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Il segno nella fotografia digitale


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avatarjunior
inviato il 25 Aprile 2024 ore 23:11

FINITUDINE

Dando per nota la domanda che la Sfinge pone a Edipo e la risposta che ne ottiene ci soffermiamo sul bastone in quanto "mediatore" tra la nostra finitudine ed il mondo che si estende oltre noi. Nella misura in cui consentono a ciascuno di rappresentare qualcosa del mondo, esistono molte entità-artefatto che possono fungere da bastoni per diversi sé. Il tema è che il modo in cui ci rappresentiamo il mondo circostante è sempre costitutivo del nostro essere e quindi, seguendo Gregory Bateson: “In quale punto” - lungo questa solida estensione - “comincio io?”.

avatarjunior
inviato il 25 Aprile 2024 ore 23:59

ANACRONISMO

La delimitazione di una realtà socialmente costruita come dominio separato - vedi i fotoamatori - coincide, oggi come oggi, con la sua piú grande maledizione. Trovare dei modi per superare tale anacronismo rispetto alla fotografia digitale è una delle sfide piú importanti che un ragionamento critico non riduzionista sul tema possa affrontare. Il modo in cui abbiamo rappresentato i fotografi, cioè come delle eccezioni - separati dal resto -, dovrebbe essere ripensato sviluppando una solida analitica che contempli e comprenda tutte le relazioni in causa, tutta l'umanità e l'immagine stessa (tutta).

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 0:02

SballorditIvo,

si con due ll,
ma quante canne ti sei fatto?MrGreen

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 0:24

Naaa, sono un fumator-cortese, solo pipa e tabacco aromatico.
Ma capisco il dubbio ;-)

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 9:13

ALTER-POLITICA

Noi siamo, di fatto, esposti ai mondi emergenti che ci circondano. Le sfide poste dalla necessità di comprendere varietà crescenti di "forme" – siano esse nuovi agenti patogeni o mutanti tecno-scientifici – è cruciale e non rappresenta una novità: I sogni stessi sono un genere di reale empirico, dato che le immagini che riusciamo a trattenere, consciamente o no, hanno effetto su di noi. Per favorire un'immersione piú delicata in un pensiero che cresce Ghassan Hage conia il concetto di “alter-politica”: una politica che non si risolve nell'opposizione ai nostri sistemi attuali o dalla loro critica, ma si sviluppa a partire dall'analisi di un altro modo di "essere".

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 10:11

OLTRE

Ci è stato insegnato che il linguaggio, e le sue specifiche [troppo-umane] proprietà simbolico-rappresentative, sono ciò che ci definisce. Con un parallelo potremmo affermare che questa visione è simile alla fisica newtoniana, quella fisica utile per riparare una perdita d'acqua ma che non contempla tutto il sovra-sottostante [oltre-umano] e quindi la fisica quantistica e le sue meccaniche. Mentre il linguaggio può essere circoscritto all'interno del simbolico non tutti i segni appartengono al simbolico e non tutti i segni sono convenzionali. Se la cultura è un "tutto-complesso" (si veda la definizione di Edward Tylor) rispetto alla rappresentazione noi siamo di fronte ad un "tutto-aperto".

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 12:17

NIENT'ALTRO CHE

È l'espressione preferita dal pensatore riduzionista, consapevole e non. Rappresenta bene anche quel metodo d'indagine frammentario che è stato via via abbandonato in tutte le discipline, umanistiche e scientifiche, in favore di una visione più integrata e pragmatica. La stessa logoterapia, che è quell'approccio alla psicanalisi capace di "indovinare e riflettere" oltre il simbolo freudiano e l'archetipo junghiano, deve la sua genesi all'abbandono del riduzionismo in neuro-psichiatria giacché - citando Viktor Frankl - "due più due fa quattro anche se ad affermarlo è uno schizofrenico".

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 16:10

CONTESTO

Per un'analitica senza resti, e senza liste di “In&Out”, dobbiamo addentrarci nell'apertura delle rappresentazioni possibili partendo dal presupposto che svincolandoci dal mero simbolismo ci imponiamo anche di ripensare ad un concetto fondante: il contesto. Lo scopo è quello di renderci meno familiare il segno “convenzionale” mostrando come sia solo una delle varie modalità possibili, per esplorare invece le differenti proprietà non-simboliche di quelle altre forme semiotiche che di solito vengono occultate dal simbolico o assimilate ad esso.

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 18:15

REALE

I processi di rappresentazione, abbiamo detto, sono specifici della vita e, in un certo senso, gli possono essere persino sinonimi (ricordiamo la provocazione iconica delle Fasmidi). Ma, se il simbolico è solo una delle possibilità e non l'unica allora, contestualmente, anche il nostro concetto di “reale” è destinato a cambiare: l'oggettivo viene destabilizzato da quelle “strane logiche” nascoste di quei segni che emergono, crescono e circolano in un mondo la cui rappresentazione va oltre, però includendo, il simbolico e l'umano. Inevitabile, in questo senso, fare un parallelo con quanto accaduto nella fisica moderna.

avatarjunior
inviato il 26 Aprile 2024 ore 20:54

NOI

Le favole del medioevo non sbagliavono: il mondo è un luogo "incantato". A renderlo tale, però, non sono fate e folletti ma la dinamica semiotica vivente nella quale “Noi” non siamo l'unico genere di noi possibile. L'intenzione-significato, ovvero i rapporti tra mezzi e fini, la significatività, il “riguardare qualcosa” (il telos) è un tratto costitutivo del mondo e non solo qualcosa che gli umani impongono su di esso. Ciò cambia la nostra comprensione di cosa sono i sé, di come emergono, di come si dissolvono ed anche di come si possano fondere in un nuovo genere di noi.

avatarjunior
inviato il 27 Aprile 2024 ore 8:32

GENERI

Siamo abituati a considerare i generi come delle categorie che si fondano, alla base, sul concetto di alterità, di differenza. È come se tutto fosse immobile mentre noi, l'unica cosa "vivente", differenziamo questo da quello. Viceversa, l'approccio dinamico - che possiamo definire anche come un'ecologia dei sè - pone alla sua base "la relazione" e ciò comporta, inizialmente, una sorta di confusione di fondo dovuta all'indistinzione. Entrare in questa rete di relazioni, tuttavia, provincializzando il nostro punto di vista, evidenzia l'effimerità dei sè in quanto tali. La capacità di un sé di distruggere altri sé poggia sul fatto, e allo stesso tempo evidenzia, che ogni sé è transitorio.

avatarjunior
inviato il 27 Aprile 2024 ore 9:26

MORTE

La morte è intrinseca alla vita: è morte nella vita. Questo fatto, citando Cora Diamond, comporta una "difficoltà della realtà": una contraddizione che può sopraffarci per la sua incomprensibilità. La filosofa affonda il colpo quando afferma che anche l'atteggiamento di "irrilevanza" rispetto alla morte è indice di una difficoltà a rapportarsi rispetto ad essa. Tra i due estremi s'intrufolano quelle che, Stanley Cavell, chiama le “piccole morti” della vita quotidiana giacché esistono molti tipi e diverse scale di morte. Ci sono numerosi modi in cui cessiamo di essere dei sé per noi stessi e, in relazione, gli uni per gli altri.

avatarjunior
inviato il 27 Aprile 2024 ore 9:52

PIDGIN

È un concetto chiave, ritengo tra i più interessanti, che possiamo traslare dalla linguistica, sua dimora abituale, e - per mezzo della semiotica vivente - rapportare alla fotografia digitale. Grazie al pidgin possiamo imparare qualcosa sulle relazioni – e sulla relazionalità in generale – prestando una particolare attenzione alle modalità specifiche attraverso cui si tenta di comunicare per mezzo di logiche associative che sono instanziate le une nelle altre e modificano, in continuazione, qualsiasi vincolo arbitrario. In relazione ai segni la proprietà che del pidgin interessa maggiormente, però, è la gerarchia.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 7:36

ETERARCHIA

La modernità è caratterizzata da un'idea molto "politica" che privilegia l'eterarchia alla gerarchia, il rizomatico sull'arborescente e, in generale, vi è la tendenza a rintracciare ovunque tali processi orizzontali – si veda alla voce simbiosi, commensalismo e simili – nel mondo vivente, anche non umano. La moralità, come il simbolico, emerge all'interno – non al di là – dell'umano, e quindi è condizionato e convenzionale per sua stessa natura. Viceversa, la vita dei segni, è caratterizzata da una molteplicità di proprietà logiche unidirezionali e innestate le une sulle altre – che sono squisitamente gerarchiche.

avatarjunior
inviato il 29 Aprile 2024 ore 8:07

ASTRAZIONE

Proiettare la "speranza", che (giustamente) privilegerebbe l'uguaglianza, su un paesaggio di relazioni signiche, che di vita si nutrono, ma che dimorano oltre il simbolico, e quindi non sono mai legate all'etica, equivale a perseguire quella forma di narcisismo antropocentrico che ci rende ciechi ad alcune proprietà del mondo. Per misurarsi con la propagazione dei modelli, viceversa, è necessaria quella capacità opposta alla proiezione, che è l'astrazione: sebbene le "forme" non siano un prodotto esclusivo della mente, non sono neppure simili ad una cosa.

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