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Storia di umanità, tra trincea e terra di nessuno...

Racconti dal fronte della prima g

Vedi galleria (17 foto)

Storia di umanità, tra trincea e terra di nessuno inviata il 22 Novembre 2021 ore 13:26 da Lorisb. 24 commenti, 460 visite. [retina]

, 1/100 f/5.0, ISO 100, mano libera. Monte Grappa, Italia.

Dopo l'offensiva dell'autunno del 1917, l'avanzata delle truppe austo-ungariche si era arrestata. Ora anche la zona di Belluno era occupata dall'imperial-regio esercito della monarchia danubiana. Sulle alture dei Sette Comuni infuriavano ormai le intemperie; lunghe nevicate e piogge torrenziali sferzavano a ritmo alterno le varie postazioni militari. Gli avvallamenti si andavano sempre più riempiendo di neve ed il sole non era più in grado di far fronte ai primi rigori dell'inverno imminente. Nelle trincee della prima linea si trovava una compagnia alpina di Kaisersch ützen. Il monotono servizio quotidiano l'aveva ormai costretta a subire apatica l'irrigidimento d'una estenuante guerra di posizione. Alle poche ore di riposo nell'umidità delle caverne, seguiva un turno di guardia in trincea. Fra i sacchi di sabbia, a distanza irregolare erano collocati gli scudi di protezione con feritorie strette che permettevano ai tiratori scelti di spiare il nemico e di puntare con massima precisione i loro fucili dotati di dispositivi di mira a cannocchiale. Poi sino alle trincee italiane si estendeva la terra di nessuno: 20 – 30 metri in tutto. Anche nel settore italiano sacchi di sabbia e scudi di protezione, coperti però da una serie di cavalli di Frisia; l'intreccio caotico dei reticolati sembrava un infinito nastro arrugginito che avvolgeva alture ed avvallamenti; lo sbarramento, spezzato e dilaniato di giorno, veniva riparato ogni notte. Confini in tempo di Guerra!



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avatarsupporter
inviato il 22 Novembre 2021 ore 13:22

TERRA DI NESSUNO.. Autunno 1917 alture dei sette comuni.
Una notte, all'improvviso i soldati austriaci odono provenire dalle trincee italiane le lunghe note di una canzone, l'ascoltano; c'è tanta malinconia in quel canto, ma per i Kaisersch ützen c'è anche qualcosa di tanto familiare. Lì di fronte ci sono dei montanari come loro, alpini di Belluno, la cui terra natia ora è occupata dal nemico. Poi si sente una voce che, in un buon tedesco, chiede informazioni sulla provenienza dei soldati austriaci. “Tirolesi” risponde la sentinella. “Nel Tirolo, riprende l'Alpino, molti di noi vi hanno lavorato a lungo come muratori. Ora sono mesi che non abbiamo più notizie delle nostre famiglie”. Dopo queste parole, fra i sacchi di sabbia, si vede sporgersi una testa e poi, con un balzo, un Alpino esce dal suo riparo.
La sentinella austriaca ed alcuni suoi camerati che avevano assistito al dialogo, escono allo scoperto. Non uno sparo!




La pallida luce della luna, quasi adagiata sulle postazioni militari, delinea le oscure sagome dei soldati.
“Non potreste far giungere la posta alle nostre mogli, ai nostri figli, giù a Belluno?” chiedono gli Alpini. “Tornate domani, alla stessa ora” è la risposta dei Kaisersch ützen. Così termina il dialogo e nella trincea italiana si sente ancora, ma per breve tempo, un concitato bisbiglio sempre più tenue.




Nel settore accanto una violenta raffica di mitragliatrice spazza il territorio antistante.
Appena terminato il proprio turno di guardia la sentinella austriaca espone l'accaduto al comandante di Compagnia. Questi telefona al Comando del Reggimento. Ognuno sa di correre il rischio di una grave punizione per aver trasgredito il codice di guerra.

Il sole cala nuovamente dietro le creste dei monti oltre i quali si estende la Valsugana. Le batterie si scatenano in un fuoco d'interdizione contro le opposte vie di comunicazione; da ambo le parti infatti sono in marcia le colonne dei rincalzi e dei rifornimenti. L'eco delle esplosioni rimbalza fragorosamente da una roccia all'altra e si propaga fino ai monti circostanti.
Una rovinosa caduta di sassi è l'ultimo atto di questo fracasso indiavolato.
(Un ricovero in trincea)




Con i nervi a fior di pelle la sentinella austriaca osserva la trincea italiana dove qualcuno, con estrema cautela, sta spostando un sacco di sabbia. “Le nostre lettere per Belluno sono già scritte, grida una voce ormai nota, ve le portiamo di là, oltre il reticolato”. “D'accordo!” risponde il Kaisersch ütze. A questo punto vengono spostati numerosi sacchi di sabbia; si fanno avanti due, tre Alpini che recano un sacchetto. Spostano alcuni cavalli di Frisia e con pochi passi vengono a trovarsi al centro della terra di nessuno. Depongono il loro sacco, si girano e con un balzo scompaiono nella trincea.
Due Kaisersch ützen, saltano fuori dai loro ripari e sollevano il sacco postale. Li accanto trovano dei pacchetti di sigarette ed alcuni fiaschi di vino: un saluto d'oltre confine.
Poco dopo il sacco con le lettere si trova nella caverna del comandante di compagnia. Un soldato è ormai pronto per la missione. Il comandante del reggimento ha redatto di proprio pugno un foglio di marcia per un corriere diretto a Belluno.
Sono già trascorse tre lunghe giornate ed ecco che il soldato ritorna finalmente alla base; ha portato a termine la sua missione senz'alcuna difficoltà. Genitori, mogli e bambini, dopo settimane di attesa e di ansie interminabili, conoscono la sorte dei loro cari. Il soldato, nel cuore della notte, aveva raggiunto segretamente famiglia per famiglia e, consegnate le lettere degli Alpini, aveva atteso le risposte per portarle poi nella postazione.




Dopo una giornata di pioggia la nebbia si distende densa lungo i pendii dei monti. Infreddolite e con il bavero dei cappotti rialzato, le sentinelle stanno di guardia ai loro posti. Improvvisamente qualcuno grida agli Alpini: “C'è posta!”. “Veniamo!”. Ben presto il sacco postale, portato dai Kaisersch ützen, si trova al centro della terra di nessuno.




In quell'istante la luna fa capolino fra le nubi irrequiete e inonda di luce il desolante paesaggio. Tre Alpini si curvano sul sacco postale, due lo raccolgono. Da ambo le parti dozzine di occhi seguono la scena. Il terzo Alpino poi si volta in direzione delle trincee austriache, s'irrigidisce sull'attenti e, alzando lentamente la mano destra alla fronte, porge in segno di gratitudine il saluto militare; quel gesto di pochi secondi sembra interminabile tanto è solenne e ai soldati che lo osservano dalle opposte trincee sembra che la sua sagoma nel magico giuoco del chiarore lunare, si innalzi sempre più in alto, lontana ormai da quel triste teatro di battaglie. Poi una nube scivola sotto la luna e la terra di nessuno è nuovamente deserta come prima. Una sparatoria in lontananza infrange il silenzio e l'incanto di quella notte.
“Schaumann La Grande Guerra 1915/18”

avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 13:38

Che bel racconto...molto commovente! Che stupidita' la guerra! Bravo Loris!

avatarjunior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 13:47

Che stupidità la guerra, ma è fatta di uomini che non sanno unirsi e dire tutti insieme NO a chi mette loro addosso l'uniforme.

avatarsupporter
inviato il 22 Novembre 2021 ore 13:49

Ottimo lavoro Loris, complimenti!
Ciao, Giorgio

avatarsupporter
inviato il 22 Novembre 2021 ore 14:10

Un senso di angoscia mi pervade nel leggere i tuoi scritti ... ma bisogna farlo, per comprendere appieno, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l'immane follia di quel conflitto!ù
Un saluto ed i miei complimenti per la tua opera divulgativa Loris ...
Simone

avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 14:12

Bellissimo e toccante reportageCool
Complimenti, Loris Sorriso
Ciao, Carlo

avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 14:41

Quanto dolore e quanta morte su questo monte... Mai più la guerra!

avatarsupporter
inviato il 22 Novembre 2021 ore 14:48


Complimenti.
La guerra è la lezione della storia che gli uomini non imparano mai abbastanza.
Ciao
Stefano

avatarsupporter
inviato il 22 Novembre 2021 ore 14:57

Veramente terra di nessuno ........grande racconto .......
7 ciao Ray Palm-

avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 15:41

Grande racconto molto toccante! La guerra è sempre sbagliata, complimenti Loris per il racconto e grazie per averlo condiviso accompagnato come sempre dalle tue splendide immagini, un caro saluto
Paola

avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 17:29

Immagino a corredo di una storia
che trovo tanto coinvolgente.
Il cantore delle trincee Friulane è ormai il tuo nome;-).
Bravissimo Loris.
Ciao
L' uomo della pianura

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 8:17

Foto e racconto che fanno riflettere sulla stupidità della guerra.
Clara

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:06

Serie di foto bellissime e didascalia altrettanto, ciao Loris.
GianniSorriso

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 10:14

Quanto avranno sofferto questi ragazzi Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 11:34

Sempre belli e interessanti i tuoi lavori, complimenti!
Ciao
StefaniaSorriso

avatarsupporter
inviato il 23 Novembre 2021 ore 22:03

Complimenti Loris, ottimo lavoro corredato da foto e narrazione degne di nota, bravo! Ciao.

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2021 ore 10:13

Un racconto molto toccante ma soprattutto che mette in luce questi aspetti che il più delle volte non vengono ricordati.....
Bravissimo Loris ;-)...complimenti ;-)

avatarsenior
inviato il 24 Novembre 2021 ore 22:37

La storia continua, bel documento come sempre, complimenti ciao ginoCool

avatarsupporter
inviato il 24 Novembre 2021 ore 22:48 | Questo commento è stato tradotto automaticamente (mostra/nascondi originale)

Bella foto e scatto superbo il mio amico Loris. . . super posto ''storia''... e composizione completa.. congratulazioni a te.. bye Jean.. ;-)

avatarsupporter
inviato il 26 Novembre 2021 ore 12:09

GaetSorriso
MarconSorriso
GiorgioSorriso
SimoneSorriso
CarloSorriso
AleSorriso
StefanoSorriso
RaySorriso
PaolaSorriso
AlessandroSorriso
ClaraSorriso
GianniSorriso
PierpaoloSorriso
StefaniaSorriso
PinittiSorriso
StefanoSorriso
GinoSorriso
JeanSorriso

Ho letto con attenzione e interesse i vostri commenti e vi ringrazio per la partecipazione che dimostrate per questi racconti fotografici, il periodo storico che sconvolse la vita di questi ragazzi, mandati a combattere una guerra inumana, ha prodotto anche questo momento di fraterna amicizia, come in questo racconto che ho trovato molto coinvolgente e l'ho condiviso con tutti voi. Oppure come succedeva nel giorno del Natale, dove in alcune postazioni di trincea contrapposte a decine di metri dall'altra si sono scambiati abbracci e piccoli regali, per poi il giorno dopo tornare all'arma bianca.


Per tregua di Natale si intende una serie di "cessate il fuoco" non ufficiali avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914 in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.

"Già nella settimana precedente il Natale, membri delle truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e occasionalmente singoli individui attraversarono le linee per portare doni ai soldati schierati dall'altro lato; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche e britanniche (nonché, in misura minore, da unità francesi) lasciarono spontaneamente le trincee per incontrarsi nella terra di nessuno per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir. Oltre a celebrare comuni cerimonie religiose e di sepoltura dei caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli tra di loro al punto di organizzare improvvisate partite di calcio." Fonte Wikipedia

Grazie di cuore carissime amiche e carissimi amici, grazie per il sostegno che mi date ad ogni mio lavoro.
Un salutoSorriso
Loris


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