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a 70mm, 1/30 f/4.0, ISO 6400, mano libera. Berlin, Germania.
Mentre passeggiate per Berlino, girate il naso verso il basso: noterete spesso, incastonate nel marciapiede, delle mattonelle di ottone con sopra delle scritte, che luccicano al sole e vi invitano a chinarvi per leggere l'incisione che riportano. Leggerete nomi di persone, una per ogni mattonella. E le loro date di nascita e di morte – le prime svariate, le ultime tutte comprese tra il 1940 e il 1945. Sono le Stolpersteine, “pietre d'inciampo”, e quello che state facendo è stolpern, inciampare. “Non letteralmente”, come dice uno studente descrivendo il progetto artistico di Günter Demnig, “non si inciampa e si cade, si inciampa con la testa e con il cuore”. Le Stolpersteine (letteralmente “pietre su cui inciampare”, fig. “ostacoli”), questo il nome delle mattonelle gialle, sono un progetto artistico in memoria delle vittime del Nazionalsocialismo concepito da Gunter Demnig nel 1990, e divenuto nel frattempo il più grande memoriale decentralizzato del mondo. Demnig inizia ad occuparsi del tema della memoria nel 1990, cinquantesimo anniversario della deportazione ordinata da Himmler di mille Rom e Sinti dalla città di Colonia. Due anni dopo segue la posa della prima targa commemorativa alla comunità zigana deportata dai nazionalsocialisti, di fronte al municipio della stessa Colonia. Da allora si fa concreta per Demnig l'idea di ridare un nome a tutte quelle persone cui il nome fu strappato, e di contrastare l'amnesia collettiva che sembrava avvolgere le città teatro delle deportazioni naziste. Il progetto assume una forma sempre più definita, fino alla posa delle primepietre d'inciampo, nel 1995. Demnig lavora tuttavia nell'illegalità fino al 2000, quando le sue mattonelle ricevono finalmente l'autorizzazione ufficiale ad essere posate e guardate dalle persone chine su d loro. (fonte : www.berlinandout.eu/2010/07/10/le-stolpersteine-inciampare-nella-memoria)
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