RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Il mio viaggio in Islanda


  1. Altro
  2. »
  3. Articoli
  4. » Il mio viaggio in Islanda


Il mio viaggio in Islanda, testo e foto by MicheleCT. Pubblicato il 14 Dicembre 2016; 58 risposte, 8440 visite.


L'Islanda è una delle mete più diffuse tra i fotografi: una sorta di cliché. Vorrei raccontare qui la mia esperienza.


Prima del viaggio
Tutto iniziò dalle elementari, quando la lettura del famoso libro di Verne, mi aveva fatto nascere la voglia di visitare questa terra. Conosco bene la Finlandia, per motivi personali, ma sapevo che non ci sarebbero stati termini di paragone. L'Islanda è un'isola, una terra giovane e vulcanica, priva di foreste, spazzata da forti venti, con ampi deserti, con il clima umido della corrente del Golfo, e anche qualche piccolo fiordo. La Finlandia di contro è una delle più antiche terre emerse, priva di montagne e vulcani, coperta da foreste, con clima asciutto e rigido. Questa differenza è chiara da subito, sin da quando dall'aereo si iniziano a intravedere le coste nere.
Il mio viaggio è iniziato mesi prima, con una lunga programmazione, come mio solito.

Ho scelto il periodo con questi obiettivi:
- vedere l'aurora boreale (che conoscevo, ma...),
- evitare climi troppo nuvolosi o piovosi,
- evitare l'alta stagione per contenere i costi.

Per capire come fare ho letto un po' sull'aurora boreale e ho visto che il suo massimo è nel solstizio di inverno, con due brevi e intensi periodi a cavallo degli equinozi. Ho scelto l'equinozio d'autunno per evitare la neve dell'inverno e dell'equinozio di primavera, e perché mi risultava più comodo dal punto di vista lavorativo. Ho dato un'occhiata anche alle tabelle delle precipitazioni mensili.

Ho scelto il percorso con questi obiettivi:
- limitare i tempi delle visite alle città, se non per riposare un po',
- selezionare tra le tantissime cascate quelle da vedere,
- selezionare una sola delle costose escursioni possibili (balene, caverne più o meno ghiacciate, fuoristrada, terme, ecc.),
- passare almeno un po' nei famigerati deserti interni,
- cercare di rimanere il più possibile sulle strade asfaltate, pur allontanandomi da quello che ormai chiamo "grande raccordo anulare" islandese,
- limitare il più possibile la spesa dei pasti.

Per capire come fare ho consultato qualche guida cartacea, ho cercato articoli online, e mi sono affidato anche alle mete segnate su questo sito. Ho fatto forse un errore: ho cercato foto e video di ogni presunta meta, così da rendermi conto dei posti che avrei visitato. Questo ha in parte ridotto l'effetto "sorpresa" di chi invece effettua questo viaggio in modo diverso, magari organizzato da altri. Non credo però che ciò abbia intaccato l'esperienza finale. Prima del viaggio ho redatto un programma dettagliato con un minimo di guida, ho elaborato il percorso, ho deciso quali luoghi visitare e per quanto tempo, ho prenotato gli alberghi, ho prenotato la macchina (una minuscola utilitaria: non avevo intenzione di battere le piste F e volevo contenere i costi). Il giro finale prevedeva un percorso antiorario dell'isola, partendo dall'aeroporto di Keflavik. Ho scaricato la mappa dell'Islanda su Google Maps, segnando luoghi e alberghi come preferiti, così da non avere bisogno della connessione (che non ho quasi mai attivato durante il viaggio, come mio solito).
Per il cibo ho portato varie provviste da Roma (grazie Riomare per le ottime insalate!), e acquistato poca roba in loco. Ho limitato i pasti caldi a uno al giorno/uno ogni due giorni (più che altro panini/pizze, ecc). Gli alberghi sono stati scelti in base al costo, con un massimo ideale di 60 euro a notte a persona, possibilmente con bagno in camera e colazione inclusa (il che è stato possibile nei 2/3 degli alberghi, a quel costo).

Nota sulla mia attrezzatura fotografica prima della partenza:
- Sony A7RII
- Obiettivi Sigma 180 Macro 2.8, Sigma 35 Art, Samyang 14, tutti in versione Canon su Metabones.
- Zaino Mindshift Rotation Horizon (quello col marsupio che ruota e scompare nello zaino)
- Zainetto monospalla Lowepro Transit Sling 250 AW, per le brevi visite cittadine
- PeakDesign CapturePro
- Cuffia da doccia (sulla fotocamera quando è attaccata al CapturePro)
- Treppiedi da 5 kg Amazon per video (tenuto in macchina), da usare con il vento
- Treppiedi Manfrotto Befree One (nello zaino)


Il viaggio
Dopo una notte a Kef Guesthouse vicino all'aeroporto, il 24/09/16 si parte alla volta di Seljalandsfoss, Gljúfurárfoss e Skogafoss. Ogni cascata islandese ha le sue caratteristiche uniche. La prima permette di andare dietro il getto d'acqua, la seconda è pressoché nascosta in una grotta e la terza forma arcobaleni spettacolari. E' stato particolare il viaggio in macchina: a circa 10 km da Seljalandsfoss si intravedeva un grosso palo bianco in lontananza che ero convinto fosse un'antenna. In realtà era solo la cascata, con il suo getto dritto e uniforme, peraltro molto più lontana di quanto sembrasse la presunta antenna. Arrivati lì il primo impatto è stato strano: tanti, troppi turisti. La meravigliosa isola fuori dal mondo di cui parlava Verne era tale solo nelle mie idee. La corsa al selfie sembrava lo sport nazionale, più di ogni altra cosa, con risvolti spesso grotteschi e fastidiosi. Ma il peggio doveva solo venire, in quella stessa giornata. Per fortuna il venticello alzava l'acqua della cascata, così da scoraggiare i turisti privi anche di minima protezione (non serviva l'impermeabile, ma quantomeno una giacca idrorepellente). Un raggio di sole è apparso poi tra le nubi illuminando il tetto della "grotta".




L'accesso a Gljúfurárfoss implica un minimo di attenzione e avere scarponcini alti resistenti all'acqua (si tratta di circa 10 cm di acqua). Ne è valsa assolutamente la pena. I turisti sono in numero inferiore per via di questa selezione all'ingresso, e i pochi presenti per fortuna non sono stati troppo molesti, regalando alla cascata quella sensazione di intimità che la contraddistingue.




A Skogafoss siamo saliti sulla cima e ridiscesi. Il percorso prosegue seguendo il fiume nell'entroterra, e sembra molto bello, ma non era nei programmi. La cascata in sé è bella ma non eccezionale.

Al pomeriggio visitiamo il famoso aereo abbandonato di Sólheimasandur. Anche qui pare il centro della capitale, quanto ad affluenza di gente. C'è di tutto. Una ragazza seminuda che si congela per un'ora mentre il compagno la fotografa in pose osé sulle ali dell'aereo. Gruppi di turiste orientali che si fanno gli autoscatti coi piedi penzoloni dalla cabina di pilotaggio e i sorrisi più falsi a disposizione. La sposa giapponese giunta fin qui, scollata col sorriso paretico con 5°C e l'acqua-neve, con tanto di fotografi al seguito con ombrelli e gimbal. Giovani spagnoli che saltellavano sull'instabile tetto dell'aereo per cercare di farsi fotografare mentre erano con i piedi sollevati dal pavimento. Insomma lì si riscopriva tutta quell'umanità che pensavo di aver lasciato nelle vie di Roma, e che invece riemergeva prepotente in queste situazioni quasi paradossali, che sono state inaspettatamente frequenti in questo viaggio, nonostante non fosse alta stagione.

Il clima, che fino ad allora era stato quasi clemente, vira poi verso il ventoso/acquoso con le nuvole colorate per qualche minuto dai raggi di sole del tramonto e il mare agitato con grosse onde bianche. Visitiamo comunque le spiagge e i faraglioni di Vik (Dyrhólaey, Reynisfjara, Reynisdrangur). I faraglioni sembrano le dita di una mano e le onde sottostanti sono ipnotiche. L'uso del 180 è stato possibile accorciando un po' i tempi e tenendolo riparato con la famosa cuffia da doccia fino all'istante prima dello scatto. Pernottiamo poi una notte all'Hotel Dyrholaey.







Il 25/09/16 esordisce con gli entusiasti consigli della Lonely Planet. Visitiamo Kirkjubaejarklaustur con il pavimento esagonale Kirkjugolf. Dire che fosse evitabile è dir poco. Ma la Lonely spesso crea questi problemi. Sulla strada ci imbattiamo però in sterminati campi di lava. Il cielo, come sempre, si apre e si chiude in frazioni di minuto, regalando situazioni di luce cangianti. E questa sarà una costante su tutta l'isola. La vegetazione è quasi fosforescente, e la forma dei massi di lava sembra far scorgere volti o corpi di creature nascoste. E' bello, e soprattutto in solitaria.




Nel percorso visitiamo il canyon di Fjaðrárgljúfur. Da visitare. Proseguiamo poi verso un villaggetto semisperduto e ormai disabitato per la recente morte degli ultimi pastori (come apprendiamo in loco): Núpsstaður. Ne avevo sentito parlare e non era sulle mappe, ma l'accesso è stato comunque molto facile. Non è diverso da altri villaggi islandesi, ma forse più comodo da raggiungere perché situtato sul "grande raccordo anulare". Faccio una foto che, per via del pendio lontano azzurro e gli alberi che hanno deciso di diventare autunnali solo per metà, regala dei colori improbabili, che ho accentuato nella saturazione (forse anche troppo, ma ognuno è fatto a modo suo).




Il pomeriggio sarà dedicato al parco Skaftafell, dove ci limitiamo a pranzare con scatolette Riomare, salamino e Ritter Sport, all'ombra severa dell'imponente ghiacciaio Vatnajökull. La passeggiata verso la cascata Svartifoss è di circa mezz'ora. Svartifoss è secondo me la più bella cascata islandese, per fortuna in quell'istante poco infestata dai cacciatori di selfie. Un raggio di sole mi ha anche regalato un grosso arcobaleno, durato un paio di minuti. Il Samyang 14 è stato provvidenziale, peraltro estratto all'ultimo minuto dalla fantomatica cuffia, perché le goccioline d'acqua avrebbero infestato la grossa lente globosa.




Al tramonto raggiungiamo la celebre Jökulsárlón. Il luogo è grande, e quindi permette di distribuire bene l'enorme massa dei turisti. Qui mi sono dato ai video tele/macro col grosso e provvidenziale treppiede di Amazon. Il posto è surreale. Forse uno dei più belli dell'isola. Merita la fama che ha. Ho fatto anche qualche foto. Mi ha colpito il fatto che, secondo me, quei pezzi di ghiacciaio sono dei gioielli. Anzi, forse più belli, per via della loro effimera esistenza.







Pernottiamo una notte a Lækjarhús Farm Holidays (anche se non è il massimo del comfort: un bagno per 10-15 persone è un rapporto piuttosto sfavorevole, soprattutto per via della palude di acqua e capelli che ne consegue, al termine delle docce).
Le varie notti erano sempre state molto nuvolose finora. Le nuvole diventavano la sera vagamente verdognole, lasciando presagire quello che c'era al di sopra. Questa notte usciamo verso l'una perché il bagliore attraverso i vetri della stanza sembrava maggiore: si era aperto un piccolo squarcio tra le nuvole, purtroppo durato solo una manciata di minuti. L'aurora era molto attiva ed è stato effettivamente il mio primo contatto con l'aurora islandese. Le nuvole sono poi rimaste verdi a lungo, come nelle sere precedenti.


Il 26/12/16 è dedicato al paese di Höfn dove ci limitiamo a fare spesa (c'è pochissimo da vedere). Visitiamo però le famose montagne sulla laguna di Höfn (Eystrahorn, Vestrahorn e Stokksnes). Sono mastodontiche e ricordano molto i fiordi norvegesi. Alcune nuvolette sono incastrate tra le spaccature della roccia. Gli uccelli nidificano numerosi. Faccio un panorama con una decina di foto a 180 mm. Il file risultante credo meriterà una stampa enorme: si discernono i singoli uccelli.




Facciamo poi un'unica tirata in macchina di 5 ore verso il nord dell'isola. Ci fermiamo un quarto d'ora a pranzare in compagnia di un paio di cigni nei fiordi dell'est, poco a sud di Seydisfjordur. I paesaggi sono stupendi e la giornata un po' più soleggiata. Becchiamo peraltro l'unico pezzo non asfaltato del "grande raccordo anulare". La nostra mini utilitaria si è comportata benissimo perché comunque è una strada non asfaltata normalissima (seppur piena di buche) e non una pista F. Il tratto è durato mezz'ora circa: andavamo piano per evitare danni alla carrozzeria (come avrei fatto con qualsiasi macchina affittata: l'assicurazione aggiuntiva l'avevamo presa, ma non quella molto più onerosa relativa a polvere e ciottoli).
Durante il percorso, per circa un paio d'ore, ci ritroviamo su una strada asfaltata nel nulla. Siamo nei mitici deserti interni, con tanto di pannelli illustrativi che spiegano come si formano. Il paesaggio è mozzafiato. I colori regalati dai minerali disciolti nella lava sono unici. Il clima è stato dalla nostra parte e per fortuna non c'era vento. Alcune piccole cascate facevano capolino di tanto in tanto ai bordi della strada.




Al tramonto visitiamo la cascata Dettifoss e la vicina Selfoss che guardiamo però solo da lontano (il viaggio è stato un po' stancante). la massa d'acqua è imponente, il rumore assordante, il senso di impotenza enorme. I cacciatori di selfie purtroppo affollano il luogo, perché famoso. Alcuni di loro tentano il suicidio sul bordo della roccia. Noi facciamo finta di nulla e dopo un po' ritorniamo in macchina per dirigerci verso la vicina regione del lago Mývatn. Avevamo prenotato presso Vogar Travel Service per due notti, ma per un disguido di Booking ci dirottano verso un lussuoso e costoso albergo a sud del lago (fortuna!). E' già sera e non visitiamo granché. Il cielo è sempre coperto con le nuvole sempre verdognole. Lì troviamo un ambiente familiare presso Gamli Bærinn, e decidiamo di regalarci un pasto caldo. La qualità ci ha ben ripagato.

L'indomani (27/09/16) lo dedichiamo dapprima all'unico tour prenotato, quello alle grotte Lofthellir. Dopo un'ora di mal di mare tra le buche su un furgone/fuoristrada e mezz'ora di trekking sulla lava antica, visitiamo queste grotte meravigliose, dove il ghiaccio disegna stalattiti e stalagmiti nelle grotte di lava. Uno spettacolo unico. Le recensioni non mentivano e lo spettacolo e l'intimità della natura hanno ampiamente ripagato il costo. Decido di lasciare la fotocamera nel furgone per godermi il percorso sottoterra senza impedimenti. Faccio in tempo a fotografare il vicino vulcano Hverfjall, artefice del tutto, trionfante sopra il suo campo di lava.




Il pomeriggio visitiamo le bellezze del lago. Il cielo è sgombro, e il lago è piano di attrattive naturali. la zona più bella sono gli pseudocrateri di Skútustaðir, dov'era peraltro il nostro albergo. Le varie pozze geotermiche di Hverir sono da visitare con calma. Siamo anche saliti sul vulcano Krafla, dove dal ciglio ho tentato una foto panoramica col 14 (non credo ci sia altro modo di fare una foto del genere, sul ciglio profondo pochi metri di un vulcano, se non con un drone (che non ho).




Le pecore, come sempre, sono le vere padrone dell'isola. Capita di incontrarle ovunque, sono stracolme di pelliccia e zompettanti. Studiano modi per uscire dal proprio recinto perché, si sa, l'erba dall'altro lato è sempre più verde. Non di rado le troviamo per strada, dove costituiscono un vero pericolo, in realtà. Qui le ho fotografate, baciate dal tramonto.




Ceniamo di nuovo al Gamli Bærinn, perché il resto dei posti era stranamente chiuso. Le previsioni meteo erano molto positive per la nottata, che risulta essere l'unica davvero sgombra di tutto il viaggio. Le previsioni dell'aurora erano positive: la notte prima avevamo avuto notizia che avevano persino spento i lampioni nella capitale per permettere di ammirare lo spettacolo della natura. La natura ci ripaga ampiamente. Il freddo è passabile (siamo a -2°C). Col mio Befree catturo un vero video dell'aurora a 25 immagini al secondo che da allora riguardo quasi ogni settimana. L'aurora è potente e colorata, come mai non avevo visto nemmeno in Finlandia. In alcuni momenti disegna dei fiori nel cielo dai bordi rosa. Il tutto si riflette nel lago Mývatn, incorniciato dagli stupendi pseudocrateri di Skútustaðir.




Questa notte ha ripagato il viaggio intero. Verso l'una e mezza il cielo esplode letteralmente illuminandosi in modo quasi uniforme, a giorno. Mi regalo qualche secondo di selfie nel video in questo momento unico. Ormai le orde di turisti mi hanno contagiato. Lo spettacolo, dopo questo exploit finale, si spegne quasi di colpo, come da tradizione nei fuochi d'artificio del sud Italia (da dove provengo). O forse l'universo era infastidito e confuso per la mia conversione all'autoripresa. Ritorniamo all'albergo e il cielo ritorna ad illuminarsi. Dopo dieci minuti però arrivano le nuvole e si va a letto, anche se addormentarsi risultava difficile.

Il 28/09/16 un breve viaggio ci porta alla famosa cascata Godafoss, bella ma affollata dai turisti provenienti da Akureyri. Arriviamo dopo un'oretta alla seconda città d'Islanda. C'è poco da visitare, tranne un orto botanico e una chiesa. Usiamo la giornata per riposarci un po', mangiando gelato e poi fish & chips in un piccolo locale. Anche qui i turisti, in gran parte orientali, preferiscono farsi foto col cibo o fare foto al cibo piuttosto che mangiare. Inizia a maturare una sorta di odio nonostante il peccato commesso a Skútustaðir la notte prima. O forse l'odio è proprio relativo al fatto di essere diventato uno di loro... :-D Pernottiamo una notte presso Acco Guesthouse.

L'indomani 29/09/16 dopo un paio d'ore di viaggio visitiamo la penisola Vatnsnes. Siamo fuori stagione, credo, per le pulcinelle di mare che rendono famosa la zona. Le strade non sono asfaltate e sono piene di fango e buche, ma sono strade normalissime alla portata di ogni macchina (non piste F). Visitiamo il celebre faraglione Hvítserkur. Il vento e la pioggia sono insistenti, e quindi i turisti sono pressoché inesistenti. una rarità che sfruttiamo con una bella visita approfondita alla zona (che, a dirla tutta, però, non offre granché di diverso dal resto dell'isola).

Dopo circa tre ore circa arriviamo nella famosa penisola Snaefell, la cosiddetta Islanda in miniatura. Visitiamo il museo dello squalo di Bjarnarhöfn con relativa degustazione della carne all'ammoniaca, e passiamo dal fotografatissimo Kirkjufell.




Il cielo è nuvoloso, e il posto è frequentato da turisti, per fortuna non troppo "ostili". Le foto sanno di cliché da ogni angolatura. La montagna è però unica e magnetica per via della sua forma. I paesi vicini non meritano una visita se non per procacciarsi del cibo (nella fattispecie una supermegapizza a Hobbitinn, che di Hobbit ha solo il nome e un disegno sull'insegna). Pernottiamo due notti al Welcome Hotel di Hellissandur.

Il 30/09/16 visitiamo nel dettaglio la penisola Snaefell. Usando una guida cartacea locale reperita nell'albergo scopriamo che c'è qualcosa da vedere ogni 5 minuti di macchina. Non ci risparmiamo e guardiamo tutto in dettaglio. La penisola ospita celebrità come Djúpalónssandur, Londrangar, Gatklettur, ma anche posti meno celebri. Ci perdiamo per un paio d'ore in mezzo alla lava ricoperta d'erba sulla scogliera tra Hellnar e Arnarstapi, complice anche la bella giornata. Alla fine si rientra al celebre paesino di Stykkisholmur (celebre per il film), dove ci concediamo la prima e unica vera cena islandese da ricchi, pur limitandoci a una sola portata (non si poteva accendere un mutuo per una cena: non era bello). Il tutto era buonissimo, soprattutto uno stufato di pesce imprecisato con delle spezie imprecisate che cadevano a pennello. La pseudo-pepata di cozze con le cozze non lavate servita a un pugliese però meritava l'ergastolo o un buono per le cure dentarie (ristorante Sjávarpakkhúsið). Per fortuna tutta la penisola non era gremita di turisti. Era l'Islanda che volevo, quella che immaginavo, tranquilla in stile Finlandia.

L'indomani 01/08/16 partiamo per Reykjavik. Nella strada ci fermiamo alla fabbrica di birra Stedji, celebre per la sua birra con "le palle" perché effettivamente fabbricata con ammollo degli enormi testicoli di balena. Cose più che altro pubblicitarie. Dopo 7 bicchieri di birra usciamo ciucchi e tocca smaltire, prima di arrivare alla vicina capitale, dove pernotteremo per ben tre notti in una specie di mini appartamento a basso prezzo in una mansarda di un ostello (Reykjavik Hostel Village). Il posto è confortevole.
Sulla città c'è poco da dire. La vita notturna c'è nel weekend, è vero, ed è anche troppa per gli standard islandesi a cui ci eravamo abituati. Il sabato il casino dei pub per strada suona quasi fastidioso. L'idea è che il rientro a Roma sarebbe stato doloroso, dopo esserci abituati così bene.

Durante la permanenza nella capitale si solleva il celebre vento islandese, l'artefice dei famosi deserti interni. Tre notti di continuo boato dovuto ad un vento del tutto inedito, per me. Una cosa indescrivibile, che sposta le macchine e le persone. Quando si placa facciamo qualche uscita per strada. La visita al campanile della cattedrale con il vento enorme (pur leggermente più calmo) è stata un'impresa da raccontare. I vetri dello stupendo museo nazionale sembravano doversi rompere da un momento all'altro, ma era ovvio che fossero fatti per resistere. Inutile dire che abbiamo dormito poco. L'aurora era sempre presente, ma le nuvole e le luci della città la rendevano poco più che un bagliore verdognolo. I pasti caldi li abbiamo fatti una volta in un "zupparolo" cinese (effettivamente serve solo tre tipi di zuppe, a costo molto basso e decenti), e poi in un risto-pub, quest'ultimo niente male (Islenski Barinn).

In base alle previsioni meteo (e del vento) dedichiamo il giorno migliore alla visita del famoso circolo d'oro” (parco Þingvellir, cascata Bruarfoss, gayser Strokkur, cascata Gullfoss). Il vento per fortuna ci concede una tregua man mano che procediamo nell'entroterra, per poi ritornare una volta rientrati nella capitale.
Sono ritornato bambino sotto il geyser. Ci siamo passati per ben due volte. Inutile dire che i posti, essendo a due passi dalla capitale, erano un assembramento di turisti e negozi di souvenir. Per fortuna, al rientro, il geyser era meno affollato e ho potuto godermelo (e non dico in termini fotografici, ma esattamente come farebbe un bambino col liquidator). La vera bellezza del circolo d'oro per me è la stupenda cascata blu di Bruarfoss. L'accesso non è facile, ma ho reperito alcune guide online e i relativi punti su Google Maps. Per fortuna i turisti erano pochissimi. Non ho portato con me il treppiede e per fortuna non c'è stato vento. Il Samyang è stato provvidenziale, così come il 180, per riprendere i dettagli.




Anche Gulfoss con la sua acqua dorata è unica, soprattutto illuminata dalle luci del tramonto. Numerosi turisti anche qui. Alcuni totalmente incoscienti, a caccia di selfie praticamente sulle rocce nelle rapide o sul bordo della scarpata.




Il 4 ottobre è il giorno del rientro. Decidiamo di darci al relax alle terme della Laguna Blu. Nulla a che vedere con le piccole pozze termali sparse nella nazione, molto più intime (ma che non abbiamo mai visitato). Ma ovviamente sapevamo a cosa andavamo incontro. Visitiamo anche Keflavik, con il suo incredibile e raccomandatissimo Diner americano Olsen Olsen, nato per accogliere i piloti americani della vicina base aeronautica. Restituiamo la macchina (dopo averla lavata accuratamente gratis a Helissandur, dal nero del fango delle sterrate). I nostri dubbi erano relativi alla partenza dell'aereo con quel vento enorme. A quanto pare la partenza non è stata problematica, ma credo l'atterraggio sarebbe stato un problema maggiore.


Tirando le somme
L'attrezzatura è stata adeguata allo scopo. In quei pochi casi in cui sentivo il 180 stretto rispetto al 35, mi sono limitato a fondere più immagini assieme (ove possibile). Una lente in più sarebbe stata fastidiosa da portare dietro. Inutile dire che anche il treppiedi da 5 kg col 180, sotto il vento, è risultato inutile. O forse perché si trattava di un modello poco costoso.

L'automobile è stata perfetta: una più grande, per due persone, sarebbe stata inutile, e non abbiamo frequentato piste F (per le quali occorre un fuoristrada). Peraltro oltre a costare meno d'affitto, consumava ovviamente meno, il che è sempre un vantaggio.

Il clima è stato estremamente variabile, come in stile islandese, ma comunque senza temperature troppo rigide e senza piogge per le quali sia stato necessario un ombrello. Il vento degli ultimi tre giorni era inedito per me, e ha reso difficile dormire la notte (soprattutto perché eravamo in una mansarda).

L'aurora, beh, è l'aurora. La conoscevo già dalla Finlandia, ma ogni volta è un'emozione, e non ne ricordo una con una tale potenza.

In Islanda credo tornerò negli anni a venire e ha indubbiamente rubato un posto nel mio cuore. Cercherò ancor più di evitare i periodi più turistici: è l'isola stessa che richiede un tipo di turismo più raccolto e introspettivo, secondo me.

Gli alberghi sono tutti stati di buon livello, con una media di 120 euro a notte per due persone in una stanza doppia con colazione e bagno (la colazione risulterebbe molto costosa, fuori). Forse il peggiore è stato Lækjarhús Farm Holidays, pagato troppo e mal strutturato.

Le foto sono state in totale un centinaio, ma ovviamente non le ho pubblicate tutte. Qui su Juza ho caricato un paio di video (a cui faccio riferimento nel testo).

Ci sarebbe tanto altro da dire, ma credo di aver già scritto troppo. Ringrazio chi ha avuto il coraggio e la forza di arrivare a leggere sin qui.



Risposte e commenti


Che cosa ne pensi di questo articolo?


Vuoi dire la tua, fare domande all'autore o semplicemente fare i complimenti per un articolo che ti ha colpito particolarmente? Per partecipare iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti, partecipare alle discussioni e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.





avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 12:55

Michele invece sono riuscito a leggerlo tutto con grande curiosità e ammirazione.
Intanto complimenti per l'esposizione ed il filo conduttore che arriva fino alla fine.
Ovviamente complimenti per il viaggio e per le foto che sono riuscite a trasmettermi un po' delle tue emozioni.
Grazie
Marco

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 13:34

Marco sei gentile e sono contento che tu l'abbia letto tutto. Ho aspettato un paio di mesi prima di scriverlo, per evitare di contaminare tutto con l'emozione del momento. Effettivamente l'emozione, come vedi, prosegue. L'ho scritto peraltro molto di getto, e ho poi scoperto vari refusi. Volevo però che fosse proprio così: non troppo ragionato.
Grazie!

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 13:49

Grande Michele! è un viaggio che prima o poi farò, terrò sicuramente presente le tue esperienze. Molto molto utile, grazie

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 13:53

Grazie! L'obiettivo era proprio risultare un po' utile. Bene!

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 14:09

Anche io l'ho letto con piacere e ti ringrazio.
Stavo pianificando per il prossimo anno ma per motivi economici rimanderò, anche se il terrore delle frotte di turisti ovunque ti confesso che mi frena molto...

avatarjunior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 14:20

Molto interessante per chi, come me, sogna un viaggio in Islanda nel periodo invernale. Grazie.

avatarsenior
inviato il 15 Dicembre 2016 ore 16:12

Per Botolo, in realtà il problema economico è il peggiore. Anche con i dovuti accorgimenti.
Adriano, anche io penso al viaggio invernale, anche se preferisco sempre la "mia" Finlandia, d'inverno. Più rigida, ma anche più limpida (almeno nel mio immaginario, nettamente di parte).

avatarjunior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 11:04

Sì sì, la questione economica è drammatica, concordo, infatti mi sono scoraggiato e per ora rimando...

avatarjunior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 11:47

Tutto molto bello! Complimenti ;-)

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 13:51

Grazie Luigi!

avatarjunior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 15:01

grazie per il diario di viaggio

avatarsenior
inviato il 16 Dicembre 2016 ore 15:09

Di niente, anzi!

avatarsenior
inviato il 19 Dicembre 2016 ore 22:47

Fantastiche foto!

avatarsenior
inviato il 20 Dicembre 2016 ore 6:33

Grazie!

avatarjunior
inviato il 21 Dicembre 2016 ore 10:36

Stupendo racconto pieno di spunti utili, sei riuscito a farmi tornare sull'isola. sono già stato in Islanda nel 2010 ma conto di tornarci perché è un posto magico surreale fiabesco, quindi sto cercando spunti e luoghi non ancora visti per organizzare un viaggio ma questa volta in 3 con il mio piccolo nato da poco quindi ancora più difficile ma non demordo.





 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me