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Viaggio tra le saline di Trapani e Marsala


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Viaggio tra le saline di Trapani e Marsala, testo e foto by Nicolò Cavallaro. Pubblicato il 16 Ottobre 2016; 49 risposte, 14189 visite.




Agosto. Non il periodo ideale per un viaggio fotografico come lo intendo io, almeno da noi in Sicilia. Spesso c'è forte umidità, ci sono troppi turisti e godersi le nostre bellezze in santa pace non è scontato.

La meta è nella mia lista dei desideri da molto tempo. Ci sono già stato qualche volta, ma per un motivo o per un altro non l'ho mai potuta visitare come avrei voluto. Si tratta delle saline che si trovano nella zona tra Trapani e Marsala, in una Sicilia occidentale dal grandissimo fascino. Rispetto alla parte nord orientale e tranne qualche eccezione, è un'area meno antropizzata, più 'selvaggia' se vogliamo. Non c'è il tram tram caotico tipico di centri più grandi; qui lo scorrere del tempo ha altri ritmi e lo si percepisce subito. Proprio quel che mi ci vuole.

Di solito pianifico in modo puntiglioso i miei spostamenti, ma stavolta adotto un sistema diverso e mi lascio guidare dalla sorte. Pochi giorni prima di quello che sarà l'inizio del mio viaggio controllo su un sito specializzato la disponibilità di camere; ho già chiaro cosa andare a visitare, ma so anche che potrei ampliare il giro quindi cerco un punto che sia ben ubicato e mi consenta di muovermi agevolmente. Non trovo però disponibilità a valle. Cerco ancora e alla fine trovo posto ad Erice.

Per chi non lo sapesse Erice è un grazioso paese dalla storia millenaria; ubicato a 751 metri s.l.m. fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia.


Il suo nome deriva dal personaggio mitologico Erix, figlio di Afrodite e di Bute. Secondo Tucidite, Erice è stata fondata da esuli troiani che, in fuga nel Mare Mediterraneo, vi trovarono il posto ideale per il loro insediamento. Unendosi con le popolazioni locali diedero vita al popolo degli Elimi, uno dei tre grandi gruppi di popolazioni antiche che abitavano la Sicilia nel periodo preellenico (gli altri due erano i Sicani e i Siculi).

Benché si trovi ad una certa altezza è posizionata discretamente bene e visto che non l'ho mai visitata decido di colmare questa mia imperdonabile lacuna e di farne la base per i miei spostamenti. Preparo il mio zaino fotografico e in un altro zainetto metto i ricambi, sono pronto per la mia piccola avventura. Voglio anche ottimizzare al massimo i tempi e visto che l'accettazione all'hotel la fanno dalle 14:00 in poi, decido di puntare verso le Saline di Trapani, di santa mattina.

Non voglio assolutamente trovare confusione, soprattutto attraversando il Viale Regione Siciliana di Palermo, vera trappola se percorso in orari sbagliati; chi è del posto saprà di cosa sto parlando. Per cui mi alzo presto e da Catania lento pede mi accingo a percorrere i 320 km che mi separano dalla prima tappa.
Come si dice da noi "a matinata fa a jurnata", cioè "la mattinata fa la giornata" nel senso che se ci si alza presto si sbrigano tantissime cose e resta pure tempo. Mai detto fu più saggio: percorro l'autostrada in totale relax e riesco anche a godermi il paesaggio che si incontra attraversando l'isola.

Superata Palermo, comincio a percorrere il tratto di strada che da Isola delle Femmine mi porta a superare Cinisi, Terrasini e poi percorrere il golfo che termina con Castellamare del Golfo. Luoghi pieni di fascino e sono uno più bello dell'altro; una sequenza infinita che continuerebbe ancora se seguissi la linea di costa: Scopello, Riserva dello Zingaro, San Vito Lo Capo, ecc. C'è solo l'imbarazzo della scelta.

Il navigatore, senza tentennamenti, mi porta esattamente alla prima salina che volevo visitare. Non c'è una nube. Nonostante sia ancora presto il Sole picchia duro, meno male che mi sono attrezzato portandomi un cappello stile Bonnie hat che mi ripara adeguatamente dalla fortissima luce. L'antico mulino è delizioso, completamente ristrutturato ospita un piccolo museo (il Museo del Sale) e un ristorante. Inutile dire che per l'esclusività del posto e per la bellezza dei tramonti, bisogna prenotare la cena con largo anticipo; infatti mangiare tra le vasche di raccolta del sale dopo aver assistito ad un tramonto indimenticabile è una esperienza che in molti vogliono fare, a ben donde.


Per la produzione del sale sono necessari pochi ma essenziali elementi naturali: l'acqua del mare, l'energia del vento, il calore del Sole e la scarsa piovosità. Condizioni che certamente non mancano in questo tratto di Sicilia.
La storia delle saline trapanesi è antichissima e si fa risalire probabilmente al popolo dei Fenici, circa 3.000 anni fa. La produzione e commercializzazione del sale fu una componente fondamentale della loro economia. Per buona parte del primo millennio a.C. questo antico popolo di commercianti e navigatori deteneva il monopolio dell'oro bianco, ritenuto indispensabile sia come integratore alimentare sia nei processi di conservazione del pescato, delle carni e della concia delle pelli.

Dopo qualche veloce fotografia, scorgo un cancello aperto che dà accesso ad una serie di vasche. Il periodo stagionale è quello giusto visto che la raccolta del sale si concentra tra Giugno e Settembre.

La lavorazione del sale di principio è molto semplice: l'acqua di mare viene fatta convogliare a più riprese in apposite vasche, diverse per grandezza e profondità, e lasciata evaporare grazie all'azione associata del vento e del caldo, per poi essere raccolta dal fondo sotto forma di grossi cristalli di cloruro di sodio. Le vasche, divise in cinque ordini, misurano dai 30 ai 50 metri di lato e ognuna di esse ha un nome e una funzione specifica:

10 - fredda;
20 - vasche o vasi d'acqua cruda (o retrofredde);
30 - vasche messaggere;
40 - calde (o vasche d'acqua fatta);
50 - caselle.


Tralasciando i primi passaggi per brevità di esposizione, arriviamo direttamente alle caselle o 'caseddari' in cui si assiste alla finale evaporazione dell'acqua e alla cristallizzazione del sale che viene poi raccolto da una o due squadre di operai, diretti e sorvegliati dal 'curatolo' e sistemato in cumuli (munzidduna) da 200 a 400 tonnellate, ricoperti di tegole di terracotta (ciaramire) sulle adiacenti piattaforme di terra (ariuni).

I canali che intersecano tutta l'area delle saline sono numerosi e di varie grandezze: i più piccoli servono a mettere in comunicazione i diversi ordini di vasche, mentre in quelli di maggiore grandezza venivano percorsi dalle imbarcazioni per il trasporto del sale.

Un aspetto interessante è che le caratteristiche del sale variano a seconda dei venti a cui sono esposte le vasche e per la qualità dei suoli delle vasche stesse, dove il sale si concentra. All'interno della stessa salina si possono avere qualità di sale differenti da vasca a vasca, ma anche all'interno della stessa vasca salante si possono ottenere diverse qualità di sale con caratteristiche differenti. Per esempio: il sale che si forma nel centro della vasca salante ha sempre dei cristalli molto grandi ed è il sale più pregiato.


Quello che si deposita nei bordi è un sale più fine, ma generalmente meno pulito. A questo tipo di sale, che viene detto sale da precipitazione, si aggiunge quello di superficie, il cosiddetto 'fior di sale' che recentemente ha trovato molta richiesta e che viene raccolto appunto sulla superficie dell'acqua tramite dei retini. Questo sale si presenta con dei cristalli di circa 1-4mm di diametro, molto soffici al palato; è apprezzato dagli chef per guarnire e insaporire sofisticate pietanze. Sia il sale che viene prodotto per precipitazione che quello da superficie, viene raccolto con la massima cura e viene confezionato cosi com'è, senza nessun tipo di lavorazione, fatta eccezione per le qualità di sale più fine che implica la molitura a rulli.

PS: ringrazio il Museo del Sale che mi ha fornito del materiale informativo da cui ho attinto parte di questa spiegazione.

Giunto ai bordi delle vasche mi ha impressionato il candore del sale. Gli occhiali da Sole sono indispensabili e per chi è amante della tintarella penso sia il Paradiso, visto che la luce viene riflessa integralmente. A ben guardare ho notato che il sale in superficie è bianchissimo, ma osservando meglio tra i cumuli si notano delle sfumature di colore tendente al rosa. Gli operai mostrano chiaramente la fatica durante queste operazioni di raccolta. Fortunatamente oggi lo sforzo viene parzialmente alleviato grazie all'uso di macchinari moderni, ma il caldo e la luce accecante restano. Alcuni di loro, non so come facciano, lavorano addirittura a torso nudo. Certo, sfoggiano un'abbronzatura da invidia ma suppongo che prima di iniziare a lavorare si proteggano adeguatamente con abbondante filtro solare.

Continuo il mio giro e perlustro tutta l'area per cercare qualche nuova inquadratura.
Visto che le prime foto le ho scattate, ho adocchiato i punti che ritengo più fotogenici e ho ancora tantissimo tempo a disposizione, decido di andare a pranzare, poi di andare ad Erice per fare il check-in all'hotel e infine di scendere nuovamente per visitare la mia seconda meta, le Saline dello Stagnone. Non credevo di fare tutto così velocemente, ma se posso anticipo sempre in modo da decidere poi con calma il da farsi. Anche in questo caso la curiosità è tanta, fomentata ulteriormente dal bel tempo che lascia presagire un tramonto con i fiocchi. Con l'auto scorgo dei fenicotteri che elegantemente setacciano il fondo di una vasca; mi fermo e scatto una foto ricordo anche a loro. La scenografia molto bella perché in lontananza c'è un antico mulino.


Passo attraverso Salinagrande e Marausa, piccoli e graziosi paesi dove si respira davvero l'estate e dove credo in realtà non finisca mai. Una stradina mi porta proprio sulla costa, davanti a me una sequenza di vasche in cui il colore dell'acqua assume tonalità differenti, dal rossiccio al blu cobalto e qualche vecchio mulino impreziosisce ulteriormente questo magnifico quadretto.


A proposito dei mulini: sono ingegnose macchine artigianali a pale che, ricoperte da tele e mosse dal gioco delle correnti aeree, venivano utilizzate un tempo per far salire l'acqua dalla vasca detta "fridda", tramite la spirale di Archimede, a quelle dette d'acqua cruda, oppure a far muovere le ruote di pietra destinate a frantumare e ridurre in polvere il sale marino.

Ce ne sono di due tipi: il più antico, detto 'a stella' o 'olandese', ha pale della lunghezza di quattro metri circa e sfruttando l'energia eolica metteva in funzione la suddetta spira o vite d'Archimede; l'altro, detto 'all'americana', noto per le sue piccole palette metalliche lunghe un metro e venti centimetri, era autodirezionale in funzione del vento. Il mulino a vento veniva costruito su un largo zoccolo parallelepipedo in muratura di 6x6 metri e alto intorno a 2 metri, su cui sorge la torre tronco-conica alta 6/7 metri coperta da un'armatura conica di legname foderata di zinco, la quale sostiene l'albero obliquo che porta le sei grandi pale trapezoidali coperte di tela da vele.

Il 'mulinaru' era addetto alla manutenzione e al buon funzionamento dell'antico mulino a stella. A Marzo il 'mulinaru' attaccava le pale di legno alla struttura, quindi da una parte della pala arrotolava le vele, in attesa di mettere in funzione il mulino; ogni mattina infine distendeva le vele e al levarsi del vento orientava le pale. L'abilità del 'mulinaru' consisteva proprio nell'intuire il cambiamento di direzione del vento e di predisporre le pale di conseguenza, in modo da evitare danneggiamenti alle stesse. Quest'antica figura è andata scomparendo con lo dismissione dei mulini.

Tornando a noi, dopo le foto di rito continuo a camminare lungo questa strada costiera, fino ad arrivare al Mulino d'Infersa, che 'rivaleggia' con quello del Museo del Sale.


Posteggio e provo a fare un giro all'interno. Qui noto che c'è un piccolo canale navigabile che corre lungo tutto il perimetro delle vasche e che le separa fisicamente dalla strada. Vi parlo di questo aspetto perché più avanti vi racconterò un piccolo e simpatico aneddoto legato proprio a questo canale.

So già ora del tramonto e traiettoria del Sole; trovandomi sul posto capisco che se non posso arrivare alle vasche avrò qualche problema a tirare fuori una delle foto che avevo in mente di scattare, quindi mi serve un piano B. Noto che prima di imboccare un vialetto che conduce al mulino c'è una sorta di bar all'aperto con tantissime sedie e tavolini, questo mi fa intuire che in certi orari, cioè quelli che interessano a me (tramonto/sera), la zona si trasforma probabilmente in una sorta di Piazza di Spagna dove tra un aperitivo e un gelato ti gusti anche un tramonto da antologia. Purtroppo le mie intuizioni si riveleranno esatte.

Comunque sia, adesso si pone un dilemma: dove fotografo il tramonto? Qui o alle saline di Trapani? Decido di dare preferenza allo Stagnone, del resto giorni a disposizione ne ho per fare il tramonto dall'altra parte. Mi piazzo quindi in una postazione fotografica precedentemente individuata e osservo il Sole descrivere la sua parabola. Inizialmente solo, man mano che il tramonto comincia ad affacciarsi dal nulla si materializzano delle persone. Ci sono anche alcuni 'colleghi' che incuriositi dal fatto che mi sia cementato in quel particolare angolo mi girano intorno come dei calabroni. Indosso gli auricolari e ascolto la musica che mi accompagna in attesa del momento topico; tra gli astanti ci si guarda compiaciuti perché tutti pregustiamo il momento magico che sta per arrivare. Man mano che il Sole scende prende sempre più forma lo scenario che volevo fotografare da tantissimo tempo.

Chi ha in mano una macchina fotografica non la risparmia. E poi, migliaia di selfie. Rimango sconcertato da come soprattutto le donne si dedichino a questa pratica: pose da top model, attente a che ogni aspetto dell'inquadratura dia una connotazione ancora più professionale allo scatto. Labbra a cuoricino e sguardo da catwoman. Se non sono loro stesse a fotografarsi, catechizzano adeguatamente il malcapitato fidanzato che non può fare altro che assecondare sommessamente il volere della morosa. Sono giovane ma rimango ugualmente perplesso da come le mode facciano così presa su noi tutti ;-D

Finalmente scatta l'ora x e anche io posso registrare sulla mia SD un ricordo bellissimo che porterò sempre con me: il Sole che tramonta dietro le Isole Egadi ed illumina le vasche di raccolta del sale.


Nel frattempo, la strada che inizialmente era stata 'colonizzata' solo dal sottoscritto e qualche runner incurante del caldo, ora è diventata un ingorgo. Non mi ero accorto di ciò perché intento a fotografare e con la musica alle orecchie non ho avvertito la loro presenza. Le automobili si fermano in mezzo alla strada, le foto le scattano dal posto di guida, alcuni si sporgono dal tettuccio apribile. Nel momento clou la circolazione è completamente bloccata. La cosa mi ha fatto sorridere perché da una parte rispecchia lo spirito casinista presente in noi meridionali e dall'altro fa piacere vedere comunque che la gente non resti insensibile a simili spettacoli :-)

Rinuncio ad andare al mulino poco distante perché anche volendo la confusione è tale che non mi consentirebbe di godermi il momento. Fortunatamente ho parcheggiato l'auto in posizione favorevole e quindi, avendo eseguito gli scatti che volevo, mi viene l'idea di provare ad andare al Museo del Sale e di fare qualche foto lì. Riesco a sgattaiolare, attivo la modalità Sébastien Loeb e mi dirigo verso la mia meta. Anche in questo caso la fortuna mi assiste, trovo pochissime macchine per strada e riesco miracolosamente ad arrivare in tempo per riprendere il suggestivo mulino alle ultime luci della giornata. Non poteva andare meglio.


Dopo essermi goduto la bellezza di quei posti non mi resta che fare ritorno all'hotel. Ad Erice si può salire da diverse strade; il navigatore mi ha sempre consigliato la via più tortuosa. Per tortuosa intendo curve a gomito in sequenza, tutte di prima marcia...roba da non avere il tempo di descrivere la prima che già si è a ridosso della successiva e così via. Un tracciato da incubo per molti (soprattutto per chi non guida), ma affascinante e stimolante per chi è appassionato di automobilismo. Di mattina ho avuto modo di memorizzare parzialmente i punti più 'critici', quindi di sera sono riuscito a percorrere questa strada con un certo cipiglio, benché la descrizione di alcuni passaggi tortuosi non fosse ancora da manuale. Arrivato in hotel mi godo una bella doccia, mangio e non contento mi faccio un bel giretto a piedi nel centro di Erice. Voglio stare leggerissimo, quindi mi porto solo una fotocamera con attaccato l'8mm Fisheye. Che dire, passeggiare di notte in quegli antichi vicoletti è affascinante; ci sono tantissimi scorci da fotografare, peccato solo non si sia manifestata la proverbiale nebbiolina che praticamente 200 giorni all'anno si materializza improvvisamente in questo borgo e che avrebbe reso ancora più suggestiva l'atmosfera.


Finalmente sazio e consapevole di aver vissuto una giornata super, mi ritiro nella mia camera e mi prendo un meritato riposo.

Inizia un nuovo giorno. Come di consuetudine apro gli occhi abbastanza presto; dalla finestra filtra qualche raggio di luce. Mi incuriosisco e spalanco le ante della finestra. Mi ritrovo davanti un bel quadro: un tappeto di dense nubi fa filtrare dei raggi solari che si aprono a ventaglio illuminando a tratti il territorio sottostante. In lontananza si scorge qualche scroscio di pioggia localizzato. Non solo la vista che si gode dalla camera dove alloggio è fantastica, riprenderla anche con quelle particolari condizioni di luce mi ha fatto iniziare la giornata col piede giusto.


Dopo la colazione noto che il tempo non è eccezionale, l'aria non è tersa per via della cappa di umidità. Visto che il giorno prima ho fatto quello che avevo programmato di fare in due giorni, decido di andare a visitare Segesta. Prendo l'auto e in poco tempo arrivo in questo sito archeologico che custodisce:

- il Tempio Grande, costruito nel V secolo a.C. sulla cima di una collina a Ovest della città, fuori dalle sue mura. Si tratta di un grande e maestoso tempio periptero esastilo, ossia con sei colonne sul lato più corto, non scanalate. Conta 36 colonne in totale alte 10 metri.

- Il Teatro, che fu costruito alla fine del III secolo a.C. sulla cima più alta del Monte Barbaro, in un sito che era già sede di un luogo di culto molti secoli prima. Sfrutta come scenografia lo splendido panorama del mare e delle colline a perdita d'occhio. Fu edificato secondo i dettami dell'architettura greco-ellenistica, con blocchi di calcare locale. Si discosta dalla struttura tipica dei teatri greci perché la cavea dal diametro di 63 metri non poggia direttamente sulla roccia ma è stata appositamente costruita ed è sorretta da muri di contenimento. È in grado di contenere circa 4.000 persone.

- Altre componenti della città, come le mura e l'articolata Porta di Valle; alcuni quartieri residenziali e alcuni monumenti pertinenti Segesta medievale (mura, castello, moschea e borgo sommitale); il santuario di contrada Mango fuori le mura; l'Agorà ed un edificio abitativo di grande pregio definito la "casa del navarca" per le decorazioni a prora di nave scolpite sui fianchi di un elegante peristilio.

Ho voluto trascorrere lì gran parte della giornata per godermi questa meraviglia del passato.


Proprio durante una passeggiata vicino un boschetto mi sono imbattuto in un 'nugolo' di cicale; dovevano essere centinaia, forse migliaia appollaiate sugli alberi perché il frastuono del loro frinire era quasi assordante. Non avevo mai sentito nulla di simile, un'esperienza unica. Viste le condizioni climatiche non avrei potuto sperare in nulla di buono per il prosieguo della giornata. Decido lo stesso di spostarmi al Museo del Sale per riprendere un improbabile tramonto e meno male che ho preso quella decisione perché da lì a qualche ora avrei assistito ad uno spettacolo ancora più suggestivo rispetto a quello del giorno precedente, qualcosa di davvero impronosticabile. La fortuna che fino a quel momento mi aveva accompagnato aveva deciso di non abbandonarmi evidentemente.

Capisco che le cose potevano girare dal verso giusto quando dopo essere arrivato noto un'apertura ad arco nella leggera coltre di nubi. Consapevole di cosa può accadere quando all'orizzonte il Sole è libero e il cielo sopra di te presenta delle nubi, comincio a prepararmi psicologicamente in modo da essere pronto nel momento topico. L'acqua delle vasche argentata man mano assume tonalità più calde; le persone presenti osservano in religioso silenzio. Poi il Sole scompare dietro l'orizzonte, inizialmente guardando in quella direzione alcune tonalità sembrano perdere di intensità, ma è una breve illusione perché sopra le nostre teste i colori cominciano ad assumere sfumature incredibili. Mi fiondo velocemente nei punti che avevo già prescelto il giorno precedente. Tutto avviene abbastanza velocemente, verrebbe voglia di congelare il moto di rotazione terrestre per non fare finire questo spettacolo della Natura, ma non si può. Si può e si deve godere solo di quei momenti, istante per istante. In pochissimo tempo ci ritroviamo tutti avvolti in una luce rosa intensa, sembra di essere su un altro pianeta. Poi questo balletto di colori si arricchisce ulteriormente aggiungendo anche tonalità più fredde. Madre Natura quando vuole dimostra di essere una formidabile pittrice. Con simili condizioni di luce mi viene naturale creare degli effetti speculari che esaltino ancora di più, e se possibile, questo contrasto cromatico che adesso si fa sempre più accentuato.


Incredulo e appagato come quando ad un bambino si regala il giocattolo tanto desiderato, prendo l'auto e sotto i fumi dell'euforia post sessione fotografica mi esibisco in una cronoscalata d'altri tempi in cui stavolta la mia auto descrive come un goniometro gli improponibili tornanti della salita ericina. Arrivato su, mi faccio la consueta doccia e decido di andarmi a prendere una bella pizza in un localino che il buon Cristoforo (uno dei membri del personale dell'hotel con cui ho simpatizzato) mi ha consigliato, proprio nella piazza centrale. La pizza ottima davvero, ma mi ero scordato il montone a casa...un freddo incredibile! Erice fa questi scherzetti, anche d'estate, e bisogna essere preparati.

Il giorno seguente me la prendo più comoda; tra l'altro il tempo è parzialmente nuvoloso per cui solo dopo una bella colazione decido di farmi una passeggiata mattutina per Erice. Inutile dire che la bellezza del posto mi ha agevolato non poco nel riprendere alcuni angoli davvero suggestivi.


Dopo il pranzo ho in programma di incontrarmi con Claudio e Salvo, altri due Juzini. Il primo mio fraterno amico di vecchia data, il secondo invece incontrato qui sul Forum. Il rendez-vous è all'ormai celeberrimo Museo del Sale dove sono praticamente di casa. I miei due amici sono digiuni di foto, io invece ho già le memorie SD che scoppiano. Eppure gli spunti non mancano mai e anche il terzo giorno si prepara un bel tramonto. Dopo un'accurata sessione fotografica in questa salina e con il tempo tiranno, esorto i compagni ad andare velocemente allo Stagnone in modo da fare foto anche lì. Ci spostiamo e posteggiate le auto ci accorgiamo che un ponticello all'interno della proprietà che avevo individuato come possibile via di accesso alle vasche, era stato retratto. Decidiamo di andare allora in prossimità del mulino e, come avevo previsto, c'era tanta di quella gente che aspettava il tramonto da non poter passare a piedi; un delirio. Sgomitiamo e cerchiamo di capire dove piazzarci, il Sole scende maledettamente veloce e non abbiamo più tempo. A questo punto Salvo passa all'azione e cerca di corrompere un barcaiolo facendosi dire da dove poter accedere a quelle benedette vasche. Non so cosa abbia promesso Salvo, fatto sta che il barcaiolo in linguaggio criptico sussurra all'impavido Juzino "dietro il canneto troverai qualcosa". Io nel frattempo ero intento a rubare qualche scatto:


Salvo e Claudio sfilano velocemente e prima di scomparire in mezzo al canneto mi fanno un cenno esortandomi di seguirli. Dopo qualche foto mi avvio e provo a cercarli. Arrivato al canneto sento un flebile richiamo; mi volto sulla destra e scorgo i mie compagni; accanto a loro una sorta di staccionata con una 'porticina' aperta; dietro il canale che precludeva i nostri sogni di gloria. Guardo Salvo, i suoi occhi vitrei e iniettati di sangue, è troppo eccitato e non capisco perché, ma avvicinandomi mi accorgo che proprio sotto di loro c'è una piccola zattera che viene usata evidentemente dai proprietari e dal personale per passare dall'altra parte in quel particolare punto. Altri 'colleghi' fotografi non avevano osato prenderla e quindi erano costretti a fotografare il tramonto in posizioni improbabili in mezzo alle canne. Noi, in preda ad una sorta di raptus, ci siamo guardati e qualcuno di noi ha sussurrato "che facciamo?"...in meno di 10 secondi eravamo già sopra la scialuppa. Come degli incursori della marina sbarchiamo dall'altra parte e senza neanche parlare scattiamo come se non ci fosse stato più un domani; giusto in tempo!


Dopo pochi minuti mi volto indietro e mi rendo conto che il nostro esempio aveva prodotto un esodo biblico: tutti i 'colleghi' che fino a quel momento erano mimetizzati timidamente in mezzo alla vegetazione, vedendo la nostra spavalderia, avevano dato il via alla transumanza dell'anno. Fossimo rimasti in pochi elementi non avremmo destato troppe attenzioni, ma la presenza di tutte quelle persone non poteva sfuggire allo staff del mulino che prontamente è accorso. La moglie del proprietario ci ha richiamati all'ordine intimandoci di tornare nei ranghi. In realtà e scherzi a parte ci siamo spostati di poco, ma eravamo pur sempre in una proprietà privata benché completamente all'aperto. La cosa divertente è stata assistere a dei veri teatrini: la proprietaria domanda a un 'collega': "ma perché siete entrati?!" e lui quasi stizzito risponde in modo 'geniale': "ma io vi avevo chiesto il permesso e mi avete risposto di no". Una simile replica non poteva non fare breccia nel cuore di lei che non riesce a trattenere un sorriso. Nel mentre che questi avvenimenti si susseguivano Claudio ha recitato alla perfezione il ruolo dell'indiano: non solo non ha proferito parola per tutto il tempo, ma ha ignorato cosa stesse accadendo dietro le sue spalle e ha continuato imperterrito a fare un filmatino con la GoPro mentre con l'indice azionava ripetutamente il tasto di scatto della sua fotocamera. Ce lo siamo dovuto trascinare quasi con la forza. Per la cronaca, i proprietari sono persone squisite e ci hanno detto che se si chiede un permesso preventivo, magari tramite e-mail, loro poi in genere danno il consenso a passare il canale per poter fare qualche foto, quindi mi raccomando, non scavalcate stile sbarco in Normandia.

Sono seguiti altri scatti notturni al mulino illuminato, poi una bella cenetta. Dopo ci siamo salutati. Io avevo appuntamento con la mia consueta cronoscalata serale, loro dovevano tornare rispettivamente a Cinisi ed Isola delle Femmine.

Il tour è finito. Se siete arrivati fin qui vi meritate un premio per la vostra perseveranza ;-D

Ho deciso di dare un taglio più teatrale e goliardico alla narrazione, perché penso sia il miglior modo di fare scorrere un simile racconto, ma vi assicuro che rispecchia fedelmente lo spirito che mi ha accompagnato in questi giorni di spensieratezza e di relax.


Se potete venite a visitare questi posti, meritano davvero! C'è in realtà molto altro da vedere e conoscere qui, per cui mi riprometto di tornare in questo lembo meraviglioso di Sicilia.

Tanti saluti e vi auguro di vivere simili esperienze, fanno solo bene alla salute.




Risposte e commenti


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avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 10:06

L'indiano di turno?!? Eccomi !!! MrGreenMrGreenMrGreen
Dai, una volta arrivati a quel punto era quasi necessario farlo anzi era proprio necessario!!!
Cavolo quanto ho riso... belle esperienze, sempre.
Alla prossima (nostra) avventura !!!

P.S. Bel racconto fotografico, come sempre del resto!!!

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 10:38

Nicolò come sempre i Tuoi articoli con foto correlate sono al top, bravissimo e complimenti per l'impegno che metti, un abbraccio.

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 12:52

Eccomiiiii. ..ahaha occhi vitrei e innietati di sangue..veroo quella piccola zattera ci ha dato un entusiasmo e voglia di immortalare il momento che ce ne siamo fregati di tutto.E abbiamo fatto beneMrGreenCool

Nicolò ti faccio i miei complimenti per il racconto meticoloso, ben raccontato e di veloce lettura. Hai dato oltre che un contributo fotografico di altissimo livello, anche un contributo culturale e dialettale non indifferente. Applausi!!

Alla prossima avventura (ovviamente con l' indiano MrGreenMrGreen).
Saluti, Salvo.

avatarsupporter
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 13:16

Claudio e Salvo, che ridere ;-D
Grazie per la piacevolissima compagnia lì e per la visita/complimenti qui :-)

Andrea, grazie di cuore anche a te! :-D

Vi abbraccio tutti!

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 13:24

Diario di viaggio intenso e dettagliato, arricchito da splendidi scatti. Complimenti, Nicolo! Sono stato anni fa da quelle parti e ricordo che i tramonti alle Saline sono fra i più belli a cui abbia mai assistito.
Un caro saluto.

Raffaele

avatarjunior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 14:08

Che racconto meraviglioso! Grazie a te a a questa meravigliosa Sicilia!!!SorrisoCoolCool

avatarjunior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 16:19

SuperSicilia! SuperNicolò! ;-)

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 16:27

Splendido documento ottimamente realizzato. Complimenti Stefano

avatarsenior
inviato il 16 Ottobre 2016 ore 19:18

Nicolò, bellissimo articolo e fotografie strepitose: una più bella dell'altra! Eeeek!!!

avatarsenior
inviato il 17 Ottobre 2016 ore 18:03

Nel mentre che questi avvenimenti si susseguivano Claudio ha recitato alla perfezione il ruolo dell'indiano: non solo non ha proferito parola per tutto il tempo, ma ha ignorato cosa stesse accadendo dietro le sue spalle e ha continuato imperterrito a fare un filmatino con la GoPro mentre con l'indice azionava ripetutamente il tasto di scatto della sua fotocamera. Ce lo siamo dovuto trascinare quasi con la forza.


Ancora sto ridendo, l'ho ignorata (ma senza cattiveria) alla grande... MrGreenMrGreenMrGreen

avatarsupporter
inviato il 18 Ottobre 2016 ore 8:54

Sono stato anni fa da quelle parti e ricordo che i tramonti alle Saline sono fra i più belli a cui abbia mai assistito.


Ciao Raffaele. Sì, concordo...i tramonti in questi luoghi sono da poesia.
Grazie ancora :-)

Grazie a te a a questa meravigliosa Sicilia!


Grazie a te Rael! ;-)

SuperSicilia! SuperNicolò!


Il Super sei tu ;-D
Un abbraccio forte Mauro! Grazie.

Splendido documento ottimamente realizzato.


Stefano, gentilissimo :-)
Grazie anche a te.

Nicolò, bellissimo articolo e fotografie strepitose: una più bella dell'altra!


Andrea, fa sempre un piacere leggere i tuoi commenti.
Grazie per aver dedicato del tempo alla lettura di questa storiella :-)

Ancora sto ridendo, l'ho ignorata (ma senza cattiveria) alla grande.


Un mito, Claudio! ;-D
Nel racconto inevitabilmente si perdono determinate sensazioni che non possono essere trasmesse con le parole, ma per chi ha assistito a quei momenti il divertimento è stato totale ;-p
Ciao beddu!!

avatarjunior
inviato il 19 Ottobre 2016 ore 14:26

Tutto vero. Ci sono stato anch'io!!!
www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=1506272
Ottimi scatti.

avatarsupporter
inviato il 23 Ottobre 2016 ore 16:13

Grazie Giuseppe :-)

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2016 ore 15:18

Buongiorno Nicolò,

se fossi Crocetta ti nominerei Assessore al Turismo per la Sicilia, altro che politicanti fannulloni e burocrati incapaci ! Racconto e foto perfette come al solito. Quella da te illustrata è una zona che ancora mi manca da visitare, ma mi riprometto di farlo al più presto possibile durante le mie vacanze nella tua meravigliosa Terra. Io ho acquistato casa alla Baia del Silenzio, poco sitante da Brucoli. Ancora complimenti e slauti.

Graziano.

avatarsupporter
inviato il 26 Ottobre 2016 ore 8:16

Ciao Graziano, grazie per le belle parole! :-)
Quando potrai visita quella bella zona e mi raccomando, non perderti i tramonti.
La Baia del Silenzio...altro posticino niente male ;-)
Anche da lì si fanno foto molto suggestive.
Grazie per aver dedicato del tempo alla lettura di questo racconto, ne attendo uno tuo ;-)

Un abbraccio
Nicolò





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