| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 17:52
Oggi stavo discutendo con mia moglie sul concetto (astratto) dei bello in fotografia. In particolare stavo lamentando il fatto che le foto più seguite sono (in genere) quelle con una post più forzata, impattante a livello visivo. Mia moglie se ne è uscita con la frase "Non guardo una foto se posso vedere la stessa cosa fuori dalla finestra". Ovvero: in fotografia la rappresentazione della realtà vale più della realtà stessa, trovo che sia un buono spunto di riflessione. |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 18:10
Interessante spunto di riflessione. Io credo che nella fotografia si guardi il fotografo. |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 18:28
“ Non guardo una foto se posso vedere la stessa cosa fuori dalla finestra „ Ma chi fotografa quello che c'è fuori dalla finestra? (In qualsiasi modo lo si intenda) |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 18:59
Ok, vedo che la riflessione si sta trasformando in filosofia pura. Molto bello! |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 19:11
Con la post si può includere, nell'immagine, l'emozione provata al momento dello scatto. |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 20:22
“ Con la post si può includere, nell'immagine, l'emozione provata al momento dello scatto „ Mi piace questo pensiero, rispecchia sicuramente il desiderio di ognuno di noi fotografi di rendere il soggetto il più simile possibile al nostro modo di vedere. “ Lorenzo1910 „ |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 20:34
Beh da quel che capisco di quello che ha detto Carlo Oz ritengo che la Signora intendesse dire che se Carlo scatta una foto fuori dalla finestra lei preferisce affacciarsi per vedere la stessa cosa ma.... ''Camera chiara'' di Barthes e ''L'infinito istante'' di Dyer entrambi scrivono che la foto è un istante di vita quindi poco dopo è vita passata, vale anche per la finestra...filosofeggiamo |
user28347 | inviato il 22 Ottobre 2022 ore 20:49
Mentre fotografavo i fenicotteri un signore mi ha detto che la fotocamera non serve a niente e che ha risparmiato tanti soldi per non comprarla perrche lui registra con la mente@,non sapevo che rispondere@ |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 21:02
Ovvero: in fotografia la rappresentazione della realtà vale più della realtà stessa, trovo che sia un buono spunto di riflessione Secondo me è la base. |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 21:04
Viva la libertà di pensiero La memoria alle volte gioca brutti scherzi ed è molto difficile ricordare... Alzheimer |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 21:33
Come argomento è un bel segone mentale. |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 22:49
Beh, per me la fotografia ti dà l'opportunità di vedere anche dove non ci sono finestre, ovviamente in senso metaforico e intese anche in astratto. E in ogni caso fissa un attimo che non tornerà mai più identico a sé stesso. Sarà un'interpretazione, un punto di vista soggettivo del fotografo? Certo! Ma quale forma espressiva e comunicativa non lo è? In letteratura perfino i veristi offrivano il loro punto di vista della cruda realtà... |
| inviato il 22 Ottobre 2022 ore 23:16
“ Secondo me è la base. „ Condivido |
| inviato il 23 Ottobre 2022 ore 3:02
“ Oggi stavo discutendo con mia moglie sul concetto (astratto) dei bello in fotografia. In particolare stavo lamentando il fatto che le foto più seguite sono (in genere) quelle con una post più forzata, impattante a livello visivo. Mia moglie se ne è uscita con la frase "Non guardo una foto se posso vedere la stessa cosa fuori dalla finestra". Ovvero: in fotografia la rappresentazione della realtà vale più della realtà stessa, trovo che sia un buono spunto di riflessione. „ Supponiamo che n persone guardino simultaneamente fuori dalla medesima finestra. Siamo sicuri che si concentrerebbero tutti sui medesimi particolari? Io no, ed è proprio questo che può distinguere la lettura fotografica della scena. D'altro canto, si pensi a ciò che accade durante gli eventi sportivi, dove magari vi sono 30 fotografi ammassati in uno spazio di pochi metri quadri. Eppure, riescono a scattare foto originali e diverse da quelle altrui, e l'abilità sta proprio in questo. Quanto alla postproduzione, passaggio inevitabile con il digitale, molto dipende da cosa si voglia comunicare. Ad esempio, nel cinema è molto frequente vedere l'uso di correzioni colore che sono tutt'altro che "realistiche". Si pensi ad esempio al "teal and orange", che oramai è divenuto quasi una moda: ovviamente vi sono molte altre opzioni, e vengono scelte (assumendo che chi agisce sui file lo faccia con cognizione di causa) in modo da enfatizzare un determinato aspetto della scena o la reazione emotiva dello spettatore. Discorso analogo nelle foto, a partire dal bilanciamento del bianco. La presenza di dominanti calde o fredde si può utilizzare, ad esempio, per spingere l'osservatore verso una certa chiave di lettura (ad esempio drammatica/triste, in caso di toni freddi): visto che nel cinema la cosa è accettata, non trovo così anomalo che si possa fare altrettanto in ambito fotografico. Poi, ovviamente dipende molto dalla destinazione d'uso della foto: in certi casi la fedeltà del colore è fondamentale, come ad esempio per le foto da inserire nel catalogo di certi prodotti. |
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