Voto : 8.5 (media su 4 voti; scala da 0 a 10, dove 0 è pessimo e 10 è ottimo)Coordinate : 45.646238,13.038987 (
Apri in Google Maps)
Soggetti : La Valgrande è un angolo di paradiso, in cui è facile scorgere piccole anatre selvatiche, con il corpo marrone marchiato da striature iridescenti, anatre autoctone più grandi con il corpo bianco e la striatura marrone sull'ala, garzette, aironi cinerini. Con un po' più di fortuna e il passo felpato senza andare in California, anche a Bibione si può ammirare l'alzata in volo di uno stormo di aironi rosa, i fenicotteri, le tartarughe di Hermann con l'inconfondibile carapace e l'incedere calmo, caprioli, daini e cavalli bradi, il fischione, uccello tipico di valle, e il falco di palude che volteggia imperiale nel cielo.
Attrezzatura necessaria : Attraverso il "verto de cane", un passaggio schermato in canna e legno, si accede ad un piccolo spiazzo adattato alle funzioni di osservatorio avanzato per consentirvi, se avrete fortuna e manterrete un discreto silenzio, di osservare più da vicino qualche insolito uccello, magari giunto da poco e perciò ancora troppo diffidente per lasciarsi avvicinare all'aperto.Da questo appostamento potete godere il miglior panorama sullo specchio d'acqua principale della valle. E' senz'altro il punto d'osservazione più favorevole a qualsiasi ora del giorno, ideale quindi per il "Birdwatching", l'osservazione degli uccelli in natura. Divertitevi usando il binocolo a riconoscere le varie specie di Anatidi presenti. Osservate anche in direzione dell'argine che circonda la valle cercando di individuare qualche Falco di palude (Circus aeruginosus) in caccia. All'imbrunire uno spettacolo eccezionale è l'arrivo delle Garzette (Egretta gazzetta) in valle dalla laguna, si posano in quella piccole macchia arboreo-arbustiva al centro dell'area protetta che usano come dormitorio.
Periodo : Tutto l'anno. E' con il risveglio primaverile che la Valgrande diventa particolarmente ricca della componente faunistica. Al gracidare e saltellare delle rane fa eco il cantare ed il volare dei cannareccioni. Moltissime sono comunque le specie d'uccelli che anche nella stagione fredda trovano rifugio o nutrimento tra le canne palustri, come il Tarabuso (Botaurus stellaris), il Pendolino (Remiz pendulinus) o il Migliarino di palude.
Come arrivare : Bibione, la seconda spiaggia d'Italia per numero di presenze, è un'isola collegata alla terra ferma da un ponte sulla litoranea veneta. La località si trova in provincia di Venezia, nella parte orientale del Veneto vicino al confine con la regione Friuli Venezia Giulia, ed è delimitata a nord ovest da lagune e valli da pesca, ad est dal fiume Tagliamento (che separa fisicamente Veneto da Friuli Venezia Giulia) e a sud dal mare Adriatico. Telefono per prenotare l'escursione in bicicletta (fornita dall'Organizzazione a richiesta) con due maestri di Mountainbike e appassionati Biologi (Maria 392.977.5525)
Visite : Solo in bicicletta Euro 15 a persona GIOVEDI e DOMENICA. Partenza ore 09:00 e rientro alle 12:30 circa. Telefono per prenotare l'escursione (fornita dall'Organizzazione a richiesta) con due maestri di Mountainbike e appassionati Biologi (Maria 392.977.5525)
Note : Valgrande e Vallesina a Bibione sono Valli da pesca arginate di grande valore ambientale, individuate dal 1993 come "aree di tutela paesaggistica di interesse regionale". Insieme hanno un'estensione enorme: 475 ettari, di cui 320 di superfici acquatiche, che comprendono bacini idrici, canali e specchi lacustri, canneti, boschi, superfici agrarie. La sola Valgrande è un'area privata di 360 ettari, con un grande specchio d'acqua caratterizzato da una bassa salinità, dove avviene l'allevamento estensivo di alcune specie di pesci (cefalo, branzino, anguilla, orata). La Valgrande è un'antica bassura formatasi durante la costruzione del delta del Tagliamento. Si tratta di una vasta area che presenta quote inferiori in corrispondenza del lago di valle (la parte centrale della valle), che si innalzano leggermente a sud (area boschiva) ma che rimangono limitate a nord (lungo il canale Lugugnana) dove nel Novecento si è resa necessaria una bonifica di scolo. La sua storia è particolarmente interessante perché, pur trovandosi nelle vicinanze della laguna di Caorle, non ne ha condivisa la storia. Infatti la valle da pesca è stata creata alla fine del 1600 inondando la bassura, come viene dimostrato dai numerosi documenti che la ritraggono prima e dopo l'intervento. Difatti, nel Seicento, in corrispondenza di un decreto del Senato che stabiliva la distruzione delle valli da pesca presenti in Laguna di Venezia -in quanto ostruivano lo scorrimento delle acque e la impaludavano ? si rese necessario trovare altre aree venete per continuare l'itticoltura. Fu allora che il patrizio veneziano Antonio da Molin si decise ad inondare l'area bibionese per renderla adatta alla pesca. Va ribadito che tale genesi incide fortemente ancor oggi sull\equilibrio ambientale dell'area che non dipende tanto dal mantenimento di una dinamica naturale, quanto, piuttosto, dal geosistema che l'azione dell'uomo ha prodotto nel tempo. Infatti, l'organizzazione della valle, sostituendo progressivamente alle dinamiche naturali le dinamiche "proprie", tese al mantenimento del geosistema creato in una determinata fase, permette la vita di numerosi piante e animali tipici degli ecosistemi umidi. Infatti, i vari proprietari che si sono succeduti, hanno agito attraverso tecniche e interventi tradizionali che hanno mantenuto la fisionomia della valle pressoché intatta, tanto da costituire oggi un patrimonio di risorse culturali e naturali tra le più interessanti d'Europa. E' infatti raro incontrare un sistema così integrato di elementi: uno specchio d'acqua articolato in laghetti funzionali alla pesca; un bosco di alta biodiversità vegetale e animale; dune fossili che racchiudono importanti testimonianze romane; un antico casone di valle dimora storica dei vallesani. L'asse ereditario, infatti, ha garantito una cultura e una sensibilità dei proprietari che, nel tempo, si sono succeduti (dai Molin, Nani Mocenigo, Pisani, de Lazara, Sordi, Ferri) tali da valorizzare il geosistema in modo integrato anche quando la valle è stata suddivisa nel corso del secolo scorso in due proprietà: Valgrande e Vallesina. Oggi, la Valle viene aperta ai visitatori per favorire la sua conoscenza e offrire la possibilità di ripercorrere la storia secolare di Bibione. CENNI DI STORIA ANTICA E ARCHEOLOGIA. LO SCAVO DELLA VILLA MARITIMA (PARS URBANA) DEL "MUTTERON DEI FRATI" Testo a cura di Vincenzo Gobbo. Nel mese di Agosto degli anni 1991 e 1994 sono stati condotti dalla Soprintendenza Archeologica per il Veneto due saggi di scavo ai piedi del rilievo sabbioso comunemente noto con il nome di "Mutteron dei Frati", situato all'interno dell'azienda agricola "Val Grande". Lo scavo, diretto dalla dott. Pierangela Croce Da Villa e condotto dallo scrivente, ha avuto lo scopo di analizzare le presenze archeologiche nell'area compresa entro le foci del Canal dei Lovi ed il Tagliamento al fine di individuare le possibili caratteristiche tipologiche degli insediamenti costieri d'epoca classica. A seguito di alcune ricognizioni preliminari di superficie, che hanno confermato l'esistenza di strutture affioranti presso il lato meridionale del colle, si decideva di verificare con un saggio di scavo le informazioni desunte dai numerosi interventi precedenti nell'area in esame. La zona interessata dal saggio è un'ampia radura quadrangolare, priva di vegetazione di superficie d\'alto fusto, che corrisponde all'area scavata nel 1932 dal prof. Aulo Gelio Cassi. Lo scavo, reso possibile dalla disponibilità del proprietario, ha portato alla luce parte di una grande villa signorile d\'epoca romana, composta da sette stanze, tre delle quali pavimentate con mosaici. A causa dei numerosi scavi risalenti al secolo scorso, che hanno permesso l'asportazione di gran parte del materiale archeologico, si sono potuti recuperare solo pochi reperti, la maggior parte dei quali appartiene alla categoria dei pesi da rete di forma sferoidale con foro centrale. Sono stati raccolti anche tre esemplari del bollo su tegola "Ti PANSIANA" ed un frammento di tegola con bollo "C. TITI HERMEROTIS". Molto importante è la monetina dell'imperatore Onorio (395-423 d.C.) rinvenuta all'interno dell'impasto di malta che legava gli elementi edilizi di un muro divisorio; essa presenta al dritto il volto dell'imperatore incoronato con un diadema di perle, al rovescio il comune motivo della Vittoria che trascina un prigioniero. Questa piccola moneta ci permette di datare con precisione la costruzione del muro e parallelamente l'edificazione di tutto il complesso occidentale.