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un viaggio fotografico in solitaria nell'Australia più lontana dai grandi centri urbani


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avatarsupporter
inviato il 19 Agosto 2016 ore 1:40

POST 35

Giorno 46
18 Agosto - 2016

Mi sono addormentato tardi e mi sveglio quando il sole diffonde già una forte luce. Non mi devono aver svegliato nemmeno i continui arrivi di auto. Mi tiro su. Per forza che non mi hanno svegliato, non c'è nessuno. Quello che è successo ieri notte mi sembra un sogno, ma il cartone della toppa ed il taglio alla mano confermano che è tutto reale. La prima cosa che penso è che, se avessi deciso di aspettare aiuto, starei ancora aspettando. Mi ci vuole poco a capire perché stamattina c'è il deserto. Un fortissimo vento freddo ed un fronte scuro di nuvole. Oggi non esce in mare nessuno. Il taglio si conferma non preoccupante. Devo però andare via di fretta perché mi serve dell'acqua corrente. Tra tintura di iodio e sangue ho le mani ben imbrattate. Vado ad Exmouth all'ufficio informazioni ed aspetto l'apertura lavorando in auto all'aggiornamento del diario. Quando aprono i bagni mi ripulisco bene, disinfetto nuovamente la ferita e la copro con un semplice cerotto. Sud. La penisola in cui mi trovo ha una bassa vegetazione che è una via di mezzo tra brughiera e fascia mediterranea. Ai tanti animali che hanno attraversato la strada davanti a me, devo aggiungere adesso delle belle pecore lanose che assomigliano alle irlandesi. Non le conto o rischio di addormentarmi. Stanotte ho dormito pochissimo. Piccola deviazione per vedere Coral Bay. Il villaggetto è completamente diverso da tutto ciò che ho visto finora. Intanto sta direttamente sulla spiaggia e poi sembra molto meno paranoico nell'organizzazione. Si respira un'aria con un pizzico di anarchia. L'ufficio informazioni è una baracchetta di legno alla buona ed i bagni accanto sono una struttura, di un bel blu greco, realizzata con blocchi di cemento a griglia prefabbricati. Qualche blocco, lasciato non intonacato, funge da presa d'aria e finestra. Bagni che non stonerebbero in sudamerica. Belle rondini li hanno scelti come casa e si aggirano tranquillamente anche all'interno. Parcheggio sterrato in cui ti metti come ti pare. Mi piace. Praticamente c'è solo una strada con negozi da un lato e caravan park e resort dall'altro. La cosa però più bella è la spiaggia. Proprio a 10 metri dalla strada. Un colpo d'occhio degno della migliore Sardegna dei giorni migliori, merito anche del forte vento da terra. Sabbia bianchissima. I colori dell'acqua variano dal praticamente bianco iniziale al blu della parte dove si intuisce la presenza di folti banchi di corallo. Ci sono almeno due altre sfumature di blu in questo passaggio. Delle ampie pensiline, poco invasive visivamente, permettono di stare anche all'ombra. Gli alberi che contornano la spiaggia, regalando altra ombra, francamente mi sembrano proprio delle tamerici. Non so se ci sono in Australia o se sono state portate, ma sembrano proprio loro. Altra sfumatura greca. Anche se chiaramente ci sono da noi in Italia, io le associo sempre alle isolate meravigliose spiagge di molte isole greche. Tanti gabbiani si lavano nell'acqua bassa ed un intraprendente pellicano cerca di far sloggiare una famigliola da sotto una pensilina. Un colpo d'occhio strabiliante. Dai caravan park attraversi la strada e ti tuffi. Situazione assolutamente perfetta per una vacanza. La consiglio vivamente a chi dovesse decidere di venire da questa parte dell'Australia per passare dei giorni in completo relax facendo un mare meraviglioso con contorno di snorkeling di barriera. Io non posso, non sono in vacanza, ma in viaggio e da sempre le due cose per me hanno avuto un significato completamente diverso. Lascio Coral Bay e la sua atmosfera un po' latina con una affascinante commistione greco-sudamericana-tropicale-corallina e continuo verso il sud. Il Ningaloo Marine Park mi ha dato tutto ciò che gli chiedevo. Posso lasciarlo definitivamente. Mentre, come al solito, macino chilometri, lasciata la brughiera e rientrato nel bush, un anonimo cartello mi indica il Tropico del Capricorno. Sono fuori dai tropici. Sono su una deviazione della arteria principale e quindi immagino che sull'altra ci sia un segnale molto più appariscente di questo attraversamento. Salto Carnarvon che una veloce lettura mi da accogliente, ma null'altro. Il bush nel frattempo si è colorato. La fioritura sta iniziando. Per circa 200 chilometri, sotto gli arbusti, adesso il colore dominante è il giallo inframmezzato a volte da altri fiori bianchi o rosa. Bellissimo visivamente e siamo solo all'inizio. Arrivo a Shark Bay che ormai il tramonto è vicino. Mi fermo all'Hamelin Pool caravan park. Anche qui trovo un'aria rilassata poco anglo-sassone. Anche le ragnatele ai bagni ed all'ufficio sono lasciate in pace. La reception è un romantico ammasso di generi alimentari, souvenir ed abbigliamento in vendita. 11AUD, praticamente il costo di due docce. Non hanno la mappa. Mi è successo solo in un altro posto, anch'esso affascinante e naif, ma ero all'inizio del lungo viaggio e ci facevo meno caso. Mi danno le informazioni uscendo dall'ufficio indicandomi con la mano i vari luoghi. Vivaddio. Prima di sistemarmi però, vado alla vicina Hamelin pool, appunto. Con la luce del tramonto riesco a fare delle, credo buone, foto di una delle colonie di stromatoliti più importanti al mondo. Sono venuto apposta qui. Ho già all'andata, ormai non lontano da qui, fotografato una colonia di tromboliti e le due formazioni sono strettamente imparentate anche se fondamentalmente diverse. Le stromatoliti sono formazioni stratificate create da microorganismi fotosintetici esistenti da 3,5 miliardi di anni che hanno contribuito attivamente all'evoluzione di questo pianeta con la produzione di ossigeno. Una cattura, non eccezionale vista la luce ormai scarsa, di una specie di uccello ancora non incontrato, conclude la giornata. Al Caravan Park c'è una antica stazione telegrafica trasformata in museo, dove la sera mostrano dei filmati didattici sulle stromatoliti e storici sulla stazione stessa. Domani esplorerò quest'area, ma non penso di fare più alcuna attività marina. Oltretutto qui è inverno e si sente. Ieri sera ero crollato più velocemente del solito per via delle pochissime ore di sonno della tribolatissima notte passata. Sto scrivendo all'alba ed ho anche il cappello di pile addosso. Il clima tropicale è ormai lontano. Ieri non ho superato i 23 gradi.

avatarsupporter
inviato il 20 Agosto 2016 ore 23:55

POST 36

Giorno 47
19 Agosto - 2016

Dopo una nuova veloce visita alle stromatoliti per via di un uccello che ieri sera non sono riuscito a catturare bene, parto alla scoperta dell'area di Shark Bay. L'uccello non ne ha voluto sapere di farsi vivo. Mi dirigo innanzitutto verso il bivio che, dopo 110km. di serio sterrato, porta a Steep Point. Il punto più ad ovest, sulla terraferma, di questo continente. Niente da fare. Un grande segnale luminoso, di quelli portatili che si usano quando ci sono lavori in corso, avvisa che la strada per tutto Agosto è chiusa. Ok. Ringrazio l'avviso e la precisione anglo-sassone che mi risparmiano una bella perdita di tempo, dato che l'ultima deviazione per Steep Point sarebbe dopo almeno 50 chilometri da questo primo bivio in cui sono. Riprendo a risalire la lingua di terra centrale. Shark Bay è formata da due profondissime insenature divise dalla lingua di terra in cui sono, lunga più di 100km, in cui si trovano i due centri principali: Denham e Monkey Mia. A chiudere l'insenatura più esterna ci pensano invece un'altra lingua di terra lunga circa la metà, dove si trova Steep Point, e la sottile Dirk Hartog Island che un tempo era certamente unita alla terraferma. La vegetazione che attraverso sembra assolutamente una bella, fitta e bassa macchia mediterranea. Si susseguono tratti di costa frastagliata e grandi bianche baie. E' un luogo di vacanze marine, ma qui non c'è la barriera. La presenza di pesci dalle tartarughe, ai dugonghi, agli squali è però certamente notevole. Le attività legate alla pesca, allo snorkeling ed alle immersioni sono innumerevoli. La stagione però non è questa, anche se c'è parecchia gente. Inizierà fra qualche mese. L'Australia ha bei mari balneabili, con attenzione, per qualunque periodo dell'anno. Mi fermo a Shell Beach per ammirare l'immensa spiaggia immacolata che è formata solo da frammenti di conchiglie sedimentati che sono anche stati estratti a blocchi ed usati come materiale da costruzione. La profonda baia più interna, in cui si trova, ha un mare con alta salinità per via dell'evaporazione dovuta al poco ricambio dall'oceano. Arrivo a Denham. Bella, perfetta, su un bel tratto di costa sabbiosa, ma non ci verrei in vacanza. Non c'è nemmeno un'unghia del calore che emanava Coral Bay. Qui probabilmente i cani che vedo portati a passeggio raccolgo da soli, vergognandosi, i propri escrementi. Proseguo per Monkey Mia dove si svolge, a detta della Lonely, uno spettacolo assolutamente da non perdere. La mattina ed a varie riprese, tutti i giorni dell'anno, frotte di delfini si riversano sulla spiaggia per essere rifocillati da addetti a questa mansione. Non capisco come mai, in un paese dove ho giustamente visto ovunque raccomandazioni sul non fare feeding, sia pubblicizzata ed organizzata una cosa del genere. Devo capire, se possibile. L'arrivo a Monkey Mia è, ai miei occhi, assolutamente deludente. Mi aspettavo, da quanto letto, un bel posto sulla spiaggia un po' spartano con possibilità di campeggiare. Non è così. C'è un punto fees all'ingresso. Francamente non capisco perché, data l'esiguità del posto e soprattutto il fatto che qualunque cosa decidi di fare, tranne lo spettacolo dei delfini, la devi pagare profumatamente. Un parcheggio. Un gruppo di perfette strutture tra cui il centro visitatori ed un lussuoso resort. Un bel caravan park. Che faccio se resto? Nulla di nulla. Dovrei pigramente, ma nel mio vocabolario sarebbe noiosamente, aspettare domattina per qualcosa che magari criticherei soltanto. Giro l'auto e vado via. I delfini, francamente, preferisco ricordarli nei miei incontri casuali in acqua in immersione. Ripercorro i più di 100km all'indietro ed esco da Shark Bay. Mi fermo a considerare la situazione. A sud di qui sono già stato all'inizio del viaggio. Non ho più nulla da vedere. Devo nuovamente migrare. Sotto Perth ci sono parecchie cose che mi interessano. Vado. North West Coastal Road fino a Geraldton. La attraverso per la seconda volta e rifletto sulle sensazioni completamente differenti. Più di un mese fa con l'occhio avido di nuovo, ancora non assuefatto. Adesso, con l'esperienza di tanti luoghi visti e l'occhio abituato all'organizzazione urbana. Faccio benzina e riempio anche le taniche ad un distributore con prezzo decisamente basso, anche se a Perth avevo trovato ancora a meno, 1,09AUD/lt. Il sole va giù, ma ho intenzione di fermarmi solo quando sarà pericoloso. Mi immetto nella Hwy 1, la Brand Hwy. Traffico, sempre per i parametri australiani. All'andata avevo preso la strada sulla costa per via dei parchi da visitare. La bella sorpresa è che la Brand non presenta affatto cartelli di attraversamento animali ed il traffico non si ferma con il buio. Decido di proseguire ad oltranza, a questo punto arrivo almeno a Perth. La guida notturna e prolungata non mi ha mai preoccupato, anzi sono contento di fare l'esperienza anche qui. C'è però poco da dire. Potrei tranquillamente essere in Italia e sarebbe lo stesso. No, mi corrreggo, qui non c'è stress dato che tutti seguono alla lettera il codice stradale. Passo all'esterno di Perth. Mi fermo. Ho preso già della pioggia. Ho inserito il riscaldamento. All'esterno 9 gradi. Sono ripiombato nell'inverno. Penso di poter andare, prima di proseguire più a sud, a Rottnest Island già saltata in partenza per pioggia. Le previsioni mi danno pioggia al 90% domani e 100% domenica. Niente da fare. A questo punto proseguo, se sarà possibile, fino alla mia prima meta a sud. Dryandra. Dopo vari cambi di Hwy in cui mi assiste la precisa Maps.me, mi immetto nella Albany Hwy. Sono già sotto Perth. Dopo pochi chilometri piombo letteralmente all'interno di una foresta. Piove, ma debolmente ed a tratti. Fa freddo e c'è una leggera nebbia. Mi chiedo se è ancora lo stesso viaggio, il cambiamento è drastico. Non trovo aree per fermarmi, ma comunque incontro solo un cartello di avviso animali e francamente non so che animale fosse quello disegnato. Sono le 10 e mezza, non è tardissimo e sulla strada c'è ancora qualcuno. Proseguo. Devio per una secondaria asfaltata che mi porta alla mia destinazione finale. Quando entro nella Dryandra Woodland, gli ultimi 20 chilometri li faccio su un ottimo sterrato. Sono circondato da una bella foresta, piove e non c'è proprio anima viva. Nemmeno animali. Provo un paio di campsite che ho in mappa, ma aprono da Ottobre e non trovo comunque un bagno. Finalmente uno, vicino al centro informativo, ha bagno. Trovo anche tre camper da cui ormai si sente solo russare. E' passata la mezzanotte e dopo 1150km percorsi, comprendendo il giro a Shark Bay, mi sistemo per la notte in questo luogo che sembra lontano anni luce da ciò che ho visto fino ad adesso. Questa è l'Australia.

Giorno 48
20 Agosto - 2016

Tra gli alti alberi della foresta la luce penetra nell'auto a svegliarmi molto più dolcemente e più tardi. La discesa a sud oltretutto ha anche allontanato l'alba. Mi muovo anche con relativa calma. Faccio un giro a piedi, ma non riesco ad avvicinarmi abbastanza per qualche scatto decente a qualche volatile. Mi muovo allora in auto. Già una quarantina di chilometri prima di Geraldton, il bush scompare e si vedono solo enormi estensioni di terreno coltivato. E' la cosiddetta “cintura del grano”. Mi sto muovendo adesso in ciò che resta dell'ambiente precedente. Dryandra Woodland. Una specie di savana di eucalipti, ricchissima di avifauna. A passo d'uomo percorro varie strade. La foresta è bellissima. In alcuni punti, i bianchi tronchi danno l'impressione di trovarsi in mezzo a delle betulle. Riesco finalmente a catturare qualcosa decentemente. Il luogo meriterebbe una sosta di un paio di giorni perché le specie viste sono veramente tante, ma ho altro in mente ed ormai il tempo è limitato. Uscito da Dryandra guido attraverso splendide strade secondarie interne in un panorama di campagna che potrebbe essere tranquillamente nostro. Campi coltivati a grano e colza, soprattutto. Pecore al pascolo. La strada avanza tra due file di alberi. L'occhio però coglie particolari che rendono 'alieno' ciò che percepisce. Le dimensioni sono inimmaginabili per i nostri piccoli spazi. Le macchie gialle della colza fiorita sono immense. Le pecore migliaia. Quando la strada mi porta leggermente in alto, posso spingere la vista a varie decine di chilometri, ma i contenuti non cambiano. Gli alberi che fiancheggiano la strada non assomigliano affatto ai nostri, sono varie specie di eucalipti, alcuni magnificamente annegati nelle macchie di giallo. Il cielo riccamente annuvolato contribuisce a creare un gioco di colori che non posso non fermarmi a fotografare. Nella visione europea l'eucalipto è considerato un albero minore, ma qui ne esistono molte varietà che hanno delle differenze sostanziali con quello che ci è familiare. Un tipo, tra quelli che fiancheggiano la strada, altissimo, con la sua chioma larga ad ombrello, unica parte dotata di foglie, ricorda visivamente i pini marittimi ed è francamente spettacolare. Arrivo ad Hyden. Sono sempre più ad est. Visita molto veloce alla Wave Rock. L'acqua, nelle ere, ha scavato questa roccia in modo da sagomare una improbabile grande onda oceanica. Una curiosità che prende giusto il tempo di qualche scatto. Sono ad Hyden perché da qui parte la Hyden-Norseman road. 300 chilometri sterrati che mi porteranno a Norseman, punto di partenza della mia meta. E' probabilmente l'ultima lunga sterrata di questo viaggio e voglio godermela. La strada è assolutamente perfetta. Terra battuta. Qualche lieve corrugazione solo alla fine, ma insignificante. Riesco a tenere velocità molto alte. Le curve sono veramente pochissime. Il panorama varia dall'iniziale campagna, al bush, ai laghi semiasciutti che la strada taglia, ad ampie zone di foresta primordiale assolutamente identica a Dryandra. La quantità di avifauna è notevole. Ma adesso non mi interessa. C'è solo la strada ed il piacere di guidarci attraverso. Incontro solo due road train ed un camper. Ogni tanto delle deviazioni ed i relativi cartelli fanno capire che tutta la zona è piena di miniere. Percorro i 300 chilometri in due ore e mezza tutto compreso. Il fondo è spesso bagnato. Le nuvole grigie che arredano il cielo devono aver, da poco, liberato un po' del loro contenuto. Alla fine tutto il retro dell'auto è praticamente rosso. A Norseman è già buio. Vedo su Wikicamps che l'unico caravan park mi chiederà circa 35AUD. Penso di fare una doccia e dormire da un'altra parte. Faccio il pieno. Al distributore Caltex l'insegna della toilette riporta anche la scritta shower. Prima controllo e poi chiedo se l'acqua è calda, se restano aperti tutta la notte e se posso parcheggiarmi di lato fino a domattina. Risposta affermativa a tutto. Perfetto. Al caravan park non do nemmeno i 5 euro della doccia. Tutto comodo ed in poco tempo sono pulito e sistemato per la notte. Domani si parte per l'ultima mitica traversata australiana.

avatarsupporter
inviato il 21 Agosto 2016 ore 15:58

POST 37

Giorno 49
21 Agosto - 2016

Fatta anche l'esperienza del distributore, riparto. Immediatamente imbocco la Eyre Hwy. Mi attende il Nullarbor. Stavolta dal latino “nessun albero”. E' una regione desertica che si estende tra Western e South Australia. La Eyre Hwy, adesso tutta asfaltata, la attraversa. Il percorso è tra quelli mitici australiani. Da Norseman ci sono 750 chilometri fino al confine con il South Australia ed altri 450 fino a Ceduna che viene considerata la fine del Nullarbor. Le mie aspettative sono alte. Orizzonte libero a 360 gradi e strade infinite verso il nulla. Ciò che amo di più e che mi fa sempre andare stretta la nostra bella, ma troppo compatta ed antropizzata, Europa. Senza lo stress dello sterrato potrò godermi appieno il percorso. Per lo stesso motivo, decido anche di non andar veloce. Imposto i 120km/h e sono pronto allo spettacolo. Proprio queste attese sono la causa della parziale delusione che mi attende. Per almeno 300km. è un fullarbor. La Eyre Hwy avanza all'interno di una foresta con alberi anche altissimi ed il panorama sconfinato lo si avrebbe solo se la strada viaggiasse a 20 metri dal suolo. Nel bel mezzo dei 146km del rettilineo più lungo d'Australia, finalmente la foresta ha termine e si comincia a spaziare con lo sguardo. Ci sono ancora alberi, ma molto radi. L'illusione però dura poco. Anche se con intermezzi di quasi nulla, di complessivi 100Km al massimo, per tutti i 750km fino ad Eucla, a poco dal confine, il Nullarbor atteso non si vede. Sullo stesso rettilineo incontro chi ridimensiona il wild del mio viaggio. Una ragazza sta affrontando il Nullarbor in solitaria in bicicletta. Non è comunque il primo viaggiatore a pedali che incontro. Uno persino sulla tremenda Gibb ed era certamente con più anni sulle spalle dei non pochi che gravano me. Le roadhouse si susseguono ogni 100-200 chilometri al massimo e quindi le taniche mi servono solo per non pagare le cifre alte del carburante. Sono tutte abbastanza simili e fredde. Qualcuna si inventa qualcosa per distinguersi come a Cocklebiddy dove una divertente scritta riporta che lì vivono 8 umani, un cane e un milione e passa di canguri. In cima ad un passo, che sarà sì e no di 50 metri, ci si affaccia su una immensa piana che ha le caratteristiche di una savana. Subito dopo un altro lungo tratto senza molta vegetazione alta. E' qui che, con il panorama completamente aperto, l'attenzione viene catturata dallo splendido spettacolo di una non lontana perturbazione. Le scie dell'acqua che si sta riversando a terra, inframmezzate da parziali e mutevoli arcobaleni, sono un bel soggetto fotografico. Ad Eucla avevo pensato di fermarmi, ma la parziale delusione mi fa proseguire deciso, per fare più chilometri possibile. Subito dopo ha inizio veramente il Nullarbor. Faccio 200km, fino alla Nullarbor roadhouse, senza alcun albero a chiudere l'orizzonte. La vegetazione è bassissima. Ormai sta facendo buio e devo procedere veloce senza poter godere appieno della situazione tanto attesa. Dovrò necessariamente ripassare di qua, e lo farò in un orario migliore. Sulla Lonely Planet è scritto che hanno camere a prezzo molto basso, ma non è vero. La singola viene 115AUD. Vince l'unpowered site a 20AUD. Domani ho ancora qualche centinaio di chilometri di nullarbor. Ci sarebbe la possibilità di sostare in aree libere ed isolate, senza però nemmeno il bagno. Non sarebbe un problema, ma il Nullarbor al momento non mi dà la carica giusta.

avatarsupporter
inviato il 22 Agosto 2016 ore 15:47

POST 38

Giorno 50
22 Agosto - 2016

Al mattino, dopo una fredda notte, la temperatura è di soli 6 gradi. La forte umidità, che si condensa in acqua, avvolge tutto. South Australia. Stesso fuso orario del Northern Territory, molto più a nord. Ho perso un'ora e mezza. All'alzarsi del sole si presenta una situazione assolutamente non immaginata. C'è nebbia. Parto infilandomici. Non è pericolosa dato che c'è sempre un centinaio di metri di visibilità al peggio, ma il Nullarbor non lo si percepisce. In ogni caso, dopo solo una cinquantina di chilometri al massimo, finisce. Nella nebbia si stagliano le sagome di alti alberi. Di reale Nullarbor sulla Eyre Hwy ci saranno 250 chilometri scarsi e tutti nel South Australia. Le situazioni di totale libertà dell'orizzonte a 360 gradi si trovano in vari luoghi, come ho avuto modo di costatare e raccontare. A meno di altri motivi, non vale la pena spingersi fin qui. A questo punto ho varie ipotesi di percorso possibili, ma non mi convince nessuna. Le distanze da percorrere sono comunque enormi per qualunque destinazione e non ho più molto tempo prima di tornare a Perth. Uno dei problemi è il lavaggio dell'auto, assolutamente necessario, e partendo di lunedì ho pure i due giorni precedenti non utilizzabili. Pensavo di provare a farla lavare mentre sto in giro. Vedremo. Un'idea era di arrivare a Port Lincoln, a sud in fondo alla enorme Eyre Peninsula, per una immersione in gabbia per gli squali bianchi. Ieri ho letto su internet ed il costo è di 495AUD. Follia. Non se ne parla. Aspetterò di andare in Sud Africa dove i prezzi non sono così alti. Altra idea era arrivare ad Adelaide data per molto carina. Ma le città mi piacciono sempre poco e finire il viaggio così non mi va proprio. A nord-est di Port Augusta ci sono poi le Flinders Ranges. Una catena montuosa, data per splendida, con le sue gole ed i picchi frastagliati. Francamente ne ho viste tante ed ho paura di restare deluso nel confronto. A nord, sulla parte del South Australia della Stuart Hwy, c'è una cittadina particolare che si sviluppa anche nel sottosuolo: Coober Pedy. Nata per le miniere di opale, vi hanno girato molti film tra cui Mad Max ed uno dei miei preferiti, “Priscilla, la regina del deserto”. La stranezza del posto e la sua fama di frontiera sperduta, mi fa decidere per questa destinazione. Per arrivarci vedo anche una deviazione di 300 chilometri di sterrato che mi farebbe risparmiare parecchia strada. Dovrò però chiedere se è fattibile. Continuando sulla Eyre Hwy, dopo un lungo tratto di bush, inizia il vero nullarbor. Quello artificiale, creato dal disboscamento pressoché totale. La vastità delle coltivazioni e degli allevamenti che attraverso è nettamente superiore a quella del Western Australia. Spettacolo monotono. Vado veloce. Sono abbondantemente oltre il limite di velocità. Sull'altro lato della strada, per la prima volta in questo viaggio, un'auto della polizia è appostata. La vedo solo all'ultimo momento. Guardo nello specchietto. Da manuale. Accende le luci e gira per venire a prendermi. C'è poco da fare. Mi fermo subito a bordo strada, è inutile perdere tempo. Si ferma dietro. Scende. Lo sa a quanto andava? E lo so sì. Perché? Niente di particolare, devo visitare dei luoghi e tornare a Perth ed ho poco tempo. Mi metto da solo con il collo scoperto sul ceppo. Ho già sperimentato che è l'unico modo di ottenere qualcosa. Ho già in mano la patente internazionale ed il passaporto. Vede la mia condiscendenza, mi chiede da quanto sono in Australia e quando riparto, mi restituisce la patente, mi dice che devo andare piano e mi lascia andare. L'ho sfangata. Un classico. Se da italiano, in quasi due mesi di Australia, non fossi stato fermato nemmeno una volta per eccesso di velocità, probabilmente non mi farebbero passare ai controlli al rientro. E' andata bene. Continuo con più calma. Spero non abbiano un qualche database con le targhe dei fermati, perché altrimenti alla prossima non mi salvo di certo. A Wirrulla, piccolissimo centro da cui parte la sterrata, mi dicono che è fattibile. Parto. Dei 300 chilometri, almeno 200 saranno degni della Gibb. La differenza è la lunghezza inferiore ed il fatto che i tratti più duri sono sempre inframmezzati con qualche chilometro in cui puoi rilassarti. Per il resto sono corrugazioni, sabbia indurita in solchi, milioni di pietre, sali scendi e curve. Ci metto poco più di 4 ore e va anche bene. I pneumatici sembra resistano, mentre invece le sospensioni non ne possono più. Quella anteriore destra, adesso, sembra addirittura messa peggio dell'altra. Controllo ogni tanto, mi sembra di essere tornato indietro di un paio di settimane. Quello che attraverso però, ripaga ampiamente. Scomparsi i campi coltivati, riecco il bush con vegetazione bassa. Panorami infiniti, strada verso il nulla, cielo con splendide nuvole che dona profondità. Almeno 4 wombat, purtroppo defunti, fanno capire che la zona brulica di animali. Prima una coppia di emù, poi un intero gruppo di una decina di elementi. Scappano velocissimi nella bassa vegetazione. La loro corsa di gruppo è spettacolare. Sono di nuovo nell'Australia che mi piace attraversare e raccontare. La sterrata si conclude sulla Stuart Hwy. Verso nord, i 200km che mi separano da Coober Pedy, sono la parte più arida di outback che abbia mai visto. Realmente senza alberi, anzi senza nulla che sia più alto di mezzo metro, fino a dove si può spingere lo sguardo. Coober Pedy accoglie con cumuli di terra e miniere. Sta facendo buio. La visita a domani. Avrei anche trovato a 53euro una stanza interrata e con le pareti di roccia, ma mi chiedo perché. I Caravan Park chiedono tanto. Alla Shell hanno doccia, bagni e sono aperti tutta la notte. Perfetto. C'è un locale, sempre alla Shell, e mi concedo il lusso di una pizza. Quando rivado alla macchina l'occhio mi va sulla posteriore destra. E' abbondantemente sgonfia. Posso ripararla, ma domani. La rigonfio, così domani mattina potrò valutare la portata del buco. Manco a dirlo, crollo.

user33208
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inviato il 23 Agosto 2016 ore 10:41

CoolCool

avatarsupporter
inviato il 23 Agosto 2016 ore 15:58

POST 39

Giorno 51
23 Agosto - 2016

Coober Pedy.
La notte passa tranquilla, ma quando parcheggiano di fianco a me le scassatissime auto degli aborigeni è tutto un vociare ed urlare anche verso i ragazzini che, come già verificato altre volte, sono dei veri scugnizzi. Uno, lasciato in auto, si mette a suonare il clacson, così, per divertimento e sono le 11 di sera. Altro casino per rimproverarlo. Per un bimbo australiano sarebbe inimmaginabile. Probabilmente, subito dopo, si recherebbe da solo in un centro di cura a farsi dare una registrata. Mia moglie, con cui mi sento ovviamente regolarmente, mi fa riflettere sul fatto che probabilmente la maggior parte degli aborigeni, non immagina nemmeno che nel mondo ci siano whitefellas e variofellas che sono molto più simili a loro caratterialmente. Devi pure avere un po' di fortuna sul chi ti invade e colonizza.
Nella notte il pneumatico si è sgonfiato, ma non del tutto, e quindi il foro è proprio piccolo. Non ho vogliia di mettermi a perdere tempo nel cercarlo. Rigonfio e vado, un'ora prima dell'apertura, all'unico tyre service. All'inizio mi dice che mi servirà dopo 45 minuti, che va benissimo, perché c'è uno con appuntamento. Dopo 5 minuti invece mi fa spostare davanti all'officina ed inizia a smontare la mia ruota. Alla fine mi serve prima del cliente prenotato. Incredibile. Pago 40AUD, nemmeno tanto. Per allargare il buco deve usare un trapano, per quanto è piccolo. Ci avrei messo una vita a trovarlo. E' ancora presto ed inizio a visitare Coober Pedy. Fondamentalmente mi interessano delle foto con le centinaia di cumuli di terra, resti degli innumerevoli scavi di sondaggio. Mi reco su un'area, dove ormai non c'è più attività estrattiva, organizzata come parco visitabile. Si trova a nord, a qualche decina di chilometri dalla cittadina. Il Breakaways Lookout però non mi soddisfa e le foto migliori le faccio fermandomi sulla Stuart, dato che i cumuli sono un po' ovunque nel raggio di molti chilometri da Coober. Quello che si cerca e si estrae è l'Opale. Torno indietro. Saint Elijah Church. Una chiesa serbo-ortodossa scavata nella roccia. Donazione obbligatoria di 5AUD. Bella e semplice, ma sono stato in Cappadocia. Qui la particolarità è il fatto che sia stata, come la cattolica che non visito, scavata dai minatori stessi ai tempi in cui l'attività estrattiva non era ancora gestita da società e molti venivano a cercare fortuna. Vivevano e lavoravano, e spesso morivano, sopportando privazioni e fatiche oggi inimmaginabili. La corsa, in questo caso, all'opale. Pochissimi si arricchivano. Visita anche al museo, ben organizzato, in cui le descrizioni riguardano, oltre a quelle ovvie sulle miniere, anche molti altri aspetti dell'Australia in generale. La cosa più interessante è però la struttura stessa. Il museo è stato ricavato all'interno delle gallerie di una miniera abbandonata. Nello spiazzo adiacente all'ingresso una navicella spaziale, ormai in pessimo stato, residuo della scenografia di Pitch Black. Potrei visitare anche case e hotel scavati nella roccia e posti sotto il livello stradale, ma decido che così è sufficiente. Voglio però ancora vedere la Dog Fence o Dingo Fence che passa qui vicino. All'ufficio informazioni mi indicano dov'è e pago 10AUD per il permesso di accesso giornaliero. Era vicino al Lookout fuori città visto in mattinata. Devo quindi tornare indietro e continuare per una quindicina di chilometri su una sterrata. Dopo vari punti fotograficamente interessanti, arrivo a quello dal quale è possibile vedere la Dingo Fence che si estende fino all'orizzonte. Questa barriera, che è praticamente un reticolato, era lunga inizialmente 5300 chilometri, mentre adesso è di 3500-4000. Chiaramente la più lunga barriera al mondo. Costruita a partire dal 1880, aveva ed ha lo scopo di bloccare a nord i Dingo che facevano fallire, con i loro attacchi al bestiame e soprattutto alle pecore, le attività di allevamento. Si estende su tre stati. South Australia, New South Wales e Queensland. Tutta la zona che sto visitando è completamente e magnificamente desertica. E' la prima volta che non è presente nemmeno la bassissima vegetazione. Solo qualche cespuglietto riesce a sopravvivere nei pochissimi punti in cui l'umidità può raccogliersi. Torno nuovamente a Coober Pedy, faccio una doccia al distributore dove ho dormito e riparto velocemente. Dirigendomi a sud sarei a 2400 chilometri da Perth, rifacendo la dura sterrata dove ho bucato per la prima volta uno dei miei pneumatici nuovi. Quest'ultima foratura mi ha fatto però capire che non posso più permettermi il rischio di restare bloccato in una strada molto isolata a pochi giorni da un volo che parte a 2000 chilometri. Dovrei fare quindi il lungo giro che passa da Port Augusta, dove si incontrano la Stuart e la Eyre Hwy. Sono 2900 chilometri dalla meta. Paradossalmente mi converrebbe andare a nord, ripassare per Uluru e rifare la Outback way che è stata la prima grande traversata su sterrato, fatta ormai un mese e mezzo fa. Sarebbero 2800 chilometri e di sicuro mi piacerebbe enormemente di più, ma, per le stesse considerazioni di prima, non posso rischiare. Quindi sud sia. Torno a sud per l'ultima lunga cavalcata di ritorno a Perth, sperando di poter strigliare il cavallo. Prima del buio riesco a fare quasi 500 chilometri ed arrivo nelle vicinanze di Port Augusta. Per l'intero percorso sono stato meravigliosamente immerso, con poche interruzioni, in una bassissima vegetazione senza alberi né nulla al di sopra del mezzo metro. In tale situazione, a farla da padrone è il cielo. Immenso, ovunque. Una variegata nuvolosità dona un magnifico effetto cupola. Limitandomi ai soli 180 gradi che posso abbracciare davanti a me, vedo fino a 5 perturbazioni fra loro staccate, ma che fanno parte di uno stesso fronte. Ognuna sta riversando al suolo la sua parte di carico. Impressionante. Consiglio vivamente a chi piacciono i cieli e gli orizzonti senza ostacoli, di non saltare assolutamente la parte della Stuart Hwy che attraversa il South Australia. Ho percorso tutti i quasi 500 chilometri in religioso silenzio, senza musica e senza annoiarmi, assolutamente affascinato dallo spettacolo. Il percorso costeggia poi delle enormi depressioni che sono dei laghi perenni o stagionali. Alla Ranges View Rest Area mangio e mi organizzo per la notte. Ormai faccio le cose meccanicamente, sono così abituato che ci metto un attimo. Solita immensa volta stellata, solita via lattea, solito silenzio, solito piacere intenso.

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inviato il 25 Agosto 2016 ore 17:31

POST 40

Giorno 52
24 Agosto - 2016

Parto all'alba, e sai che novità. Nebbia. Arrivo a Port Augusta e trovo un self car wash. Inizio con un lavaggio automatico, di quelli che stai dentro la macchina. Scelgo la modalità più potente che si chiama “Ultimate Outback Wash” (15AUD). Divertente. Chiaramente non è sufficiente, ma intanto levo parecchio. Svuoto l'auto di tutto e passo alla sezione aspirapolvere che mi interessa poco, ma visto che ci sono. 5 minuti 2AUD. Ci sono ancora molti vetri. Poi passo alla lancia a pressione ad acqua. La quantità di terra rossa che viene fuori da ogni più piccola intercapedine, dalle ruote e dal fondo è impressionante. Ci potrei riempire una clessidra che ci mette un anno a svuotarsi. La cosa dura parecchio. 1AUD per un minuto e mezzo. Arrivo a 10AUD. Non è finita. Con delle pezze tolgo ancora parecchia roba dalle guarnizioni e da mille angoli nascosti. Ci metto un'ora e mezza ad avere una situazione a prova di ispezione. Non è pulita come dopo i 300AUD a Darwin, ma ci manca poco. Ho speso 27AUD. Benissimo. A questo punto ho un pensiero in meno ed il tempo fino alla partenza tutto utilizzabile. Giretto a Port Augusta. Niente da segnalare tranne un carino breve lungofiordo. Non saprei come altro chiamare la stretta e lunga rientranza del golfo di Spencer in cui si trova la cittadina. A questo punto, molto soddisfatto per come ho risolto con l'auto, dopo aver visto che Adelaide sta a soli 300 chilometri, decido di andarci a dare un'occhiata veloce. Decisione affrettata e completamente sbagliata. Abitanti 1,3 milioni. Tutti in strada. Scherzo, ma non ho considerato che non sono più nelle aree poco abitate. I 300 chilometri sono trafficati, ci sono vari centri più piccoli e si va lenti. In città poi c'è proprio traffico e tanti semafori. Anche se Perth ha più abitanti, Adelaide è enormemente più concentrata e caotica. Perdo un sacco di tempo. Vado a vedere due posti che la lonely segnala. Port Adelaide, vecchio quartiere portuale rimesso a nuovo. Veramente carino sia nelle vie interne che sul lungomare. Passarci un pomeriggio a passeggiare per negozi ed oziare sul lungomare piacerebbe certamente a molti. Non a me. Mi sposto in centro per il Central Market. Code e semafori. Qualche foto mentre sono fermo ai rossi. La città delle chiese, un tempo bigotta. Il decantato mercato è al chiuso, all'interno di una vecchia struttura costruita probabilmente proprio per ospitarlo. C'è un po' di tutto, manca solo il fascino. Tutto pulito e perfetto. Anche la frutta è splendidamente esposta in perfette piramidi che non franerebbero nemmeno prendendole a calci, e mi è venuto in mente di farlo, tanto sono realizzate bene. Solo qualche mese fa ero ai mercati di Phnom Penh, che cito solo perché i più freschi nella memoria. Sporchi, puzzolenti, bui, con tutto ammassato senza alcun ordine, in un caldo appiccicoso, in mezzo ad una massa di persone in costante movimento. Scappo via da questo, mentre lì stavo per ore. A chi non capisce perchè è impossibile spiegare perché. Mi infilo in auto e ci metto almeno tre quarti d'ora a riprendere la strada per tornare indietro. Avevo anche pensato di restare a dormire in città ed avevo trovato una stanza a buon prezzo. Fortunatamente non ho prenotato prima di arrivare e costatare, se ce n'era bisogno, che dalle città di tipo occidentale, con rarissime eccezioni, devo stare alla larga. Il ritorno, ormai al buio, è certamente migliore dato che il traffico è fortemente diminuito. Nessun problema con la fauna, dato che qui di wild c'è molto poco. A Port Augusta decido di proseguire sulla Eyre Hwy, tornando verso il WA. Ho intenzione di fare di notte tutta la parte degli allevamenti e coltivazioni. A Kimba però mi fermo perché c'è un'area pubblica per passare la notte con ottimi bagni. Troppo comodo. Se mi sveglio, come accade spesso, anche un paio di ore prima dell'alba, parto lo stesso.

Giorno 53
25 Agosto - 2016

Va proprio come avevo previsto. Con ancora un'oretta di buio davanti, parto. Oggi la giornata è interamente dedicata al lungo rientro. All'incirca fino a Nundroo, supero tutte le zone rurali nell'orario migliore. Poche auto e nessuna pattuglia che controlli la velocità. Sempre a Nundroo si trova l'ultimo benzinaio con prezzi bassi. Fino a Norseman, anche nella roadhouse che ha la scritta cheaper fuel, il prezzo è alto. Fino a 1,7AUD/litro contro gli 1,1 o 1,2. Dopo Nundroo è tutto Nullarbor e wild fino al capolinea della Eyre, Norseman. Questa volta affronto la lunga traversata senza le grosse aspettative dell'andata ed è un bene. Devo riconsiderare e modificare il discorso fatto dopo l'andata. L'attesa del nulla assoluto che non arrivava mai, mi aveva messo di cattivo umore e non avevo praticamente osservato e valutato con attenzione. Intanto la situazione reale del percorso. Al Madura pass la Eyre hwy ha un radicale cambiamento. Ad est si estende nell'immensa savana bassa, mentre ad ovest, sale sull'altipiano. Per 200 chilometri circa, ad est nel South Australia, è Nullarbor. Fino al passo Madura però è comunque un “Qualcarbor” ed il panorama è identico. Sull'altipiano invece la vegetazione aumenta, ma comunque è solo negli ultimi 200-250 chilometri che l'orizzonte è parzialmente chiuso dagli alti eucalipti della foresta che si attraversa. Vorrei arrivare a Norseman oggi, non facile. Mentre vado, e così a lungo, verso est, guadagno tempo in quanto allontano il tramonto. Sarà all'incirca un'oretta. Ripasso il fuso orario e guadagno un'ora e mezza, ma per me contano solo il sole e le ore di luce. L'orologio non è ciò su cui baso le decisioni negli spostamenti, l'ora del luogo significa poco o nulla. Ultimo pieno a Nundroo. Ho già percorso 460km. Parto per il wild. Fino al Madura Pass saranno 530km di cielo, rettilinei verso il nulla, musica, guida rilassante, indice alzato nel saluto dell'outback, chilometri e mente che vola libera. Pensieri, ricordi, riflessioni si accavallano mentre gli occhi seguono distrattamente le continue variazioni nel cielo nuvoloso che mi avvolge completamente. Di tanto in tanto un sorpasso mi costringe al presente. Mi fermo solo quando la strada affianca la frastagliata costa sud, per usare una delle due taniche di benzina, ed alla fiscale dogana dove mi controllano anche il fango sotto gli stivali nel bagagliaio. Questa volta il Nullarbor mi regala emozioni. Del saluto dell'outback prima citato non ricordo di aver mai scritto. E' usanza abbastanza rispettata il salutare i viaggiatori che si incontrano alzando l'indice della mano che stringe il volante o una variazione sullo stesso tema. Nelle strade più isolate lo fanno tutti, al 100%, turisti, gente del luogo, camionisti, tutti. Superato il passo Madura e salito sull'altipiano, ancora per un po' mi godo la guida spensierata, ma comincia ad abbassarsi il sole. Ho ancora centinaia di chilometri da fare. L'attenzione pian piano aumenta verso i bordo strada ed i possibili pericolosi attraversamenti, soprattutto quando si entra nella parte di foresta. Uso anche la seconda tanica, ma non basta. Per sicurezza devo mettere 30AUD di carburante agli alti prezzi dell'ultima roadhouse a 190 chilometri dalla fine della Eyre a Norseman. Proseguo. A 80km circa dalla conclusione, vedo una rest area con bagno. A Norseman ridormirei al distributore come all'andata e potrei fare una doccia. Nei prossimi ultimi giorni di viaggio però non so se avrò ancora l'occasione di dormire in mezzo al nulla. Probabilmente è l'ultima occasione. Metto la freccia e mi fermo. Fraser Range Rest Area. Ho percorso in totale 1430km tutti verso est.

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inviato il 26 Agosto 2016 ore 15:30

POST 41

Giorno 54
26 Agosto - 2016

Scelta azzeccata. Resto un bel po' fuori dall'auto. Non accendo nessuna luce. La luna tarderà un po' a sorgere. Cerco di incamerare il più possibile di questi momenti. Al mattino mi sveglio un'ora e mezza prima dell'aurora. Non voglio perdere tempo e poi mi va di stare ancora fuori dall'auto, nel silenzio, anche se la luna non permette di vedere lo spettacolo di ieri sera. Mi consente però di muovermi agevolmente. Faccio colazione con le ultime provviste e parto quando vedo un debolissimo bagliore che velocemente si fa spazio nella notte. Durante gli 80km per arrivare a Norseman, la luce del giorno pian piano rende inutili i fari nell'individuazione dei pericoli. All'area di servizio che conosco, faccio una doccia e riparto immediatamente. Direzione sud. Ho ancora qualcosa da vedere ed il tempo per arrivarci. Il wild è finito probabilmente in maniera definitiva. Campi, campi, campi, pecore, campi, campi, campi, mucche e via così. Solo una fascia di bush, al massimo larga 100 metri ai due lati della strada, cerca di dare l'illusione che nulla è cambiato. Il panorama è anche piacevole, ma alla lunga annoia. Siamo nelle aree più abitate, ma tra un piccolo centro e l'altro si può guidare anche per 100km senza incontrare nulla. I bus scolastici prelevano gli scolari a lato strada in corrispondenza delle traverse che portano alle lontane interne fattorie. Ad attenderli le auto dei genitori che li hanno portati fin lì. Ogni tanto la strada si allarga lateralmente e funge da aeroporto. Potrei ritrovarmi con un monomotore o bimotore che mi chiede strada per atterrare. Di questi piccoli aeroporti, solo poche volte sulle strade dato che lo spazio certo non manca, ce ne sono migliaia e migliaia sparsi capillarmente sull'intero continente. Servono per l'RFDS, il Royal Flying Doctor Service, attivo incredibilmente dal 1928, che è fondamentale per il soccorso veloce nelle aree isolate e senza accesso a strutture mediche, cioè il 90% del continente. Per gli stessi motivi esiste anche la School of the Air, attiva dal 1951, che permette ai ragazzi di aree isolate di “frequentare” comunque una scuola. Esperance è una sorpresa. La più bella cittadina vista fin qui. Adagiata sulle colline che contornano una bella costa adatta anche ai surfisti, ha un centro piacevolissimo ed un lungomare che invita a passeggiare. Probabilmente mi attira perché ha un'atmosfera da paese di montagna. Grandi conifere dappertutto, anche in riva all'oceano. Percorro la Great Ocean Drive, un loop che regala splendidi scorci sulla costa. Passa vicino anche al Pink Lake, un lago salato che dovrebbe essere rosa, ma al momento è di un bianco lattiginoso. Da Esperance ricomincio ad andare ad est e ad avvicinarmi a Perth. Prendo una deviazione per Ongerup, dove c'è un centro per la salvaguardia di un particolare grande fagiano in via d'estinzione. Grande delusione. Li tengono in cattività, chiusi in recinti abbastanza piccoli. 10AUD, entro per qualche foto e rivado via immediatamente. Ad Albany non rifaccio l'errore di Adelaide. Non mi interessa nulla di quello che ho letto su questa vecchia città di baleniere. Non entro nemmeno. Proseguo per la meta di questo spostamento che vedrò domani. Mi fermo poco dopo Denmark, piccola cittadina di mare. Anche qui l'impressione è quella di stare in montagna. Devo andare necessariamente in un caravan park perché non ci sono altri posti per fermarsi. Ayr Sayleon campground (17AUD). Piove insistentemente. Sono pessimista su Rottnest Island a Perth, già due volte saltata proprio per la pioggia. L'ultima parte di strada era costellata di winery che offrivano alloggio e degustazioni. Zona di vigneti. Ho visto, per la prima volta, anche degli ulivi. Mi sento a casa.

user33208
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inviato il 27 Agosto 2016 ore 10:26

:-P:-PEeeek!!!

avatarsupporter
inviato il 28 Agosto 2016 ore 1:04

POST 42

Giorno 55
27 Agosto - 2016

Ha piovuto tutta la notte. Il campground è veramente comodo. Poca gente e zona bagni-docce grande, pulita e comodissima. E' stata, a meno di imprevisti, l'ultima notte in auto. Ho prenotato via internet le ultime due notti in Australia a Perth. E' indispensabile per riorganizzare il balzo all'indietro. Beatty Lodge 74euro il totale. Dopo due mesi di quasi ininterrotto pernottare in auto la mia schiena starà certamente meglio, ma io non riesco ad essere contento ed il motivo non è la conclusione prossima di questo lungo viaggio. Mi si affolla la memoria con tutti i luoghi che ho assaporato rannicchiato al freddo o sudato e stanco al caldo, protetto da questo guscio mobile. La pioggia smette per qualche ora e mi consente la visita programmata in relativo comfort. Valley of the Giants e Tree Top Walk. La strada per arrivarci già fa immaginare cosa si vedrà. Gli eucalipti sono decisamente più grandi, alti e quindi vecchi rispetto a quelli visti fin adesso. Appena aprono, entro. Sono il primo della giornata e girerò da solo (19AUD). Sono qui per vedere degli eucalipti secolari. I grandi e vecchi alberi mi affascinano sempre. Questi hanno fino a 400 anni, che non è tantissimo parlando di alberi, ma per un eucalipto sì. Superano i 40 metri di altezza. Circonferenza alla base fino a 16 metri. Ma i numeri contano fino ad un certo punto. Contano le sensazioni che esseri con una cognizione del tempo completamente diversa dalla nostra, sono capaci di trasmettere. L'essere da solo fa la differenza, come sempre. Anche il clima pienamente invernale, fortunatamente al momento non piovoso, contribuisce. Si inizia il percorso con il Tree Top Walk. Una passerella in metallo che porta fino a 40 metri di altezza e permette di esplorare questi alberi in maniera altrimenti impossibile. In cima si oscilla come i vicini rami, spinti dal forte vento. Devo tenere una mano sul cappello. Qualche uccello si sposta da un ramo all'altro e si domina la foresta circostante. Bella esperienza, ma il meglio deve ancora arrivare. Dopo essere ridiscesi ci si dirige verso i più antichi e grandi. La scelta del dove costruire la passerella è corretta. I più grandi vanno visti dal basso. Mi sento dominato. Molti hanno la base spaccata dall'accrescimento al punto da formare delle vere caverne o addirittura dei passaggi che si possono attraversare comodamente. Per qualche minuto riprende a piovere con una certa forza e mi riparo proprio all'interno di una di queste. Penso a chi, in altre epoche, ha avuto la mia stessa necessità ed ha sostato esattamente dove adesso sono io. Quando sto per completare il giro, cominciano ad arrivare altre persone. Con tempismo perfetto, posso andarmene soddisfatto. Ritornato alla strada principale mi dirigo verso Perth che si trova a 500km circa. E' l'ultimo e definitivo strappo. Ha ripreso a piovere incessantemente. Per i primi 200 chilometri della South Western Hwy, si viaggia all'interno di un antico bosco. Bianchi eucalipti giganteschi sembrano scortare il mio procedere, disposti come sentinelle ai due lati della strada. L'orizzonte è completamente chiuso, ma lo spettacolo non mi porta a considerarla una perdita. Dopo ricomincia la sequenza di campi, pecore e mucche. Le cittadine sono sempre più ravvicinate tra loro ed offrono, anche se piccole, qualunque tipo di servizio o attività commerciale. E' evidente l'avvicinamento alla grande area urbana di Perth, già 200km prima. Il wild è ormai un ricordo. Alla piccola Donnybrook, passando, noto un cartello con scritto “OP here” ed una freccia ad indicare l'ingresso di un capannone dove è evidente che si vende usato. Mi fermo. Entro e faccio un giro. Compro anche una fesseria che mi piace. Poi, così, come se volessi solo fare conversazione, chiedo innanzitutto della scritta e scopro che OP sta per opportunities. Mi informo poi se, come da noi, la merce sia in conto vendita. No, la merce usata è donata ed il ricavato va alla comunità. Che comunità? Quella locale compresi aborigeni di zona. Per fare cosa? Per aiutare chi è povero ed ha problemi, ad esempio gli pagano le bollette o comprano del cibo, ecc. Era quello che volevo sentire. Se non fossi in Australia mi fiderei poco delle sole parole che mi sono state dette, ma qui sarebbe impossibile organizzare alla luce del sole una attività di lucro coprendola con finta beneficienza. Gli scarico le molte cose comprate che non mi servono più e non posso certamente portarmi in Italia. Dalle taniche, agli stivali, al costoso cavo di traino inusato, cavo elettrico anch'esso inusato, sedia pieghevole, cuscini e qualcos'altro. Faranno contenti chi li potrà comprare a prezzo ridotto e soprattutto chi usufruirà del ricavato. Ci pensavo da prima del viaggio e pensavo di farlo a Perth, ma una piccola comunità è meglio. Il vuoto che si è creato in auto mi allontana sempre più dai vuoti fortemente cercati in questi due mesi. Gli oggetti usati, antichi, ma anche i meno romanticamente solo vecchi, mi hanno sempre attratto. Se li sai ascoltare possono raccontare. Dei miei, ormai lontani chilometri, quello che potrà raccontare di più è la sedia richiudibile che è stata spesso l'unica parvenza di comodità che mi concedevo nei luoghi più solitari. Al di là del basso costo, è l'unico oggetto che rimpiango veramente di aver forzatamente abbandonato. Sono certo che non la dimenticherò. Sono nel traffico. Rivedo lo skyline e cerco di ricordare da dove avevo fatto le prime foto notturne col defunto obiettivo, ancora inconsapevole del futuro girovagare per il continente. La camera e l'ostello si rivelano ottimi e, nonostante spenda praticamente la stessa cifra, rispetto a quello dell'arrivo c'è un abisso. Qui mi sembra di essere in Hotel. Andava bene comunque il primo come avvicinamento al wild, va bene adesso questo per riabituarmi alla “civiltà”. Svuoto l'auto nella stanza ed inizio subito una prima lunga ricognizione in vista del volo. Esco che è già buio per cenare. Già il tempo inizia ad essere scandito dall'orologio e non più dal sole. Penso a qualcosa al volo, ma vedo un ristorante nepalese e ci entro di slancio. Idealmente è come se mettessi un ponte fino alla prossima possibile fuga. Sotto al ponte scorrerà la vita di tutti i giorni, non per questo carente di emozioni e piaceri, ma pur sempre di tutti i giorni. Tornando al presente, continua a piovere e le previsioni di domani non mi permetteranno certamente di andare a Rottnest Island. I quokka dovranno mettersi l'anima in pace, non mi vedranno. Cosa farò? Non lo so. Magari nulla. Vedremo. Buonanotte.

avatarsupporter
inviato il 28 Agosto 2016 ore 1:19


avatarsupporter
inviato il 28 Agosto 2016 ore 1:20


avatarjunior
inviato il 28 Agosto 2016 ore 12:58

Ci hai tenuto compagnia per tanti giorni. Grazie.Grazie. Grazie

avatarsupporter
inviato il 28 Agosto 2016 ore 18:02

POST 43

Giorno 56
28 Agosto - 2016

Stamattina, rileggendomi nei primi post, ho verificato che avevo saltato un parco a soli 50km a nord di Perth. Yanchep National Park. Sulla Lonely Planet è trattato solo superficialmente. Come previsto, tempo pessimo. Piove e c'è un gran vento. Quando esco, pronto a partire, l'ostello sembra deserto. Stanno tutti dormendo. Per me sono già le 8. Per gli altri sono ancora le 8. Per andare allo Yanchep prendo una strada sulla costa. La cosa che si nota immediatamente è una grande pista ciclabile, a due corsie con linea tratteggiata in mezzo. Lunga almeno una ventina di chilometri, corre di fianco all'oceano ed è evidente che è stata prima pensata e progettata la pista e solo successivamente la strada. Nonostante ci sia un tempo da lupi, con vento che ti sferza ed a tratti pioggia, c'è parecchia gente sul percorso che fa soprattutto jogging. In acqua dei windsurf letteralmente volano tra onde non indifferenti. Una domenica mattina come tante, probabilmente, ed indipendentemente dal clima. Le case sono, per lo più, splendide ville. Allontanandosi dalla città iniziano ad esserci invece dei complessi residenziali, di quelli battezzati con nomi accattivanti, che sono proprio dei piccoli quartieri chiusi da muri di cinta. Ancora più fuori se ne trovano in costruzione e vendita. In tutto il percorso plurichilometrico, fatto a fianco della pista ciclabile, non ho visto nemmeno una persona o cane che non camminasse o corresse rigorosamente nella sua corsia. Mi soffermavo a vedere cosa succedeva quando uno più veloce, doveva superare altri davanti a se. Mi aspettavo di vederlo con delle frecce fissate ai fianchi, segnalare il sorpasso. No, ancora a questo non ci sono arrivati.
Arrivo all'ingresso dello Yanchep (12AUD ma io ho il pass per tutti i parchi del WA). L'ultima giornata piena che passo nell'emisfero sud sarà una delle migliori relativamente all'avifauna. Consiglio assolutamente di non perdersi questo parco che può essere un ottimo avvio di viaggio come anche un perfetto addio. I canguri, ed in generale tutti gli animali presenti, sono abituati all'uomo ed è possibile avvicinarli senza che fuggano precipitosamente. Ci sono anche dei koala. Sono così stanziali che hanno messo dei pannelli informativi fissi sotto gli alberi in cui vivono. Si trovano all'interno di un'area delimitata, ma solo a livello terreno. Sono a tutti gli effetti liberi di andare dove credono, ma non ci pensano proprio. Non è affatto semplice vederli in giro casualmente. Stanno immobili per ore, di solito, ed anche sapendo che ci sono, si fa una gran fatica ad individuarli tra i rami. Ho la fortuna, probabilmente per l'orario e la poca gente, di vederne uno in attività ed anche abbastanza da vicino. Sembra che si metta in posa per farsi fotografare. Ad un certo punto, incredibilmente, salta sul tronco di un albero più alto per andare a sistemarsi in una posizione comoda e tranquilla. Un salto di soli 50 centimetri, ma è tantissimo. Non me lo aspettavo affatto e non ero con i tempi di scatto giusti. Non riesco a riprenderlo. Francamente non so quante foto ci siano di koala che saltano. Sicuramente poche. Peccato. Penso che per recuperare le energie dissipate in tutto lo spostamento dovrà mangiare poco energetiche foglie di eucalipto per una settimana. Fotografo qualche specie non vista finora e soprattutto un piccolo meraviglioso uccellino completamente azzurro. Riesco anche a fare finalmente buone foto di uno degli uccelli caratteristici dell'Australia, il Kookaburra. Nel lungo percorso a piedi che costeggia la laguna all'interno del parco, ancora una volta scatto buone foto di una specie vista solo nel lontano Kakadu e lì mal ripresa. Insomma, mi diverto ed incamero importanti scatti. Ripensando alle aspettative del viaggio, a parte il minore Quokka, l'unico animale importante che volevo fotografare e non ho incontrato è il Platipus, l'Ornitorinco. E non l'ho incontrato perché non era dove sono passato. Vive nella parte est dell'Australia che ho dovuto tagliare più che altro per problemi di tempo. Ho visto in natura questo animale assolutamente unico, una bizzarria dell'evoluzione, nel primo viaggio fatto, ma allora non avevo una attrezzatura fotografica adeguata. Avrò un'altra occasione? Difficile che torni una terza volta qui, ma non si sa mai. A pranzo il parco si riempie di famiglie in picnic domenicale con classico ed immancabile bbq. Vado via nel primo pomeriggio. Devo tornare in stanza a preparare in via definitiva i bagagli. Domani mattina devo lasciare la camera entro le 10 ed il volo ce l'ho alle 23:55, quindi ho ancora un giorno praticamente intero. Stasera non sono nemmeno uscito. Volevo riposarmi il più possibile perché, nel rientro, mi attende anche un giorno intero in giro ad Hong Kong. Ultima dormita australe.

avatarsupporter
inviato il 29 Agosto 2016 ore 14:20

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Giorno 57
29 Agosto - 2016

Mi alzo a fatica ed ho la schiena un po' indolenzita. Mai successo con l'auto. L'adrenalina ormai è un ricordo, il mio corpo sta ritornando alla normalità prima di me. Valigie pronte. Spero di non avere problemi con i pesi. Vado al Tyre Service Swan dei siciliani, altro cerchio che si chiude. Aldo, l'anziano e unico presente dei due mi riconosce dopo qualche secondo, sono passati quasi due mesi. Mi dice che sembro un cowboy adesso. La sensazione che ho sul tempo che è trascorso dal primo incontro è veramente strana. Mi sembra ieri, come se l'intero viaggio non fosse stato che il sogno di stanotte. Non riesco a sentire che sono passati due mesi. Comunque sia abbiamo nuovamente una lunga conversazione in cui continua il suo interessantissimo racconto sul prima e dopo il suo arrivo in Australia. Cito velocemente alcuni passi per non dimenticarmeli ed aver tempo con calma, nella rielaborazione di questi testi, di metterli giù bene. Mi parla del padre condiscendente e della madre che faceva resistenza alla sua partenza. Del consiglio di famiglia indetto per l'occasione. Della leva immediatamente post guerra che è riuscito ad evitare. Del viaggio di mesi in Australia per decidere dove far venire la sua futura moglie e mettere su un'attività e famiglia. Del lavoro in Italia che la famiglia aveva da tre generazioni, quello di officina meccanica, che era diventato impossibile e basato su cambiali che poi si faceva fatica a riscuotere. Esattamente come succede ancora adesso, anche se senza cambiali, e nonostante delle leggi che avrebbero dovuto far finire questa modalità. Delle tre figlie e di un figlio avuto da una relazione mentre era in Australia da solo. Del padre della moglie. Del lavoro da meccanico specializzato alle ferrovie. Della prima paga settimanale in Australia con il 40% della quale fa acquisti di abbigliamento (mi sottolinea che ci teneva e che nella piccola Perth di allora erano tutti trasandati, un po' come me aggiunge) identici a quelli che in Italia poteva fare con due mesi e mezzo di stipendio. Di come questi acquisti convinsero anche il resto della famiglia a trasferirsi in Australia. Delle attività aperte e della difficoltà di trovare perone adatte alla gestione. La mia avventura mi appare insignificante al confronto. Torno ai fatti del presente. Mi fa andare da un altro vicino italiano a suo nome, per vedere se possono rimettermi il vetro rotto dell'auto. Non è possibile al volo e non è semplicissimo. Pazienza. Vedremo. Mi consiglia di dire che è stato un sasso scagliato da un altro mezzo e la cosa è assolutamente verosimile. Non ricordo se avevo scritto che uno dei cerchioni originali ha una deformazione e non l'ho più usato. Adesso lo voglio rimettere e riconsegnare l'auto con tutti i cerchi datimi. Me lo fa mettere dietro e controlla che non ci siano perdite. Gli lascio il cerchione che avevo preso ed un pneumatico in non buone condizioni. Non voglio nulla, ma mi da 50AUD. Ci salutiamo. Gli lascio i miei dati. Mi piacerebbe rivederlo, magari in Sicilia. Mi dice che da quando aveva 85 anni (a proposito, ne ha incredibilmente 91 fatti da pochi giorni ed ancora dirige la baracca e mi dice che gli acquisti li fa ancora lui), da sei anni quindi, per prendere un aereo lui e la moglie sono obbligati a fare una assicurazione di 2800AUD. La moglie ha 86 anni. Le nonne erano arrivate alla ragguardevole età di 103 e 107 anni. Niente male. A questo punto devo necessariamente fare un'ultima considerazione sui pneumatici, a beneficio di chi volesse intraprendere un viaggio simile al mio. Prima però sono necessarie delle informazioni. Il battistrada del pneumatico di seconda mano comprato ad inizio viaggio proprio qui da Aldo, è ridottissimo, quasi nullo. I due posteriori, presi nuovi ad Alice Springs, sono buoni ma certamente ed evidentemente il battistrada si è ridotto un bel po'. L'unico a sembrare ancora abbastanza nuovo è solo l'ultimo comprato. Ad Alice Springs ho fatto mettere i nuovi pneumatici dietro, sulle ruote motrici, come si fa da noi. Al Tyre Service mi avevano invece consigliato di metterli davanti perché servono al controllo delle sbandate, consiglio che non ho seguito. La guida, soprattutto un po' veloce, su sterrato, comporta un continuo movimento dello sterzo e delle ruote anteriori che vanno lasciate relativamente libere di seguire le deformazioni della strada. Al momento della prima doppia foratura avevo già fatto molto più di 1000km di sterrato e tutti, per la voglia dell'inizio viaggio, a velocità sostenuta. Per finire, al ritiro dell'auto, non mi era sembrato che i pneumatici fossero messi male. Cosa si può dedurre da tutto ciò? Che il consumo dei pneumatici sugli sterrati è molto elevato e che potrei essere stato io stesso a consumare molto rapidamente i pneumatici iniziali. Se a qualcuno la cosa può sembrare esagerata, basta dire che in questo viaggio ho percorso quasi 22.800 chilometri. Una distanza che normalmente si fa in uno o due anni. Partendo quindi con la prospettiva di queste percorrenze e di molto sterrato, si dovrà per forza considerare dall'inizio la possibilità di dover cambiare più di un pneumatico.
Ho tempo di fare quello che mi attira sempre poco. Visitare una città. Non faccio molto. Qualche giro al bellissimo Kings Park sulla baia proprio in centro città. Una visita alla Art Gallery del Western Australia. Rilevo solo che alla bellissima gallery, dove passo quasi tre ore, ci sono opere che meritano una visita. Di mio particolare interesse, oltre ad interessantissime opere di artisti australiani sia bianchi che aborigeni, vedo delle sculture di Rodin e Manzù di cui sapevo, ma soprattutto una decina di disegni del mio amato Goya, assolutamente inaspettati quaggiù, nella sezione sui soprusi operati da uomini verso altri uomini. Sezione molto ricca, ovviamente. Sto scrivendo parcheggiato davanti ad un laghetto splendido con decine di uccelli, dai cormorani agli ibis, proprio in pieno centro città. Ho davanti i grattacieli del centro. Conto di completare questo ultimo scritto all'aeroporto, dopo la riconsegna dell'auto, per informare di come è andata. Dovrei avere tempo.
Eccomi a scrivere dall'aeroporto le ultime righe. E' andata come immaginavo. Niente di certo. Mi hanno preso al momento 1000AUD e poi calcoleranno. La cosa mi preoccupa relativamente perché di questa spesa potrò, meglio sempre scrivere probabilmente, avere un rimborso dato che con la easycar con cui ho prenotato avevo sottoscritto una assicurazione che copriva tutto. Per il problema sospensioni ho spiegato il tutto e fatto scrivere un reclamo fondamentalmente per il fatto che mi hanno lasciato l'auto per un mese con un problema evidente. Anche per questo c'è solo da aspettare e vedere se mi contestano qualcosa. All'aeroporto di Perth, e questo è bene saperlo, da dove si riconsegna l'auto al terminal T3 a dove ci sono le partenze internazionali T1 o T2, occorre prendere una navetta gratuita che impiega circa 15 minuti. Francamente non so se c'è un altro punto per la riconsegna in questi terminal. Io sono andato dove l'avevo presa ed ho seguito i cartelli molto chiari che indicavano dove andare per la riconsegna di tutte le auto in affitto di tutte le compagnie. Ok.
Tra poco abbandono l'Australia. Dovrò riabituarmi ai nostri piccoli spazi. Niente più indice alzato a salutare chi casualmente sta percorrendo la stessa strada. In Italia tra automobilisti ci si saluta sì con il dito indice alzato, ma sempre accompagnato dal mignolo. Dovrò accettare ed abituarmi nuovamente a stare in una nazione a guida rigorosamente a destra. La giornata ad Hong Kong mi riabituerà in modo drastico al clima, ma ciò non sarà più oggetto di questo scritto. Sperando di non avere più altro da aggiungere, il diario di questo viaggio in solitaria ha qui termine.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito nel procedere e quanti leggeranno in futuro, non più in live, il mio racconto. Questi scritti, come è stato per il primo capitolo di “Un viaggio in solitaria”, dopo una rielaborazione che modificherà il meno possibile, confluiranno in un libro fotografico. L'elaborazione delle foto, diciamo serie, non quelle pubblicate su facebook e fatte con il cellulare, per il primo libro è durata 2 anni, spero di metterci meno stavolta. Ogni volta che completerò una galleria su juza (21 foto) inserirò il link sia sulla pagina facebook che su quella del racconto sullo stesso sito juza. Se qualcuno, spinto o meno da questo mio viaggio, decidesse di andare negli stessi posti può eventualmente contattarmi se volesse chiedermi chiarimenti. Lo scritto vuole anche essere una guida di viaggio e quindi sarò lieto se sarà utile per altri vagabondaggi. Bene, ci siamo.
Concedetemi il vezzo di quest'ultima parafrasi per chiudere.
Ho visto cose che ho cercato di farvi immaginare, perché non vadano perdute come lacrime nella pioggia.

E' tempo di tornare.

Fine.
Gianluca Tomarchio Vasta

Video finali





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