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Seb46
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avatarA m'arcord Maldives...
in Articoli il 06 Maggio 2018, 22:08


Ricordate le Maldive fine anni settanta, con l'acqua dei rubinetti che arrivava dai pozzi e puzzava di marcio?
Ho in mente le costruzioni di Malè, fatte con pezzi di barriera sottratta al mare. Nell'albergo dove dormivo, dopo le ventidue staccavano la corrente e la camera inizia-va a restituire tutto il calore accumulato quel giorno, annegandomi in un bagno di sudore.
La cucina maldiviana era talmente piccante da risultare quasi immangiabile per un europeo.
Fuori dal porto, qualche barca recuperava il materiale da costruzione.
Allora si usava costruire demolendo il reef: gli uomini in acqua scendevano sul fondo, solo con gli occhialini, un peso per affondare più in fretta, e una fune cui legavano i pezzi di barriera che gli uomini della barca erano incaricati di recuperare.
Le strade della capitale, dopo il diluvio scaricato dal monsone, erano corsi d'acqua tra i muri.
C'era il mercato dove vendevano il pesce, la frutta e poche altre mercanzie, tra cui ricordo i banchetti del betel e della noce d'areca.
All'esterno c'erano i venditori di polli, con alcune galline al guinzaglio, legate per la zampa a un albero.
Vicino al porto, i pescatori poggiavano su dei carrettini, file e file di carangidi e altri doni del mare.
Molte strade erano punteggiate dei rossi sputi dei mangiatori di betel e, sulla costa a nord est della Masjid-al-Sultan Muhammad Thaku-rufaanu-al-A'z'am, la grande moschea dalla cupola dorata, emergevano, con la bassa marea, i cannoni cinquecenteschi di un galeone naufragato.
I dhoni avevano ancora le lunghe sagome curve che caratterizzano le prue, molti andavano a vela e i timonieri li manovravano poggiando il piede su una barra sagomata ad esse.



Cala il sole e resta l'azzurro che ieri mi ha avvolto e che domani ti chiamerà

Nei pochi villaggi turistici la situazione era un leggermente migliore, coi cibi maldiviani più edulcorati ed abbondanti di pesce, e le lente pale dei ventilatori appese al soffitto, che, essendo di foglie di palma, non assorbiva il calore come il tetto delle costruzioni di Malè, consentendoti un felice riposo notturno.
Quando sbarcavi dall'aereo, i doganieri ti spulciavano i bagagli, sfogliando le riviste pagina per pagina e strappandone via con cura tutte quelle che contenessero foto "osé" di bellezze in bikini.
Sott'acqua brulicava la vita, con un trionfare di pesce piccolo di barriera, d'ogni forma, colore e dimensione.
Ne approfittavano i carangidi,...


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avatarRitorno alle Azzorre
in Articoli il 15 Aprile 2018, 16:23


Il più grande attore delle Azzorre è il vento. È doveroso parlarne perché è lui il protagonista, sempre presente. Anche quando è tranquillo e sembra sonnecchiare, non fidatevi. In una giornata è capace di portarvi il sole e riprenderselo più e più volte, quando meno ve lo aspettate. Raccoglie ogni nuvola dell'Atlantico e la porta a incagliarsi sul Pico, la cima vulcanica più alta delle isole, per poi riprendersela e scagliarla distante. Se questo arcipelago è diventato patrimonio mondiale dell'Unesco è sicuramente un suo merito. È' lui che ha costretto generazioni di coltivatori di vite alla costruzione di quella mirabile ragnatela di muriccioli di basalto, i currais, che, dopo il vulcano, sono la caratteristica più famosa dell'isola di Pico. Ed è lo stesso vento, vorrei credere, che hanno cavalcato le Valchirie per trasferirsi qui dal remoto nord. Ora vivono a Princess Alice e la loro natura si è molto ingentilita dopo la reincarnazione nell'oceano. Princess Alice, per chi non la conoscesse, è a quarantacinque miglia a sud ovest di Pico, in pieno oceano Atlantico.

Il vento gonfia le onde e la risacca, sempre presente non rende la vita facile a chi pesca.

A seconda della barca con cui andrete e delle condizioni dell'oceano, dovrete calcolare all'incirca dalle due ore e mezza alle tre ore e mezza di navigazione, il più delle volte in altalena anche se avete uno skipper coi baffi. Siete arrivati. E quando qualcuno, con la faccia gialla un po' stravolta, che vale più di mille parole, dice che finalmente siete arrivati, guardatevi intorno, osservate il panorama: ecco, a nord, anche se non riuscite a vederlo, c'è l'omonimo polo; a sud, sempre fuori vista, l'Antartide; ad est e ad ovest, nelle stesse condizioni di visibilità, ci sono rispettivamente il Portogallo e gli Stati Uniti. Forse, però, là, ai piedi di quelle nuvolette, c'è la cima del Pico, dalle cui coste siamo partiti tre ore fa. Abbiamo un po' di terra solo sotto di noi, ma per toccarla dobbiamo scendere quasi di una quarantina di metri. Ma siccome è la terraferma più vicina, lo skipper ci si abbarbica con l'ancora. Conoscete la Cavalcata delle Valchirie? Ecco, al termine della tempesta wagneriana, le valchirie si sono trasferite qui e, mutato forma, hanno continuato a cavalcare sotto i flutti.
Ci si immerge. L' acqua è torbida di plancton. La visibilità difetta. C'è pure un po' di corrente. Allontanarsi sconsideratamente dalla cima...


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[Evento]Serata fotografica con proiezione di foto sub

Mostra fotografica personale | 26 Gennaio 2017 | Vedi Evento


avatarConfessioni di collezionista
in Articoli il 06 Novembre 2016, 18:10


Lo confesso, sono un collezionista.
C'è chi colleziona francobolli, chi monete, chi qualsiasi cianfrusaglia che voi ed io butteremmo nel cestino dei rifiuti. Una volta ho conosciuto persino un tale che raccoglieva vasi da notte di cui possedeva un formidabile assortimento. La mia piccola mania, perché di questo si tratta, consiste nel collezionare foto di pesci da me scattate. Non è che trascuri l'altra fauna marina ma nelle mie preferenze i pesci occupano una posizione privilegiata, per cui quando mi prende la febbre per qualche esemplare di cui non possiedo alcuna immagine, è più forte di me, devo cedere e cercare di raggiungere l'obbiettivo.
Volevo rimpolpare la sezione squali che da tempo languiva a quota 21 specie ed avendo trovato in rete il sito CW Azores che dava per certo l'avvistamento delle verdesche e buone possibilità per gli squali makò, non ho perso tempo e dopo aver completato le mie informazioni circa clima, stagionalità temperatura ed i vari argomenti dal cui possesso dipende la buona riuscita di una vacanza, ho prenotato senza indugio per inizio settembre, mese in cui la temperatura dell'acqua è ai suoi massimi, la possibilità di avvistamento tra le migliori e la ressa agostana superata. Detto fatto, l'agognata partenza è arrivata.



Il grande picco vulcanico che domina l'Ilha do Pico


Anche se la destinazione non è distante, per ragioni economico-logistiche il viaggio, pur non faticoso, ha comportato le tratte Malpensa-Lisbona, Lisbona-Ponta Delgada e finalmente da qui all'agognato arrivo a Pico. Il clima di quest'anno (2014) è stato capriccioso un po' dovunque. Chi mi legge quasi certamente potrà confermare che questo inverno agostano, pur non avendo avuto temperature assai rigide, non è stato certamente tra i più apprezzabili del secolo. Il tanto atteso anticiclone delle Azzorre non ha premiato l'Europa ed anche nella sua sede naturale qualcosa è andato storto.
Pico poi, che deve il nome ad un alto picco vulcanico dove si impiglia qualsiasi nube di passaggio, ha voluto aggiungerci del suo, regalandoci una costante coltre nuvolosa con frequenti scrosci di pioviggine leggera, che pur mite nella sua costante visita, non è certamente apprezzabile come un'occhiata di sole.




In mancanza di uscite in mare aperto si fotografano soggetti del litorale.
Questo è un Serranus atricauda


Il vento da nord poi, proveniente direttamente dall'Artico, oltre che abbassare le temperature ha sollevato in modo continuo onde di alcuni metri che hanno impedito ogni possibile uscita in barca.
La vacanza avrebbe potuto trasformarsi...


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avatarIl Polpo, questo sconosciuto
in Articoli il 15 Aprile 2016, 16:00


So perfettamente che la maggioranza di chi legge conosce già lodevolmente questo simpatico cefalopode, ma per chi volesse rinfrescare le proprie nozioni e a chi lo apprezza solo in insalata con patate o alla luciana dedico queste righe, augurandomi che una maggiore conoscenza stimoli una più grande amicizia verso l'animale e orienti gli appetiti in direzione di piatti vegetariani altrettanto gustosi.



Due facciate del libro “De piscibus marinis, libri XVIII, in quibus veræ piscium effigies expressæ sunt ” di Guglielmo Rondelet (Montpellier, 1507 ? Réalmont, 1566). L'autore, in queste righe, contesta tra l'altro le asserzioni di Plutarco circa l'automutilazione dei tentacoli da parte dei polpi per alimentarsi in mancanza di altre fonti di cibo.

Una grande varietà di cefalopodi popola i mari di tutto il mondo. Si rassomigliano per avere i tentacoli subito sotto il capo. Tra di essi gli ottopodi (8 piedi) sono i simpatici eroi di questa narrazione. Caratterizzati da un corpo che oserei dire fluido, perché capace di filtrare attraverso le più sottili spaccature, hanno la parte cefalica che si potrebbe paragonare a un sacchetto tondeggiante, più a punta nella parte apicale abitualmente poggiata sul fondo. Sopra l'imboccatura del sacco, cui fanno da corona otto tentacoli, due grandi sporgenze orbitali circondano occhi enigmatici rivolti lateralmente. Sotto di questi, in posizione più arretrata, si apre la cavità palleale che ospita branchie, gonadi e il sacco dell'inchiostro e dove terminano gli organi digerenti ed escretori. L'acqua che viene inspirata dal moto della cavità per rifornire d'ossigeno le branchie, defluisce poi attraverso un tubo contrattile, l'imbuto. In presenza di pericolo e senza nascondigli dove potersi rifugiare, il nostro amico utilizza quest'ultimo per veloci fughe che lasciano il più delle volte i predatori a bocca asciutta. La rapida contrazione del mantello con violenta espulsione attraverso l'imbuto di potenti getti d'acqua consente al polpo veloci guizzi. La contemporanea assunzione di una forma più affusolata ed idrodinamica fa volare via il mollusco, che per l'occasione scarica dall'imbuto anche un getto d'inchiostro che ha l'obiettivo di creare un falso bersaglio per il cacciatore, di ottunderne l'olfatto ed irritarne gli occhi. In contemporanea il furbo mollusco cambia direzione e colore, impallidendo, così da poter sparire mentre l'avversario cerca di afferrare una nuvola nera. La parte terminale anteriore del capo prosegue poi con un “collo” da cui si dipartono otto lunghi tentacoli. Nel centro del diadema di queste braccia è posta la cavità...


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avatarIl magico mondo di Ambon
in Articoli il 09 Marzo 2016, 14:00


Vi è mai capitato in aereo di abbassare le palpebre e fantasticare tra sogno e veglia senza più sapere distinguere l'uno dall'altra? A me succede spesso nei lunghi viaggi, quando le ore sembrano allungarsi come gli elastici di una vecchia fionda. In questi lunghi momenti di non tempo vagavo tra la realtà rumorosa del volo e il miraggio di lasciare un'impronta sul suolo lunare.
Quando finalmente si atterra, svaniscono le chimere e si spalancano gli occhi al nuovo che ci viene incontro. Ecco un cartello che mi cerca: Mr. Sebastiano Guido. “Here I am!” rispondo, “andiamo”.
Avete presente quei cani, gli shar-pei, che sembra indossino la pelle di un mastino di sei taglie più grande, tant'è inframmezzata da solchi che paiono canyon profondi? All'aeroporto era venuto ad accogliermi un tale, col volto in versione umana del muso di uno di questi: cinque file di rughe profonde, pendenti una sull'altra in ogni punto del viso. Quando qualcuno con questo aspetto vi si presenta, dicendovi di essere la vostra guida e di chiamarsi Ali Babà, forse potreste incominciare a credere di essere arrivati in un luogo fatato e che chi vi ha accolto sia così travestito per sfuggire ai 40 ladroni. Forse potreste avere torto sul personaggio. Non sulla località.



Un rifugio galleggiante adibito ad appoggio ed abitazione provvisoria per i pescatori che mettono parte delle loro prede nelle larghe reti galleggianti per la conservazione e l'ingrossamento


Raggi di luce dorata filtrano da una schiera di manghi e palme di cocco. I pochi bungalow ne sono avviluppati. Una costruzione centrale, uso direzione e sala pranzo, affianca la spiaggia sassosa che termina col pontile. Il tutto basta e avanza per chi abbia solo fame di paesaggi sottomarini inconsueti.
-Fin qui nulla di magico- direte: in effetti dovrete attendere la prima immersione e le altre che seguiranno per scoprire tutti i personaggi fiabeschi che popolano questi fondali.
Il golfo dove ci immergeremo è solcato da perpetue correnti che scavano il letto del mare lasciandolo pietroso e brullo. Dove l'acqua è più calma o dove la vita ha saputo prevalere sul moto convulso delle correnti sono cresciuti meravigliosi giardini dove le creature più incantate si nascondono.
In una magica foresta di halimeda, inframmezzata da lunghe dita di spugne viola a ed allampanati ciuffi di coralli molli, appare improvvisamente la prima fata: il...


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avatarGioielli nel fango (in immersione a Mabul e Kapalai)
in Articoli il 29 Ottobre 2014, 14:00


Potrebbe sembrare assurdo attraversare mezzo mondo per andare a rovistare su fondali apparentemente privi di qualsiasi interesse. Invece è proprio qui, in mezzo al limo, che si trovano i personaggi più strani e colorati del mondo sommerso, tanto che i biologi vi scoprono ancora organismi nuovi, che non appaiono sui testi scientifici.

Il viaggio è lungo, con cambio voli e scali a Kuala Lumpur, Kota Kinabalu, Labuan, Tawau, Semporna. Finalmente da qui in un paio d'ore d'auto si raggiunge Sandakan dove ci aspetta una barca veloce. I motori dei due potenti 400 cavalli ruggiscono, frustati a sangue dal nocchiero che probabilmente più tardi ha un appuntamento cui non deve mancare. Io abbraccio la borsa con l'attrezzatura fotografica, tenendola sollevata per cercare di ripararla in qualche modo dai potenti scossoni che il veloce mezzo ci regala a ogni minimo impatto con l'onda. Finalmente si arriva e dopo una nottata di recupero siamo pronti alla prima immersione.

Entrato in acqua dalla barca, la prima impressione è di sconforto, la seconda di sofferenza, la terza aggiunge il disgusto, complice un'ondina che a tradimento, da dietro, mi ha fatto ingoiare un'acqua giallastra mista a gasolio, mentre comunicavo qualcosa all'Elvira.
La discesa è nel torbido, fino a raggiungere un ricco fango, turgido e grasso. Per ogni verso non c'è che melma, limo e polveroni sospesi che avvicinano drasticamente l'orizzonte. La visibilità varia dai 30 centimetri al metro. Oltre potrebbe esserci qualsiasi cosa.
Se indugi per fotografare, in pochi secondi perdi di vista chi c'è con te. Fortunatamente delle corde, spesso ingoiate nel fango, fungono da filo d'Arianna su questo fondale piano dove la luce solare trapela a malapena e non è capace di indicarti con precisione la direzione della rotta e del ritorno.

John, che ci accompagna in questa immersione a Mabul, è un gigante malese con molti chili di troppo in vita e un grande viso ovale in cui sprofondano due minuscoli occhi arguti. E' un subacqueo lento, che scruta il fondo spanna a spanna. A volte prende una lente dal jacket, per meglio mostrare minuscoli gamberi ed altra fauna lillipuziana. La guida sa il fatto suo e di tanto in tanto raggiunge un'isoletta più solida persa nel mare di fango. Alcuni sono detriti di oscura provenienza o coralli rachitici soffocati a morte dalla coltre opaca, altri sono oggetti fuori uso abbandonati dall'onda, sfasciumi di corallo, tronchi affondati, pali, foglie di...


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avatarRendez-vous con il grande tigre
in Articoli il 30 Settembre 2013,


Si parte di notte da Marina Beach, in Florida, a bordo del Dolphin Dream per giungere al mattino le Bahamas, sbrigare le formalità doganali e spostarci alla Tiger Beach, una spiaggia sommersa senza alcuna terra all'orizzonte, dove, a sei - sette metri di profondità, ci attendono molti squali ed esemplari diversi della locale fauna subacquea. Mentre ci avviciniamo a questo banco nascosto, cola dalla barca una scia saporosa. E' una poltiglia brodosa di pesce schiacciato, ricca di micro-frammenti il cui "profumo" attira l'attenzione di ogni squalo nel raggio di molte miglia. I risultati non tardano ad arrivare. Agganciato l'ormeggio, che è una enorme catena inchiavardata al fondo, si cominciano a vedere molti commensali che, oltre al brodino, gradirebbero qualcosa di più sostanzioso. Forse l'unico italiano a bordo, suggerisce qualcuno in vena di scherzi, guardandomi: i piatti italiani sono tra i più saporiti e rinomati in tutto il mondo....



Un breve briefing è seguito da un po' di gioco con gli squali, cui viene offerta una grossa testa di cernia penzolante da una carrucola. Subito il predatore più svelto le si aggrappa e noi ne approfittiamo per fotografarlo. Sbatte come un forsennato per impadronirsi della testa e quando è tirato un po' fuori dall'acqua abbandona la presa. La rapina riuscirà solo a un grosso squalo tigre, che, ingoiata interamente la testa e il contorno di un pezzo di corda, taglia quest'ultima come se fosse un capello e se la batte col boccone nello stomaco. Questo rituale si ripeterà ogni giorno: secchi d'acqua puzzolente di pesce, con qualche micro boccone giusto per stuzzicare l'appetito e mantenere gli invitati intorno al tavolo. Poi il giochetto con testa di cernia per dare un po' di vivacità ai commensali e quindi vengono calate in mare due robuste ceste di plastica dal cui interno avanzi di pesce in via di scongelamento mandano profumi che i convitati pare trovino deliziosi. Infine, anche noi ci tuffiamo. Qualche predone impaziente morde le ceste. Due squali tigre riescono persino a infilarsele parzialmente tra i denti, ma il boccone è troppo grosso e robusto, e li costringe a desistere.



Entriamo in acqua e raggiungiamo immediatamente il fondo, ad appena sette metri di profondità. Gli squali sono curiosi e vanno e vengono continuamente. Stai fotografandone uno e contemporaneamente tre o quattro ti passano alle spalle, o di fianco. All'inizio è un pochino inquietante, poi ci fai l'abitudine e mentre fotografi...


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avatarIncontri insoliti a Marsa Alam
in Articoli il 22 Aprile 2013, 11:00






Le marse sono delle baie sabbiose dove sfociano i fiumi che hanno sempre sete e bevono solo quando fiorisce il deserto. Mentre parto alla ricerca delle Sirene, mi riecheggiano i versi dell'Odissea in cui il callido Ulisse fa turare le orecchie ai marinai e si fa legare alla nave.
Sopravviverà così alle pericolose lusinghe del loro canto fatale. Pur non legandomi a uno scafo, giorni prima avevo cercato di fotografare una sirena, nella baia di Marsa Mubarak, rinunciando ad una immersione allettante, al cui termine i partecipanti avevano visto tutto, ad eccezione dei trichechi, mentre io...
Io nuotavo in un punto dove alcune volte era affiorato qualcosa di indefinito.
Della sirena nessuna traccia. Dopo mezzora di vane ricerche era comparsa una barca di sub tedeschi, e la fatale ammaliatrice, se pur c'era, era sparita nel nulla lasciandomi nella disperazione più angosciante.




Una sirena come immaginata dall'autore

Risultato del giorno erano state poche foto, non troppo nitide, di pesce Chitarra e di quel trigone a macchie nere che gli inglesi chiamano Coachwhip ray per la lunga coda simile alla frusta di un vetturino. Il pesce Chitarra, che ancora oggi fotografo, è un tipo assai sospettoso, dalla testa romboidale appiattita. I suoi occhi gelidi mi seguono con uno sguardo vuoto da pokerista. Non vuole confidenze. Per avvicinarlo servono pazienza, una discreta apnea e soprattutto un approccio cauto e indiretto per arrivare al punto dove o si scatta o, un secondo dopo, puoi vedere solo la coda e due piccole pinne dorsali.




Un pesce Chitarra mentre perlustra il fondo

Oggi, da terra, mentre scruto la marsa, due affioramenti indistinti verso il largo mi hanno dato certezze. Ho traguardato il punto e, con Elvira al seguito a distogliermi da tentazioni fatali, maschera snorkel e la fedele fotocamera scafandrata ho iniziato il lungo pinneggiamento. Ecco qualcuno intento a brucare alghe sul fondale di sabbia. Con cautela mi immergo.
La nipote delle Omeriche creature che avvicino ha rinunciato alla mitica chioma, non canta più e soprattutto ha perso la linea. Di fatto, quando mi accosto, l'essere sembra più una vecchia e bulimica zia che una sinuosa ed affascinante creatura. Il voluttuoso seno è scomparso. Una lustra calvizie piange i perduti capelli. Sul volto radi peli. Resta immutata la coda da pesce, posta in orizzontale. L'occhio, infossato nella guancia pienotta, mi sbircia un poco: ha uno sguardo timido e civettuolo, circondato com'è...


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avatarLibro creature pericolose
in Blog il 14 Febbraio 2013, 20:47






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Seb46 ha ricevuto 404983 visite, 1805 mi piace

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