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Confessioni di collezionista


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Confessioni di collezionista, testo e foto by Seb46. Pubblicato il 06 Novembre 2016; 21 risposte, 23260 visite.


Lo confesso, sono un collezionista.
C'è chi colleziona francobolli, chi monete, chi qualsiasi cianfrusaglia che voi ed io butteremmo nel cestino dei rifiuti. Una volta ho conosciuto persino un tale che raccoglieva vasi da notte di cui possedeva un formidabile assortimento. La mia piccola mania, perché di questo si tratta, consiste nel collezionare foto di pesci da me scattate. Non è che trascuri l'altra fauna marina ma nelle mie preferenze i pesci occupano una posizione privilegiata, per cui quando mi prende la febbre per qualche esemplare di cui non possiedo alcuna immagine, è più forte di me, devo cedere e cercare di raggiungere l'obbiettivo.
Volevo rimpolpare la sezione squali che da tempo languiva a quota 21 specie ed avendo trovato in rete il sito CW Azores che dava per certo l'avvistamento delle verdesche e buone possibilità per gli squali makò, non ho perso tempo e dopo aver completato le mie informazioni circa clima, stagionalità temperatura ed i vari argomenti dal cui possesso dipende la buona riuscita di una vacanza, ho prenotato senza indugio per inizio settembre, mese in cui la temperatura dell'acqua è ai suoi massimi, la possibilità di avvistamento tra le migliori e la ressa agostana superata. Detto fatto, l'agognata partenza è arrivata.


Il grande picco vulcanico che domina l'Ilha do Pico


Anche se la destinazione non è distante, per ragioni economico-logistiche il viaggio, pur non faticoso, ha comportato le tratte Malpensa-Lisbona, Lisbona-Ponta Delgada e finalmente da qui all'agognato arrivo a Pico. Il clima di quest'anno (2014) è stato capriccioso un po' dovunque. Chi mi legge quasi certamente potrà confermare che questo inverno agostano, pur non avendo avuto temperature assai rigide, non è stato certamente tra i più apprezzabili del secolo. Il tanto atteso anticiclone delle Azzorre non ha premiato l'Europa ed anche nella sua sede naturale qualcosa è andato storto.
Pico poi, che deve il nome ad un alto picco vulcanico dove si impiglia qualsiasi nube di passaggio, ha voluto aggiungerci del suo, regalandoci una costante coltre nuvolosa con frequenti scrosci di pioviggine leggera, che pur mite nella sua costante visita, non è certamente apprezzabile come un'occhiata di sole.



In mancanza di uscite in mare aperto si fotografano soggetti del litorale.
Questo è un Serranus atricauda


Il vento da nord poi, proveniente direttamente dall'Artico, oltre che abbassare le temperature ha sollevato in modo continuo onde di alcuni metri che hanno impedito ogni possibile uscita in barca.
La vacanza avrebbe potuto trasformarsi in incubo se non fosse stato per la perizia e la grande conoscenza del territorio da parte del personale del centro diving cui ero appoggiato, che ha sempre trovato una caletta diversa e ben riparata da cui partire per ben congegnate immersioni.

Sebbene la biodiversità dell'Atlantico non sia nemmeno paragonabile a quanto si possa trovare nel Pacifico o nell'oceano Indiano e pur avendo molti pesci in comune col Mediterraneo, esistono molte peculiarità che ad un appassionato risultano ghiotti bocconcini. Oltre ai citati squali, ragion prima della mia partenza, qui bivaccano le mobule, grandi pelagici molto simili alle mante ma con bocca ventrale e pinne cefaliche meno sviluppate, grandi branchi di barracuda coda gialla, almeno quattro specie diverse di murena ed un mucchio di pesciolini caratteristici di cui metto come descrizione alcune foto.



Un curioso blennide reperibile quasi sempre in acque basse (Ophioblennius atlanticus)

E' arrivato l'ultimo giorno utile per immergermi. Forte temporale notturno e mare un poco calato. La catastrofe pendeva sul mio capo....Però...
Anche se Il meteo era nemico, complice un leggero miglioramento atmosferico, la direzione del diving center, pur col mare avverso, ha voluto regalarmi un sorriso di commiato consentendomi all'ultimo minuto un'uscita in barca alla ricerca di squali. Un solido e ben equipaggiato gommone ci ha condotto sul sito dove i pescatori confermavano da tempo una assidua e regolare presenza di tali selaci. Alcune berte, grandi uccelli marini un poco simili ai gabbiani, pattugliavano la zona, di tanto in tanto tuffandosi a rapinare un freguglio della nostra pastura. Sapidi liquami misti a briciole di pesce, in poco più di un'ora di attesa, hanno richiamato il primo ospite.



Primo piano del muso di una verdesca

Ci si è calati in acqua lasciandoci scivolare dolcemente dai tubolari. Una cima fissata a poppa ed una a prua consentivano un buon aggrappo per mantenersi stabilmente ancorati al gommone lasciato andare alla deriva. Ci si poteva dedicare così anima e corpo alle riprese fotografiche.
Le verdesche che oggi ci hanno onorato della loro presenza erano solo due: maschi adulti dal corpo affusolato con enormi pinne laterali, quasi splendide ali che fendono l'acqua con grazia e leggerezza incredibili. Muso aguzzo con impareggiabile coefficiente di penetrazione dove spiccano grandi occhi di porcellana che ti fissano con curioso stupore, per nulla ostili, mentre il pesce dopo averti puntato scivola con impareggiabile leggerezza al tuo fianco. L'atteggiamento è di un ospite che ti ceda un poco del suo alloggio con regale nonchalance pretendendo però un reciproco comportamento.
Sfortunatamente sott'acqua il tempo è più veloce che dal dentista ed un'ora trascorre in dieci minuti. Incurante di questo ho continuato a scattare fino che la fotocamera ha tirato le cuoia ed ha preteso che uscissi adducendo un esaurimento di batteria. "Ma, e i makó?" obiettavo... Ritornerò....



Pesci pilota e remore accompagnano spesso questi squali.

La verdesca:
diffuso in tutti i mari del mondo, questo carcarinide è forse lo squalo maggiormente pescato per l'ignobile pratica dello shark finning che, per chi non lo sapesse, consiste nel pescarlo, amputargli le pinne e ributtarlo ancora vivo in mare, impossibilitato a nuotare e condannato così a una fine terribile. Il valore delle carni è infatti molto limitato e tenendo solo le pinne (molto lucrose perché ricercate in oriente per zuppe e pietanze afrodisiache) i pescherecci possono caricarne elevati quantitativi prima di dover fare ritorno alla base.
Lunghezza massima di circa 4 metri, per un peso che può raggiungere i 170 kg., corpo affusolato che presenta un dorso d'un blu profondo che si schiarisce sui fianchi fino a raggiungere il bianco del ventre, muso aguzzo allungato con grandi occhi neri che scrutano con curiosità il subacqueo. Non sono però i grandi occhi plumbei visti nello squalo tigre e nello squalo bianco. Quelli incutevano soggezione o quanto meno inquietudine. Questi, circondati da un sottile anello bianco, ti guardano con interesse chiedendosi forse in che razza di animale si sono imbattuti. Lunghe e falciformi pinne pettorali ed uno sviluppatissimo lobo superiore della pinna caudale, unitamente alla sagoma slanciata, rendono questo squalo un siluro da corsa. Sebbene si siano registrati attacchi all'uomo con esiti mortali, per il subacqueo la pericolosità è scarsa.
Anche se come compagno lascia un po' a desiderare, al punto che le signore squalesse sono state costrette ad avere la pelle tre volte più spessa di quella dei mariti come protezione dall'irruenza amorosa di questi ultimi, la verdesca (Prionace glauca) viene descritta in un poema di Oppiano Cilice (3° secolo D.C.) come genitore amoroso:
"Siccome il glauco fa, che la sua prole / sugli ovipari tutti ama e carezza / finchè sbuccin dall'uovo, immobil sempre. / poi sempre va d'appresso a loro, e quando / tremar li vede per vorace pesce / spalanca la sua bocca, e gli riceve, / e cessato il timor poi gli rigetta."
(Versi 636-642 canto I de "La cinegetica e l'alieutica" che pare siano stati ricompensati dall'imperatore Caracalla, cui l'opera era dedicata, con circa 4600 stateri d'oro (uno a verso) ).
Ahimè!... Quanta differenza coi compensi di chi manda un articolo a un giornale oggigiorno!



Un incontro ravvicinato tra i tanti di un paio d'ore di immersione.



Molto spesso la verdesca punta direttamente il subacqueo dirigendosi contro fino a una ventina di cm. di distanza, probabilmente per valutarne la reazione.

Le Azzorre e l'isola di Pico in particolare

Situate in pieno oceano Atlantico e lambite da una branca della corrente del Golfo, le isole Azzorre godono di un clima mite tutto l'anno che non scende mai sotto i 12 gradi. Il verde intenso che le ricopre svela invece che la siccità è una parola in loco sconosciuta. Come ho avuto modo di constatare al termine di diverse immersioni da terra, quantunque il sole mi gratificasse col suo benefico tepore, questo veniva in parte annullato da pioggerelle leggere trasportate da lontano dai venti. Infatti la vetta vulcanica che ci sovrasta coi suoi 2351 metri, il Piquinho , sembra assai freddolosa ed ama proteggersi costantemente il capo con un baschetto di nubi e talvolta con uno scialle che ne copre anche i fianchi, da cui partono queste docce poco gradite. Qui l'inverno è particolarmente piovoso ma anche nelle altre stagioni le precipitazioni non mancano. L'acqua dell'oceano che durante i mesi estivi supera abitualmente i 20 gradi, nei periodi più freddi può raggiungere i 12. Personalmente durante le immersioni, in settembre, ho constatato una media di 22, con punte di 20 e 23 gradi. Fuori il nero delle rocce basaltiche fa da contralto al lussureggiare della vegetazione e viene messo in evidenza talvolta anche in molte costruzioni edilizie dai riempimenti di malta bianchi che cementano le oscure pietre degli edifici. Estremamente suggestivi i vecchi mulini a vento, che ti fanno rivivere un'atmosfera di tempi lontani. La particolarità dell'isola è però nelle siepi di muretti a secco color carbone, addossati gli uni agli altri in disordinati grovigli che all'interno originalmente proteggevano dai venti impetuosi e dalla salsedine le coltivazioni di vite. E' un labirinto di nero e di verde, dove molti vigneti col tempo sono scomparsi, sostituiti da un'aggressiva vegetazione selvatica. Questo particolare paesaggio costruito col sudore di molteplici generazioni è stato dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco. Purtroppo l'oidio e la filossera distrussero larga parte delle viti, costringendo una fetta consistente della popolazione a migrare. Chi rimase si volse al mare e favorito dall'abbondanza di cetacei e dalla presenza di flotte baleniere che utilizzavano le isole come basi, si diede all'attività di barcaiolo o fiociniere. Testimoni di questa epopea rimangono ancora degli anziani balenieri ed alcuni musei sulle isole dedicati ai grandi cetacei e ai loro cacciatori.
Terminata (fortunatamente) la caccia alle balene, dopo l'adesione del Portogallo alla moratoria proibitiva di tale esercizio, la tradizionale conoscenza di questa attività ha potuto generare un polo turistico legato all'avvistamento ed alla documentazione della vita di questi giganti del mare.
Il whale watching è praticato in molte isole, come pure il bird watching poiché, oltre alle specie endemiche di uccelli, se ne possono trovare parecchie altre talvolta rare che, sulla rotta migratoria per l'America approfittano di questi lembi di terra per una sosta che renda il viaggio meno faticoso.
Sull'isola di Pico non esistono troppe strutture ricettive. Però, oltre ai pochi alberghi, è possibile affittare una casetta (Casas Açorianas) o un appartamento a prezzi contenuti. Ugualmente modeste sono le spese per rifocillarsi. Se non si hanno grandi pretese con meno di 10 euro si mangia bene e a sazietà ed anche un pranzo od una cena con specialità di carne o pesce difficilmente può superare i 25 euro.

















Risposte e commenti


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avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2016 ore 22:20

Bravo Sebastiano,
sempre interessanti e dettagliati i tuoi articoli e corredati da ottime foto.
Marco

avatarsenior
inviato il 06 Novembre 2016 ore 22:46

Complimenti.

avatarjunior
inviato il 07 Novembre 2016 ore 23:15

Ciao Marco, grazie dell'apprezzamento, mi auguro di riuscire ancora a farvi partecipi delle meraviglie (sempre più scarse ) che cerco di riprendere.
Un grazie a Jazzcocks
Sebastiano

avatarsupporter
inviato il 16 Novembre 2016 ore 20:28

che foto meravigliose !!! sei grandissimo !!!

avatarsenior
inviato il 18 Novembre 2016 ore 0:01

Complimenti per la narrazione con la leggerezza del racconto breve e le foto molto convincenti.

avatarjunior
inviato il 19 Novembre 2016 ore 12:43

Un grazie di cuore a Giacomo62 e a Piergiovanni per la visita e i gentili apprezzamenti.
Sebastiano

avatarsenior
inviato il 01 Dicembre 2016 ore 21:50

Un bellissimo sunto delle tue esperienze. Posti fantastici, esemplari unici, complimenti.
Ciao. Danyla

avatarjunior
inviato il 02 Dicembre 2016 ore 8:42

Molte grazie per la visita e l'apprezzamento.
Ciao. Sebastiano

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 9:25

Complimenti!

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 15:25

Grazie Fab!

avatarjunior
inviato il 31 Dicembre 2016 ore 17:28

Che meraviglia

avatarjunior
inviato il 03 Gennaio 2017 ore 7:52

Bello e Coraggioso ...

avatarjunior
inviato il 03 Gennaio 2017 ore 10:50

Grazie e buon anno!

avatarjunior
inviato il 11 Gennaio 2017 ore 20:53

Resoconto godibilissimo e foto splendide. Complimenti.

avatarjunior
inviato il 11 Gennaio 2017 ore 20:57

Grazie Mario! Buona serata!





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