| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 0:05
Aggiorno. Andrea Paco dice che la 1Ds3 ha una percentale di 4-5 errori su 50, quando la 6D ne avrebbe avuti almeno 25 (la metà). Le serie uno, nella esperienza di Cicala si collocano appena dopo 5d3 e 1dx nella scala di deviazione standard delle letture di fuoco a circa metà valore rispetto alla 5D2 (che consideriamo per convenzione la peggiore). L'esperienza converge su quella di Donagh, che ha una 5D3, pur avendo Paco usato one-shot. Però Donagh attibuisce la causa degli OOF a spostamenti anche minimi di fotografo e soggetto, e non ha mai esplicitamente contemplato la possibilità di errore della macchina. |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 0:24
“ Il 50 L NON ha un rilevatore di posizione al suo interno né un motore STM e quindi NON potrà mai con nessuna macchina attuale (e probabilmente futura) avere un funzionamento dell'AF simile alla MAF manuale e a quella dell'AF a ril. di contrasto, almeno in one-shot, la modalità con cui ha condotto il test Cicala. „ porca l oca spero nella versione II lo mettano allora! “ Andrea Paco parla di una impossibilità ad ottenere una taratura unica che sia ottima per tutte le distanze di messa a fuoco. Fenomeno che si potrebbe ricondurre all'astigmatismo periferico. „ io invece dico che il 50L va bene da circa 1 metro a 3-4 metri.. prima e dopo perde tantissimo è come se fosse stato costruito per lavorare bene a quelle distanze... “ Nessuno di voi fa alcun riferimento all'incostanza dell'AF, nel senso del fenomeno per cui, con macchina e soggetto immobili, ripetere 10 letture del fuoco diverse con lo stesso punto porta a 10 letture diverse: e diverse tanto da compromettere sempre il senso di fuoco a diaframma 1.4. „ se a ogni foto che fai metti a mano prima l ottica su infinito non avrai incostanza o sara molto molto limitata.. altra cosa letta su un forum e effettivamente provata.. (one shot) |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 0:24
Intanto grazie per le precisazioni. Con il sigma io ho avuto l'impressione che c'erano variazioni del risultato anche in rapporto al verso di movimento delle lenti. Da infinito verso corte distanze o da corte distanze verso infinito. Magari alcune ottiche hanno una certa inerzia? Domanda per chi usa l'AF ai-servo nel ritratto: avete settato la messa a fuoco svincolata dal tasto di scatto? O attivate il blocco della MAF? Io per un certo periodo ho utilizzato il primo metodo (solo af-on per l'AF) ma sono ritornato al metodo tradizionale perché in modalità inseguimento lo trovavo più intuitivo. |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 0:31
ai servo non lo uso svincolato dal tasto di scatto... non ho mai provato l altro modo |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 10:15
“ se a ogni foto che fai metti a mano prima l ottica su infinito non avrai incostanza o sara molto molto limitata.. altra cosa letta su un forum e effettivamente provata.. (one shot) „ “ Con il sigma io ho avuto l'impressione che c'erano variazioni del risultato anche in rapporto al verso di movimento delle lenti. Da infinito verso corte distanze o da corte distanze verso infinito. Magari alcune ottiche hanno una certa inerzia? „ Anche questo è un fatto censito nelle recensioni. Secondo quanto ho letto non si tratta di inerzia del motore (mettere a fine corsa il comando del fuoco da una parte o dall'altra non ne modifica il peso) ma di qualcosa che è legato alle strategie di comportamento dell'AF previste dal firmware in funzione della misura del fuori fuoco. Sopra avevo inserito un link sulla parola "qui" che rimanda ad una pagina di dpreview in cui se ne davano spiegazioni. Stiamo parlando del funzionamento in One-shot. Ho detto sopra che non appena parte con una lettura del fuoco, l'AF a ril. di fase conosce già l'entità ed il verso della correzione necessaria (a differenza del AF a ril. di contrasto). In realtà questo è vero solo nel caso medio: ovvero quando il fuori fuoco è... abbastanza ma non eccessivo. Nell'articolo linkato si fa un paragone con il golf. La palla può trovarsi in 3 categorie di posizione: 1 fuori dal green; 2 sul green; 3 in prossimità della buca. Caso 1. Quando si trova fuori dal green, il sensore in realtà NON ha informazioni né sulla distanza né sul verso in cui mandare il gruppo lenti. È una condizione di notevole fuori fuoco che si verifica per lo più con tele molto lunghi e/o con duplicatore e spesso con obiettivi macro. Siccome l'AF non sa letteralmente dove andare, viene attivata una routine che manda alla cieca ed alla massima velocità prima da una parte e dopo dall'altra il gruppo lenti finché non riesce a fare una qualche lettura. Ovvero fin quando l'immagine del soggetto da mettere a fuoco non riesce a cadere entro la lunghezza della barretta di pixell che costituisce il sensore. È il fenomeno a molti noto con il nome di "hunting" che a quelli che fanno avifauna - per quanto ne so - fa disperare (forse perché se durante l'hunting: la mano non è ferma; oppure: il soggetto non si vede perché è troppo fuori fuoco; oppure non si vede perché lo si è perso nell'inseguirlo perché con angoli di campo ridotti è meno facile trovare il soggetto se fa uno scarto; e in definitiva non si riesce a farlo collimare con il punto AF, che quindi finisce sul cielo; il risultato è che non c'è contrasto e allora uscirne insomma diventa difficile e si rischia di vederlo andare su giù a vuoto per un bel po' mentre il soggetto si defila...). Tutto ciò accade naturalmente anche in condizioni di bassa luminosità, e in tutte le condizioni in cui il sensore non riesca a fare immediatamente una lettura del fuori-fuoco. Sarebbe interessante capire come, perché e quando accade che durante l'hunting l'AF si accorge che ha trovato un fuori fuoco e passa dunque alla fase 2. Non c'è accordo: solo ipotesi. In rete ne trovate di diverse. È ben chiaro che la velocità del motore e del processore, la dimensione e la numerosità dei punti che possono intercettare il soggetto (la potenza di calcolo richiamata da Maurizio) insieme con la precisione caratteristica del sistema minimizzano i tempi in cui l'AF è in incertezza, facendo apparire il suo comportamento più... professionale. Caso 2. L'AF passa sul "green" quando "l'immagine spezzata" - per usare una metafora - risulta visibile, ovvero quando la traccia rilevata dal sensore da fuori dove si trovava prima arriva a cadere entro la lunghezza della barretta di pixel che lo costituisce. È questo il momento in cui l'AF è in grado di fare la sua stima di distanza e direzione del fuoco. La valutazione è immediata e dovrebbe agire azionando il motore e contemporaneamente avendo il feedback del sensore che controlla lo spostamento dell'immagine sui pixel fin quando raggiunge il luogo del fuoco (noto al sensore attraverso il riferimento della seconda estremità della base telemetrica). Il feedback potrebbe ordinare al motore di fermarsi non appena raggiunge il fuoco. In realtà il suo funzionamento non è così elementare. Probabilmente il motore viene fatto rallentare in prossimità del fuoco o forse ci sono altre strategie. Sta di fatto che, non so dire in quale momento esattamente, ma comunque siamo giunti alla 3 fase. Caso 3. Quando siamo "in prossimità della buca" le strategie del firmware dell'AF sono meno immaginabili. Non sappiamo se il feedback è continuo, se è ad intervalli, se l'anello è davvero chiuso etc.: leggendo sul "qui" già ricordato si può avere una casistica delle ipotesi possibili piuttosto dettagliata, ricostruita sui risultati di test immaginati proprio per tentare di capire come l'AF sia programmato per funzionare. Sta di fatto che l'AF può raggiungere il fuoco a... botta sicura, o può andare oltre e tornare sui suoi passi anche più volte - p. es. se nel frattempo il soggetto... è volato via. Se le condizioni sono buone di solite accade che centra direttamente il fuoco. Ma la cosa più importante del caso "in prossimità della buca", il caso più controverso, è quando l'AF parte già in questa zona, o addirittura parte già con... la palla in buca (il soggetto era già stato messo a fuoco nella precedente lettura). Accorgendosi che il soggetto è a fuoco l'AF potrebbe non azionare affatto il motore. E invece lo fa e il piccolo spostamente che ne consegue di solito porta fuori fuoco l'obiettivo. Come se ci fosse un movimento di misura minima che l'AF deve comunque effettuare anche se in realtà non è necessario, e quindi è, al contrario, dannoso. Una condizione in cui si può sperimentare il peggio di questa situazione è quando si fanno ripetuti test di fuoco con macchina e mira ferme lasciando ogni volta il fuoco nella posizione raggiunta dalla precendete MAF. In questa situazione si può constatare come la direzione dello spostamento ad ogni MAF è opposta (come se ogni volta che mette a fuoco l'AF arrivasse sempre... lungo, visto che alla successiva va dalla parte opposta!) e come la messa fuoco ottenuta infine sia per lo più peggiore di quella ottenuta facendo partire la MAF dall'infinito o dalla minima distanza. L'espediente di Donagh che, come ha riferito, è da molti suggerito in rete anche su forum anglosassoni tende ad evitare il più possibile il funzionamento in fase "in prossimità della buca" quando la palla è già "in buca", nella quale, evidentemente, il funzionamento dell'AF non può considerarsi affidabile. Spostando prima della MAF il gruppo lenti fuori dalla zona "in buca" si consente all'AF di lavorare in fase 2, e quando entra in fase 3 lo fa partendo da una zona non troppo vicina alla buca e quindi senza produrre l'inconveniente di cui sopra. Usando invece l'AI Servo sembra si eviti alla radice il problema: nell'AI Servo la fase "in buca" non esisterebbe o sarebbe realizzata diversamente. Nel caso del SIGMA richiamato da Vinicius c'è l'aggravante già ricordata che il produttore non dispone dell'algoritmo di funzionamento dell'AF Canon e se lo deve immaginare. È ben evidente che in alcuni casi macchina e obiettivo Sigma potrebbero finire col fare, secondo un noto detto dialettale, come... due ciechi che si prendono a sassate. O se volete, da bar di paese, uno bussa a coppe e l'altro risponde a denari. Scusate la... semplicità con cui ho rappresentato il funzionamento e le eventuali imprecisioni: spero solo che siano abbastanza chiari i concetti fondamentali. Sono queste le informazioni di cui disponete anche voi? Mi farebbe piacere di sapere se ne avete di aggiuntive e/o di diverse... Paolo |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 10:57
Pdenisis questa tua spiegazione mi chiarisce alcuni dubbi su dei problemi di messa a fuoco con la canon 600d in ai servo. Grazie |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 11:36
Ne sono lieto, anche se non comprendo come sia potuto accadere visto che di AI Servo ho parlato solo... in negativo, cioè per ciò che NON fa, mentre mi piacerebbe tanto saper di più cosa in realtà fa (se lo fa meglio...). Evidentemente questo è tuttavia sufficiente a tentare di spiegare qualche comportamento di cui hai fatto esperienza... Se ce lo fai conoscere ti sono grato. Da più parti si legge che l'AI Servo sarebbe più preciso del One-shot. Sarebbe bello capire se lo si dice solo perché evita il comportamento negativo descritto sopra oppure se ci sono altre e più strutturali ragioni. |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 13:07
Molto interessante... Allora se prefocheggi a mano dovresti aggirare il problema... facendo partire l'AF dal... green. Anche del prefocheggiare l'avevo letto da qualche parte ma, usando prevalentemente l'one-shot, non ne capivo la circostanza di utilità e di applicazione. Credo che se si riuscisse a condividere l'esperienza di tutti se ne capirebbe molto di più... In fondo si tratta di una componente del reverse engineering. |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 18:53
Molto,molto interessante ciò che hai scritto Pdeninis Tuttavia se non ho capito male l'AF superiore di 5d III deriverebbe da un modulo con basi telemetriche compatibili con l'apertura massima 2,8 e dunque al di sopra di questo valore la precisione calerebbe in generale e con obbiettivi con valori di 1,4 o 1.2 non dovrebbe più essere garantita Tuttavia rimango abbastanza colpito dalla precisione dimostrata dai suddetti obbiettivi alla massima apertura nelle foto di Donagh che seppur scattate in ai servo di fatto usa il medesimo sistema con basi telemetriche da te descritto. a 1,2 o 1,4 il livello di precisione dovrebbe essere piuttosto relativo, o sbaglio? di sicuro mi sfugge qualcosa... |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 19:06
Non ho letto tutti i post e lo farò a breve perché adesso sono al lavoro. Ma da quando ho spedito sia la 5dmk3 con i vari obiettivi che ho anche se non sono super luminosi. Da quando è tornata mi sembra un altra macchina tutti gli obiettivi sono diventati dei cecchini anche ingrandendo dopo al 100% |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 20:04
“ C'è qualcuno di noi che ha provato una di queste accoppiate? Credo nessuno, perché Donagh il 40 2.8 deve ancora prenderlo. „ Io ho posseduto e provato il 24IS su 1DX e 5D3 e confermo l'assoluta precisione dell'af (a meno di voler focheggiare un soggetto minuscolo a distanze eccessive). Segnalo che, sebbene non citato da Cicala, secondo me il 35IS è della stessa "pasta", come il nuovo 16-35IS. |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 20:18
@Otto72 Guarda la data di commercializzazione e quella dell'articolo di Cicala. Se l'obiettivo è uscito dopo è possibile. Su quelli presenti in commercio all'epoca dell'uscita dell'articolo, che è del 27 luglio del 2012... Del 16-35 IS ne sarei certo anch'io... se la via intuita da Cicala è giusta. E se è giusta sopratutto si dovrebbero vedere gli ultraluminosi serie 2... Ti immagini il 50L sempre perfetto pure al 100% di visualizzazione ? Un sogno... |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 20:27
Il mio 35IS è un 2013... |
| inviato il 04 Dicembre 2014 ore 21:11
Cicala il suo test lo ha fatto misurando la risolvenza per valutare la bontà del fuoco. Noi non disponiamo di attrezzature così sofisticate ma sono certo che sei capace di inventarti un tipo di test che verifichi se la deviazione standard delle letture del 35 IS 2 sia molto minore di un altro anche ottimo obiettivo che hai... Paolo |
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