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Sul Ritratto e sui Ritrattisti -il ritratto è come un viaggio


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avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2024 ore 16:43

Spesso mi trovo d'accordo quando leggo certe affermazioni di Paolo Ranzani, mi sono imbattuto in questa interessante intervista

www.phocusmagazine.it/sul-ritratto-e-sui-ritrattisti-il-ritratto-e-com

Ci sono molti spunti interessanti come questi:

la fotocamera è un accessorio utile a produrre ciò che desidero, la fotocamera è importante ma deve rispondere alle mie domande e per fare ciò bisogna sapere che domande fare, troppo spesso accade il contrario, si è dipendenti dall'attrezzatura “Faccio questo perché la mia macchina mi permette di fare questo”



“i ritratti d'autore sono autoritratti, a volte involontari a volte consapevoli”. Quindi nella definizione del ritratto occorre aggiungere un altro pezzo quando parliamo di RITRATTO D'AUTORE. Bisogna aggiungere che si deve leggere e sentire anche “la voce/stile” RICONOSCIBILE di chi fotografa, si deve capire che in quel ritratto c'è ben di più di una persona fotografata, si sta raccontando un modo di stare al mondo, un sentiero tracciato dall'autore



Se uno fa le foto in diagonale dicendo che è la sua cifra stilistica d'autore, ecco, anche no. Quello è un “famolo strano” di Verdoniana memoria. La cifra stilistica, la voce dell'autore è una cosa che si forma col tempo, è un modo di vedere che piano piano si impone negli osservatori, per cui succede che diviene più riconoscibile l'autore del personaggio fotografato.


E ultimo aggiungo questo:

Per giocare al gioco della vita devi sederti al tavolo e puntare dei numeri, ma se non hai le fiches non puoi giocare, le fiches sono le relazioni che coltivi, sono i “biglietti da visita” che acquisisci, senza quelli puoi essere il più grande artista del mondo ma non vai da nessuna parte. Poi che escano i numeri che hai puntato è questione anche di fortuna, ma se io ho tre fiches sarà faticoso farmi vedere dalla fortuna, se io posso puntare 300 fiches è molto più probabile che la fortuna mi veda


avatarsenior
inviato il 17 Aprile 2024 ore 17:12

Eh. Sembrano tutti tentativi (apprezzabili) propedeutici per bussare sul cranio del fotoamatore e chiedere se c'è qualcuno (o qualcosa) MrGreen

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 0:43

Ho già espresso il mio parere sul ritratto ( non solo mio ) : penso che sia il genere più difficile.
Ne ho avuto conferma facendomi ritrarre da Toni Torimbert, un ottimo ritrattista italiano.

30 minuti, dove ha letto il sottoscritto.
Dove ha cercato nel mio vestiario, nella mia fisicità, nel mio viso, qualsiasi cosa per dare spessore alla foto finale.
Non è stato per nulla piacevole come immaginavo.
É stato realmente faticoso.

Il risultato é stato per me eccellente.
E non eccellente perché ho sborsato dei soldi, ma eccellente perché ha cercato un punto di vista, non ha cercato colpi ad effetto, e ha millimetricamente creato una storia.

La domanda che mi ero fatto era : riuscirà a far collimare lo stile, la sua visione, e la realtà?
Perché spesso nei ritratti il soggetto esige di uscire meglio che nella realtà.
Questo è un problema.
Di sicuro entrare in sintonia col soggetto penso sia una delle cose più difficili della fotografia.


Morale : se volete imparare a fare ritratti, anche se pensate di essere dei draghi, fatevi ritrarre da uno bravo.

Imparerete moltissimo, quasi più che a un corso.





avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 8:14

Matteo, premesso che il ritratto è un genere al quale non mi sono mai dedicato, mi pare che le frasi citate siano applicabili alla ricerca fotografica in generale.

La citazione su ritratto come autoritratto mi rimanda al tema dell'"incontro" casuale fra fotografo e oggetto (qualsiasi tipo di soggetto fotografico) che diversi anni fa Jean Beaudrillard riassumeva nella frase "è l'oggetto che chiede di essere fotografato" ma anche "è l'oggetto che vi pensa".



avatarjunior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 8:54

Buongiorno.
Esprimo la mia opinione da drago modesto.
Divido l'argomento in due, o tre o quattro a seconda degli astanti più il fotografo.

Prima di scattare ho provato ad essere il soggetto.
E ho analizzato le mie aspettative ed il modo in cui mi guardo o vedo allo specchio, e come mi relaziono con la comunicazione visiva in generale. E questo esercizio è continuo.

Passato a scattare, ripensando ai primi tempi, noto che il tempo impiegato a preparare lo scatto, luci, set, obbiettivi e macchine diventa sempre meno importante. Non è una questione tecnica, ora mi accorgo se ciò che volevo ottenere è impostato giustamente oppure devo stravolgere l'approccio.
Non continuo se vedo la perplessità del soggetto o la mia, metto giù le macchine e ricordo a me stesso perché siamo lì.

Chi è, cosa desidera, come si vede, cosa si aspetta e soprattutto in che fase della propria vita personale si trova. A che punto del viaggio interiore. E non mi limito ad ascoltare, chiedo conferme.
Può portarmi da qualche parte oppure mi segue?
È passeggero o dell'equipaggio?
Ha una rotta? È abituato a mostrarsi?
Dopo una lunga conversazione, se proficua, e un centinaio di scatti mentali quasi quasi sarei soddisfatto. Ma debbo rendere omaggio all'interlocutore, anzi interlocutrice quasi sempre, e non è la stessa cosa.
Qualche volta sogno in anticipo la sessione, o intuisco una atmosfera, altre improvviso.

Come ci salutiamo poi, è ancora più importante.
Vedo l'entusiasmo e la curiosità.
Come rimaniamo contaminati, tra le MUA e i soggetti.
Se si sentono bene, se sono state coinvolte, divertite, capite.
Chiedono di tornare, con idee loro, oppure escono velocemente o non uscirebbero più.

Mi rendo conto ora di che quantità di impegno sia.
E quanta strada da percorrere.




avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 9:47

@Matteo mi trovo d'accordo su tutte quelle affermazioni.

@Rombro, quella del fotoamatore è una fissa per te.

avatarsupporter
inviato il 18 Aprile 2024 ore 10:14

Guardo un volto come guardo un paesaggio da ammirare, colline e cieli, alberi e laghi, alba o tramonto, fermo o in movimento, dritto o curvo, il volto che hai davanti è un percorso di vita. Le rughe, i segni, le cicatrici, possono essere strade che raccontano. In un volto c'è il viaggio che quella persona ha percorso nella sua vita ed è arrivata fin lì da te per fermarlo per un momento, e il fotografo è responsabile di quel momento. Pensa che meraviglia e che responsabilità. Bisogna rispettare quel viaggio e saperlo raccontare e non è per nulla facile. E come in ogni viaggio si lascia una traccia e il ritratto stampato che ti porti a casa è la traccia di quel momento che resterà per sempre.
Un finale che vuole essere poetico ma che, a mio avviso, suona un po' stucchevole, di chi se la canta e se la suona. Mi sembra si voglia sovraccaricare troppo di significato il ritratto.

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 10:24

"Mi sembra si voglia sovraccaricare troppo di significato il ritratto."

Potrebbe dirsi la stessa cosa di qualsiasi genere di fotografia.

Nella fotografia di ritratto come nella letteratura (narrativa o prosa che sia), la parola d'ordine è enfatizzare.
Non è un reportage (il ritratto), non è un articolo di giornale (il romanzo).


avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 15:35

Ma no Kinder, non è una fissa. È che thread come questi denotano come ci sia sempre bisogno di ricordare o riportare (magari tramite citazioni, come in questo caso) delle questioni che dovrebbero essere abbastanza "basiche" per chi fotografa. E che invece si rivelano dei tentativi (ben vengano) per scrollare un po' il torpore e le convinzioni del fotoamatore "fiero&spensierato" di cui questo forum è supremo contenitore :)

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 16:36

La spensieratezza ci sta, gli hobby servono anche a questo.
Poi che ci sono molti "convinti" questo lo so.

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 16:42

Sì ma se vuoi fare qualcosa di buono ci devi mettere la testa, inutile girarci intorno.
Per spensieratezza intendo che c'è un approccio generale molto "sbarazzino" e, spesso, fintamente umile.

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 16:55

Assolutamente d'accordo con te.

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 17:44

Conoscete tutti gli autori citati nell'intervista?

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 18:48

Io praticamente tutti.
Me ne mancavano 2.

Ps : la cosa che mi ha stupito é che non sia stato citato Paolo Roversi.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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