci ombre e contrasti.
Sono anche arrivato a capire o magari ad accettare che non è necessario disporre di super teleobiettivi lunghi e luminosi e super costosi, in quanto le distanze enormi che devo attraversare mi fanno perdere qualità nei dettagli e quindi la differenza fra un super teleobiettivo luminoso e un super zoom valido ma molto più economico viene ridotta veramente al minimo, talvolta è quasi inesistente. Perfino le bridge superzoom con sensore molto piccolo e croppato riescono ad avvicinarsi moltissimo alla qualità di un corredo più importante ad ottiche intercambiabili.
"Forlimpopoli in romagna con le Valli di Comacchio e le Dolomiti ( Civetta Pelmo Antelao ) distanza 265 km"

Certamente un sensore grande come quello di una medio formato può aiutare nel lavorare meglio un file, ma quello che conta di più non è tanto l'attrezzatura, ma il trovarsi nel posto giusto al momento giusto e soprattutto con le condizioni atmosferiche e meteorologiche migliori.
Inoltre spesso per fotografare montagne o particolari di paesaggi lontani occorre camminare per molto tempo e in salita, magari per sentieri sconnessi o mulattiere, prima dell'alba quando è ancora buio o prima del tramonto per poi tornare col buio, molto frequentemente in inverno quando ci può essere pure la neve.
Muoversi in queste condizioni con un'attrezzatura pesante ed ingombrante è assai scomodo e faticoso.
Nel corso degli anni ho trovato la giusta misura nell'utilizzare un corredo micro 4/3 di qualità, che mi offre un'ottima qualità di immagine ( non c'è bisogno di avere il meglio del meglio del Full Frame sul mercato, per via dell'aria che impedisce di ottenere la miglior qualità potenziale ) e allo stesso tempo mi permette di contenere i pesi e gli ingombri e mi offre prodotti "professionali" che non hanno timore di restare esposti all'aria e alle intemperie o di essere appoggiati a terra o sulla neve.
Il micro 4/3 grazie alla sua ottima stabilizzazione mi permette anche di lasciare quasi sempre a casa il treppiede e il monopiede, eccetto di notte ovviamente.
Il sensore croppato mi aiuta ad arrivare più lontano, e la stabilizzazione mi permette di scattare sempre ad ISO base sfruttando la massima qualità del "piccolo" sensore. Con altri sistemi più "grandi" o più "piccoli" non potrei avere la stessa efficienza nella stabilizzazione e dovrei alzare per forza di cose gli ISO quando la luce non è sufficiente, andando a deteriorare la qualità dell'immagine, ma soprattutto dovrei portarmi il treppiede.
Per questo motivi non sono mai riuscito a sfruttare l'800mm F5,6, un'ottica straordinaria ma troppo scomoda da trasportare.
Scattando spesso da posizioni esposte ed elevate ho anche dei seri problemi con il vento, che va ad impattare con i teleobiettivi lunghi e con i grossi paraluce e causa vibrazioni incontrollabili quando si utilizza il treppiede con lo scatto remoto, perciò spesso è conveniente scattare a mano libera, togliendo anche il paraluce.
Oltre a tutto questo è necessario avere una profonda conoscenza della geografia, delle carte meteorologiche, e avere la giusta esperienza per decidere quando uscire a fotografare e quando invece è meglio restare a casa, magari per evitare levatacce invernali con - 10 C°.
"Le Dolomiti che si spaccano, si trasformano e galleggiano - Distanza 265 km"

Uno dei problemi più grandi che limitano questo tipo di fotografia, probabilmente il più grande di tutti, è rappresentato della distorsione termica, la foschia da calore ( heat haze ).
In parole povere quando l'aria calda si mescola all'aria fredda, quando ci sono zone di aria a densità diversa, i raggi luminosi vengono deviati in modo irregolare, creando dei contorni distorti e tremolanti, e i soggetti appaiono sfocati e ondeggianti.
Lo stesso problema interessa anche la fotografia naturalistica e quella sportiva, soprattutto il motorsport, e l'utilizzo di teleobiettivi potenti amplifica ulteriormente le distorsioni e i tremolii, tanto più quanto i soggetti sono lontani.
In questi casi è praticamente "inutile" fotografare, a meno che le condizioni non vengano ulteriormente "disturbate" e si possa assistere al fenomeno dei miraggi.
Si tratta di fenomeni di trasformazione, duplicazione, distorsione ed elevazione degli oggetti osservati. Si tratta di veri e propri processi fisici, di rifrazione, che creano effetti illusori.
Esistono vari tipi di miraggi : superiore, inferiore e quello della fata morgana.
Esistono anche altri fenomeni che non sono classificati come miraggi, perchè non portano ad una inversione dell'oggetto osservato.
Questi sono il looming, il towering, lo stooping e il sinking e alterano anch'essi la percezione visiva degli oggetti.
Dalla cima del Monte Falterona nell'Appennino Tosco Emiliano ho potuto ammirare e riprendere, per circa quaranta minuti, il fenomeno del towering che si è trasformato nel miraggio della fata morgana. Le cime sono nelle Alpi Retiche e distano 280 km




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