| inviato il 04 Gennaio 2016 ore 16:37
Oceano Atlantico, 4 Gennaio 2016. Smyril Norrona Immaginate di poter girare liberamente tra i lunghi corridoi e le innumerevoli porte della Norrona, la nostra nave: con una piccola passeggiata di fantasia (ovviamente per noi passeggeri certe zone sono off limit) vi porterò ad esplorare questa città galleggiante. Dai ponti superiori, quelli liberamente accessibili a tutti, scendiamo di quattro piani, passando i ponti tre e quattro dove abbiamo lasciato le auto. Al livello più basso, in una zona rigorosamente chiusa ai non addetti ai lavori, ci troveremo di fronte al cuore pulsante della Norrona: quattro motori Caterpillar MaK M43C, 6 cilindri in linea da 7340 cavalli, per un totale di circa 30000 cavalli di potenza. Ancora più impressionante è la cilindrata: 8.500.000cc, una misura che fa impallidire i 4.200cc della nostra Audi S5. I quattro leviatani lavorano incessantemente per spingere il traghetto, lungo 165 metri e largo 30, a una velocità attorno ai 21 nodi, cioè 38 chilometri all'ora. Se potessimo tuffarci nel mare gelido e agitato e dare un'occhiata sotto la nave, vedremmo tutta questa potenza far girare furiosamente la grandi eliche; sui lati, invece, due stabilizzatori aiutano a mantenere il pavimento in orizzontale in caso di mare molto mosso. Risalendo a bordo e addentrandoci nei piani superiori, incontreremmo una varietà di cabine: quelle più povere, dove noi alloggiamo, hanno quattro letti, un piccolo bagno e nessuna finestra; altre hanno un piccolo oblò da cui sbirciare le onde; altre ancora, le più lussuose, hanno spazi degni di una camera d'albergo, grandi finestre, tavolo e poltrona. A meno che non siate in dolce compagnia, però, vi consiglio la sistemazione più spartana: i generosi spazi e le enormi vetrate della aree comuni compensano ampiamente alla modesta cuccetta. Infine, il nostro amico immaginario potrebbe salire sui ponti di comando, dove il capitano e gli uomini dell'equipaggio dirigono la nave. Qui troviamo anche una giungla di antenne, sensori e apparecchi vari, tra cui l'antenna che ci dà la tanto preziosa, anche se flebile, connessione satellitare, il nostro unico legame col resto del mondo. Questa è la nostra città e casa: qui trascorriamo le giornate di fronte ai vetri tappezzati di salsedine, guardando l'oceano infinito.
 Da sinistra a destra: la vista dalle finestre dove passiamo buona parte della giornata; il ponte 8, aperto, dove respirare l'aria gelida dell'oceano; una delle vasche con vista sul mare; la pista di atterraggio per elicotteri e, in lontananza, le isole Shetland; zona off limit; la nostra stanza e il mio compagno di viaggio pronto a stappare una bottiglia di vino. Oggi ci siamo svegliati verso le sette, ancora avvolti dall'oscurità; abbiamo guardato il cielo nuvoloso rischiararsi lentamente, finchè tutto è diventato di nuovo una sfumatura d'azzurro. In tarda mattinata abbiamo fatto quella che è la nostra colazione, pranzo e cena, e intanto il traghetto è ormai lontano dalla costa danese che abbiamo lasciato ieri. Verso mezzogiorno sfioriamo le isole Shetland, e dopo altre 12 ore di navigazione faremo una brevissima sosta alle isole Faroe, poi di nuovo in rotta verso l'Islanda! |