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In occasione delle giornate del FAI di questo fine settimana, ho visitato il Rifiugio delle ex carceri di Ancona. Gli studenti dell'isitituto d'arte di Ancona hanno disegnato questi volti appena accennati in memoria delle 724 vittime, la cui stragrande maggioranza non fu possibile riconoscere. Di seguito come si svolsero i fatti. Il giorno di Ognissanti del 1943 la città subì due incursioni consecutive. Alle 12,16 e alle 12,55, entrambe effettuati da bombardieri bimotori B-25 Mitchell dell'USAAF. La prima interessò la zona del porto e provocò danni e morti. Successivamente tre allarmi indussero la popolazione ad accalcarsi nei rifugi a disposizione. Anche il Rifugio del Carcere Santa Palazia, luogo in cui sorgeva il Carcere penitenziario di Ancona, si riempì immediatamente di civili, personale del carcere e detenuti. La seconda incursione fu effettuata da trentasette B-25, provenienti da aeroporti pugliesi. Sganciarono sulla zona Porto, San Pietro e Centro, 120 bombe dirompenti. Il Rifugio del penitenziario venne colpito da quattro ordigni. Crollarono l'ingresso che si trovava nell'attuale via Birarelli (che allora si chiamava via Fanti), la parte centrale del rifugio e l'uscita posteriore del carcere. Le vittime accertate dai primi soccorritori furono 156. Le salme vennero sepolte in un cimitero di guerra situato all'interno del giardino del penitenziario. Dopo i successivi bombardamenti del 2 e 7 novembre 1943, le autorità presero la decisione (dettata da motivi di ordine sanitario, ossia di evitare le epidemie causate dall'alto numero di cadaveri), di murare i due ingressi di cui era dotato il Rifugio, lasciando però all'interno un numero impressionante di corpi. La legge consentì il recupero delle vittime soltanto a partire dal 1953. Il numero totale delle estumulazioni risultò appunto pari a 724. Oggi riposano nel Monumento ossario del cimitero cittadino di Tavernelle.
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