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un viaggio fotografico in solitaria nell'Australia più lontana dai grandi centri urbani


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avatarjunior
inviato il 10 Luglio 2016 ore 17:07

Leggere il tuo "diario" è una grande emozione. Complimenti per il tuo coraggio :)

avatarsupporter
inviato il 12 Luglio 2016 ore 17:14

POST 9

Giorno 7
10 Luglio - 2016

Seconda notte in auto. Meglio. Inizio ad interpretare meglio lo spazio. In questi bagni non c'è lavandino o acqua, praticamente sono delle fosse biologiche. Ma sto praticamente su delle dune ed a qualche decina di metri c'è l'Oceano Indiano. Lavaggio mattutino rimandato. Da camper ad auto in pochi minuti e si va. Il panorama adesso è completamente diverso. Si viaggia a ridosso della costa. Una specie di macchia mediterranea. Ogni tanto però delle dune di sabbia bianchissime e libere da vegetazione si innalzano fino ad una decina di metri e si scorgono anche da molto distante. Alcune si allungano verso l'interno per circa un chilometro, per quello che riesco a vedere. Esco ad un incrocio e mi dirigo verso la vicina costa. Una strada sulla sabbia si dirama parallelamente. Non ci sono indicazioni che sia solo per 4WD, come un altra che ho visto, e mi decido a fare una prima prova di fuoristrada per vedere come si comporta la macchina. Nessun problema. La sabbia a volte è anche fine, ma sotto una decina di centimetri il fondo è duro. Molte pozzanghere. Ne incontro una che blocca tutta la strada per almeno 20 metri. Non si capisce cosa c'è sotto e quanto sia profonda. Ecco il momento di sperimentare uno degli usi degli stivali comprati. Li infilo ed entro ad esplorare. Un lato più profondo, saranno 20 cm. Lo stivale è sotto per un po' meno di metà. Fondo sempre duro. Ok posso proseguire. Bianche dune costringono a continui saliscendi. Quando sei in cima ti si apre la vista, mentre in basso sei circondato dal bianco. Affascinante. Devo però tornare indietro o mi perdo le calde luci del primo sole nel primo posto di oggi. Nambung National Park. Giro per i Pinnacles. Millenni fa la costa arrivava qualche chilometro più all'interno di adesso, ed in questo luogo si era trasformato in roccia un conglomerato di conchiglie. L'erosione ha lasciato adesso una spettacolare distesa di migliaia di pinnacoli, alti al massimo fino ad un paio di metri, in un punto semidesertico. Sono le 8 ed è ancora tutto chiuso. Si può comunque passare, basta inserire in un contenitore metallico i 12AUD del biglietto. Australia!! Io non li metto ed entro. Italia!! C'è un motivo però, non lo faccio per non pagare. Intanto dovrei compilare un foglio che non trovo, poi lo dovrei compilare sotto la pioggia che continua con scrosci improvvisi e per finire vorrei comprare il pass per tutti i parchi del WA. Ci sono dei bagni splendidi ed approfitto per lavarmi in totale solitudine. Sono pronto per il giro. E' chiuso il percorso in auto (dopo aver visto il posto consiglio caldamente il giro a piedi) e quindi mi carico di attrezzatura e vado. Lo spettacolo è surreale. Non c'è nessuno. Cammino sulla sabbia in mezzo a queste formazioni che appaiono come la scenografia preparata per qualche film. Sembra impossibile che sia stata la sola forza dell'erosione a scolpire queste forme. Il sole basso forma delle lunghe ombre scontrandosi con i pinnacoli. La mia ombra si confonde tra le altre. Un paio di foto. Un po' di pioggia. Copro la macchina fotografica. Che palle! Mi giro. L'arrabbiatura per questa pioggia a cui non posso sottrarmi sparisce. Un grande e completo arcobaleno è stato disegnato in cielo, sembra solo per me. Corro verso il lato opposto dell'avvallamento in cui sono, per avere la posizione migliore per una foto che qualcuno sta cercando di regalarmi. Troppo lontano. Mi fermo e mi accontento di dove sono. Il rischio che finisca tutto in pochi secondi è reale. Riesco a fare qualche scatto. Un secondo arcobaleno, solo accennato, si aggiunge al primo. Mi sembra quasi troppo. Il cielo ha dei colori così cangianti, per via dell'azzurro misto al grigio delle nuvole cariche di pioggia, che l'arcobaleno sembra quasi un tunnel. Non più di 30 secondi. Finito. Se non avessi rinunciato ad arrivare nel punto migliore non avrei nulla. Sarà un segnale? Quale Essere Ancestrale, tra le centinaia che secondo gli Aborigeni hanno generato questo continente, lo ha mandato? Cercherò di tenere a mente. Devo saper rinunciare. Dopo un paio di minuti finisce la solitudine del luogo e con essa la poesia. Turisti e Ranger. Qualche auto. Io vado via. Sono lontano dall'uscita ed arriva uno scroscio più intenso degli altri. Penso all'attrezzatura e mi bagno parecchio. Ma stavolta non sono arrabbiato, sorrido e penso sia il giusto prezzo da pagare. Mi fermo all'ufficio e compro il pass per tutto il WA (44 AUD). Mentre mi allontano in auto due canguri si mettono in posa a favore di uno spicchio di arcobaleno che si è ricreato. Nulla in confronto alla magnificenza dello spettacolo precedente.
A Nord. Verso il Lesueur NP. C'è una specie di pappagallo a rischio estinzione. La sterrata che mi ci porta è larga e ben spianata. E' il mio primo contatto con i fondi rossi australiani. Ne approfitto per giocare un po' con la GoPro, ma sono solo delle prove. C'è un percorso di una decina di chilometri da fare in auto. Del cacatua nemmeno l'ombra. L'Essere Ancestrale Cacatua si vede che non ha interesse verso di me, oppure ho fatto qualcosa che non ha gradito. Le riprese del suo territorio? Comunque sia devo affrettarmi. Al Leuseur NP si può tranquillamente rinunciare. E' tardi e non voglio guidare di notte. Il rischio è grosso. Troppo. I posti dove voglio fermarmi non sono lontani. Uno è su un lago 30 km. all'interno. Vado. Perfetto. Arrivo prima del buio. Ho tempo di fare tutto con calma. Ci sono due camper. Vado ai bagni. Chiusi perché li stanno rifacendo in vista della vera stagione turistica, l'estate. Vado via di corsa. Ci risiamo. Guida con il buio. Nuovamente in apprensione. Vado piano, ma sempre a 80-90 km/h che non sono pochi. Un canguro lo vedo fermo a lato della strada. Guarda come se aspettasse di poter attraversare. Il pericolo è concreto. Iniziano i primi termitai. Sono ancora piccoli, circa mezzo metro, ma bastano per sembrare animali e fanno aumentare la tensione. Faccio altri 70 km. I posti dove fermarsi non sono più così tanti. Uno è sulla spiaggia. Male indicato. Arrivo a delle baracche dove un barbone, ma uno che si capisce ha scelto di vivere così, esce dalla catapecchia di lamiera in cui sta. Gli chiedo e mi indica la strada da fare. Accanto alla catapecchia ha anche l'auto che è migliore della mia (intendo quella in Italia), ma ci vuole poco. Non è solo, ci sono più baracchette ed auto. A poche decine di metri l'Oceano. Ho sempre pensato che probabilmente è la scelta giusta. Ripenso alla forza della rinuncia. Chissà!? Metto via questi pensieri e mi ritrovo all'area di sosta. Due roulotte. Entrambe hanno il generatore acceso e c'è puzza di benzina e rumore. Una è rimorchiata da un camion e, non ci crederete, ha un generatore che lo occupa quasi per intero. Una centrale tutta lucette. Davanti, come paraurti, ha una serie di grosse sbarre di ferro incrociate che arrivano a coprire la cabina di guida. Poveri canguri. Questo di certo non rallenta di notte. I bagni sono i peggiori ad oggi. Me ne vado. Corro il rischio. Il posto e la compagnia fanno schifo. A dieci chilometri un altro simile, ma non c'è nessuno. Bagni accettabili. Mi fermo sotto un albero a 3-4 metri dalle onde, ma c'è uno scalino di un metro che protegge. Non scrivo nè elaboro foto. Devo riposare il più possibile. Ne sento il bisogno.


Giorno 8
11 Luglio - 2016

Ormai sto in confidenza con il mio piccolo camper. Speriamo che le ossa reggano. Per ora tutto ok. Due cormorani mi fanno fare le prime foto di oggi. Arrivo a Port Denison. Porto grazioso e lungomare attrezzatissimo. Bagni pubblici ottimi. C'è anche la doccia all'interno. Fredda. E' pensata per l'estate giustamente. Ho qualche problema con la mia Sim. Mi riesco a collegare solo con il 4G e non ho segnale quando i locali invece lo hanno. Mi viene da pensare che gli altri tipi di banda non siano compatibili con il mio smartphone, ma avevo controllato e non c'erano problemi. Vedremo. Arrivo a Geraldton. Grande. Compro una seconda tanica di benzina. Ho capito che con solo 20 litri ci faccio poco. Devo assolutamente contattare il Council del WA che non mi ha ancora inviato il permesso. Mi rispondono immediatamente via mail chiedendomi nuovamente le informazioni del viaggio. Arrivano 3 permessi per i posti chiesti. Incredibilmente mi viene concessa anche quella di ingresso in una comunità del Kimberley che ho chiesto perché è uno dei luoghi visitati da Harvey per il libro Dreemkeepers. Non so esattamente cosa farò lì, non so proprio cosa aspettarmi. Si vedrà. Quando vedo le date però, panico. Il permesso è per tre giorni, ma per esserci, dopo l'uso degli altri permessi, dovrei fare 2000 km. in tre giorni su lunghe sterrate. Non è possibile e mi costringerebbe a lasciare velocemente dei luoghi che invece voglio vedere con calma. Oltretutto anche gli altri permessi non combaciano con le date di quello richiesto e già ottenuto dal Council dei Territori Centrali. E' bene sapere che le durate dei permessi variano a secondo delle zone da visitare o da attraversare (da 3 giorni a un mese ), cosa che scopro adesso, e quindi o si programma tutto perfettamente giorno per giorno da casa contattando via via tutti i Council o si prova ad ottenerli sul posto quando si arriva (molti sono immediati se chiedete solo attraversamento e rifornimento), o si perde tempo come me. Per mettere abbastanza a posto le date mi ci vogliono un paio d'ore di scambi mail. Alla fine riesco. Adesso però devo attraversare il WA per andare nel cuore dell'Australia. Cambio di itinerario. Non più nord, ma est. Come al solito è tardi e mi metto in viaggio. Per parecchi chilometri la fa da padrone una specie di brughiera con enormi spazi per l'allevamento e le coltivazioni, e grandi fattorie. Quando la vegetazione si dirada e spariscono i pascoli, ecco il bush ancora verde ma selvaggio. Ed infatti di nuovo i cartelli di avviso animali. Le aree sosta sia gratuite che a pagamento sono ancora più rade. Circa 100 metri avanti a me due canguri attraversano la strada saltellando allegramente. Io invece non sono affatto allegro. Mi fermo per la prima volta dentro un CaravanPark a Yalgoo . Non ho alternative. Non sono affatto stupiti dal mio dormire in auto. I bagni e le docce sono inaspettatamente lussuosi. Entri in una stanzetta dove hai a disposizione wc, lavandino, panca, corrente, specchio. Una parete di vetro scorrevole separa dalla doccia larga due metri buoni. Meglio di un Hotel. Posso anche ricaricare. 18 AUD ben spesi.
Scrivo, sono in arretrato. Domani devo risolvere il problema connessione. Io non ne ho, ma mi dicono che c'è ed anche veloce. Spero di trovare un centro Telstra. Speravo di aver risolto definitivamente.


Giorno 9
12 Luglio - 2016

Mi sveglio prestissimo. E' ancora buio. Approfittando della grande comodità, mi faccio la prima barba australiana. Vado via alle prime luci. Voglio arrivare a Mt. Magnet che sembra un po' più grossetto per vedere di trovare un centro Telstra. Primi 124 chilometri della giornata. Sulla strada incontro almeno 5 cadaveri di canguro. La carneficina di stanotte. Vari rapaci banchettano. Non riesco a fare delle foto degne perché se passi veloce non si muovono, mentre se rallenti e ti fermi prendono il volo. Un cangurino è proprio in mezzo alla carreggiata. Non voglio che continui ad essere falciato da ognuno che passa. Mi fermo, prendo i guanti da lavoro che ho portato in caso di cambi ruota, e lo trascino a bordo strada. Anche così mi è possibile ammirare la forte muscolatura delle zampe e della coda. Non è un bello spettacolo. A Mt. Magnet nessun punto Telstra. All'ufficio postale incontro il primo ragazzo aborigeno. Paga con la carta di credito. So che non c'è niente di strano, ma non posso fare a meno di soffermarmici con il pensiero. Sono entrato per chiedere dove posso trovare il punto Telstra più vicino. Mi rispondono, in modo del tutto naturale, a 400 Km. sulla costa, cioè esattamente da dove sono partito ieri. La risposta comincia a farmi comprendere realmente dove sono. L'impiegata prova a capire cosa non va nei settaggi del mio cellulare, ma sembra tutto a posto. Ci prova anche un cliente. Niente. Vado alla stazione della polizia. Spiego il problema, ma più che altro chiedo se può farmi telefonare alla Telstra. Anche il poliziotto prova a smanettare, ancora nulla. E' gentilissimo in tutto. Mi trova i numeri della Telstra, anche uno in cui parlano ital iano. E' vero, ci parlo, ma per i problemi tecnici devo chiamare un altro numero che è solo in inglese. Mentre cercano di risolvere, cade la comunicazione. Ho capito che sto solo perdendo tempo. Devo mettermi in strada. Senza tornare sulla costa, l'unica possibilità è Kalgoorlie a 500 km. circa che almeno non è molto distante dall'inizio della Great Central Road. A Sandstone, altri 158 Km, chiedo indicazioni per una sterrata secondaria che mi farebbe risparmiare 100 km. circa. L'hanno riaperta ieri, dopo le piogge. Nella libreria, dove entro perché hanno delle postazioni internet, l'impiegata mi dice che lei non la farebbbe. Invece altre tre persone dicono, senza alcuna esitazione, che si può. Dopo aver preso notizie ed avvisato mia moglie della situazione comunicazioni, vado. Prima vera strada australiana. La Sandstone-Menzies. 290 km. di terra rossa nell'outback. Si viaggia a non meno di 100 km/h. Nel ciottolato vari binari più puliti lasciati da precedenti passaggi. Antislittamento disattivato, voglio avere il controllo. Si plana con continui aggiustamenti, sembra di pattinare. I freni meglio scordarseli, basta sollevare il piede dall'acceleratore. E' l'auto che sceglie quali solchi seguire, occorre assecondarla. Solo ai dossi meglio stare dal proprio lato. A sinistra, o no a destra. Si, si a sinistra, meglio non sbagliare o si rischia un frontale con chi ignaro arriva nell'altro verso. Un emù e vari canguri, ma l'avifauna scarseggia. Non è la stagione adatta. Si passa sopra laghi asciutti. La guida è puro divertimento. L'outback è una distesa rosso-verde con arbusti non fitti e qualche albero. A Menzies ormai manca poco al buio, ma voglio arrivare a Kalgoorlie. Altri 130 km. Se non risolvo con la sim, basta. Vuol dire che pubblicherò solo quando sarà possibile. Arrivo quando ormai è tutto chiuso. A domani. C'è una comoda area di sosta notturna appena fuori dal centro. Scrivo ed aggiorno.

avatarsupporter
inviato il 12 Luglio 2016 ore 17:19

www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&bk=&t=1918489&show=last#9212943

avatarsenior
inviato il 13 Luglio 2016 ore 2:40

Letto tutto d'un fiato, seguo con molto interesse.
Complimenti per il viaggio, ovviamente con un pizzico d'invidia;-)

avatarsupporter
inviato il 13 Luglio 2016 ore 17:28

POST 10

Giorno 10
13 Luglio - 2016

Durante la notte più freddo del solito. Mi copro. Alle 7 dall'auto apprendo che ci sono 3 gradi. Non sono preparato per una temperatura così rigida. Dovunque avevo visto 10 gradi le minime in questo periodo. Comunque, prima che apra la Telstra, rifornimento e carico per la prima volta le taniche. Assesto la pressione pneumatici e ci metto 5 minuti per capire come funziona. A saperlo è facile. C'è una colonnina in cui digiti il valore che vuoi e poi inserisci il tubo nella valvola e fa tutto da sola gonfiando o sgonfiando fino alla pressione richiesta. Al negozio Telstra i primi quindici minuti mi fanno pensare che ho fatto qualche centinaio di chilometri per nulla. Due ragazzetti non sanno proprio che fare o dire. Rigirano il mio smartphone tra le mani e guardano dei settaggi che non c'entrano nulla. Ovviamente ho cambiato la lingua, quindi non pensate che non capiscono perché è in italiano. Passa la capa del negozio e fresca come una rosa, come se dicesse la cosa più ovvia e risaputa al mondo, afferma che i cellulari che si vendono in Australia hanno un sistema di ricezione del segnale molto più potente perché devono funzionare su grandi distanze e quindi il mio probabilmente non riceve semplicemente il segnale. Cosa questa che spiega perché, nell'assenza totale di linea, ogni tanto mi arrivassero e partissero dei messaggi whatsapp scritti in precedenza. Non me lo spiegavo. Mi fido e chiedo di comprare un loro smartphone economico. A 99 AUD mi sembra accettabile. Ho un'altra sim. Sembra funzionare, ma la conferma l'avrò solo quando sarò nuovamente nel bush, per ora funziona anche il mio. Mi rifornisco di frutta e pane. Trovo a basso costo dei pantaloni ed il sotto di una tuta un po' più pesanti di quelli che ho. Prima di me paga parecchi acquisti un aborigeno. La commessa è sorridente e gli parla cordialmente. Lui risponde solo con dei grugniti. Veramente, ma che succederà quando arriverò alla comunità per cui ho ottenuto il permesso?
Un giro turistico. Foto. Colazione da camionista nel bar di un Hotel risalente alla fine dell'800. Parto sempre tardi, poche ore di luce per guidare in sicurezza, ma adesso ho da pensare finalmente solo al percorso e posso rallentare i tempi. Kalgoorlie è nata sulla spinta di una delle tante corse all'oro. Era piena di bordelli e saloon che oggi, restaurati ed adibiti in massima parte ad Hotel le danno il classico aspetto da western. Direzione Nord per Leonora. Poi Laverton. Domani la prima lunga traversata interna. Great Central Road, la più famosa dell'outback. Sono 670 km. solo fino al confine con il NT ed ho un permesso di tre giorni, dal confine fino Yulara poi sono altri 400. Per Alice Springs in totale sono 1541 e fino a Winton nel QSL, dove finalmente ha termine, sono in totale 2720. Li dovrei fare tutti, ma non di filato perché mi fermerò un po' tra Yulara ed Alice Springs dove c'è il monolite più famoso al mondo e vero simbolo internazionale dell'Australia: Ayers Rock o più opportunamente in aborigeno Uluru. Con questi pensieri percorro il bush senza correre. Degli esemplari di Aquila Audax banchettano con uno dei tanti canguri vittime notturne della strada. Ho già visto lo spettacolo almeno 4 volte, ma solo oggi provo seriamente a fotografare. Non c'è niente da fare. Se passi veloce non si spostano, ma se rallenti o ti fermi, anche senza scendere dall'auto, immediatamente si allontanano. Provo a lasciare l'auto più distante ed attendere che ritornino al banchetto, ma nulla, neanche quando dei corvi sottraggono loro la cena. Desisto.
I “road train” sono degli incontri regolari. Esistono solo in Australia. Diciamo dei Tir molto più Tir. Possono arrivare ad una lunghezza di 53 metri (c'è scritto sui cartelli stradali). Una motrice più quattro rimorchi. Su asfalto l'unico problema è sorpassarli perché ci vuole un chilometro libero davanti a te, dato che vanno molto veloci. Su sterrato invece è bene mettersi a lato fermi perché ti possono mitragliare di sassi che spesso rompono il parabrezza. A me è successo a causa di un semplice pickup nei Territori del Nord in Canada, sulla Dempster che è la strada più famosa, nello Yucon. Fortunatamente il parabrezza si era solo scheggiato, ma qui con questi mostri si romperebbe di certo.
Sul cellulare confermo. Il mio non riceve nulla o se mi indica qualche tipo di segnale (3G o E) comunque non va. Quello nuovo va che è una meraviglia. Oltretutto, nonostante tenga fisso l'hotspot, sembra non scaricarsi per nulla. Mi chiedo però, ma anche con costosi iPhone si avrebbe lo stesso problema? Se effettivamente è così in Italia dovrebbe ricevere comunque e dovunque. Da farci un business. Realizzo che, almeno sulle asfaltate, dovrei avere sempre linea. Da nessuna parte avevo letto di questo problema.
Arrivo a Leonora. Sta già tramontando. Al caravan park hanno anche delle stanze singole a 50 AUD contro i 20 che comunque pagherei. La mia schiena si è meritata un premio. Sono dei container suddivisi in stanze ognuna con bagno privato. Francamente pensavo che un bagno privato lo avrei riavuto solo al ritorno a casa. C'è riscaldamento e frigo. Sono certamente usati anche dai minatori. Alcune miniere ancora esistono. Volendo, la stessa proprietà ha anche delle camere in lodge dove la singola arriva a 99AUD. La stanza è molto ben attrezzata, c'è pure il riscaldamento. Mi preparo per lavorare parecchio, vista la comodità, ma sto per crollare.

avatarsupporter
inviato il 13 Luglio 2016 ore 17:37

Per chi segue solo qui su juza. A questo link c'è la mia pagina facebook di "Un viaggio in solitaria" in cui inserisco altre foto più turistiche e video se e quando li farò. Ringrazio chi ha scritto e scriverà e mi scuso se non rispondo, ma penso capirete.

www.facebook.com/unviaggioinsolitaria/

Un saluto.
Hi guys.

avatarsupporter
inviato il 15 Luglio 2016 ore 18:14

POST 11

Giorno 11
14 Luglio - 2016

Sono così organizzato bene in auto per dormire che ieri ho perso un sacco di tempo per sistemare tutto ciò che mi serviva nella camera. Nonostante il riscaldamento il freddo è intenso dato che il condizionatore si accende e si spegne in continuazione. Appena raggiunge i 20 gradi che ho impostato si spegne, ma dopo due minuti nuovamente si riaccende perché la temperatura è già crollata di 4-5 gradi. Inoltre fa un tale fracasso che devo per forza spegnerlo se voglio dormire. Visto che ho un bagno tutto per me, ne approfitto per lavare. Ho sempre con me un pezzo di sapone da bucato. Mi serve un secchio. C'è un cestino pulitissimo dato che è usato sempre inserendo dei sacchetti di plastica dentro.
Apro una piccola parentesi. Una cosa che stona parecchio con quanto si vede in giro è l'uso dei sacchetti di plastica. Senza limiti. Al supermercato è la stessa cassiera che ti ci mette i prodotti comprati e arriva a dartene anche 6-7 dato che li divide per tipologia e spesso in un sacchetto mette un solo prodotto. Non è che da noi vada meglio però. Ai supermercati non le usano più, ma in altri mille posti si, ed anche nei supermercati stessi si usano ancora per frutta e verdura. E allora? Si è solo aggiunto il business dei sacchetti biodegradabili.
Mi sveglio alle 6 e parto alle 7 e mezza. Un giro a Leonora. Qualche edificio interessante. A pochi chilometri c'è Gawla. Una piccolissima città fantasma. Ci saranno una quindicina di costruzioni, case, negozi, officina. In molte si può entrare. Sono state lasciate come erano, senza un vero restauro però. Vengono solo mantenute in piedi. L'effetto è splendido. I negozi con ancora i prodotti in vetrina e sugli scaffali ma arrugginiti, impolverati e cadenti, una pianola sventrata, le piccole stanze che venivano affittate ai minatori con le reti ed i camini, il locale bagno con la vasca e l'angolo dove veniva scaldata l'acqua, le cucine. C'è vento. Le porte sbattono. Mi aggiro in totale solitudine entrando ed uscendo dalle case, aprendo e chiudendo porte, passando sopra delle macerie. Le costruzioni sono tutte in legno e lamiera. Una latta cade da sopra la pianola. Il vento o qualche fantasma che si aggira ancora tra le proprie cose? Una stanza è l'infermeria o ambulatorio e contiene ancora tutto l'arredo. Le lamiere sono per lo più bucate, le finestre sgangherate e rotte. Veramente affascinante. Tanto che resto a gironzolare per almeno una oretta.
Mi decido ad andare. Direzione Laverton per l'inizio della Great Central Road o Outback way. Vado con calma, finalmente non ho più nulla da risolvere. Cerco di catturare qualche foto dei miei soggetti, ma l'avifauna è scarsa e soprattutto assolutamente inavvicinabile. A Laverton visito la Outback Gallery gestita da aborigeni, dove sono in vendita opere e manufatti originali. Sarebbe un ottimo posto per acquistare. La lonely dice che è uno dei meno costosi ed inoltre l'80% del ricavato va direttamente agli artisti. Tante tele per lo più dipinte con il caratteristico stile puntinato. Una, grande, mi piace parecchio, ma 800AUD sono tanti. Nel piccolo villaggio, per la prima volta, le persone in giro sono prevalentemente aborigeni. Al centro informazioni e dai cartelli apprendo che tutte le strade sono aperte a qualunque tipo di traffico. Le previsioni dicono niente pioggia per vari giorni. La settimana scorsa invece ci sono state delle chiusure a causa di allagamenti dovuti ad una perturbazione, probabilmente legata a quella subita sulla costa. Faccio il pieno ed inizio questa prima traversata australiana. Destinazione Yulara a poco più di 1000 km. tutti di sterrato. Un caffè. Si parte. Ho tre giorni per passare il confine con il NT perché il permesso mi scade alla fine del 16, mentre dalla parte del NT ho un lungo permesso dal 15 a fine luglio. Nel NT i permessi sono più semplici ma non coprono l'Arnhem Land. Avevo già accennato, ma ne riparlerò a tempo debito.
il primo cartello informativo sulla strada, proprio all'inizio recita testualmente: L'outback è la casa del popolo Aborigeno e delle loro storie del Tempo del Sogno ed anche dei bianchi nuovi arrivati e delle loro leggende che insieme hanno aiutato a creare la nostra identità nazionale. Bah, e aggiungo ancora bah. Certamente saranno stati d'accordo anche alcuni gruppi aborigeni a scrivere così, ma mi sembra una forzatura ed anche un tentativo di appropriarsi per parallelismo di una spiritualità che nulla ha a che vedere con i whitefellas. Non mi è piaciuta.
Il secondo stop e cartello, invece, è molto importante. Deba Gnamma Hole. Si tratta di un pozzo d'acqua. In un territorio semi desertico come l'outback, questi pozzi in cui l'acqua è sempre presente, assumono una fondamentale importanza. Le cosiddette vie dei canti erano dei percorsi utilizzati per gli spostamenti come delle mappe cantate. I canti indicavano i percorsi attraverso la descrizione di tutte quelle caratteristiche e particolarità del territorio attraversato, compresi quindi gli indispensabili pozzi d'acqua. Seguendo un canto, potevano muoversi e trovare l'acqua anche in territori mai visti prima.
Ancora uno stop per ammirare il plateau australiano. Da una altura si domina la sterminata piana sottostante, emersa dopo l'infinito lavoro di smussamento dell'acqua e del vento.
Il sole va giù. Qui le aree di sosta sono sporadiche e non ci sono ovviamente servizi igienici, c'è l'outback. Ci sono lungo la strada delle roadhouse con caravan park, piazzole tenda e stanze, ma non mi interessano. Mi fermerò dove capita. In una area di parcheggio incontro un altro viaggiatore solitario che sta preparandosi a passare la notte. E' evidente che è infastidito e che ha paura che resti anch'io. Lo capisco perfettamente e vado via. Dopo un po' di chilometri c'è un semplice punto di sosta con un pannello informativo sull'albero più importante dell'outback, il Mulga. Un'acacia utilizzata per gli scopi più vari. Vado un po' oltre al cartello. C'è un piccolo costone di roccia ed una grotta con disegni alle pareti. Non mi sembrano antichi, ma comunque gli aborigeni continuano a disegnare anche su pareti con disegni millenari. Un falco svolazza dentro e fuori la grotta. Non va via, è evidentemente casa sua. Lo fotografo come posso visto che il sole non c'è più e la luce scarseggia. Poi però mi allontano di una cinquantina di metri. Non voglio essere di disturbo stanotte né a lui, né a qualche essere ancestrale di questo luogo. Su uno spiazzo pietroso e senza vegetazione mi fermo. Sarà più semplice individuare eventuali serpenti se devo scendere al buio dal mio camperauto. Sulla strada non passa ormai più nessuno. Nei viaggi dico sempre che amo realizzare il “turisti zero” o meglio uno: io. Ma stavolta ho realizzato l' “umani zero” o meglio uno: io. Mangio in fretta, finchè ho luce per muovermi, i resti di un pollo arrosto preso ieri. Sistemo per la notte. Connessione inesistente e stavolta non c'è proprio, visto che nemmeno il telefono australiano capta qualcosa. Devo dire che la cosa mi piace. Mi risentirò con il mondo domani. Stanotte è solo mia. Una serie di ululati molto vicini, a cui rispondono altri in lontananza. Dovrebbero essere dei Dingo che sono una sorta di cani della prateria. Visti nell'altro viaggio. Non dovrebbero essere pericolosi, comunque rientro in auto, è già buio. Lavoro a lungo. Sto finendo di scrivere che sono quasi le tre di notte. Una bella metà di luna ha nel frattempo descritto un bell'arco su di me. Scendo dall'auto per bisogno, ma anche per godermi un po' di questi momenti. Con circospezione. Adesso è l'ora dei sogni, solo nella terra dei sogni.


Giorno 12
15 Luglio - 2016

Alle 6 e mezza sono già sveglio e c'è già parecchia luce. Ho dormito solo qualche ora, ma sto bene. Mi metto in marcia dopo un giretto a piedi per capire meglio dove ho passato la notte. On the road again. Fare centinaia di chilometri in un panorama che cambia molto poco può per molti essere noioso. Per me il bush e l'outback sono troppo pieni, c'è troppo. Adoro i deserti. Forse è l'assenza di ostacoli alla vista che psicologicamente mi attira, non voglio filtri. Come dico sempre comunque, i deserti li devi avere nel sangue. Tornando a noi, la differenza tra bush ed outback è sottile, generalmente il bush è una fascia a ridosso delle coste, mentre quella all'interno è l'outback. In teoria l'outback è più desertico, ma ci sono comunque delle variazioni. Si incontrano cartelli con scritto “Qui inizia l'outback”, ma non esiste un confine evidente. Fatti una settantina di chilometri arrivo alla roadhouse di Tjukayirla. Colazione con due grossi pezzi di Barramundi, che è il pesce australiano per eccellenza, fritti e patate. C'è un wifi a pagamento a disposizione, niente linea. I prezzi delle piazzole sono sempre all'incirca di 20AUD unpowered e 30AUD powered, ma quelli delle stanze sono molto alti. Al bagno esterno lavaggio mattutino. Si riparte. Animali in generale non se ne vedono, il territorio è probabilmente troppo vasto. Dovrebbero esserci anche cammelli selvatici portati qui per lavorare e poi fuggiti e moltiplicatisi. Hanno trovato un habitat adatto. La vegetazione a tratti diventa molto bassa e spariscono gli alberi soprattutto nelle zone che durante il wet diventano laghi. La strada è ottima, ogni tanto qualche avvallamento ai secchi guadi di creek. C'è un gran traffico di 4WD. In questo periodo ci sono le vacanza invernali scolastiche di due settimane e quindi in molti si mettono in viaggio. Ovviamente quando dico un gran traffico dovete capirmi. Può passare anche un'ora senza incontrare nessuno, ma un'ora è nulla dove mi trovo.
Finalmente delle buone foto ad un falco. Arrivo a Warburton. Altra roadhouse, ma stavolta al di là della strada c'è un villaggio completamente aborigeno. Non immaginate niente di strano, sono normali casette ad un piano. La roadhouse è gestita da whitefellas però, e la situazione del luogo pian piano mi appare chiara e non nascondo che quando capisco meglio i meccanismi dell'interazione mi sento molto a disagio. Ma vado con ordine. Intanto ho perso un'altra ora e mezza per il cambio di fuso orario. Da Warburton in poi il fuso orario è quello del NT. Quindi arrivo alle tre, ma qui sono già le quattro e mezza e dato che alle cinque chiude la pompa di benzina fino a domani mattina alle 8, beh devo sbrigarmi a fare il pieno. Intorno oltre ad un'altra auto di viaggiatori, che si tiene alla larga, ci sono solo aborigeni di vario sesso ed età che mettono benzina o fanno acquisti. Le pompe sono circondate da grate di ferro e dopo aver rifornito vengono chiuse con dei lucchetti. Come benzina c'è solo il tipo Opal, quello a bassissimo livello di effluvi perché quella normale può essere usata per sballarsi. Il diesel invece non ha questo problema. Il costo delle benzina è per la prima volta altissimo, più che in Italia. Lo sapevo. Sulla costa invece puoi fare benzina a 0,80 euro al litro circa. Mi dicono che una buona percentuale va alla comunità che consente l'esistenza della struttura nel suo territorio. Saluto rispettosamente e qualcuno mi risponde anche. Uno un po' più grande, ma non saprei dire l'età dato che le caratteristiche somatiche molto diverse dalle nostre non mi permettono di fare una stima precisa, mi chiama e mi chiede un paio di dollari. Non glieli do e si disinteressa a me. Dentro la struttura una signora sta acquistando qualcosa di surgelato che non capisco bene cosa sia, forse pesce. Lei ed il ragazzo bianco che gestisce la roadhouse parlano come normalmente si fa per sapere cosa e quanto comprare e quanto pagare. Ma non mi sfugge che la signora, nemmeno per un istante o per sbaglio, guarda il bianco. E non dico negli occhi. Guarda proprio per terra o da un'altra parte, sempre. Vado nel villaggio perché ho letto che c'è un centro culturale con opere di artisti locali da vedere. Non ce l'ho sulla mia mappa e non vedo insegne. Comincio a chiedere alle persone. Alcuni non mi capiscono. Va beh che il mio inglese è pessimo, ma proprio non capiscono. Uno che lavora, visto che si trova alla guida di un trattore, finalmente mi capisce ma a questo punto capisco poco delle indicazioni io. Un po' ho capito e vado. Devo però richiedere perché non trovo. Due ragazzi tra i 20 ed i 30 anni, non riesco ad essere più preciso, si avvicinano e dopo un po' capiscono. Praticamente mi si sono buttati in auto, sarebbero saliti per accompagnarmi loro stessi se non avessi i sedili pieni di roba e quindi non riescono. Mi indicano il luogo che è poi vicino alla roadhouse e quindi non dentro il villaggio. Uno dei due mi chiede dei dollari e visto che dico di non averne dato che non sono un ricco americano (frase che uso in tutto il mondo che mi serve sempre per uscire da queste situazioni e per metterla sul divertente visto che gli americani non sono spesso visti bene e sono considerati ricchi a prescindere), vede una tavoletta di cioccolata iniziata, me la chiede e gliela do. Prima, ma dopo che gli ho detto che non sono americano, mi chiede il nome e mi dice il suo (scusate ma non ricordo quelli italiani, figuratevi il suo che oltretutto ripronuncio al momento, aiutato da lui, ma che non saprei certamente scrivere). Il tutto con lui completamente dentro il finestrino del passeggero, che avevo aperto solo per parlargli dato che le mosche sono tante e fastidiosissime. Per arrivare al centro culturale mi indica una scorciatoia che devo prendere salendo letteralmente sul marciapiede. Effettivamente accorcio. Il centro ha chiuso alle 4 e mezza. Torno alla roadhouse per andare in bagno, ma non li vedo come al solito accanto alla struttura. Entro e chiedo. Mi danno un pizzino con un codice alfanumerico e mi dicono che devo uscire, andare al caravanpark che è accanto, aprire e richiudere il pesante cancello di ferro, andare ai bagni vicini, ed usare il codice per aprire la porta. Mi viene l'angoscia. Spero di aver fatto capire che qui c'è solo una convivenza forzata, da una parte con un parziale senso di colpa ma sempre di chi sa benissimo di essere il più forte e dall'altra dalla relativa convenienza economica dato che probabilmente la maggior parte vive con i sussidi senza fare granchè. Non entro in un discorso più approfondito perché non è la sede. Sottolineo solo che la cosa mi da un forte senso di angoscia. Devo andarmene. Sono qui inseguendo dei sogni nella terra dei sogni e vedo gente a cui hanno tolto anche quelli che venivano tramandati da centinaia di generazioni. Spero di sbagliarmi e che siano solo visioni distorte dal mio essere comunque un whitefellas che non può capire. Vado via. Non riesco a scrollarmi di dosso la brutta sensazione e rientrare in sintonia con ciò che mi circonda, in fondo mi sento in colpa anch'io, anch'io sto cercando di portar via qualcosa e sto qui per diletto. Mi fermo in un bel posto. Yarla Kutjarra, non so cosa significa ed anche di questo mi sento in colpa. Tramonta. C'è già un'anziana coppia con roulotte e lo stesso viaggiatore incontrato ieri che avevo lasciato in pace a godersi la sua solitudine. Stavolta mi saluta affabilmente anche se siamo sistemati distanti. Ha capito che sono un suo simile. E stanotte comunque non potremmo essere soli. Lavoro. Ho linea e forse pubblico qualcosa. Una considerazione mi fa sorridere. Qui gli unici ad avere un'auto 2WD oltre a me sono gli aborigeni e mi fa ricordare che in Sardegna quelli che avevano la mia stessa identica auto erano i marocchini che vendevano sulle spiagge. Non credo sia casuale e lo dico con una punta di soddisfazione. A domani.

avatarsupporter
inviato il 15 Luglio 2016 ore 19:11

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avatarsupporter
inviato il 15 Luglio 2016 ore 19:24


avatarsupporter
inviato il 15 Luglio 2016 ore 22:45


avatarjunior
inviato il 15 Luglio 2016 ore 22:53

Ti seguo con interesse. In bocca al lupo!

avatarjunior
inviato il 16 Luglio 2016 ore 21:52

Wow letto tutto d'un fiato!!!

Viaggio bellissimo...

Seguo con interesse, sia qui che su Fb!

Complimenti!!

user33208
avatar
inviato il 18 Luglio 2016 ore 10:28

ciao Gianluca,anche io ti stò seguendo con molto interesse aspettando altre pagine con altre foto ,ma sbrigati però.scherzi aa parte ti auguro buon viaggio e guida piano,attento ai canguri e ai serpenti che li il più bravo è velenoso.

avatarsupporter
inviato il 19 Luglio 2016 ore 2:55

POST 12

Giorno 13
16 Luglio - 2016

Sveglia quasi alle 8. Sole già sorto, ma l'ora e mezza in avanti si vede tutta. Ormai sono veloce a rassettare. Lavaggio rimandato. Qui non c'è nulla. In strada subito per sfruttare le prime calde luci. Delle grosse sagome si muovono sulla strada. Cammelli. Sono così eccitato dall'incontro che faccio un gran casino con una brusca frenata e si agitano. Attraversano e si raggruppano. Qualche veloce foto non degna di nota. Mentre penso che stiano tranquilli, cambio l'obiettivo. Ma il branco, che è composto più o meno da una decina di esemplari, decide invece di ricominciare a scappare riattraversando la strada. Verrebbero delle foto magnifiche mentre corrono. Ho anche il caldo primo sole alle spalle, ma resto come un × con l'obiettivo in mano. Monto di corsa e scatto qualche foto comunque, ma riprendo solo qualche sedere che sobbalzando si infila tra gli alti arbusti ai lati della strada. E fossero almeno belli, no. Flaccidi e secchi. Al diavolo. Sapevo che partire con un solo corpo macchina per un viaggio di questo tipo sarebbe stato limitante. Ma non avevo scelta. Chissà se riavrò l'occasione. La strada continua a scorrere piacevolmente. Ho capito come fare per avere migliori possibilità di scatto per i volatili. Non devo nemmeno rallentare quando li vedo. Dopo un centinaio di metri inizio a frenare molto lentamente finché non mi fermo. Torno indietro a passo d'uomo e preparo lo scatto. Mi riesce con un bell'esemplare, ma ho visto adesso che comunque le foto non sono perfette. Arrivo alla seguente roadhouse. Warakurna. Stessa situazione di Warburton, ma forse per via dell'orario l'atmosfera sembra molto più rilassata. C'è il villaggio che qui è un po' più distante ma sempre visitabile. Non c'è nessuno in giro. Solo una ragazza con una anziana. La ragazza mi chiama, abbasso il finestrino e lei si avvicina ma non dice nulla, guarda soltanto. Mi chiede solo come mi chiamo e anch'io faccio altrettanto. Si vede che vorrebbe chiedere qualcosa, penso soldi, ma non ha il coraggio. La saluto. Sembra veramente di appartenere a due diverse dimensioni. Loro forse sono abituati a questo doppio. I loro sogni, i loro canti, gli esseri ancestrali non fanno nella loro cultura parte di un passato, ma esistono adesso, nel presente. La dimensione spirituale si interseca con quella reale al punto che possono essere indistinguibili e sovrapposte. Per questo i luoghi, molti luoghi spiritualmente rilevanti, sono protetti e tenuti nascosti. Quei luoghi non sono stati, sono! Gli esseri ancestrali hanno creato rilievi e canyon al loro passaggio, ma si sono anche adagiati e fanno parte essi stessi del territorio, sono i luoghi stessi. Poi però mi chiedo, ma quanto è effettivamente rimasto oggi nei giovani che sto incontrando? I libri che ho letto risalgono ad una trentina di anni fa, anche meno, ma cosa è cambiato? Non ho approfondito e non ho una conoscenza adeguata, anzi direi che è superficiale e mi sono già spinto troppo in là, quindi non proseguo per non scrivere stupidaggini, ma sarebbe interessante. Ho sempre meno speranze di riuscire ad avere un qualche contatto vero durante il mio girovagare. Anche perché, mi chiedo, con chi? Con la maggior parte di quelli che vedo penso non servirebbe comunque a nulla. In qualche giro con loro, ma sarebbero pur sempre cose per turisti oltre al fatto che nell'ascoltare discorsi avrò sicuramente problemi con la lingua che non padroneggio sufficientemente. Anche se non ho grossi problemi negli scambi relativi a qualcosa che parte da mie esigenze, come ad esempio è successo per la connessione telefonica, altra storia è ascoltare il racconto di qualcuno che parla di cose che non conosci già. Va beh, lasciamo perdere. Si vedrà.
Alla roadhouse riesco a fare una doccia calda e non pago nulla. Hanno dei bagni pubblici con docce. Per via della sabbia rossa che è ovunque, sembra lo spogliatoio di un campo da tennis in terra battuta. Prendo solo un caffè, mangerò quello che ho in auto con me. Riparto. Devo passare il confine con il NT. Oggi è l'ultimo giorno di permesso per il tratto nel WA. Ma non c'è problema, è vicino. Penso di rifare il pieno a Docker River, subito dopo. Ma non faccio caso che oggi è sabato e chiudono alle 2 del pomeriggio. Chiuso. Fortunatamente ho 40 litri di benzina nelle taniche. Probabilmente non dovrò utilizzarle, ma sono al limite. Se non le avessi dovrei restare fermo ed aspettare domani mattina. Invece riparto. Mi fermo per la notte dopo un altro centinaio di chilometri. Armstrong Creek camping area. Non c'è nulla, nemmeno il bagno. Altra notte completamente da solo. Non c'è nemmeno linea telefonica. Tramontare e far buio sono quasi la stessa cosa, si susseguano in un attimo. La luna sta crescendo ed illumina perfettamente ciò che mi circonda. Quando ancora c'è luce vado in cima ad una collinetta. Saranno 200 metri, c'è vegetazione bassa. Indosso i robusti stivali, meglio non correre rischi. Passo sopra una zona di tane. Molti animali possono esserne i proprietari e quasi certamente sono notturni. I cunicoli che hanno scavato devono essere lunghi ed intricati perché in mezzo il terreno tende a cedere. Al ritorno cambio strada. Non vorrei distruggere qualche notevole opera di ingegneria.
Finisco parlando della strada. Una trentina di chilometri a cavallo del confine di stato sono, direi finalmente, vero fuoristrada. I guadi si susseguono. E' poi evidente che non molti giorni fa' c'è stata pioggia seria che ha danneggiato la strada. Buche. Sabbia alta. La strada è parecchio corrugata, ma che vuol dire? Avete presente un terreno molto duro dopo il passaggio di un mezzo cingolato? Praticamente la stessa cosa. Devi librartici sopra o le vibrazioni ti massacrano. La migliore velocità si aggira tra gli 80 ed i 100 km/H. Se si inizia a saltare troppo, basta variare di poco la velocità. Ad un creek mi fermo prima di guadare. Una macchina mi viene contro. Saluto, e subito mi rendo conto che è la polizia. Prima volta. Mi fanno cenno con il pollice in su chiedendo quindi se va tutto bene. Rispondo anch'io con l'ok. Proseguono. Finalmente acquista senso l'aver noleggiato un SUV anche se non 4WD. C'è anche qualche punto con molta sabbia e sassi, ma anche qui basta volarci sopra slittando un po' a 90 ? 100 Km/h e si va che è una bellezza. Ad un certo punto, dopo una sosta, la macchina slitta moltissimo, troppo. Faccio fatica a tenerla e mi preoccupo. Se toccassi i freni farei un giretto di valzer, solo che poi non sai come e dove la danza si arresta. Mi fermo. Mi rendo conto che, se si riaccende il motore dopo una sosta, viene ripristinato l'antislittamento. Lo ridisattivo, riprendo il controllo totale sui pattinamenti e spariscono i problemi. × la tecnologia.

Giorno 14
17 Luglio - 2016

Mentre procedo speditamente attraversando questo continente fondamentalmente piatto, ecco che all'orizzonte iniziano a stagliarsi le sagome inconfondibili dei monti Olgas o meglio Kata Tjuta. Inconfondibili perché ci sono già stato. Più che monti, sembrano un gruppo di enormi teste. La strada ridiventa asfaltata all'Uluru - Kata Tjuta National Park. Ho completato il primo lungo tratta della Great Central Road. Venendo dal WA ti ritrovi nel parco senza passare dall'ingresso che è ovviamente a pagamento e soprattutto a tempo. Da un'ora prima dell'alba a dopo il tramonto. Dovendo e volendo ripassare di qua, mi sono ripromesso di provare a fare degli scatti diversi dai milioni di scatti identici esistenti. E' certamente il posto più visitato in Australia. Le tonalità dei rossi che Uluru e Kata Tjuta assumono all'alba ed al tramonto sono assolutamente incredibili e variano di secondo in secondo mentre il sole sale o scende. Quello che vorrei fare sono delle foto notturne, ma esiste il problema orario di chiusura. Al momento però io non sono registrato all'ingresso. Sbuco accanto all'area di sosta utilizzata per il tramonto sui Kata Tjuta. Inizia da qui il “Valley of the wings”. Un trekking di 7 chilometri e mezzo che gli stessi Australiani, fissati per lo sport, definiscono difficile. Il percorso è indicato per l'avifauna presente. Mi carico di più di 10 kg. di attrezzatura e vado. Si rivelerà non difficile, ma molto difficile. Si cammina quasi sempre su pietre di media grandezza. Le peggiori perché si spostano sotto il tuo peso. Per nulla semplice. I piedi e le caviglie sono messe a dura prova. I Kata ? Tjuta sono come una serie di enormi macigni arrotondati ravvicinati e quindi all'interno ci sono delle piccole valli ed anche un ruscello. Osservando da varie angolazioni le forme, non si fa fatica a capire come si possa pensare ad esse come esseri di un qualche tipo od origine. Il contrasto fra i forti rossi ed il verde della vegetazione ti lascia ammirato. Vado pianissimo. Non completo il percorso, ma comunque circa 5 chilometri soprattutto all'interno delle vallate dove mi dedico alla caccia fotografica delle varie specie di uccelli che si incontrano. Realizzo delle discrete catture, ma i soggetti sono soprattutto di piccole dimensioni, molto mobili e soprattutto poco intenzionati ad avvicinarsi. In totale ben 5 ore. Vengo fuori con i piedi massacrati. Dimenticavo di dire che il posto, ma è così per tutto il parco, scoppia di turisti. Auto, camper, pullman e perfino biciclette che si spostano quasi all'unisono, soprattutto all'alba ed al tramonto, inseguendo colori. Mezzo mondo vola ad Alice Springs (400 km.) e poi si procura auto o camper o tour con cui arrivare qui. Non pochi, ma comunque una minoranza, arrivano via terra attraversando il continente e le sue mitiche strade, ma quasi nessuno da dove arrivo io dato che il collegamento diretto con il WA è l'unico interamente sterrato. All'arrivo non sono riuscito ad andare in bagno per la coda. Non sono le situazioni che mi piacciono. Il parco è grandissimo. Kata-Tjuta ed Uluru distano una cinquantina di chilometri e tutte le guide provano ad indicare punti in cui assistere allo spettacolo in solitudine, ma non dicono che comunque ci si può (per un po') fermare anche ai lati delle strade (sarebbe vietato) nei punti migliori. Per il tramonto ai Kata-Tjuta io consiglio qualcosa che non fa nessuno perché nessuno prende la direzione del WA. Basta fare un chilometro e si trova un punto rialzato con una splendida visuale sui monti da cui osservare e fotografare, in totale solitudine, il tramonto. E' perfetto anche per le foto notturne e mi ci fermo per la notte. Preparo il cavalletto, metto a fuoco e passo al manuale per non cambiare più l'impostazione. Scatto remoto e sollevamento dello specchio. Adesso c'è solo da aspettare. Dato che la luna è quasi piena e quindi in opposizione al sole, avrò un'oretta con condizioni ottime ma solo prima dell'alba. Mangio e dormo nell'attesa. Macchina e cavalletto restano fuori. Non c'è nessuno ma, per questa ed altre occasioni, ho due lucchetti a combinazione in filo d'acciaio con cui assicuro la macchina alla maniglia dell'auto. Ma è più per impedire una rovinosa caduta per un accidentale ribaltamento, che per paura di un furto. Ci sarà parecchio freddo. Non avevo detto, ma le temperature sono scese ancora e la mattina ad un grado, ha anche un po' gelato. Addosso ho tutto il possibile. Gli scatti comportano un lavoro di post produzione che non posso fare qui. Non è il mio tipo di foto ed è la prima volta che lo faccio seriamente e preparando a dovere lo scatto. Si vedrà. In tutto ciò accuso un intenso dolore ad un piede dovuto alla scarpinata. Zoppico quasi. L'età e le spirtizze. Domani giornata di riposo.

Giorno 15
18 Luglio - 2016

Caspita. Due settimane andate. Il tempo vola. Mi sveglio e con calma mi dirigo verso Uluru. Visto approfonditamente l'altra volta, mi sorprendo di quanto la sua apparizione mi emozioni. Questo rosso e vellutato (sì, la roccia sembra un velluto) monolite che emerge per solo un terzo dal terreno e dalla savana circostante, incanta. Non rifarò i percorsi intorno, avevo già deciso così anch e senza il piede dolorante. Anche questa volta non salirò in cima, cosa che espressamente chiedono di non fare gli Anangu, veri proprietari di questi luoghi che gestiscono il parco insieme a Parks Australia. Sole già alto, non faccio foto. Vado al centro culturale per rifare il percorso esplicativo sulla sacralità di questi luoghi. Qui sarebbe troppo lungo fare una descrizione dei vari esseri ancestrali in vario modo coinvolti, ma ho preso del materiale molto interessante in inglese che sarà possibile comunque consultare ed utilizzare su richiesta al mio ritorno. I percorsi intorno ad Uluru, conducendo in luoghi sacri anche specificamente maschili o femminili, non tutti però svelati dagli Anangu, sono a volte possibili solo per un unico sesso.
Mi godo il centro. Nel negozio bellissimi manufatti e dipinti che però hanno i prezzi stratosferici del grande luogo turistico. Se già sono altissimi in luoghi sperduti, potete immaginare. Nell'area picnic attrezzata mi siedo e lavoro ad un po' di foto fino al tramonto. Faccio un filmato e qualche foto poco significativa perché non mi sono allontanato abbastanza dal monolite, ma il mio vero scopo è la seconda sessione notturna.
Stamattina ho individuato il luogo in cui mi recherò stanotte, al tramonto della luna, per le foto notturne anche di Uluru. Ho segnato con dei pezzetti di legno dove posizionare il treppiedi, messo a fuoco e memorizzato per rimettere allo stesso modo questa notte al buio. Non esco nuovamente dal parco. Mi ridirigo verso il luogo del pernottamento di ieri, ma passando do un'occhiata al vicino posto panoramico sui Kata Tjuta che ha degli ottimi bagni. Non c'è nessuno. Resto qui. Se passassero a controllare potrei sempre dire che sono appena arrivato dal WA ed essendo tardi mi sono sistemato per la notte. Ancora non mi hanno registrato come visitatore. La luna è quasi piena. Posso aggirarmi tranquillamente senza luci perché si vede perfettamente. Con i bagni a disposizione mi faccio quasi una doccia e ne ho bisogno. Cena. Tonno in scatola. Buonissimo. Le teste dei Kata Tjuta mi osservano. Altri momenti indimenticabili ed unici che non riuscirei ad avere se non ne accettassi le scomodità o forse sarebbe meglio dire, se non rinunciassi alle comodità. Scrivo un po'. La temperatura è cambiata. C'è molto meno freddo e non mi dispiace affatto, anche in vista dell'uscita in notturna.

Approfitto per ringraziare quanti stanno seguendo per i loro commenti. Riapprofitto per specificare che sulle foto faccio quello che posso per via del tempo e soprattutto del piccolo netbook non certo adatto.

avatarsupporter
inviato il 19 Luglio 2016 ore 2:57

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