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Pensieri.


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avatarjunior
inviato il 14 Giugno 2017 ore 8:56

"Fotografare per me è si immortalare un momento unico nell'infinito, ma lo vedo anche un gesto di altruismo. Perchè questo miracolo devo tenerlo tutto per me?" - 03/05/17 ritorno da Roma

avatarsenior
inviato il 14 Giugno 2017 ore 21:30


Fotografare per me è si immortalare un momento unico nell'infinito

Apprezzo la tua riflessione, ma da tempo alcuni interrogativi mi si agitano dentro:
si tratta di immortalare o di consegnare alla morte?

Cerco di spiegarmi.


Fissare un momento attraverso uno scatto è irrinunciabile per chi ama la Fotografia.
Ma, penso oggi, come la metto con quel 'quid' di...innaturale che tende a fermare il tempo, quando, nella realtà, il tempo si brucia continuamente ? Non diventa forse un collezionismo di momenti ormai morti?
La mia è anche una provocazione, ma c'è un fondo di verità che ci interroga tutti: molti saggi sulla Fotografia si sono occupati di questo tema, ossia il rapporto tra l'immediatezza dello scatto e il suo risultato, che subito diventa qualcosa di 'morto'.

Consiglio la lettura, tra i tanti, de 'L'infinito istante' di Geoff Dyer, Einaudi.

avatarjunior
inviato il 15 Giugno 2017 ore 9:46

Paolo ti ringrazio tanto per il tuo intervento!

Premettendo che mi reputo ancora un principiante sia nella fotografia che nella lettura dei grandi fotografi/filosofi, tuttavia un pensiero sulla fotografia l'ho sviluppato, ed è tutto l'opposto che un qualcosa di "morto".

Per spiegarmi meglio prendo d'esempio quanto è accaduto a me: è stata una fotografia di Ansel Adams (bello che morto) a farmi capire la potenza e la bellezza che sta all'interno di un "semplice" scatto...(tra virgolette in quanto per quella foto ha utilizzato delle attrezzature e un posa pazzesca)...provo a postarla qui:

ngm.nationalgeographic.com/2011/10/ansel-adams-wilderness/img/ansel-ad

Sono rimasto basito quando ho visto questa foto….letteralmente a bocca aperta. Ho subito pensato che questa è una foto di più di 50 anni fa…con tecnologie tutt'altro che semplici e “comode” rispetto a quelle di oggi! Ed è con questa foto che ho iniziato a pensare che nulla dura per sempre se si pensa a sé stessi…ma se si pensa agli altri…al prossimo…alla morte certo ma anche alla vita…allora penso che questa foto come molte altre non moriranno mai.

La tessa cosa credo accada con le persone a noi care…perse lungo la strada…ma il cui pensiero e la memoria ci accompagna e vive dentro di noi.

Io personalmente, sono più spaventato dalla perdita di memoria mentre sono vivo che dalla morte stessa.Eeeek!!!

Spero di non essere andato fuori tema…terrò comunque a mente la tua lettura consigliata!!

Un saluto



avatarsenior
inviato il 15 Giugno 2017 ore 14:41

@ Andrea, la mia riflessione non aveva il senso di opporsi alla tua.
E' vero che molte fotografie danno vita perenne a persone ed eventi; e anche a paesaggi urbani che, magari, negli anni, subiscono stravolgimenti architettonici. Tutto il lavoro di Atget sulla Parigi fine '800 ci ha consegnato luoghi e dettagli che avremmo perso sicuramente, se non fossero stati accuratamente documentati da quel grande Fotografo.

La mia era piuttosto una riflessione estetico/filosofica, come, del resto, hai colto nella tua risposta. Il fatto è che la fotografia 'congela' un attimo e che il prima e il dopo di quell'attimo non sono leggibili nel fotogramma. Sono tutt'al più immaginabili e, quindi, ogni lettore può fare le congetture che preferisce.
Per questo dico che in ogni immagine fotografica c'è una 'vita' che ci viene consegnata, ma che, in realtà, ormai non esiste più: per questo si può anche dire che ogni foto rappresenta qualcosa di vivo, ormai morto...
Spero di essermi spiegato un po' meglio.;-)

avatarsenior
inviato il 15 Giugno 2017 ore 20:31

è chiaro.
basta osservare una qualsiasi immagine satellite meteo come esempio.
questa è stata e mai più sarà www.meteoweb.eu/wp-content/uploads/2014/10/italia-satellite-meteo-oggi
o anche banalmente, una foto di nuvole. www.aquilatv.it/uploads/news/1386080229-7037-meteo-roma-temperature_bi
Il tempo è una dimensione non percorribile a piacimento, e del tempo passato possiamo avere solo impronte, come in qualche misura, le fotografie sono.
Anche i reperti preistorici, sono calchi, quelli dei dinosauri, dei trilobiti, degli ammoniti.
E le pergamente, le statue, i vasi, le piramidi...
La fotografia è un'orma in due dimensioni.
Una delle tante orme, orme che utilizziamo in modo culturale da prima ancora si cominciasse a parlare di cultura.

avatarsenior
inviato il 15 Giugno 2017 ore 20:37

quell'immagine che hai linkato, in cui è stato necessario cogliere l'attimo poichè è durato davvero pochissimo, è di Peter Essick, come scritto anche nell'immagine stessa.

Photograph by Peter Essick
Rocky spires known as the Minarets rise above 12,000 feet in the Ansel Adams Wilderness.

A portfolio by Peter Essick pays tribute to Ansel Adams and the craggy California wilderness named in his honor.

ngm.nationalgeographic.com/2011/10/ansel-adams-wilderness/essick-photo

avatarjunior
inviato il 18 Giugno 2017 ore 12:14

@Paolo Longo si, pensandoci bene c'è un nesso, non potremo mai sapere con certezza cosa effettivamente è accaduto prima e dopo lo scatto. E forse quello che intendi tu, è che la verità col tempo andrà perduta...
L'infinito forse è anche in quello...l'immaginazione non ha limiti.
Certo ogni fotografo potrà raccontare come sono andate le cose, la fotografia racconta si la verità, ma il fotografo può decidere di non farlo... Confuso
Come è già accaduto.
Vedrò di approfondire questo discorso. il punto di vista che hai proposto è molto interessante e ti ringrazio.


avatarjunior
inviato il 18 Giugno 2017 ore 12:18

@Ooo grazie per la precisazione! l'errore non è solo mio che non ho approfondito/letto ma di chi, reputo esperto, mel'ha spacciata per una foto di Adams!! Poco male, è sempre una bellissima foto che mi affascina, certo perde un po' di romanticismo...

MI interessa, se vuoi, capire cosa intendi per "La fotografia è un'orma in due dimensioni"..... fisica e astratta? Vera e falsa? fulminea e duratura?


avatarsenior
inviato il 18 Giugno 2017 ore 21:29

Secondo me, tutte queste disquisizioni rischiano di portare a un'approccio ribaltato alla filosofia della fotografia e, più in generale, della comunicazione.
La riflessione, visto l'incipit e il modo di discuterne, riporta, a mio modo di vedere, direttamente alla concezione del rapporto tra teoria e prassi.

Penso che i grandi artisti oggetto di continue e ossessive citazioni non abbiano avuto un approccio speculativo al lavoro che facevano. Avevano un dono di natura, un talento, che era ed è quello di saper estrapolare un'idea da un segno, di saper eleggere a simbologia l'estetica.
Poi, scattavano. E scartavano....
E infine, dalla loro produzione artistica e dalla capacità di leggerla hanno distillato idee forti.
Penso che la partenza, per affinare la creatività, sia (al netto di basi tecniche che servono per qualsiasi attività) fare e capire cosa si è fatto. Penso che ben pochi siano diventati grandi artisti restandosene chiusi per anni nella loro stanza a distillare idee e poi, tòt'anbott (ebbene si, ho ascendenze emiliane...) producendo capolavori in serie....
Tutto questo per dire cosa?
Che la via migliore è cercare domande e risposte in quello che si fa (certo, confrontandosi con i "padri spirituali" della propria disciplina). Non è una contestazione diretta a te o ad altri in particolare, è solo un mio punto di vista rispetto al possibile approccio a queste tematiche.

avatarjunior
inviato il 20 Giugno 2017 ore 12:06

Ciao @Andrea Ferrari!
premettendo che non era mia intenzione "imitare" o "dare esempio", con la mia frase non volevo fare altro che scrivere quello che avevo in mente. Tutto qui.
Ho passato 4 giorni a Roma che...mi sono piaciuti in modo particolare.

Sono nella fase iniziale quindi voglio provare tutto...scrivere...scattare...sbagliare...

Sono d'accordissimo con quello che scrivi...dubito che tutti i maestri siano nati imparati, (a parte Vivian Maier che...a quanto ho letto...porca vacca ...un talento così nato dal nulla??? che storia affascinante con foto pazzesche....vogliamo parlarne?) Eeeek!!!

Bisogna girare...anche non per forza in capo al mondo....e scattare...domandarsi...e rispondersi con le foto scattate....che dici?

io sono ancora nella fase "scatto e vedo come esce".
Non sono ancora in grado di prevedere il risultato della macchina.

...altri consigli....?

Un saluto

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2017 ore 12:19

MI interessa, se vuoi, capire cosa intendi per "La fotografia è un'orma in due dimensioni"..... fisica e astratta? Vera e falsa? fulminea e duratura?

le orme hanno 3 dimensioni, possono rimanere impresse nel fango che poi secca e sopravvivere nel tempo lasciando la traccia di animali che mai più oggi ci sono.

La foto si comporta allo stesso modo, basta sostituire l'animale estinto con persone e cose che non ci sono più o sono diverse, ma di norma la fotografia è bidimensionale.

avatarsupporter
inviato il 20 Giugno 2017 ore 13:04

un caro saluto a tutti: per Paolo Longo. Ti capisco benissimo ed hai ragione da vendere pero'.....ricordi il significato del "sabato del villaggio" del Leopardi? colgo questo paragone per significarvi che per me il piacere (oltre a trascorrere dell'ottimo tempo che e' raro nella ns vita frenetica e stressante) di fotografare sta nell'attesa del momento, nel momento di attendere la mia "preda" oppure di cogliere l'attimo....e poi, non ultimo, di poter verificare, attraverso la pp, i risultati dei miei sforzi che mi permetteranno comunque di conservare nella mia memoria quegli istanti anche se ormai "morti" (naturalmente, anche se ormai difficile visto i tanti juzzini, poi di poterli condividere anche sul forum).
ciao Gianfranco

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2017 ore 13:22

@ Gianfranco 1956:
effettivamente le mie precisazioni hanno un tono un po' ....disquisitorio.
E' vero ( anche per me, dilettante senza pretese nè illusioni ) che il piacere del fotografare sta moltissimo nel momento dello scatto e nella visione del risultato.

Ma è inevitabile anche che, qualche volta, mi chieda in che cosa consista davvero la Fotografia, questa traccia bidimensionale ( come giustamente dice Ooo ) che sta tra un prima e un poi e che tanti, tutto sommato, hanno tentato di definire, senza riuscirci mai del tutto. Forse questo fatto sta a dimostrare che, come tutte le cose 'notevoli', il tasso di indefinibilità della Fotografia la rende così affascinante ( almeno per noi ).

avatarsupporter
inviato il 20 Giugno 2017 ore 14:28

Quoto, Paolo. Io ho molta memoria, pur essendo un vecchietto ormai....e la fotografia mi serve anche come un momento per avere catturato istanti irripetibili...magari da rivedere (dopo averli masterizzati su dvd e magari su tv). E' come una dose di "droga" da assumere quotidianamente in quanto anche appassionato di natura e di montagna e quindi rivivere certi momenti anche da casa e che ormai non potro' piu' rivedere per diversi motivi (sono anche sposato): spesso anche a causa di notevoli trasformazioni "in peggio" dovute vedi a cause naturali ma anche per colpa nostra....
e meno male che ho questa passione.....
ciao Gianfranco

avatarsenior
inviato il 20 Giugno 2017 ore 14:41

Vecchietto ????
io ho 8 anni più di te. Diciamo che li portiamo bene :-))

sì, certo: quella 'zona' di Fotografia che sono le foto di famiglia, di certe vacanze...è un genere ampiamente legittimato e, credo, importante per qualsiasi persona; non sempre condivisibile su un social, ma che ci importa ??!!

Rivedere le foto dei miei figli, di mia moglie e me da giovani e, ora, anche dei nipotini....

.........................................................................................................................

Però lancio una piccola provocazione, tanto per tenere sveglio il 3D:

spesso ci accade, visitando luoghi nuovi, di vederli soprattutto attraverso l'obiettivo, anzichè goderne dal vivo la luce, gli spazi, gli odori...ecc.

E' così anche per la memoria? Mi spiego: la memoria è la memoria; e ciò che riusciamo a ricordare, col tempo si consuma, si deforma, e viene sostituito da nuovi ricordi ( non abbiamo un disco rigido infinito...).

Allora, la butto là: il fatto di ravvivare il ricordo attraverso le immagini che riguardo, non mi costringe a fare una sorta di operazione mentale un po' artificiosa? Non sarebbe più 'naturale' ricordare ciò che riesco e il resto...amen?

L'argomento esula un po' dal tema strettamente fotografico e spero che Andrea Conca, che ha aperto il 3D, non si senta usurpato da queste mie riflessioni; non vorrei essere invadente...

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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