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a 24mm, 1/1000 f/8.0, ISO 400, mano libera. Catania, Italia.
Il Castello degli Schiavi la cui origine risale al 1500, deve gran parte della sua fama alla trilogia de Il padrino, la saga cinematografica ispirata al romanzo di Mario Puzo che racconta l'ascesa e il declino di Michael Corleone, capo mafia newyorkese dell'omonima famiglia criminale. Siamo infatti nel 1971 quando il regista statunitense di origine italiana Francis Ford Coppola sceglie, in aperto contrasto con la produzione, di trasferire il cast e l'intera troupe cinematografica dagli studi di New York alla Sicilia per girare alcune delle scene del film divenute in seguito iconiche. La suggestiva location del Castello degli Schiavi venne allora scelta come residenza ideale per i novelli sposi Michael Corleone e la giovane Apollonia Vitelli. Fu qui che venne girato il tanto celebre quanto crudele episodio dell'esplosione della macchina. Il castello tornò ad essere utilizzato anche nel 1990, questa volta per una scena del Padrino – parte III. Questa villa che nella storia del film era sita a Corleone (PA) in realtà di trova a Fiumefreddo in provincia di Catania. Il nome del castello proviene da una leggenda. Si narra che, circa due secoli fa, un abile medico palermitano, certo Gaetano Palmieri, salvò da una gravissima malattia il figlio del Principe di Palagonia, il Gravina-Crujllas, e che questi, grato, gli donò un appezzamento del suo feudo situato vicino al fiume Fiumefreddo. Il Palmieri volle costruirvi una villa fortificata per abitarla per lunghi periodi dell'anno anche perchè quel luogo era molto gradito alla bella moglie, Rosalia, che amoreggiava, però, con un certo Nello Corvaja di Taormina. Un giorno, purtroppo, sbarcarono dei pirati turchi, i quali si diedero al saccheggio e, giunti al castello, rapirono i due proprietari; ma, mentre stavano per arrivare alla spiaggia per fuggire furono raggiunti da alcuni giovani armati, con a capo il Corvaja (che dall'alto di Taormina aveva visto approdare le tristi galere). I pirati furono così uccisi o vennero messi in fuga ed i Palmieri liberati. Per ringraziare il Padre Eterno fu eretta una chiesetta, accanto al castello, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera, e fu costruita la loggia nella quale vennero poste le due statue di turchi, che sembrano guardare ansiosi verso il mare, come in attesa di essere liberati dai loro compagni, ed è proprio grazie a queste due statue che il Castello è stato soprannominato "degli Schiavi". Il castello è oggi di proprietà della Famiglia Platania, baroni di Santa Lucia e a prescindere dal motivo per cui è famosa è di una bellezza rara e piena di fascino.
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