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Cosa c'è dentro una fotografia?







avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 13:03

Giusto per continuare a chiacchierare, in questo spazio, in questo gruppo creato da Jeronim, a cui in particolare rivolgo l'augurio di un piacevole week-end... (augurio che estendo con amicizia a tutti ovviamente Sorriso)

Si discute molto, ed è giusto, intorno al modo in cui "leggere" una fotografia, se questa debba essere documento, arte o altro ancora.
Ed è normale e giusto che l'approccio più "scientifico", più analitico, trovi spazio e muova le chiacchierate in massima parte.

Vorrei però riproporre un passaggio, di una figura peraltro non certo tacciabile di snobismo verso le questioni tecniche legate alla fotografia, e che per moltissimi, anche qui, resta ancora oggi un riferimento fondamentale: Ansel Adams.

Così, per qualche pensiero, per qualche altra chiacchiera, per chi ne avrà voglia Sorriso

"Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, e le persone che hai amato."

Un caro saluto
F

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 13:19

Ciao Francesco,
la frase è bella e penso che dica una grande verità.
Come già molti hanno in qualche modo detto nella discussione relativa alla cultura, penso che indubbiamente la macchina fotografica sia solo il mezzo attraverso il quale ognuno di noi prova ad esprimere "se stesso".
Un se stesso che non è asettico o immutabile o impermeabile al suo vissuto, nel senso che ognuno di noi è la somma di tutto quello che ha visto, sentito, letto, ect... e delle esperienze che ha vissuto filtrate dalle proprie sensibilità, e tutto questo quando ci esprimiamo, con qualsiasi mezzo, ci influenza senza che noi ce ne accorgiamo.
La fotografia è una nostra forma di espressione e ne risulterà fortemente influenzata!
Un saluto
Peppe

avatarjunior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 13:54

....mettere in un fotogramma un ricordo, una sensazione, un attimo indimenticabile , un'espressione di un viso, non è facile...
C'è chi ci riesce e chi no, chi ci prova una vita e ci riesce solo qualche volta, chi ci riesce spesso...chi mai.
Bravura? Tecnica? Fortuna? forse tutto o niente...
Alle volte si definisce capolavoro l'opera di un artista che magari neanche lui sa quello che ha fatto, alle volte si da del principiante fortunato a chi realmente riesce a materializzare una sensazione, o uno stato d'animo, o una magica atmosfera (fare arte..)
Con le tecniche di oggi non solo si può immortalare un qualcosa di speciale e di reale, ma addirittura si può dar forma a qualcosa che sognamo nella nostra immaginazione e che reale non è...e personalmente lo trovo bello e affascinante.
Un conto però è cercare di mettere in una foto quello che in buona fede pensiamo sia realtà, un'altro è far diventare un tramonto come vorremmo che fosse. Sicuramente sono io quello antico, ma oggi forse si danno troppe cose per scontate.
Io sono favorevole alla creatività, sia al momento dello scatto sia dopo, e penso che oggi siano necessari molti più parametri per poter giudicare.
...per concludere penso che in una foto c'è quello che ci si riesce a vedere! C'è chi guarda e non vede, chi osserva e non nota niente...e che chi dal nulla intravede un mondo..
Saluti
.

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 15:53

Mi sa che la frase citata indichi quello che "ci dovrebbe essere" in una fotografia, più che quello che ci riusciamo a mettere ogni volta che scattiamo Sorriso
Comunque, una frase non può contenere tutto e credo che vada letta anche come un insieme di metafore che sintetizzano un discorso più articolato:
tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato

fin qui direi che possiamo interpretare nel senso che in una foto ci metti la tua cultura e la tecnica che ti sei fatto (immagini viste e libri letti, aiutano anche in questo), tutte belle cose... ma poi arriva quel:
e le persone che hai amato

che, se visto anche questo come metafora, significa che nella fotografia ci dovresti mettere "ciò che sei", quello che ti costruisce come persona unica e irripetibile; il tuo modo di sentire l'altro, di vivere un rapporto con l'altro, ovviamente non solo nel senso di partner, ma di ciò che sta fuori di te e con cui senti di dover in qualche modo comunicare, dialogare.
Non è facile, ma non soltanto per una questione di abilità o di insensibilità; credo che la difficoltà più grande sia la stessa che incontriamo quando dobbiamo dichiararci alla donna di cui siamo innamorati (credo che questo sia il senso profondo di quel passaggio di Adams), accettare consapevolmente di mostrare qualcosa di noi che lascierà il nostro vero "Io" in qualche modo indifeso, o per meglio dire, nudo di fronte all'osservatore.
Per alcuni è un po' più facile, per altri è quasi impossibile.

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 17:52

Mi sa che la frase citata indichi quello che "ci dovrebbe essere" in una fotografia, più che quello che ci riusciamo a mettere ogni volta che scattiamo/QUOTE]

No so, Daniele. Il tuo punto di vista è interessante, ma io in quella frase ci leggo che inconsciamente la foto rispecchia quello che siamo, il risultato di anni del nostro vissuto e che indipendentemente dalla nostra volontà si troverà nella foto.
Al momento dello scatto noi pensiamo di decidere tutto il quel preciso istante, ma le nostre scelte sono già "stabilite" a monte, determinate da tutto quello che abbiamo assorbito negli anni e che ci hanno reso qualche siamo che ritroveremo in tutto quello che realizziamo, e la stessa foto scattata a distanza di anni sicuramente non sarà la stessa perché noi
saremo diversi!

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:01

e la stessa foto scattata a distanza di anni sicuramente non sarà la stessa perché noi
saremo diversi!

Peppe, anche quello che dici tu è vero. Qualcosa di noi, dentro quella foto, ci si infila comunque e in modo inconscio; quello che tu esprimi quando parli di scelte già stabilite. Indubbiamente il nostro modo di percepire le cose cambia col tempo; attribuiamo alle medesime situazioni significati almeno in parte differenti e questo sicuramente emerge anche nel nostro "punto di vista" fotografico

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:01

Mi sa che la frase citata indichi quello che "ci dovrebbe essere" in una fotografia, più che quello che ci riusciamo a mettere ogni volta che scattiamo


I primi approcci con la fotografia nascono spesso dal caso. Quanti musicisti o pittori hanno iniziato il loro percorso espressivo a seguito di uno strumento musicale o una scatola di colori ricevuti in regalo da qualche parente che non trovava idee migliori? Così capita di diventare "fotografi" imboccando a ritroso un percorso non ancora iniziato: si parte dalla macchina fotografica.
Molti si accontentano di immortalare la famiglia, le vacanze. Nulla di male. Anzi, molto probabilmente, quelle immagini saranno sempre le più importanti e preziose della loro vita.
Altri, dopo aver frequentato corsi di Photoshop, dibattuto sui forum di megapixel e HDR, un giorno si accorgono, appunto, di aver iniziato dalla fine. Bisognerebbe fermarsi e cercare di riprendere il percorso dalla parte giusta. Ma non avviene quasi mai. Si tenta di risalire la corrente sottostando a pericoli ben più subdoli e pericolosi della discussione sull'ultima reflex uscita sul mercato. Quando essere l'autore più cliccato del forum o quando aver fatto una mostra di successo, finiscono per influenzare le nostre scelte, iniziano i problemi. La corrente, che pensavamo di poter dominare, rischia di perderci. L'unico antidoto è partire dal punto giusto, cioè da noi stessi. E noi stessi non possiamo non essere (anche!) tutte le immagini che abbiamo visto, tutti i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato, le persone che abbiamo amato. Una scelta che facilita le scelte affinché siano le immagini "a venire a noi" e non il contrario.

Ricambio gli auguri di Francesco e, naturalmente, gli estendo a tutti.

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:09

Jeronim

Risposta perfetta.

Bisognerebbe fermarsi e cercare di riprendere il percorso dalla parte giusta. Ma non avviene quasi mai.


Soluzione inevitabile.

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:17

Daniele

La penso come Peppe. Se vuoi esprimere te stesso è inevitabile che il tuo lavoro sarà uno specchio di quello che sei. E se non vuoi, lo sarà ugualmente.

Lo sarà nel bene e nel male, quindi anche se sei confuso e pieno di pregiudizi. Se hai una concezione... decorativa della fotografia, questa trasparirà immediatamente.

Quello in cui credi viene inevitabilmente fuori.

Da qui l'importanza di rendersi conto di quello che si è realmente: per avere qualcosa da dire agli altri bisogna prima di tutto essere qualcosa. Se si è un bluff è impossibile nasconderlo. Ed anche rendersi conto di ciò che si è realmente è un po'... un'opera d'arte. Lasciar emergere il proprio io è in qualche misura una creazione. Lasciar venire al mondo qualcosa che non c'era prima.

Anche in questo senso, come ho scritto altrove, io credo di avere una concezione etica dell'arte.

user32134
avatar
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:35

"Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, e le persone che hai amato."


Premesso che quest'affermazione (sacrosanta) la si può applicare a tutte le manifestazioni artistiche (musica, pittura, scultura, scrittura ecc...), digli poco... E' la differenza tra l'Artista (e non deve necessariamente essere di fama... può essere anche un perfetto sconosciuto...) e il copista (per quanto bravo possa essere quest'ultimo).....

Altri, dopo aver frequentato corsi di Photoshop, dibattuto sui forum di megapixel e HDR, un giorno si accorgono, appunto, di aver iniziato dalla fine. Bisognerebbe fermarsi e cercare di riprendere il percorso dalla parte giusta. Ma non avviene quasi mai.


O quando avviene, ci si accorge di essere talmente invischiati di "impurità" da fare una fatica bestia a scrollarsele di dosso.....
Mi sono fermato (o quantomeno "sono convinto di essermi fermato".....), ma il giusto percorso è ancora avvolto nella nebbia più fitta.....

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:45

Lasciar emergere il proprio io è in qualche misura una creazione. Lasciar venire al mondo qualcosa che non c'era prima.

Credo che chi ci riesce non possa avere una concezione dell'Arte che non sia etica, perché fare emergere il proprio Io è già di per sé l'accettazione di vivere in modo eticamente corretto il rapporto con la propria natura, senza sotterfugi o alibi.

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 18:47

@Franziscus
Io non demonizzerei photoshop.

È uno strumento: se ci illudiamo che sia in grado di mettere nelle nostre foto quello che non ci abbiamo messo noi non è certo per colpa sua. Come non è colpa sua se ne abusiamo sperando di compensare qualche... vuoto.

Semmai il problema è di una società che vuole omologarci e che ci preferisce... bambocci senza identità. È lei che imposta nei termini che hai descritto benissimo sopra la questione. Che propone un'unica soluzione ai nostri problemi: compra! Ogni problema si risolve comprando qualcosa.

La nostra colpa è di averle ceduto. Crediamo di risolvere il problema dell'alienazione omologandoci nel ruolo che questa società ha previsto per noi, quello di consumatori.

user32134
avatar
inviato il 07 Marzo 2015 ore 19:13

@Pdenis
Ma io non lo demonizzo, come non demonizzo la tecnologia attuale, meravigliosa....
Anzi, la demonizzavo forse molto di più quando ero tutto preso dai pixel e amenità varie, poi qualcuno (vero Franco?) mi ha fatto capire che potevo tranquillamente accettarle....
Ora sto solamente cercando di dare "un senso" all'utilizzo di questa tecnologia, so benissimo che sono io l'artefice di tutto quello che ho fatto finora, non do colpa a Photoshop o alla tecnologia digitale.... C'ero io dietro al mirino ed ero sempre io con il mouse in mano sia ben chiaro, non avevo nessuno alle spalle con un fucile puntato alla testa......
Solo che mi sono reso conto che tutte quelle splendide (per me..) immagini che catturavo con la fotocamera, dopo un po' non mi dicevano nulla... Dei bellissimi (ripeto, per me...) contenitori vuoti..... E mi sono stancato.... Tutto lì....
Ora sto cercando di riuscire a "creare" dei contenitori meno belli forse, ma pieni di qualcosa (per il momento solo di nebbia... MrGreen )

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 19:15

Mi sto rendendo conto che le discussioni che abbiamo aperto in questo gruppo stanno ruotando in buona parte attorno allo stesso tema, ma non è un male, anzi, perché in realtà non si tratta di "ripetizioni"; credo che stiamo semplicemente analizzando la cosa da diverse angolature, perciò evidenziandone sfumature che in una discussione unica non emergerebbero se non in modo frammentario o come OT.

Cosa c'è dentro una fotografia?
Il dubbio, il kitsch, l'Arte
Il bianco e nero: perché?

e altre discussioni. Il denominatore comune è sempre il "cosa c'è dentro".
Sono tutti elementi che, più o meno consciamente, avevo già in testa, ma devo ammettere che spesso non ne avevo una visione ben chiara o che, quanto meno, queste discussioni mi stanno aiutando ad affrontare con maggior risolutezza una serie di dubbi e tentennamenti.
Poi, magari, le mie foto non miglioreranno per "raggiunti limiti di predisposizione", ma almeno sarò "cresciuto" un altro po' in consapevolezza.
Certo, crescere ancora, a 57 anni suonati sembra un eufemismo, ma personalmente sono convinto che l'uomo non muore quando il suo cuore cessa di battere, ma quando la sua mente smette di imparare.

Scusate se mi sono dilungato in una semplice considerazione personale

avatarsenior
inviato il 07 Marzo 2015 ore 20:23

Una parola sul tuo ultimo intervento Daniele...
Si può essere certi di aver capito tutto a vent'anni, magari dopo essersi dedicati alla fotografia per pochi mesi.
E si possono avere molti dubbi oltre i cinquanta, con una vita di scatti alle spalle.
Ecco, io terrei a mente uno dei fattori già citati altrove, ovvero la curiosità, come stimolo fondante, come carburante necessario per evolversi. E sulla base di questo valuterei le due condizioni citate... ;-)

Nel merito: io credo, o quantomeno così voglio interpretare il pensiero di Adams alla base della discussione, che il riferimento non sia tanto all'idea di mettere in una particolare fotografia citazioni o frammenti specifici di esperienze.
Ma piuttosto che le cose di cui parla, immagini, libri, musica, amori, contribuiscano in modo decisivo a guidare e determinare il nostro approccio complessivo, il nostro personale "modo" di vedere e accostarci alle cose. E, per conseguenza, di produrre immagini.

E non è idea astratta questa, non metafora. E' qualcosa di concreto e definibile, che può facilmente essere rapportato all'atto pratico del fare fotografia, di ognuno.

Doveroso aggiungere: secondo me Sorriso

Grazie sempre, a tutti, per i contributi e la voglia di chiacchierare un pò! Sorriso

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