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Le chicche della R







avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 9:32

@Leonardo

Ma è corretto rapportare i dati riferiti a f/1.2 a f/2?
Perché se a f/2 la sensibilità è diciamo -4.5 a 1.2 rimane comunque -6. Non è meglio fare riferimento alla maggior sensibilità specificando comunque l'apertura? Poi il fatto che Canon mette a fuoco con obiettivo aperto e da quanto ho capito Sony fa in modo diverso rende le cose ancora meno comparabili.

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 11:20

Ma è tanto difficile operare in M?
Personalmente solo M...

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 11:22

Ma è anche vero che otto volte su dieci io l'esposimetro nemmeno lo adopero ...

avatarsupporter
inviato il 08 Settembre 2018 ore 11:22

Poi il fatto che Canon mette a fuoco con obiettivo aperto e da quanto ho capito Sony fa in modo diverso rende le cose ancora meno comparabili.


Beh anche Sony se fotografi a f/1.4 mette a fuoco a 1.4, il confronto credo sia fatto in questo modo.

avatarsupporter
inviato il 08 Settembre 2018 ore 11:24

Ma è tanto difficile operare in M?
Personalmente solo M...


In certe situazioni non è la modalità più efficace per usare al 100% le potenzialità del sensore...
Nelle situazioni dinamiche preferisco Av impostando un tempo minimo congruo per l'auto iso, così la fotocamera sceglie sempre la sensibilità più bassa possibile.

avatarjunior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 11:28

"arriva un bel gocciolone d'acqua, lo preferisci sul sensore o sulla tendina?"

Sul sensore, perché la tendina si arrugginisce.


avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:05

Riguardo l'otturatore che protegge il sensore è una protezione supplementare. Ciò non vuol dire che di può cambiare obiettivo in condizioni critiche. Ci vuole sempre buon senso.

user72463
avatar
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:09

io cmq son molto curioso di vedere come funzionano le ottiche EF di produttori terzi con l'adattatore,finora non ho visto alcun test in merito,l'han sempre provata con obiettivi R

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:12

Eh secondo me Maxxy avranno più problemi, ho questa sensazione. Hanno ribadito più volte la non disclosure del protocollo e secondo me l'adattatore in mezzo per gli obiettivi di terze parti potrà introdurre magagne per via del cambio di protocollo.
A meno di reverse e correzioni veloci ed efficaci riflessi sui firmware da parte delle aziende terze, ovvio.

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:14

Beh per quanto riguarda me Max sempre EV 0 no sai, io scatto spessissimo come fa Otto, in Av con tempo minimo a seconda della situazione che ho davanti, e anche fra 0 ed EV -1 (se parli di compensazione dell'exp) mi è capitato di scattare, per via di limitazione ISO e tempi, quindi una bella performance di AF in scarsa illuminazione unita ad una bella tenuta ISO saranno di sicuro fra le "chicche" che, in contrapposizione alle poche cose da valutare o da rivedere rispetto al resto dell'offerta di mercato, mi faranno propendere per questa ML! ;-)

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:27

su nikon 1 l'adattatore funzionava con ottiche di terze parti solo non aggiornando il firmware. il firmware però migliorava le prestazioni, quindi ti toccava prendere due adattatori.
ed eran sensori a contrasto di fase.

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:28

Senza voler provocare Il fatto che questi nuovi sistemi siano sostanzialmente chiusi è un elemento da tenere in considerazione. Parlo sia di Nikon che di canon. Il fatto che altri Brand consentano di montare ottiche di terze parti sicuramente aumenta la possibilità di scelta dell'utente ed è un elemento a loro vantaggio

user72463
avatar
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:34

per pura curiosità,l'adattatore nikon come si comporta con le ottiche tamron e sigma (che su nikon han sempre fatto furore?)

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:36


Ho letto diversi messaggi riguardo l'intervallo di funzionamento dell'autofocus, mi sembra che ci sia un po' di disordine su alcuni punti.
É un argomento molto interessante e penso sia utile comprenderlo, alcuni messaggi mi hanno messo un po' di confusione, mi piacerebbe chiarire l'argomento con voi in modo da non avere dubbi.
Riporto quanto credo di aver capito a riguardo, se non vi risulta qualcosa ragioniamoci...

L'intervallo di funzionamento dell'autofocus fa riferimento a valori di luminanza della scena inquadrata (nei punti in cui si vuole mettere a fuoco), si parla quindi della luminositá della scena. La luminanza si misura in LV (light value), in fotografia la si trasforma in EV poiché la sensibilitá del sensore/pellicola influenza l'esposizione finale, la correlazione tra LV ed EV dipende proprio dalla sensibilitá: una luminanza di 0 LV (0.125 candele/metroquadro) attraverso una lente ad apertura f/1 corrisponde ad un illuminamento sul sensore di 2.5 lux, situazione che ad ISO 100 per un tempo di un secondo fornisce un quantitativo equivalente di luce che corrisponde ad un'esposizione di 0 EV (ad ISO 50 una porzione di inquadratura con luminanza 0 LV corrisponderebbe a -1 EV, mentre ad ISO 400 la stessa porzione corrisponderebbe a 2 EV, ecco perché é importante specificare ISO 100 quando si usa la scala in EV, per mantenere il riferimento all'effettiva luminositá della scena inquadrata e non al valore di esposizione sulla pellicola o sensore).
A questo punto, sempre parlando di luminositá bisogna distinguere i sistemi di messa a fuoco a rilevamento di fase con sensore dedicato (reflex) e quelli on sensor (mirrorless) in una loro differenza significativa: i primi non rilevano più luce all'aumentare dell'apertura dell'obiettivo, i secondi sì.
Il sistema con sensore dedicato utilizza stringhe parallele sensibili su cui vengono "separate" le fasi della luce (perdonatemi i termini), tali stringhe vengono poste tra loro ad una distanza precisa tale da rilevare le fasi appartenenti alla luce di una certa profonditá di messa a fuoco, pertanto il sensore non sfrutta tutta la luce che attraversa il diaframma ma solo quella attraverso una corona circolare. Si parla di base telemetrica di un punto di messa a fuoco, la quale incide sulla reattivitá e precisione di tale punto: punti associati a stringhe più distanziate sfruttano corone circolari ad apertura maggiore, sono più precisi ma meno reattivi, oltretutto per poter funzionare (perché le stringhe ricevano luce) richiedono valori di apertura massima del diaframma più "aperti". In base all'apertura massima del diaframma questi punti possono essere utilizzabili o meno, ma non ricevono più luce con aperture più ampie, ecco perché nelle specifiche delle reflex all'intervallo di funzionamento dell'autofocus non viene riferita un'apertura (a meno che essa non dipenda dai diversi punti utilizzabili e quindi dalla relativa apertura associata).
Poi arrivano le Mirrorless con sistema di messa a fuoco a rilevamento di fase on sensor, dove i sensori per la messa a fuoco sono gli stessi fotositi (i pixel). Gli approcci sono due ma il concetto non cambia, i classici AF ibridi dedicano coppie di pixel verdi ad ogni punto di messa a fuoco, tali pixel vengono privati del filtro colore (con conseguente triplicazione della sensibilitá luminosa) e vengono oscurati a coppie uno sulla metá da un lato e l'altro sulla metá del lato opposto, le microlenti distribuiscono la luce lateralmente ed essendo i pixel oscurati a metá ricevono in questo modo la luce proveniente con angolazione o da un "lato" o dall'altro, ecco che si rilevano fasi opposte. Il sistema Dual Pixel AF adottato da Canon non utilizza pixel dedicati ma divide semplicemente tutti i pixel a metá, con la possibilitá di leggere distintamente il segnale proveniente dalle metá di un lato o da quelle dell'altro lato. Per come sono strutturati questi sistemi on sensor é quindi chiaro che a paritá di luminanza della scena inquadrata e di relativo valore EV equivalente, maggiore é l'apertura di un obiettivo e maggiore sará il quantitativo di luce incidente sui mezzi fotositi quindi maggiore il segnale con cui lavorerá il sistema di messa a fuoco. Ecco che diversamente da una reflex per una mirrorless diventa opportuno associare l'intervallo di funzionamento dell'AF all'apertura massima della lente, poiché ad aperture differenti il sistema di messa a fuoco ha a disposizione segnali di differente intensitá su cui lavorare.
Cosa fare quindi se un marchio riferisce la specifica sull'intervallo ad una apertura f/2 e un altro la riferisce ad una apertura f/1.2? Io concorderei nell'effettuare una trasformazione, da f/1.2 a f/2 vi é una riduzione di luminositá di uno stop e mezzo, pertanto la luminanza minima a cui la EOS R dovrebbe poter funzionare si trasforma da -6 in -4.5 EV equivalenti usando un'ottica con apertura f/2 (confondiamo per semplicitá apertura e trasmissione). In realtá potrebbe essere più vicino a -4 EV equivalenti, poiché mi viene da pensare che con aperture più ampie non solo il sistema di messa a fuoco può contare su segnali più intensi ma anche su differenze di fase più marcate in ragione della inferiore profonditá di campo.
Questa é la mia comprensione dell'argomento, mi sono perso qualcosa? Che Sony e Nikon abbiano deciso di riferire le proprie specifiche ad un'apertura di f/2 perché al lancio non disponevano di ottiche più luminose, e Sony anche in seguito al lancio di ottiche f/1.4 si sia voluta attenere allo stesso standard? Ho controllato sul sito della CIPA e per quanto ho visto non viene stabilita alcuna norma a riguardo

Anche per i sistemi af ttl-sir delle reflex viene fatto riferimento all'apertura massima dell'ottica, per quanto concerne l'operatività in condizioni di scarsa illuminazione.

Non solo: spesso viene menzionato anche il fatto di utilizzare il punto af centrale. Infatti, a causa della caduta di illuminazione dovuta alla vignettatura, gli altri punti af ricevono meno luce: questo peggiora il snr dell'unità af ttl-sir, e quindi la messa a fuoco può divenire impossibile.

Un vantaggio delle unità af ttl-sir è che si ha maggiore libertà per disporre gli gruppi di sensori autofocus, rispetto ad un sensore d'immagine. Non è infrequente avere gruppi di sensori disposti a croce (+) o doppia croce (+ e x).

Con il dual pixel cmos questo è impossibile da ottenere, visto che si lavora con coppie di fotodiodi per pixel, che peraltro non possono essere distanziati più di tanto. Infatti, con le implementazioni attuali del dual pixel cmos (da verificare la eos r), quando si utilizza un teleobiettivo e l'ottica è molto fuori fuoco, il sistema si blocca.

Un sensore af ttl-sir dedicato riesce invece a gestire tale problema, rilevando in quale direzione muovere il motore dell'ottica.

Tuttavia, con la eos r e il nuovo attacco rf vengono inviate molte più informazioni durante la messa a fuoco, rispetto ai sistemi ef, ef-s, ef-m. La cosa potrebbe consentire di superare tale problema, almeno con ottiche dedicate o di recente progettazione.

Il tutto andrà poi valutato sul campo: rimane il dubbio di cosa accada quando si collega un superteleobiettivo datato alla fotocamera, che non è progettato per fornire tali informazioni...

Un altro limite del dual pixel cmos è che non rileva i pattern con linee orizzontali: non so se sulla eos r siano riusciti a correggere tale limite, con il nuovo protocollo di comunicazione.

avatarsenior
inviato il 08 Settembre 2018 ore 12:45

Mi pare Max che la scala delle distanze potesse uscire solo con le lenti RF, però. Credo sia fra le cose aggiuntive che consente di fare la maggior mole di informazioni veicolata dal nuovo mount, in combinazione con le funzionalità delle lenti nuove. Bellissima cosa comunque, concordo.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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