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Canarie: Fuerteventura


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Canarie: Fuerteventura, testo e foto by Utente Non Registrato. Pubblicato il 09 Settembre 2011; 2 risposte, 7006 visite.





Alle sei del mattino, 29 Dicembre 2008, per la quarta volta sono in partenza per una breve vancanza alle Canarie: ad attenderci questa volta c'è Fuerteventura, dopo che abbiamo già visitato Lanzarote (2005) e per due volte Tenerife (2003-2006). Si tratta di una vacanza di famiglia con mia moglie Paola, il piccolo Davide (tre anni e mezzo) e i nonni, naturalmente lo zaino zeppo di attrezatura fotografica mi accompagna come in tutti i miei viaggi da qualche anno a questa parte, insieme al desiderio di portare a casa qualche buono scatto.

Questo arcipelago vulcanico al largo del Marocco richiede una premessa, perchè è molto più di quanto vi viene mostrato nei cataloghi delle agenzie turistiche, su internet o riferito dalla maggior parte di chi ci è già stato. Mi spiego meglio: sono purtroppo luoghi destinati quasi esclusivamente ad un turismo di massa per chi cerca mare, sole ed escursioni organizzate e le località costiere sono solo enormi aglomerati di case vacanza, hotel e villaggi, il tutto edificato senza troppo riguardo per il paesaggio e la natura. Quasi tutte le informazioni che si riescono a reperire anche in loco riguardano questo tipo di vacanza, il resto sembra non esistere, ma qui viene il bello?.
L'altra faccia delle Canarie è rappresentata da aree selvagge, decisamente poco frequentate, ma di grande fascino. Non fatevi frenare da pareri negativi, ne tanto meno dal primo approccio, armatevi di buona volontà, di un'auto a noleggio (indispensabile) e iniziate ad esplorare. Vi parlerò principalmente di Tenerife e Fuerteventura, tralasciando invece Lanzarote, che nonostante i paesaggi vulcanici talvolta notevoli, mi ha un po' deluso. In parte credo a causa di una sfortuna nera con il clima, che ci ha regalato cinque giorni su sette di pioggia, quindi prendete questo parere "negativo" con le pinze.




Tenerife è la più grande delle sette isole principali ed è sostanzialmente formata da un unico grande vulcano, il Teide, il più alto d'Europa, la cui vetta arriva oltre i 3700 metri. La ritengo personalmente una vera sorpresa; in un area di poco più di cento chilometri racchiude una varietà di paesaggi da far invidia ad un intero stato e il clima non è da meno. Il nord dell'isola è spesso coperto da una coltre di nubi provenienti dall'atlantico accompagnate da frequenti piovaschi, che nonostante le temperature sempre gradevoli, rendono il paesaggio un po' "grigio". Al sud invece, grazie alla protezione dalla montagna, splende invariabilmente un bel sole, con temperature che anche in inverno arrivano a 27-28°C. In vetta al Teide infine si va sotto zero.
Consiglio di salire da nord, da Puerto de la Cruz, che merita una visita almeno nella parte vecchia del porto e una cena in uno dei diversi ristorantini tipici. Si attraversa la cittadina di La Laguna notevole per i suoi edifici antichi, in particolare per gli stupendi balconi in legno, tanto che è protetta dall'Unesco quale patrimonio dell'umanità. In questa zona il clima è tipicamente caldo/umido con palme, bougaville grandi quanto una casa, stelle di natale alte anche 3 metri e bellissimi bananeti soprattutto nella Valle della Orotava.




Salendo il paesaggio cambia rapidamente e si passa dalla foresta di eucalipti, alle conifere intorno ai 1800 metri. A questo punto cercatevi una buona visuale verso nord da dove avrete la quasi certezza di vedere quello che i locali chiamano il Mar de Nubes (Mare di Nuvole) curioso e spettacolare fenomeno prodotto dalle nubi provenienti dall'oceano, che formano una vera distesa di "panna montata" sotto cui si nasconde il resto dell'isola. Ancora più in alto il terreno diventa brullo e si entra nel parco nazionale di Las Canadas de Teide, un'enorme catino, che circonda la vetta vera propria, il Pico de Teide, e su cui si trova la caldera principale. Sulla destra si avvistano facilmente gli edifici bianchi dell'osservatorio astronomico dell'ESA, ma non credo sia visitabile.
Sulla strada sono presenti diverse aree di sosta dove lasciare la macchina e inoltrarsi in questa landa desolata di sabbia e rocce con tonalità che vanno dal giallo al nero violaceo. Alcuni sentieri permettono di percorrere in lungo e in largo l'area, sono facili e senza dislivelli apprezzabili. Consiglio di fermarsi nella piana anche nel tardo pomeriggio, talvolta il Mare di Nuvole sale di quota e fa capolino dalle propagini del catino regalando qualche scorcio veramente bello.
Più avanti la funivia porta alla vetta del Teide e la salita è un must, occhio però alle temperature che possono facilmente scendere sotto lo zero, quindi copritevi bene. Ne sa qualcosa una ragazza in pareo e infradito, che sulla funivia io e mia moglie, in pile, guanti e giacca a vento, guardavamo con occhi increduli. All'arrivo due sentieri costeggiano il cratere da lati opposti offrendo una vista in quasi tutte le direzioni, ben visibile in fondo al sentiero di sinistra c'è il Pico Viejo e le sue colate.




L'impianto però non porta direttamente al cratere, ma poco sotto, per procedere oltre è richiesto un permesso speciale, rilasciato solo presso gli Uffici del Parco nella capitale Santa Cruz de Tenerife, io non ne sapevo nulla e quindi niente ascesa alla sommità!
Poco dopo la funivia si incontra il centro visitatori dove è disponibile una cartina del parco, utile anche se non molto dettagliata. Di fronte si trova Los Roques un ammasso roccioso (definirlo montagna è eccessivo) spettacolare per forma e i colori dal giallo all'arancio al rosso mattone, comprese tutte le sfumature intermedie immaginabili.
Altre due strade scendono verso il sud dell'isola; consiglio quella in direzione di Boca Tauce, dove per circa 2Km si attraversa un'antica colata lavica nera come il carbone e ci si ritrova in mezzo ad una vasta distesa di pietre, un paesaggio extra terrestre. Purtroppo qui non è facile fermarsi, perché non esistono aree di sosta, io ho messo le doppie frecce e tant'è, ho raccolto gli inevitabili improperi degli autumobilisti di passaggio ma ne valeva la pena.
Proseguendo sulla strada oltre Santiago de Teide si incontra Masca, un incredibile paesino arrocato su una lama di roccia, del quale però non ho nessuno scatto, ci siamo stupidamente passati solo dopo il tramonto. Nota: la strada che scende verso Buenavista del Norte è asfaltata, ma strettisima e molto molto ripida, attenzione! Da ultimo meritano una visita i Monti de las Mercedes all'estremo nord dell'isola, montagne scoscese che finiscono direttamente in mare e grazie alla loro posizione, costantemente battuta dai venti umidi sono coperte da una fitta vegetazione verdissima.

Ai tempi del primo viaggio a Tenerife non ero ancora molto interessato e attrezzato per la caccia fotografica; l'isola non mi è apparsa particolarmente ricca, ma qualcosa si può comunque vedere. Naturalemente i canarini sono presenti ovunque e del resto non potrebbe essere altrimenti. Nella zona del parco, consiglio l'area intorno al bar ristorante di El Portillo, è possibile avvistare con una certa facilità la Cinciarella Africana e il Fringuello Blu (Fringilla teydea), che mi pare di capire sia endemico dell'isola, mentre nei boschi di conifere nella zona di Boca Tauce la facilità con cui si possono vedere e fotografare i picchi è a dir poco imbarazzante.
Per chi volesse poi si può visitare il Loro Parque, so che non è il massimo, si tratta in fondo di un zoo, ma ospita la più vasta collezione di pappagalli al mondo e alcuni di essi non credo siano così facili da vedere in natura, in più si fanno contenti i bambini!




Per chi non amasse i paesaggi montagnosi a tratti ricchi di vegetazione, Fuerteventura offre un ambiente completamente diverso. Pur sempre un isola vulcanica è in realtà fondamentalmente pianeggiante, le alture raggiungono al massimo poche centinaia di metri e con l'eccezione di alcune palme l'isola è priva di vegetazione ad alto fusto.
Moltissime sono le strade sterrate che attraversano l'isola in tutte le direzioni e rappresentano la migliore opportunità di esplorazione in completa libertà scoprendo luoghi isolati e selvaggi. Nella magior parte dei casi si tratta di piste larghe e pianegginanti che si possono percorrere anche con un'auto normale ma consiglio in ogni caso di noleggiare un 4x4, costa qualcosa in più, ma non rischierete di rimanere bloccati in mezzo al nulla o di dover ritornare sui vostri passi a causa di un "passaggio difficile".
L'orientamento nord est-sud ovest divide Fuerteventura in due; la costa rivolta verso il Marocco è molto tranquilla, qui sono presenti quasi tutti gli insediamenti turistici e il vento anche se sempre presente è piuttosto moderato, il lato nord è invece consattemente battuto dai venti provenienti dall'Atlantico che ne fanno il paradiso di surfer e kite-surfer. Personalmente ho trovato il Parco Naturale delle Dune di Corallejo il luogo più affascinante dell'isola; in una vasta area completamente sabbiosa l'azione del vento forma dune in alcuni casi imponenti, insomma sembra di essere nel deserto dei film di Laurence d'Arabia. L'assenza di sentieri consente un girovagare libero (gradevolissimo a piedi nudi!!!!), e agevole grazie alla sabbia compatta sulla quale si cammina con facilità.

Il momento migliore per la visita è certamente il mattino, quando il sole sorge dal mare e illumina con una bella luce radente tutto il paesaggio; al tramonto non credo sia altrettanto interessante perché il sole cala dietro alcune alture in lontananza. Per pigrizia e ragioni familiari non ho mai fatto la levataccia per essere sull luogo all'alba, ma durante l'inverno alle 9:30 le ombre sono ancora abbastanza lunghe, arrivare prima dovrebbe offrire opzioni ancora migliori.
Da Corralejo è facile raggiungere El Cotillo, sulla costa opposta, dove le nere scogliere che si oppongono alla forza delle ondate oceaniche, meritano un'occhiata e qualche scatto. Poco a sud di Caleta de Fuste dove abbiamo alloggiato, si trova Salinas del Carmen, qui si possono visitare delle piccole saline ormai in disuso e poco interessanti. Attraversando però il piccolo borgo in direzione sud, la strada diventa sterrata e prosegue in direzione di Pozo Negro lungo la costa per zone completamente disabitate; da vedere! Da qui una strada asfaltata riporta alla civiltà. Attenzione questo giro richiede assolutamente un 4X4 in quanto a circa metà strada bisogna affrontare una salita molto ripida e con diverse buche, una coppia di turisti inglesi che ci precedeva con una piccola utilitaria ha dovuto fare dietro front. Poco dopo aver lasciato Salinas del Carmen in corrispondenza di alcuni edifici e di un piccolo palmeto una strada che devia sulla destra piuttosto accidentata è l'ingresso al Barranco de la Torre, un piccolo canyon, dove è facile avvistare il Capovaccaio (Attenzione: la strada è chiusa da Febbraio a Giugno per non disturbare la nidificazione).







Il sud dell'isola è formato dalla penisola di Jandia famosa per le sue spiagge lunghissime: Playa de Sotavento, altro paradiso per surfers e soprattutto Playa de Cofete, che si raggiunge oltrepassando il paese di Morro Jable in direzione del faro di Jandia. Dopo circa 8km di sterrata facile si svolta a destra seguendo le indicazioni e dopo altri 8-10 Km si scollina sull'altro lato dell'isola, oltrepassando la bassa catena montuosa chedivide in due la penisola. La vista sulla spiaggia di Cofete è spettacolare, anche se nel mio caso era velata da una fastidiosa foschia. Scendendo verso la spiaggia si raggiunge il "paese" (parola grossa) di Cofete e poi un ampio parcheggio prospicente la spiaggia, che si presenta larghissima perfettamente piatta, lunga fin dove la vista può arrivare e totalmente deserta. Su questo ultimo aspetto sospetto che il periodo estivo sia meno favorevole almeno a giudicare dalle dimensioni del parcheggio. L'Istmo de la Pared, che unisce Jandia al resto dell'isola appena alle spalle del paese di Costa Calma, è un'altra area sabbiosa che si estende fino alla costa opposta e che ospita un impianto eolico. Anche questa zona, come molte altre, è attraversata da un intreccio di strade biache sulle quali si può vagabondare senza meta a piedi, in bicicletta o in auto (anche qui è richiesto il 4x4).
Rispetto a Corralejo il terreno è più "sassoso", ci sono delle vere e proprie colline e anche la vegetazione sempre di arbusti è un po' più ricca.

Faunisticamente Fuerteventura è piuttosto interessante tant'è che diverse zone dell'isola sono protette o comunque tutelate per la presenza di specie rare o endemiche. Prima di partire sulla base delle informazioni raccolte in rete avevo alcuni obbiettivi, parte dei quali falliti miseramente. Ho visto altre volte l'upupa, ma non l'avevo mai fotografata; pensavo che questa sarebbe stata la volta buona! Gli avvistamenti non sono mancati ma non c'è mai stata l'occasione di uno scatto per la distanza eccessiva o per la fuga dei soggetti. Dell'ubara ho solo uno scatto da lontano e anche non particolarmente nitido, nonostante quasi 3 ore di esplorazione dell'Istmo la Pared dove questa specie dovrebbe essere relativamente semplice da osservare. Evidentemente o non sono molto fortunato o, più probabilmente, aver fatto tutte le uscite nelle ore centrali del giorno non è proprio l'ideale.
E' andata meglio con il Capovaccaio, che ho potuto osservare nell'area del Barranco de la Torre e soprattutto nelle vicinanze di Tiscamanita. Attraversando questo piccolo paese in direzione sud-nord verso la fine dell'abitato si trova una strada asfaltata sulla destra, che diventa sterrata dopo alcune centiania di metri e che si inoltra in una piana disabitata. Dopo circa 1 Km sulla destra si vedono una casetta e un recinto di rete metallica, si tratta in realtà di un'area approntata dalle autorità per sfamare gli avvoltoi, non si può accedere, ma qualcuno ha realizzato un nascondiglio di fortuna a poca distanza con pietre e assi di legno,
La presenza dei capovaccai è garatita dal cibo, ma anche poiane e upupe sono spesso presenti. Unico difetto: la rete impedisce scatti dei soggetti posati, ma è possibile ritrarli in volo anche da breve distanza.




Merita una visita anche Las Penitas, un bacino artificiale ormai sempre in secca, che si raggiunge dal paesino di Vega de Rio Palma seguendo la strada sterrata sulla destra prima del ponte alla fine del paese. Qui ho potuto osservare da vicino l'averla meridionale e da lontano le pernici sarde. Unica riserva d'acqua naturale dell'isola è il bacino di Rosa de Catalina Garcia (sulla destra della strada che unisce Gran Tarajal a Tuineje) dove la presenza di spatole, aironi, cavalieri d'italia e anatidi vari è garantita o almeno così mi è stato detto da un birder inglese durante la mia unica visita. Purtroppo anche qui una recinzione piuttosto alta e un capanno posizionato lontano dall'acqua rendono il luogo poco adatto alla fotografia, se non con focali lunghissime. Ottimo per chi invece si diletta di digiscoping in quanto il capanno è ampio, la visuale buona e le feritoie ben fatte. Il resto della caccia fotografica si fa in auto a Pispole di Bertelot frequentissime, poiane e gheppi posati un po' ovunque e in teoria le famose upupe di cui sopra, che mi è stato detto si vedono anche razzolare nelle aiuole delle rotonde stradali, ma ahime le hanno viste solo gli altri.

Che altro dire...andateci!! Sono vicine, costano poco, c'è sempre bel tempo, si mangia bene, OK lo ammetto hanno degli edifici in riva al mare, che gli ecomostri nostrani in confronto fanno ridere, ma non si può mica avere tutto. Per me si sono rivelate una vera sorpresa, ma mi raccomando sono isole in cui girare ed esplorare è fondamentale (a Fuerteventura in sette giorni ho fatto più di 1000Km e l'isola è lunga 100 e larga 30) per raggiungere aree incotaminate e selvagge ancora non toccate dal turismo, non potersi muovere equivale ad un suicidio e non contate su guide locali o cose simili, non esistono o almeno io non le ho trovate.



Massimiliano Branchini, nato a Milano nel 1976, coltiva da tempo la passione per la fotografia, all'inizio solamente come fruitore del lavoro di altri, ma a partire dal 2000 circa ha cominciato a scattare durante i viaggi, complice anche la disponibilità in casa di una F90X del padre.
Nel 2003 il passaggio al digitale con una bridge, la Nikon 5700 per poi approdare alle reflex digitali (D100 e poi D80). Con il passaggio al digitale è venuta anche la passione per la caccia fotografica, all'inizio con il digiscoping, che talvolta pratica ancora, e poi con i più classici teleobbiettivi e appostamenti vari. Attualmente usa la bellissima D300 di casa Nikon, di cui dice "anche dopo diversi mesi non ha ancora finito di stupirmi; come spesso accade, il limite sta in chi c'è dietro il mirino!". Potete vedere i suoi scatti alla pagina photocorvus.x10hosting.com.




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avatarjunior
inviato il 07 Maggio 2012 ore 13:37

Ottimo, mi piace! Essendoci stato anche io noto certe coincidenze nel tuo racconto MrGreen
Molto probabilmente ci tornerò! Ottima la 1° e la 3° !

Appena ho tempo magari provo a fare pure io un reportage!

avatarsenior
inviato il 17 Luglio 2012 ore 15:38

Ciao, ho lavorato alle Canarie sull'isola di La Palma, quella più a ovest dell'arcipelago, ho partecipato alla costruzione dell'Osservatorio Astrofisico Italiano Galileo (TNG), l'isola viene chiamata la Isla Bonita, la consiglio a tutti perchè a differenza di Tenerife e di Gran Canaria non è invasa dal turismo di massa pur avendo buone strutture turistiche, ci potete trovare di tutto, dai deserto al sud alle foreste quasi impenetrabili del nord, svariati sentieri da percorrere (meglio con un fuoristrada), inquinamento luminoso vicino allo zero perchè essendoci Osservatori astronomici di diverse nazionalità tengono sotto controllo l'inquinamento luminoso, anche vietando l'uso degli abbaglianti nelle strade che portano al Roque de los Muchachos (oltre 2400 m s.l.m., praticamente tutto l'anno oltre le nubi). Sono passati 12 anni, a quel tempo utilizzavo una reflex Zenith perciò ho solo foto stampate, conto di tornarci...





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