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| inviato il 01 Febbraio 2013 ore 15:05
Cominciavo a preoccuparmi per tanta prolungata assenza  . Peccato che Gallarate sia un pò fuori mano, mi piacerebbe, ciao. Fatti vedere più spesso però. |
| inviato il 01 Febbraio 2013 ore 15:46
Grazie a tutti per il passaggio ed i commenti
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| inviato il 01 Febbraio 2013 ore 16:29
bellissima |
| inviato il 02 Febbraio 2013 ore 5:28
Bellissima foto ci piacerebbe saperne un poco di più. |
| inviato il 02 Febbraio 2013 ore 10:24
Ciao ragazzi,
citando il compianto Massimo Troisi, "scusate i ritardo", purtroppo però gli impegni lavorativi e famigliari, non sempre ti concedono il tempo di scrivere. A questo aggiungiamoci pure che non è certo una delle mie migliori qualità. Ho chiesto a Luigi di farlo ma è out per l'influenza, quindi tocca a me.
La foto dell'astore risale ormai a molti anni fa, ai primordi del digitale e devo confessarvi che, l'immagine in questione, me la ero quasi dimenticata ed è risaltata fuori mentre riorganizzavo l'archivio ed è un piacere per me rivivere col ricordo quell'esperienza.
A differenza di come qualcuno ha scritto nei commenti, un'immagine del genere non può essere preparata ma è frutto del caso, come quella dell'occhione con il biacco o dell'airone bianco con il luccio pubblicate nel nostro portfolio: sono momenti indimenticabili nella vita di un fotografo naturalista ma che poco hanno a che fare con la sua bravura che, in questi caso, si limita al non farsi prendere dall'eccitazione perché un movimento sbagliato può mandare all'aria l'occasione della vita.
Cosa diversa invece vale per altre nostre foto come ad esempio quella del porciglione in salto o sott'acqua, quella del martino che esce dall'acqua, fatte con mezzi di vent'anni fa, che nulla hanno a che vedere con le odierne "macchine di formula uno" in mano ormai anche ai conducenti meno esperti, frutto, queste sì, quasi esclusivamente delle nostre capacità e della nostra fantasia, e che hanno avuto meno attenzione dagli utenti del forum. Ci dispiace ma forse questo dipende dal nostro modo di concepire la fotografia della natura che molto spesso non è allineata al sentire comune di tanti utenti del forum.
Ma veniamo all'immagine in questione.
Avevamo approntato, ormai da molto tempo, un capanno fisso in un vecchio bosco di pino sivestre, querce e castagni nei pressi di Oleggio, in provincia di Novara. Il nostro obbiettivo erano alcune ghiandaie ed i soliti picchi, scoiattoli e compagnia cantante.
Servivano le foto di queste specie da inserire nel nostro penultimo volume fotografico, quello sulla provincia di Varese. Fortunatamente gli animali non sono targati, sì perché, una delle curiosità ricorrenti durante le nostre serate di presentazione delle nostre opere è quella di sapere se le immagini degli animali siano state riprese effettivamente nei luoghi raffigurati nei vari libri.
Capite che ad esempio, per una cincia dal ciuffo, una foto in Engadina può richedere un paio di giorni ma se dovessimo riprenderla nella nostra provincia, Varese appunto, non basterebbero i tre anni occorsi per tutte le foto del libro. Ma tant'è.
Le ghiandaie dicevamo, solitamente molto chiassose, quel giorno, stranamente non si facevano sentire. Peccato perché la luce era quella giusta, il cielo velato non permetteva che il sole creasse quelle ombre dure che all'interno di un bosco sono deleterie per una bella fotografia. Luigi, di fianco a me che stavo dietro all'obbiettivo, aveva già schiacciato più di un pisolino e dopo circa tre ore di attesa in cui si era passata di lì solo qualche cincia, avevamo quasi deciso di andarcene. Ancora un'orae poi a casa ci eravamo ripromessi.
Ad un certo punto però un improvviso e strano verso che mai avevamo sentito ha attirato la nostra attenzione e soprattutto ha interrotto il sonno di Luigi. Dalla sua parte, a circa una quindicina di metri, increduli notiamo quello che sulle prime, ma anche sulle seconde, ci era sembrata una femmina di sparviero. Non pensavamo neppure che in quel bosco potesse esserci un'astore. Ci è voluto un po' per individuarlo e non abbiamo neppure realizzato subito che avesse catturato qualcosa perché sulle prime ci dava quasi le spalle. Purtroppo l'inquadraturta era spostata di circa 90 gradi rispetto all'astore e muovere incautamente l'obbiettivo l'avrebbe sicuramente messo in allarme.
Controllando il comportamento del rapace, spostavo il tele millimetro dopo millimetro nei momenti in cui era intento ad uccidere e spiumare la preda e pregando perche' non si involasse riuscii finalmente ad inquadrarlo e lì mi feci prendere la mano. Credo di aver riempito un memoria da due giga, a quei tempi quello c'era, in tempo di record. Il rumore continuo della macchina mise in allarme l'astore che, pensando probabilmente ad un concorrente, coprì la preda ed è proprio in quel momento che nacque quest'immagine e che mi resi conto del fatto che la preda fosse una beccaccia, l'uccello che è nei mie incubi, che più di tutti gli altri vorrei fotografare, che poche volte mi è capitato di incontrare e che per ora ho ritratto... solo da morta.
Un saluto a tutti.
Sergio e Luigi
PS scusate gli eventuali errori di ortografia o di grammatica
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| inviato il 02 Febbraio 2013 ore 17:41
Bel racconto e parole... Merci beaucoup.. A pensarci bene spesso il caso e la fortuna offrono le occasioni più ghiotte e memorabili
Alain |
| inviato il 05 Febbraio 2013 ore 12:13
Quello che mi colpisce maggiormente in questa immagine è lo sguardo giallo, estremamente penetrante!!
Lo scatto è anche un ottimo documento che testimonia la presenza (anche se rara) di splendidi animali sulle sponde del Ticino!!
Ci vedremo venerdì, un saluto!! |
| inviato il 03 Ottobre 2013 ore 18:56
Sensazionale!!! |
| inviato il 02 Novembre 2013 ore 16:37
Meravigliosa |
| inviato il 22 Maggio 2015 ore 11:36
Bellissima foto,fotografare la beccaccia è anche il sogno di un amico che abbiamo in comune,cinelli gianfranco,spesso mi ha parlato di quanto sia affascinante e quasi impossibile da approcciare fotograficamente,almeno da noi durante la migrazione autunnale e primaverile |
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