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Ancor di più è “magico e misterioso” - sensualmente - il medium in sé per sé. Esso è vita in sé, oppure è niente perché un intermediario a cui è impedito di mediare semplicemente è altro. Nulla di male, per carità, ma il cancello è stato aperto al lupo della s-materializzazione e nel recinto c'è rimasto ben poco di vivo.
Tu nel gesto di fotografare puoi anche cristallizzare l'istante, e le tue scelte possono anche condizionare il come quell'istante sarà impressionato; su questo puoi aver anche inteso - per mezzo d'un linguaggio - d'aver comunicato un messaggio ma è solo dopo che il medium prende forma e materia, e quindi vita.
Il tuo linguaggio fatalmente sarà frainteso, il messaggio interpretato, o perduto; muteranno - con il tempo - la carta ed i colori, la disposizione e la luce, cambieranno le età anagrafiche ed il modo di pensare di chi osserva, e cambieranno gli osservatori.
Cancel culture…, sociologicamente, ti dice niente?
Ma, senza guardare troppo in grande, anche nel microscopico familiare e persino nel singolo individuo rimozioni e ritrovamenti si susseguono incessantemente. Allora quella “cristallizzazione del tempo” - il gesto fotografico - che ora sembra prevalere su tutto in queste discussioni sui generis [quando non sia il "qualcosa da comunicare"] domani sarà molto più amalgamato all'intermediario, che nel frattempo avrà vissuto ed avrà una sua storia da raccontare, oltre alla tua.
Ad una condizione: deve esistere (esistere, lo specifico, nel senso aristotelico del termine, quindi come “essenza”: ciò per cui una certa cosa è quello che è, e non un'altra cosa).
“ @Nocram Ancor di più è “magico e misterioso” - sensualmente - il medium in sé per sé. Esso è vita in sé, oppure è niente perché un intermediario a cui è impedito di mediare semplicemente è altro. Nulla di male, per carità, ma il cancello è stato aperto al lupo della s-materializzazione e nel recinto c'è rimasto ben poco di vivo.
Tu nel gesto di fotografare puoi anche cristallizzare l'istante, e le tue scelte possono anche condizionare il come quell'istante sarà impressionato; su questo puoi aver anche inteso - per mezzo d'un linguaggio - d'aver comunicato un messaggio ma è solo dopo che il medium prende forma e materia, e quindi vita.
Il tuo linguaggio fatalmente sarà frainteso, il messaggio interpretato, o perduto; muteranno - con il tempo - la carta ed i colori, la disposizione e la luce, cambieranno le età anagrafiche ed il modo di pensare di chi osserva, e cambieranno gli osservatori.
Cancel culture…, sociologicamente, ti dice niente?
Ma, senza guardare troppo in grande, anche nel microscopico familiare e persino nel singolo individuo rimozioni e ritrovamenti si susseguono incessantemente. Allora quella “cristallizzazione del tempo” - il gesto fotografico - che ora sembra prevalere su tutto in queste discussioni sui generis [quando non sia il "qualcosa da comunicare"] domani sarà molto più amalgamato all'intermediario, che nel frattempo avrà vissuto ed avrà una sua storia da raccontare, oltre alla tua.
Ad una condizione: deve esistere (esistere, lo specifico, nel senso aristotelico del termine, quindi come “essenza”: ciò per cui una certa cosa è quello che è, e non un'altra cosa). „
Quest'ultima frase mi fa pensare al detto:- "Non vendere la pelle dell'orso prima di aver ucciso l'orso."
Eh già. Invece è tendenza comune, qui più che altrove, passare dalla destrutturazione intellettuale dell'opera all'analisi "pixel per pixel" dell'ultima versione raw dimenticandosi che, il medium, vive nel mondo degli oggetti. Ciò non scalfisce la legittimità delle sopracitate analisi a patto che l'essenza non sia confusa, e l'essenziale perduto, per soddisfare "un qualcosa" che comunque ti lascia a pancia vuota, metaforicamente parlando.
È meglio dopo il sesso fotografare , non prima … se una modella la conosco in veste di pincopallo senza macchina posso farci sesso , se mi presento come fotografo non infrango la mia etica , ma se ci scappa il sesso ci fosse scappato il sesso occasionale ovviamente prima di conoscere mia moglie , sarebbe accaduto in qualità di libera persona e non come fotografo pervertito della domenica
Spero di aver capito male , il guru in poche parole faceva cornuta la moglie , la mia se si dovesse presentare un nudo di qualsiasi tipo maschile o femminile mi gestirebbe le luci perché non ho niente da nascondere , ripeto spero di aver capito male , parecchio triste .
“ @Ombra Grigia È meglio dopo il sesso fotografare , non prima … se una modella la conosco in veste di pincopallo senza macchina posso farci sesso , se mi presento come fotografo non infrango la mia etica , ma se ci scappa il sesso ci fosse scappato il sesso occasionale ovviamente prima di conoscere mia moglie , sarebbe accaduto in qualità di libera persona e non come fotografo pervertito della domenica „
E qua la faccenda potrebbe prender una piega "lusingatrice".
“ Beh, pur prendendo atto del pensiero che si presume sia attribuito ai due ben noti e autorevoli autori, a naso mi verrebbe da dire che andrebbe approfondito meglio, dettagliando in maniera più esaustiva, quanto a loro attribuito...
Spontaneamente si può allora riportare un pensiero che va in netta contrapposizione a questo presunto assunto, ovvero che ogni fotografia in realtà non è che un autoritratto, dove ogni immagine parla di colui che l'ha realizzata.
Quindi è il risultato proprio di quell' IO che invece la frase quotata vorrebbe venisse annullato, ovvero propriamente è l'esatto contrario.
In ogni foto confluisce il concentrato della persona, del pensiero, della personalità, del vissuto, del bagaglio culturale e del sapere dell'autore, compreso il suo Ego e senso del proprio sè...
... Quindi annullarlo direi che sia molto più appropriato parlarne magari in altri ambiti, che sia Meditazione Trascendentale, Zen, Vipassana o similari. MrGreen
P.S. - In realtà ritengo che quello che si vorrebbe far intendere su quanto sostenuto dai due noti fotografi, essi vogliano con questo intendere altro (per quello ho già precisato che servirebbe approfondimento) „
in questo interessantissimo podcast Thorimbert specifica meglio dal minuto 40 circa.
“ 'Vedere' un'immagine invece, è molto difficile „
Vedo che la fotografia contemporanea più che al vedere va sempre di più verso il creare. Staged photography, progetti e non più immagini singole ecc.. Secondo me è ancora molto più difficile. Daltronde, con la tecnologia da un lato che permette a tutti di fare immagini tecnicamente corrette e magari anche interessanti, magari per culo, con l'AI dall'altra parte che permetterà sempre di più di creare immagini scrivendo un prompt sulla tastiera, la fotografia deve inoltrarsi in terreni nuovi
Si può benissimo "creare" col mezzo fotografico, senza ricorrere all'AI. Solo che per questo c'è bisogno di "vedere" nella testa, le foto, prima che nella realtà. È che la maggior parte è convinta che fotografare sia unicamente riprendere un pezzo di realtà "così com'è". E da questo approccio non ne deriva quasi mai nulla di proprio.
Un celebre, grande, e italico fotografo, se non più propriamente artista-fotografo, ha sancito una semplice frase che andrebbe coniata sia con forma e getto di calcestruzzo, sia con colata bronzea, e sia da immortalare con scalpello su pregiato marmo bianco carrarese, così a definitiva memoria per contemporanei e posteri:
- Non si fotografa quello che si vede, ma quello che si pensa -
Fine delle trasmissioni...
P.S. - Bene il video linkato, lo guarderò con piacere in orari più consoni notturni
Saper fotografare non lo reputo difficile, fotografare bene lo è molto di più, essere un autore interessante che è in grado di raccontare e comunicare allora la cosa si complica di parecchio. E' un pò come dire che ognuno di noi sa scrivere, qualcuno lo sa fare anche bene, ma in pochissimo sono in grado di scrivere un libro di successo.