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Il segno nella fotografia digitale


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avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 8:42

ALTERAZIONE

Per alterare la temporalità delle relazioni causa-effetto è necessario che il pensiero venga liberato dalla peoprie intenzioni o, per dirla con Levi-Strauss, porlo in condizione di "assenza di rendimento". Ripensare alle cause attraverso le forme, alle loro irroranti fluidità, ci costringe anche a ripensare al concetto ecologico dell'agency. Cos'è questo strano modo di fare qualcosa senza fare assolutamente nulla? Beh, paradossalmente, certamente non è "politica": la forme emergono e si propagano nella vita di coloro che si relazionano ad esse, semplicemente.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 9:19

ISOLAMENTO

A livello macroscopico si può intuitivamente derubricare molto del lavoro svolto dall'intelligenza artificiale ad un riflesso critico, una sorta di specchio, che soddisfa le nostre convinzioni egoiche sulle forme di associazione simboliche, le stesse che strutturano anche il nostro linguaggio verbale. Alla domanda "sto guardando questo?" l'intelligenza artificiale risponderà sempre affermativamente: inseguendo "questo", scontornando "questo", facendoci vedere "questo" in modo più nitido. La nostra proiezione, coadiuvata dal pensiero macchinico, ne risulterà amplificata, isolandoci.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 10:45

SMARTPHONE

Ma, la fotografia digitale pensa? Intendiamo: oltre l'evidente "meccanismo" macroscopico del riflettere isolandoci, c'è anche dell'altro? E se c'è, allora, come pensa la fotografia digitale? Di nuovo, circostanziamo: non quella concettualmente anacronistica che, presupponendo l'esistenza di almeno un fotografo per sussistere, presupponeva anche una sorta d'amletico essere-non-essere (In&Out) bensi quella che, con tutta evidenza, andrà a definire la cultura visiva del futuro. Una provocazione: poter affermare che le fotografia digitale "pensi" è curiosamente un prodotto del fatto che stia pensando; non come prodotto della nostra mente, né come "cosa", ma come relazione di segni governati dalla dinamica semiotica.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 14:53

DEFAMILIARIZZAZIONE

Vedere ciò che è strano come familiare in modo che il familiare appaia come qualcosa di strano. Equivale a porre l'enfasi sul “come” la comprensione del contesto destabilizzi ciò che consideriamo come modo di essere naturale. Ciò modifica anche l'utilizzo di concetti analitici fondanti quali rappresentazione, relazione, sé, differenza, similarità, vita, il reale, mente, persona, pensiero, forma, finitudine, futuro, storia, causa, agentività, relazione, gerarchia e generalità. Cambia, infine, il “dove” posizioniamo i fenomeni a cui tutto ciò si riferisce.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 16:58

SOPRAVVIVENZA

L'attenzione che rivolgiamo al tema della sopravvivenza della fotografia ci impone di riconoscere che la vita non è solo il prodotto del peso che il passato ha sul presente, ma anche il prodotto dei modi contorti in cui il futuro grava sul presente. Tutti i processi semiotici sono organizzati intorno al fatto che i segni rappresentano un possibile e futuro stato delle cose. Questo tipo di causalità, secondo cui un futuro arriva a influenzare il presente attraverso la mediazione dei segni, è specifico del reale sia che lo si voglia interpretare come un “essere in futuro” che come un “futuro vivente”.

avatarsupporter
inviato il 29 Aprile 2024 ore 17:21

MrGreenDopo queste non mi uccido perché voglio vedere come finisce agli altri:-P,la filosofia fa male,meglio una carbonara con birraMrGreen

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 17:23

ASSENZA

La continuità, la sopravvivenza, si relaziona all'assenza ed il futuro è legato anche a quest'ultima. In un modo o nell'altro, tutti i tipi di segni rendono nuovamente presente ciò che non è più presente. Ovvero: ogni rappresentazione riuscita si fonda su un'altra assente; è il prodotto della storia di tutti gli altri processi che hanno rappresentato in modo meno accurato ciò che sarebbe stato. Quel che si è “come” sé semiotici è intimamente connesso a ciò che non si è. Il futuro emergente, dunque, è in relazione con una specifica “geometria” di storie assenti. Si può osservare, infine, come questo status del futuro generi una sorta di “debito” con il futuro che non è stato possibile vedere all'opera.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 17:39

@Sergik

Non vedo antitesi tra carbonara e filosofia. Anche i filosofi mangiano ed alcuni sicuramente bevono anche la birra. ;-)

avatarsenior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 17:57

Ma voi preferite la carbocrema o la carbosofia? MrGreen

avatarjunior
inviato il 02 Maggio 2024 ore 10:37

MEDIATORE

Il fatto che i segni siano sempre dei "mediatori" non significa che esistano in una sfera separata all'interno delle menti e isolati dalle entità per cui stanno: non solo riguardano il mondo ma sono anche, in modo significativo, nel mondo. Un'opposizione a questa moderna visione agnostica di Peirce la ritroviamo nel superato Ferdinand de Saussure per il quale, viceversa, il linguaggio era il termine di paragone ed il modello di tutti i sistemi di segni. Parimenti la fotografia, per come è nata e per come è in divenire, entra in gioco giacchè se è vero che i segni “rendono nuovamente presente” [re-present] però non lo fanno esprimendosi solo a parole ma anche tramite "parassiti" paralinguistici.

avatarjunior
inviato il 02 Maggio 2024 ore 11:05

LIMITLESS

In questo contributo mi sembra interessante non tanto il discorso dell'effimero transitorio a monitor versus la "dichiarazione" della stampa come fatto compiuto quanto, nella parte finale del video, l'aver captato una sorta di impossibilità a trasferire su carta la sensazione di maestosità offerta da una particolare veduta paesaggistica. Trovo che questo distinguo, squisitamente sensoriale e che poggia su basi culturali derivate da un certo tipo di cultura fotografica, sia una buona introduzione, per opposizione, all'aspirazione-tendenza "limitless" della fotografia digitale più moderna.


avatarjunior
inviato il 02 Maggio 2024 ore 15:58

ONNIPRESENZA

Immagini che “suonano” come ciò che significano e significano grazie ai modi in cui trasmettono sono onnipresenti nell'esperienza visiva di tutti i giorni. Il nostro rapporto con il “sounds-like-life” (l'espressione è di Janis Nuckolls) si è profondamente evoluto, o comunque modificato, in una specifica direzione con il supporto della smaterializzazione digitale e la diffusione dello smartphone come macchina “da presa” preferenziale. In un certo senso è una sorta di rivincita dell'icona (come segno) sul simbolico. L'icona - ricordiamo - ignora le differenze tra il “veicolo signico” (l'entità presa come segno) e l'oggetto. L'immediata familiarità dell'immagine digitale nei confronti dei profani non è solo un “fatto tecnico” legato all'esposizione ma riguarda anche la dinamica semiotica.

avatarjunior
inviato il 03 Maggio 2024 ore 7:45

EVENTI

Quando vengono ignorate le molteplici caratteristiche che rendono unica ogni "entità", allo stesso tempo viene amplificato un insieme molto ristretto di caratteristiche (iconismo). L'evento stesso, e non solo la sua imitazione (pre-visualizzazione), può essere considerato come un tipo di segno. È un segno nel senso che anch'esso è “qualcosa che sta per qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o capacità”. La significanza non è territorio esclusivo del "fotografo" perché non siamo i soli a interpretare i segni. Il fatto che altri generi di esseri usino i segni è un esempio dei modi in cui la rappresentazione esiste nel mondo al di là della nostra mente e dei suoi sistemi di significato. Ed è essenzialmente questo che viene "insegnato" ai mutanti-ibrido tecno-scientifici.

avatarjunior
inviato il 03 Maggio 2024 ore 8:06

INDICALI

O indici, che dir si voglia: mentre le icone contemplano una certa disattenzione, un'approssimazione di fondo, gli indicali [come segno] invece focalizzano l'attenzione. Se le icone sono quello che sono “in se stesse”, a dispetto dell'esistenza dell'entità che rappresentano, gli indicali viceversa implicano i fatti “stessi”, in sé per sé. Attenzione perché anche questi segni indicali, come le icone, non appartengono al simbolico: i simboli si riferiscono sempre e solo indirettamente al loro oggetto in virtú dei modi in cui si relazionano con altri simboli, implicando una "convenzione" (es. linguaggio). Gli indicali si posizionano gerarchicamente nel mezzo, essendo già post-iconici ma ancora pre-simbolici. L'indicale rappresenta “in virtú di una reale connessione con l'oggetto” (Peirce).

avatarjunior
inviato il 03 Maggio 2024 ore 8:34

EFFICIENZA

I segni indicali sono generalmente definiti come segni "ad alto rendimento" che implicano qualcosa di piú di un'efficienza di tipo squisitamente meccanico. Questo qualcosa di piú, paradossalmente, è qualcosa di meno - è un'assenza. Nella misura in cui essi vengono "notati", i segni indicali spingono i loro interpreti a fare connessioni tra un determinato evento ed un altro che non è ancora accaduto. Gli indici ci forniscono informazioni su questi "futuri assenti" che però sono anche “essere in futuro” e “futuro vivente" (rimando alla voce SOPRAVVIVENZA). Ci spronano a formare una connessione tra ciò che sta accadendo e ciò che potrebbe - potenzialmente - accadere.

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