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Testo e foto by MaxShutterSpeed. Pubblicato il 05 Febbraio 2016; 42 risposte, 10389 visite.
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Django , tutto quello che ho descritto l'ho visto o letto consultando documentazione che si trova facilmente anche in rete, nessuna deduzione anzi, nel racconto noterai lo sforzo per cercare evitare di commentare in modo soggettivo alcune cose, anche se molto difficile, se cominci a documentarti su quello che è successo a Mostar.
Mostar è tristemente famosa proprio perchè qui ci fu una situazione particolare. Una città in cui la popolazione combatteva un nemico comune, si è ritrovata da un giorno all'altro divisa in due fazioni, una contro l'altra.
Una di queste due parti finì quini con l'avere due nemici, uno all'esterno della città ed uno all'interno, magari nel palazzo di fronte. I racconti dei sopravvissuti nei primi giorni di questa fase sono raccapriccianti, e gli spari da finestra a finestra, nella zona della via principale che era diventata il fronte, tra famiglie "intrappolate" nelle proprie case, sono raccontate da alcuni sopravvissuti, ma era anche ben poca cosa di fronte alle atrocità commesse in questa città.
Sono stato a Mostar (e Sarajevo) diverse volte. Questo breve ma bel reportage da una idea, seppur vaga, della violenza di un sanguinosissima guerra, anche fratricida, finita soltanto poco più di 20 anni fa. La scelta del bianco e nero evidenzia questa atmosfera ancora pesante che vi si respira. Parlando con amici bosniaci, proprio di Mostar, si capisce che la guerra è sempre ad un passo dallo scoppiare di nuovo, proprio le differenze profonde che segnano questo popolo. Differenze di fedi religiose, di lingua, di tradizioni, di etnie così pesanti da rendere la convivenza ancora difficile. Inoltre ora ci sono rancori, vendette da consumare che avvelenano la società bosniaca. Speriamo nei giovani che possano dimenticare le atrocità dei padri e che guardino verso un futuro di pace.
Mi ha fatto molto piacere leggere il tuo racconto. Sono stato a Mostar nel 1989 e ricordo perfettamente il ponte originale, i tuffi e l'incredibile trasparenza della Neretva. Mi ricordo che volevamo spingerci fino a Sarajevo ma qualcuno ce lo sconsigliò e decidemmo di rinunciarvi. Era la prima volta, tra l'altro, nella mia vita che entravo in contatto con un bazaar. Mi è rimasta impressa perché credo che i primi casini siano iniziati proprio quell'anno con la dissoluzione della vecchia Jugoslavia. Grazie. Roberto