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L'autunno in Danimarca è una delle stagioni più belle, le campagne offrono un paesaggio quasi fuori dal tempo un po' fiabesco, castelli avvolti nella nebbia, e per poche settimane il foliage degli alberi arricchisce il paesaggio con i colori carichi di tutte le sfumature dei rossi, degli arancioni, dei gialli dei verdi e dei marroni. Vallø Castle, si trova a circa 60 Km a sud di Copenaghen, dove abito da qualche anno. La sera precedente preparo con cura lo zaino, so esattamente cosa troverò a Vallø Castle vicino Køge, essendoci stato il giorno precedente. Il mio intento è quello di tornarci al mattino presto per catturare l'immagine del castello immerso nella nebbia alle prime luci dell'alba. Fondamentale è stato il 17 mm. TS-E f 4 L, un buon cavalletto e relativa testa con movimenti singoli separati. Alla fine lo zaino pesava 11 Kg. ai quali si aggiunge il peso del cavalletto della testa 4.4 kg. ed una piccola scorta alimentare per ogni evenienza. Ogni volta che utilizzo il 17 TS-E mi torna il piacere di fotografare, mi fa apprezzare i tempi lenti necessari per studiare la composizione e la straordinaria libertà di scegliere dove far passare il piano di messa a fuoco che solo un obiettivo di questo tipo può dare o un banco ottico. La notte precedente è stata breve, ripassavo a memoria le varie scene che mi si sarebbero presentate davanti da lì a poco e come avrei voluto comporre. L'incertezza era il tempo che avrei trovato, le previsioni davano pioggia al mattino, ma ero fiducioso, qui in Danimarca tutto può cambiare nel giro di poche ore. Di fatto ho dormito poco, sono gli unici cinque giorni di ferie che ho potuto prendere da 13 mesi a questa parte. Vorrei fotografare gli straordinari colori dell'autunno delle campagne danesi. Alle 4.30 stanco di aspettare mattina, scendo giù dal letto, ed è ancora notte fonda, l'umidità nell'aria mi lascia sperare nella presenza della nebbia. Una buona e ricca colazione, come non facevo da tempo, mi predispone di buonumore ? ed è il preludio imprescindibile al viaggio fotografico. Alle 5.10 partenza è buio pesto, imposto il navigatore scelgo la via più breve (53 Km.) mi accompagna in autostrada una ininterrotta fila di 30 km. di auto nel senso contrario di pendolari che ogni giorno si recano a Copenaghen. Poco più di un'ora dopo la partenza, e nel rispetto dei rigidi limiti di velocità locali, arrivo sul posto. Una sola misteriosa auto nera nel parcheggio gratuito. E' ancora buio totale. Completamente isolato nelle campagne, il castello si trova a qualche centinaio di metri ed è abitato da alcune vecchie signore in pensione. Mi torna in mente la frase di una canzone di Giorgio Gaber quando parlando di un incontro fortuito con un viandante di cui non sa cosa aspettarsi, ipotizzando: “un sorriso o una coltellata” rimango guardingo per qualche minuto, ero troppo in anticipo sulle prime luci dell'alba, parcheggio lasciandomi una via di fuga tra i massi che delineano il parcheggio. …. D'improvviso le luci dell'auto misteriosa con i vetri oscurati si accendono, non vi è nessuno all'interno, si apre automaticamente il bagagliaio anch'esso illuminato a giorno, si tratta di una grande station wagon, con all'interno un'enorme gabbia apparentemente di tubi di metallo, la situazione richiede un minimo di attenzione mentre la tensione del momento sale, ripenso a Gaber, sorrido ma nel frattempo mi pare di ricordare di aver preso tra le mie cose fotografiche anche un cacciavite per stringere le piastre e mentre mi appresto a capire come arrivarci nel più breve tempo possibile appare dal buio un enorme cane ed il suo padrone che aveva aperto la macchina ed il bagagliaio con il telecomando. Il cane sale nel bagagliaio ed entra nella gabbia il “viandante” mette in moto e se ne va. Fine del “gabertiano” evento. Passa ancora qualche minuto, la luce del giorno non accenna ad arrivare, mi avvio lo stesso con zaino in spalla cavalletto tra le mani, confidando nella conoscenza del percorso che avevo fatto il giorno precedente. Tra le tante cose prese constato di non avere una pila magari frontale che mi avrebbe fatto comodo. Prima foto: piazzo il cavalletto, la fotocamera, monto il monitor esterno che avvito con un braccetto snodabile al Manfrotto 055, connetto il cavo hdmi lato monitor senza alcuna difficoltà, ma nel connetterlo alla fotocamera con l'apposito adattatore (un affarino composto da due pezzi che si incastrano uno sull'altro) uno dei due pezzi mi cade a terra, nero su nero non lo trovo neanche a tastoni per quanto è piccolo. Fortunatamente avevo con me un cubetto a led della Joby che mi ero portato per i crocus che avevo visto il giorno prima. Recuperata la parte di adattatore avvito il tutto alla fotocamera e in quel frangente di tempo trascorso il buio lascia spazio all'alba. Ho fatto bene ad andare presto, la nebbia così come mi ero immaginato avvolge il castello e costruisce un'atmosfera di mistero, non è molta ma sufficiente per essere registrata dal sensore della mia R5. Sono soddisfatto del risultato. Il resto nelle prossime foto Spero di non avervi annoiato troppo con la lunga storia di come è nata una singola fotografia. Un cordiale saluto a tutti. P.S. Una precisazione, il tempo di esposizione è di 32 secondi, che sono stati necessari per ottenere il risultato finale. Anche la totale assenza di vento ha concorso positivamente alla realizzazione dello scatto.
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Per nulla annoiato dal racconto, anzi, è un vissuto che credo sia comune, in tutto o in parte, a molti di noi. La prosa è scorrevole e gradevole, interessante e ben scritto.. Quanto alla foto, giusto per dire s'intende, avrei provato anche una versione con esposizione minore, ad accentuare il livore dell'alba ma, si sa, il senno di poi porta chiacchiere scritte togliendo freni inibitori fra intenzione e tastiera.... Non resta che un plauso per la levataccia in tempi in cui in molti non usano che lo smartphone senza accettare fatiche maggiori. Buon weekend Paolo
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3.8 MEGAPIXEL
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