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Panoramica realizzata con una sequenza di 9 scatti verticali assemblati con l'utilizzo di Zoner Photo Studio free 13. Il ghiacciaio (per me il più bello in assoluto) deriva il suo nome dal suo scopritore, il botanico e micologo italo-argentino Carlo Luigi Spegazzini, o Carlos Luis Spegazzini. Il fronte del ghiacciaio si forma per la confluenza di due flussi distinti di ghiaccio che scendono lentamente verso est dalla cordigliera delle Ande. Questi due flussi, quello più piccolo è visibile nell'immagine sulla destra, che scende dalla montagna, trascinano lateralmente materiale terroso vario (morene laterali) e, quando si uniscono in prossimità del lago Argentino, si può vedere la traccia scura delle morene laterali in prossimità della parte centrale del fronte più avanzato. Questo si estende da un bordo all'altro del canale per una lunghezza che supera di poco un chilometro e mezzo. L'altezza del fronte sul livello del lago è notevole rispetto agli altri ghiacciai della zona e supera i 120 metri nella parte centrale. Nonostante la mancanza di sole si possono ammirare ugualmente le tonalità e i riflessi del ghiaccio, con zone più o meno luminose e gradazioni di azzurro che si incupisce nel blu delle zone meno illuminate e più profonde, il fenomeno si è accentuato nel momento della nostra presenza in quanto il sole che a causa delle nubi non illuminava il lago e la nostra imbarcazione, riusciva a stendere alcuni raggi sopra la massa ghiacciata rendendo questo stupendo effetto cromatico. Improvvise esplosioni brevi e intense come fucilate rompono a volte il silenzio dell'ambiente, quando blocchi più o meno grandi di ghiaccio cadono da diverse altezze, impattando sulla superficie del lago (fenomeni chi io non sono riuscito a riprendere nemmeno una volta :().
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