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Diverse culture, diverse sensibilità, diverse fotografie


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avatarjunior
inviato il 05 Luglio 2017 ore 17:23

Nasco ed abito in una città che è il crocevia di lingue e culture assai diverse, ed essendo stato per parecchi anni socio di un sodalizio fotografico, ho voluto organizzare una serie di concorsi internazionali riservati ai vicini di casa, ossia fotografi austriaci, sloveni e croati. Non è certo una novità che culture diverse si esprimono con linguaggi diversi e la conferma l'abbiamo trovata nell'esaminare le opere del concorso discutendone anche con i partecipanti alla giuria. Le differenze di linguaggio fotografico erano assai visibili e le differenze culturali saltavano all'occhio proprio proprio perchè ognuno esprimeva il sunto delle sue tradizioni e visioni della realtà che nella foto volevano interpretare. Mi sono sentito quasi in dovere di approfondire l'argomento anni dopo guardando con attenzione le esposizioni internazionali che sono il fulcro del mese della fotografia, manifestazione che si svolge a Parigi negli anni pari. Generalmente in novembre. Ne ho viste parecchie avendo avuto la fortuna di passare l'inverno in questa città per circa 13 anni. La cosa che maggiormente mi ha fatto riflettere non era tanto la qualità delle immagini, ma la scelta dei soggetti influenzata dal clima del paese che rappresentavano. Reportage sulla miseria in modo assai diverso da come la tradurebbe un abitante ricco e sazio, reportage sulla libertà di espressione in quei paese dove la democrazia non è ancora una cosa certa. Potrei azzardare l'ipotesi ottimistica che attraverso la fotografia si possa trovare una possibilità per una migliore conoscenza del mondo che ci circonda.
A parte queste considerazioni di carattere generale, sono rimasto sempre sorpreso dalla capacità che hanno i giapponesi nell'interpretazione del paesaggio che ci rimanda alla loro tradizione di stampe ed anche all'incredibile capacità di trovare il bello nelle piccole cose che noi difficilmente osserviamo. Anche nel nudo che è un genere difficile sono stati capaci di distinguersi, questa volta con lo stile provocatorio di Araki. E sempre a proposito di provocazioni, è difficile non pensare ll'americano (tedesco americano o americano tedesco) Newton ed anche a Joel Witkin altro provocatore di genio. Tutti e due hanno dato un'impronta alla foto di nudo che non ho mai riscontrato in autori di altri paesi. Recentemente qui su Juza sono state proposte due fotogrfe scandinave sulle quali si è acceso un dibattito nel tentativo di dare una corretta interpretazione sul loro operato che è dimostrativo di quanto i paesi scandinavi siano lontani da una mentalità degli europei meridionali, più inclini ad una espressione immediata e di facile lettura. Da queste letture, a volte complicate e di difficile interpretazione vorremmo imparare a vedere gli altri come portatori di valori che inconsapevolmente abbiamo trascurato

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2017 ore 17:45

Trovo davvero interessante quello che dici e lo trovo molto vero.
Ho notato differenze tra aree geografiche che secondo me hanno influenzato lo stile dei fotografi, la luce e i luoghi secondo me ispirano certe scelte.
In altri casi credo sia anche la cultura e stile di vita del luogo, hai parlato degli orientali e ho visto tante immagin, spesso molto colorate cosa che ho notato meno in autori russi o nord europei, ovviamente non voglio generalizzare, ma spesso sono ben visibili i diversi approcci.
Forse anche il modo di comunicare è differente, un'amico che va spesso in oriente mi spiegava che cose per noi ovvie la non lo sono e viceversa, questa differenza nel linguaggio e nel modo di comunicare credo influenzi anche la parte fotografica.
Tra l'altro hai citato uno dei miei autori preferiti ossia Witkin.

avatarsenior
inviato il 05 Luglio 2017 ore 19:50

Seguo con interesse.

avatarsenior
inviato il 06 Luglio 2017 ore 14:10

@Enzo Gomba
concordo in pieno su quanto dici, la fotografia come tutte le altre attività dell'uomo sono fortemente influenzate da ciò che ci circonda e dalla cultura (nel senso più ampio del termine) nella quale siamo immersi.

C'è però da dire che rispetto ad alcuni decenni fa, tutto questo si sta affievolendo in virtù dei nuovi mezzi di comunicazione tra le persone, il facile accesso alle informazioni, la possibilità che si ha oggi di spostarsi e viaggiare con molta facilità, in poche parole anzi usandone solo una, la "globalizzazione" sta procedendo anche se lentamente ad uniformare tutto, rendendo sempre più deboli le differenze tra i vari gruppi.
Oggi chi riesce a fare fotografia di livello, sicuramente avrà visto le foto dei grandi del passato e del presente, studiato il loro modo di esprimersi per immaggini, e tutto questo non può che influire sulla "loro fotografia".
Se sia un bene o un male non so, stiamo vivendo un processo che per quanto lento è inevitabile, e la velocità di questo processo è proporzionale la progresso tecnologico.

avatarsenior
inviato il 06 Luglio 2017 ore 17:25

Non c'è globalizzazione che tenga: la testa di un nordico sarà sempre diversa da quella di una persona del sud, e tutti e due saranno diversi da un asiatico.
Personalmente sono (in tutti i sensi) a metà strada fra nord e sud, e quindi parlo per esperienza. Gli asiatici invece non li conosco... ma vedo che non appartengono ai nostri due mondi (europei).

Tutto ciò si rispecchia nella fotografia.

Ciao, Roberto


user81826
avatar
inviato il 06 Luglio 2017 ore 18:34

Penso che la globalizzazione invece ci sia eccome; questo non vuol dire un appiattimento immediato delle culture quanto una lunga fase di transizione, senza contare che le differenze ambientali permangono indipendentemente dalla telecomunicazione e dal riscaldamento globale/cambiamenti climatici ed avere 12 ore di luce costante durante l'anno non sarà mai come averne 2 e 22 a seconda delle stagioni.


avatarsenior
inviato il 06 Luglio 2017 ore 19:11

complimenti Enzo per le considerazioni.
certamente la fotografia come altre forme d'espressione comunica quanto l'individuo ha da dire, e l'individuo non è una monade ma un granello di sabbia che tendenzialmente ha il colore della spiaggia dove si trova.
Volendo quindi possiamo parlare anche di "geofotografia" o "etnofotografia" se si preferisce.
A mio parere seppur vere, sono classificazioni che denotano il modo di un popolo che puoi risontrare anche nelle abitudini alimentari, nella pubblicità, nell'arredo di una casa. Insomma, che un giapponese trasudi giapponesitudine è normale.
L'esplorazione di un popolo attraverso il modo di fotografare può quindi certamente essere interessante: si andranno a cogliere non tanto gli spunti più interessanti in senso lato ma quelli che emanano il luogo d'origine.
e la cosa può rimbalzare tra gli stessi giapponesi, o croati, tanto da creare un riverbero per fare a gara a chi giapponesa o croata di più.
Il rischio in tutto questo è andare verso stereotipi di connotati geografici e di restare ciechi di fronte ad ottime rappresentazioni fotografiche in cui vi è quella parola tremenda che suona talvolta peggio della globalizzazione, ovvero la contaminazione.

cosa siano quindi i connotati d'origine, quelli caratterizzanti e come questi si trasferiscono in fotografia diventa un processo tale per cui lo tralascio subito a chi vuole interessarsene.


avatarsenior
inviato il 07 Luglio 2017 ore 8:26

Non c'è globalizzazione che tenga: la testa di un nordico sarà sempre diversa da quella di una persona del sud, e tutti e due saranno diversi da un asiatico.


Si certo, però rispetto solo a qualche decennio fa credo che le differenze siano minori, c'è molta più comunicazione tra aree geografiche lontane e diverse. E' un processo di uniformazione lungo ma ormai inevitabile, e credo che influisca anche sul modo di fotografare.

avatarsenior
inviato il 07 Luglio 2017 ore 9:08

Le apparenze cambiano velocemente, così come le forme estetiche, e si uniformano agli schemi "moderni" più in voga, ma dietro (anzi sopra) la testa non cambia così velocemente... ci vogliono generazioni e generazioni. 10 anni non sono nulla.

avatarjunior
inviato il 07 Luglio 2017 ore 9:34

Si. avete tutti un pò di ragione. C'è sempre il pericolo della globalizzazione e dell'appiattimento culturale, ma fortunatamente quasi sempre vincono le connotazioni culturali a cui nessuno, anche volente, può sfuggire. Mi ha fatto piacere leggervi e constatare che le mie argomentazioni avevano una solida base.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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