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Uomini e animali...quali differenze?


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avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2020 ore 21:29

l'uomo è già in competizione con se stesso, e lo sarà sempre di più in futuro, per l'acqua, per le risorse naturali sempre più scarse. Se conquisteremo lo spazio sarà per questo non per spirito di esplorazione, anche se vorrei fosse solo per quello

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2020 ore 22:51

Le piante non sono simili a noi, però alcune le mangiamo, altre come i fiori invece le "alleviamo" e ammiriamo per trarne piacere. Come per gli animali l'uomo ama dividere per categorie le cose in base all'utilità, non a ciò che è giusto o sbagliato;-)


Mirkopetrovic: stai molto vicino al senso del 3D... ciò che è giusto o sbagliato eticamente lo stabilisce l'uomo, quindi è l'uomo, una specie adesso dominante (in futuro chissà) a stabilire gli animali verso i quali essere protezionisti e quelli verso i quali non esserlo...
Ma se oggi ci fosse un'altra specie dominante? Si comporterebbe nello stesso modo, usando le altre specie come più gli conviene.

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2020 ore 22:54

Purtroppo in natura vige la legge del più forte, o del più adattabile...e noi ne facciamo parte

user177356
avatar
inviato il 06 Gennaio 2020 ore 23:28

In natura vige la legge del più bravo a riprodursi, non del più forte. Altrimenti avremmo debellato i ratti da tempo.

avatarsenior
inviato il 06 Gennaio 2020 ore 23:31

Ho aggiunto del più adattabile....credo basti

user177356
avatar
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 15:39

No, la questione la pose lo stesso Darwin in modo netto, anche se poi è stata sfumata nella vulgata successiva, credo per motivi moralistici. In natura prevale (sia come specie, sia come individuo nella specie) chi è più abile a riprodursi.

Ascoltavo giusto oggi un podcast nel quale veniva esposta una nuova teoria sull'omosessualità negli animali, che la renderebbe del tutto logica in un'ottica evolutiva.

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 15:45

No, la questione la pose lo stesso Darwin in modo netto, anche se poi è stata sfumata nella vulgata successiva, credo per motivi moralistici. In natura prevale (sia come specie, sia come individuo nella specie) chi è più abile a riprodursi.


Bene, allora non siamo noi la specie dominante

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:10

Bene, allora non siamo noi la specie dominante

Finché le risorse del pianeta ce lo consentiranno direi di si, invece; più abile a riprodursi non significa necessariamente riprodursi di più, ma in maniera proporzionale alle risorse disponibili, alle capacità di procurarsele, alla lunghezza media della vita dell'individuo ecc.
Un organismo al vertice della catena alimentare, tipicamente un superpredatore come potrebbe essere un'aquila, dovrà necessariamente avere un basso tasso di natalità perché altrimenti la sua estrema specializzazione gli farebbe esaurire in brevissimo tempo le prede disponibili, obbligandolo inoltre a frazionare eccessivamente il cibo per i troppi piccoli.
Viceversa, un onnivoro poco specializzato come l'uomo si è adattato velocemente alle più disparate risorse alimentari, cosa che gli ha consentito di colonizzare velocemente l'intero pianeta, senza contare che in seguito ha imparato a produrre da sé quelle risorse grazie all'agricoltura e all'allevamento; l'apparente bassa natalità dell'uomo compensa in realtà la lunghezza media della sua vita (spropositata rispetto a quella della maggior parte degli altri animali), e quindi non è in contrasto con l'affermazione che si tratta di uno dei più abili a riprodursi, ovvero: nell'arco della vita di una generazione, la popolazione complessiva risulta comunque in aumento anche se ogni coppia mette al mondo un numero medio di figli compreso tra 2 e 3.
In questo modo la crescita si è mantenuta costante, ma non eccessiva, per millenni; Solo recentemente ci stiamo avvicinando al punto in cui il pianeta non riuscirà più a soddisfare le necessità di tutta la popolazione, e questo è un fenomeno a cui vanno spesso incontro gli organismi "non specializzati" e "più abili a riprodursi", serve a riequilibrare la situazione all'interno degli ecosistemi. E' da vedere come andrà a finire nei confronti di una specie che è stata in grado di trasformare l'intero pianeta e che, oltre tutto, è perfettamente consapevole della propria posizione (è la prima volta che accade)

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:11

Mirkopetrovic, per più forte intendevo i mezzi a disposizione, noi abbiamo l'intelletto, che è la nostra forza, poi all'interno della nostra società vale sicuramente il più ricco

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:13

Cacchio ho cancellato il commento. Va beh cmq Daniele ha gia detto tutto quello che volevo dire io

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:15

Viceversa, un onnivoro poco specializzato come l'uomo si è adattato velocemente alle più disparate risorse alimentari, cosa che gli ha consentito di colonizzare velocemente l'intero pianeta


Daniele, adattabilità ed intelligenza, questa è la nostra forza, sono altre le specie più abili a riprodursi.

user177356
avatar
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:43

Se vogliamo assumere una prospettiva più corretta, dovremmo considerare che la quasi totalità della biomassa terrestre è costituita da vegetali. Gli animali costituiscono una frazione molto bassa, meno dell'1% (inclusi, ovviamente, tutti gli insetti).

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:46

in effetti le piante numericamente sono dominanti, ma per la definizione di specie dominante mi pare son altri i criteri da considerare, come ha già spiegato bene daniele

avatarsenior
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:46

Paolo, dipende sempre da cosa si intende per abili a riprodursi; come scrivevo prima, se una specie si riproducesse in eccesso rispetto alla sua nicchia ecologica, non la potremmo definire "abile" a riprodursi; sta di fatto che nessuna specie con le nostre dimensioni corporee raggiunge oggi il numero di 7 e passa miliardi di individui; qualcosa vorrà pur dire. Noi saremmo cresciuti di numero anche senza le scoperte medico-scientifiche degli ultimi secoli; magari un po' più a rilento e con qualche temporanea battuta d'arresto come per la peste nel XIV secolo, ma poi avremmo ricominciato a crescere (lo stiamo facendo con discreta regolarità fin dal paleolitico), significa che una certa abilità nel mattere al mondo e far sopravvivere un buon numero di figli l'abbiamo.
L'abilità a riprodursi andrebbe misurata sempre in termini di popolazione complessiva e di dispendio energetico per mantenere quei numeri: tra una specie che fa molti figli per riuscire a mantenere stazionaria la popolazione e una che con meno figli riesce a farla aumentare, direi che la più abile è la seconda.

user177356
avatar
inviato il 07 Gennaio 2020 ore 16:54

La questione è che il concetto di "specie dominante" non ha alcun senso dal punto di vista scientifico.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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