| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 16:36
La solitudine di un fotografo
Perché fotografiamo ? D'istinto per congelare un attimo, per immortalare un ricordo ; ma in seconda battuta e del tutto inconsapevolmente per tributare i giusti onori alla bellezza di ciò che ci si para davanti, per quella sorta di estatico abbandono dinanzi alle meraviglie del mondo, quasi un rendere giustizia alla magnificenza del creato in ogni sua forma. In altri contesti però, l'interruttore è la coscienza che spinge alla denuncia di un empio atto ; e comunque, qualunque sia la molla che attiva lo scatto, in un modo o nell'altro, si è votati inesorabilmente a voler condividere magari più che uno spazio, un tempo, una storia. Perveniamo così ad una dimensione più intima: quella che vuole portar fuori quella parte di noi che non ha voce e si anima solo nel mentre di un click, in un angusto spazio bidimensionale oramai fatto solo di numeri binari che codificano forme e colori. Già, il fotografo un po' artista e un po' poeta : a metà strada tra un pittore, quando cattura un tramonto e uno scrittore, quando documenta o testimonia un evento, è il fratello povero di entrambi: destinato a restare indietro, nell'ombra, quasi nascosto per pudore, non possedendo né la maestria del primo, né i doni del secondo; e così per questa via non ne sperimenterà mai la gloria, né potrà esserne ammesso ai fasti. Anzi dovrà quasi sempre scontare il peccato originale insito nell'uso di un artificio tecnologico per dar vita alla propria opera. Alla fine questa sensibilità che, un po' come Novalis quando scosta il velo della dea, dietro lo scorrere della tendina di un otturatore scopre se stessa, si ritrova per compagna un'assordante solitudine, talvolta interrotta unicamente dall'incomprensione. Mentre invece questo vagare in solitaria è tanto spesso un' incosciente fuga notturna, verso uno di quei favolosi lidi in cui, eccezionalmente, per qualche sconvolgente attimo ci è concesso di manifestare il nostro essere.
Alberto Tirri
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| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 17:04
Ah beh....... tutte cose troppo complicate per me.... probabilmente ho il cuore di ghisa 
Si scherza ..... |
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 18:20
Alberto, non si sta po' così male da soli.
Ai nostri giorni, starsene da soli andrebbe quasi considerato un privilegio.
Non escluderei che la fotografia, intesa come attività, sia apprezzata da molti proprio perché è una ottima scusa per starsene in santa pace.
Vuoi mettere la libertà che ti da dire: "esco a fare delle foto", rispetto a: "esco a comprare le sigarette".
Anche un noto membro del forum ha detto alla moglie "faccio un giretto con l'auto per fare qualche foto" e poi...
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3375372 (prima parte)
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3417084 (seconda parte)
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| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 18:47
Il nick nasce da una vecchia idea di andare in giro per il mondo in moto per fare foto, sperando appunto di starmene da solo. L'idea è poi naufragata perché qualcosa mi ha trattenuto (come vedi dalle foto che faccio) , ma il nick è rimasto. |
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 18:59
Io fotografo perchè la macchina fotografica è il miglior passepartout che ci sia, però concordo che chi fa il fotografo generalmente è un solitario che non ama granchè gli sport di squadra.
Più che un peso per me la solitudine abbinata alla fotografia è uno stato di grazia che mi permette di vivere al 100% la situazione in cui sono immerso. Ho fatto anche viaggi in coppia o in gruppo, ma le foto e le esperienze migliori le ho sempre fatte quand'ero da solo. |
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 19:26
Faccio ammenda e chiedo venia per l'interpunzione, ma non sono un frequentatore di social, per questo non ci avevo fatto caso.
Parimenti chiedo scusa se,scrivendo di getto e nella concitazione, posso aver "discriminato" : il professionista è professionista, l'amatore è amatore, l'arte è arte : senza distinzioni e/o gerarchie.
Sono altresì più che convinto che la fotografia sia una forma d'arte. Anzi, come ho scritto nell'intervento di apertura, ritengo che il fotografo sia, a sua volta purtroppo, discriminato ingiustamente, per il sol fatto di servirsi di un ausilio tecnologicamente avanzato per esprimere la la sua creatività artistica. |
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 20:36
io fotografo con l'illusione di rubare istanti al tempo, da regalare ai posteri... |
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 21:26
“ è il fratello povero di entrambi: destinato a restare indietro, nell'ombra, quasi nascosto per pudore, non possedendo né la maestria del primo, né i doni del secondo „
Ma chi l'ha detto? La fotografia ha le sue regole per poter essere apprezzata, diverse da quelle della pittura e diverse da quelle del racconto. Certamente la fotografia è un'arte minore quando si "scimmiotta" la pittura.. |
| inviato il 06 Gennaio 2020 ore 21:33
Quando si dice: quella fotografia sembra un dipinto. Ecco, a mio avviso, quella fotografia è sbagliata.. |
| inviato il 07 Gennaio 2020 ore 0:22
“ io fotografo con l'illusione di rubare istanti al tempo, da regalare ai posteri... „ . . . . la suddetta affermazione mi piace parecchio, ma io direi piuttosto: fotografo con la certezza di rubare istanti preziosi al tempo e al divenire degli eventi.
P.s. non volendo essere presuntuoso, riconosco che simili affermazioni richiedono un processo per nulla facile e scontato. |
| inviato il 07 Gennaio 2020 ore 0:23
“ Quando si dice: quella fotografia sembra un dipinto. Ecco, a mio avviso, quella fotografia è sbagliata.. „ . . . d'accordo al 100%. |
| inviato il 07 Gennaio 2020 ore 0:38
Il punto a capo in futuro sennò uno passa oltre ...
La fotografia ë un arte di serie b |
user19933 | inviato il 07 Gennaio 2020 ore 1:08
Suppongo che il concetto di arte minore, o meglio quello di non-arte in riferimento alla fotografia appunto, nasca dal fatto che a differenza della tela bianca del pittore e del foglio bianco dello scrittore la fotografia inizi sempre e comunque da una “presa” materica e fisica della realtà, ovviamente tramite lettura della sua luce.
Questi sono stati indubbiamente gli inizi, la preistoria della fotografia che poi, però, ha saputo essere molte altre cose e tra queste sue diramazioni ed impieghi vi è, talvolta, anche l'artista che usa la macchina fotografica come mezzo per esprimersi.
Quando ciò accade, quando la volontà d'arte è si chiaramente espressa nelle intenzioni (kunstvollen) direi che la fotografia non è figlia di un dio minore. Ma ovviamente la fotografia è anche tante altre cose come del resto lo è lo scrivere che non viene usato solo per comporre poesie e bella narrativa ma anche ricette e verbali.
Se un verbale dei Carabinieri assomiglia ad una poesia abbiamo un problema. Ma se uno vuole fare una foto “pittorica” (alla Franco Fontana) davvero non capisco come questo possa essere considerato uno sbaglio o sentirsi in difetto di realismo giacché non è voluto ne cercato nell'intenzione.
Forse è anche interessante analizzare un'altra peculiarità della fotografia ovvero la sua capacità di essersi traslata, nel tempo, da “medium” con una sua ben delineata Storia a “meta-medium” ovvero come ponte tra diversi altri medium. In questo senso la sua diffusione più che democratica direi anarchica unita alla sua immediatezza esecutiva ha più avvicinato che allontanato le persone, fotografi compresi.
La solitudine del fotografo quindi? In definitiva è solo uno stato d'animo, un modo di percepirsi come separati dal resto (la mente che pensa romanticamente a se stessa, tanto si piace, in piena estasi logorroico-psicologica), paradossalmente inverso all'atto che stiamo compiendo proprio quando fotografiamo perché ogni volta che la macchina fa click è come se noi stessimo urlando: “Vita, mondo, Io ci sono”.
Diceva Nietzsche: “quando scruti nell'abisso l'abisso scruta in te”. Nel nostro caso, quando immortaliamo qualcosa davanti alla camera, convinti di essere “altro” ed “a parte” da quel tempo-luogo in realtà, fissiamo nel fotogramma non solo la presenza ritratta ma anche, o soprattutto, la nostra. È per questo che in tanti firmano le loro foto, come i pittori o gli scrittori le proprie opere, no? |
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