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Conoscere le regole... per poterle infrangere


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avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2015 ore 7:48

Grazie a tutti per aver di nuovo dato vita a questa discussione. Avete messo molta carne al fuoco e ottimi spunti su cui riflettere, ne aggiungo qualcuno. Pensate a cosa sarebbe il nostro mondo è la nostra vita senza regole ma anche a come sarebbe grigia e triste se nessuno fosse in grado di aggiungere genio e sregolatezza nella nostra quotidianità, nelle arti, e anche nella fotografia. In fondo è proprio il genio e la sregolatezza che rende la nostra specie diversa da tutte le altre senza questi saremmo nient'altro che un gruppo di scimmie del Borneo.
Detto questo continuo a vedere sul forum qui e altrove foto palesemente errate che violano tutti i dettami della buona fotografia e nessuna di queste riesce a piacermi. Quelle invece che generalmente mi colpiscono scopro che sono poi qelle che in maniera più o meno voluta e più o meno palese seguono le buone regole della fotografia.

user20639
avatar
inviato il 28 Ottobre 2015 ore 22:31

Pisolomau@
Senza dubbio le regole servono a mille strutture della società, oltre a dare un buon senso ai comportamenti, ma ci sono le eccezioni come la creatività che ha bisogno di libertà assoluta per poter inventare e sondare il futuro e trovare le scoperte. Se l'arte non potesse più essere libera, anche di rinnegare se stessa non ci sarebbe più ricerca ne scoperta del nuovo, quindi la società non sarebbe più in grado di auto-riformarsi.

avatarsenior
inviato il 28 Ottobre 2015 ore 23:31

che dire allora degli scatti di chi non ha mai appreso queste regole?
scatti di soggetti autistici, di persone che hanno un loro modo di vedere indipendente dalle regole mai apprese.
che dire dei quadri di Ligabue? oppure dei grafiti dei primitivi.

L'idea che il soggetto debba essere formato è un modo per sentirci sicuri se siamo stati formati.

se non hai mai messo in discussione quello che ha detto un insegnante difficilmente possiamo capirci. si, io l'ho fatto già dalle elementari.

rispondo solo ora...Ooo;-)

concordo in parte con quanto dici. c'è da distinguera tra la massa e la singolarità...non siamo tutti ligabue..quindi noi " normali" e non baciati dalla fortuna d'avere qel lato del cervello così illuminato dobbiamo crescere attraverso un percorso, una guida.
la conoscenza fa si che il pensiero si arricchisca e che ci permetta più facilmente di poter sperare di avvicinarci anche ad un Ligabue, chissà.
ciò nonostante quasi tutti di noi rimaniamo dentro il nostro confine mentale.
da qui l'esigenza di scaricare il nostro credo attraverso l'unico strumento a noi disponibile il web.
i primitivi...siamo noi la risposta ad essi perchè siamo il frutto dell'acquisizione delle regole.
regole..società...famiglia...individuo...
ma regole vuol dire anche saper tramandare la conoscenza ai posteri...e per quel che ne so io non la si tramanda così a casaccio e alla carlona. abbiamo creato i libri per poterlo fare.
un pò di contrarietà l'abbiamo avuta tutti noi nella scuola.. nel lavoro ecc. ma convieni che quello che ci ha formato certamente non è il fai da te alternativo..almeno per me non lo è stato.
i Grandi rivoluzionari....li hanno uccisi tutti credo Cristo compreso.


Leoconte
il mio pensiero era sulla considerazione dell'errore in fotografia

si
se già definiamo il termine di errore vuol dire che confermiamo l'esistenza delle regole e il suo uso.
se ciò non fosse così l'errore diventerebbe libera scelta di una'azione consapevole priva di possibile attaco verbale, il commento. in poche parole l'autore avrebbe sempre ragione facendo di conseguenza sempre la cosa giusta.
che sia possibile questo? non credo.
personalmente, nella mia normalità uso le regole per dare vità nel miglior modo possibile alla mia interpretazione riuscendoci a volte si a volte no.;-)





avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 0:05

@Falena
premesso che la morte non mi fa paura MrGreen e che la vivo come un evento naturale,
permettimi di scomodare il grande Borsellino con questa frase che riguarda anche la morte.


non si tratta di fare n'zacco alternativo, di verdoniana memoria.
Mi parli della cultura dell'uomo, ma io non la rinnego.
vorrei solo dire che questi dettami in fotografia sono forse + assimilabili alla consuetudine, come nella musica gregoriana era consuetudine la scala maggiore. Fortunatamente oggi alla scala maggiore si resta fedeli con le canzonette ma i jazzisti stanno studiando i quarti ed i sesti di tono, con tutto quello chè s'è evoluto fino ad oggi.

Sottolineo quanto il superamento delle regole provenga sia da fonte colta, conoscente, sia da fonte ignorante, istintiva.
Dire che solo un colto può apprezzare la trasgressione sott'intenderebbe che di trasgressione si tratta, quando non sempre si vuole trasgredire ma semplicemente esprimere, indipendentemente dalla trasgressione e dalle regole.

L'errore, introdotto da Leoconte, appunto, come si vede, potrebbe sottintendere la regola.
altra cit. Miles Davis "non esistono note stonate, solo note".

Attenzione alle regole.

sono canoni estetici, attribuzioni dovute allo studio del compiacimento.
L'estetica rischia di uccidere la fotografia portandola alla sua espressione + superficiale.
Benedette le regole, benedetta la cultura, benedetta la grammatica.

Attenzione ai contenuti del tema.

Non sottovalutiamo mai l'uomo, distanziandolo da quelli che spostiamo dall'umano chiamandoli "mostri sacri". Siamo uomini e abbiamo le risorse per racchiudere ma anche per emettere, per codificare ma anche per deviare.

le regole ed il contrario sarebbe l'errore? o semplicemente le non regole?
Allora le regole che valore hanno? sono un canone estetico atto al compiacimento oppure hanno un valore assoluto?
guardiamo con occhio libero o con uno stampo negli occhi? con il filtro delle regole?

Conoscere le regole... per poterle infrangere

non necessariamente deve essere così.
si può uscire dal contesto delle regole, sia conoscendole sia ignorandole, senza infrangere nulla poichè nulla deve essere necessariamente eletto a "regola", sia coscientemente sia istintivamente.


avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 0:40

Ritengo che sia bene conoscere le regole per poi poterle infrangere. Il poeta, prima di concedersi una licenza poetica, conosce alla perfezione la grammatica! Per quanto mi riguarda, io non ho mai letto libri di fotografia, ho solo visto molte foto che hanno fatto la storia di quest'arte. Tramite questi scatti e alcuni corsi che ho seguito ho imparato le regole principali, che cerco di rispettare quando credo che effettivamente esse migliorino una foto. In futuro, quando penserò di conoscere tutte le regole (momento che potrebbe anche non arrivare) inizierò a infrangerle. L'importante è farlo in maniera consapevole. Una foto scattata a caso è una foto scattata a caso, non è creatività!!

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 0:46

In futuro, quando penserò di conoscere tutte le regole


ti ricordo che le regole in fotografia sono potenzialmente infinite.

user46920
avatar
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 10:30

Se l'arte non potesse più essere libera, anche di rinnegare se stessa non ci sarebbe più ricerca ne scoperta del nuovo, quindi la società non sarebbe più in grado di auto-riformarsi.

stretto stretto per quello che ho compreso finora, pare che la fotografia sia vista come una forma di comunicazione visiva (visiva).
Adesso personalmente in questo caso non condivido affatto il termine comunicazione, in quanto non è corredata da un apparato in grado di trasmettere e di ricevere i messaggi: come la TV, anche la fotografia non può essere usata come mezzo di comunicazione, ma solo di informazione (c'è solo trasmissione nel mezzo - ma niente ricezione), contrariamente al Telefono e alla parte Forum di un sito come questo, che usa la scrittura e la telefonia come mezzo di comunicazione.
La libertà che concede un mezzo è strettamente legata alla capacità del mezzo stesso di operare. In questo caso, la fotografia intesa come trasmissione di un messaggio (o mille) trova il solo limite nel monento e nella forma di questa trasmissione: se mi scrivi in cirillico o digitando lettere a casaccio, il tuo intento può essere anche dei più liberi al mondo ... ma io non ci capirò un bel .... niente di quello che vuoi trasmettermi ;-)
La tua libertà assoluta, potrebbe non convenire con la mia limitata capacità di ricevere il tuo messaggio.

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 11:41

l'esempio del cirillico lo trovo significante.
riguardo la comunicazione, non deve essere sempre diretta (radio tv) ma anche differita, (posta, web, libri).
se è in cirillico e non sappiamo apprezzarne il contenuto perchè conosciamo solo la nostra lingua, non significa che il libro in questione sia privo di contenuti.
Potremmo appellarci al fatto che le regole della nostra lingua sono le migliori e le più quotate, che sono universali e armoniche, o qualsiasi altra cosa.
ma continueremmo a non apprezzare il libro in cirillico.

ecco perchè la questione regole può portarsi dietro il rischio d'indossare un occhiale polarizzatore, che ti permette di vedere solo alcune luci e non altre.

mentre una fotografia è sempre lì, con il suo linguaggio universale, atto a comunicare sia a me, sia ad un bambino, sia ad un boscimano, sia a mia zia.

user35763
avatar
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 11:57

L'innovazione,l'infrazione delle regole per soluzioni creative nuove,è fondamentale quando segue e prosegue un percorso;
quando è un dialogo con il canone precedente.
Quando è l'insorgere di un idea universale,(di una necessita' comunicativa e formale)nell'aria del tempo e del momento.

Una coincidenza sincronica dell'inconscio collettivo.

Da Ingres,o David non poteva mai nascere un Kandinskij,era assurdo inconcepibile,assolutamente non contemplabile come possibilita';
il percorso doveva prima passare per il simbolismo,i Nabis,Redon,Gauguin con il suo "talismano" a Serusier...
Dal simbolismo il passo all'astrattismo di un Kandinskij("?Lo spirituale nell'arte"),di un Kupka del Blaue Reiter ecc.
era obbligato,naturale,ovvio.

Il cubismo non fu l'idea individuale,personale di Braque o Picasso ma il proseguimento del percorso percettivo-formale di Cezanne e del positivismo scientifico tardo ottocentesco(che si rifletteva anche nell'arte: Seurat,Signac,il pountillisme...nella nascita della fotografia stessa).

Le idee innovative infrangono solo apparentemente le regole precedenti,ne sono in realta' il loro naturale proseguimento.

L'infrazione,l'errore -che tale non è- consiste nell'intuire e captare una nuova ramificazione del percorso canonico sincronicamente allo spirito del tempo.
Non s'inventa niente con il "genio" individuale,le idee quando è il loro momento sono nell'aria pronte per essere raccolte;
Il "genio" è la capacita' di captare e concretizzare al meglio il cambiamento,queste nuove istanze ideali.

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 12:28

grazie Silvano R.r.
una regola può essere infranta solo nel contesto in cui essa è regola, o presunta tale, o tra alcuni che la presumono tale, o per il singolo che la presume tale.
se la regola dice che non possiamo toccarci il naso, probabilmente siamo in Giappone, ma potremmo essere in Italia in un reparto d'allergologia, o tra amici che si sono dati questa regola per gioco, o singoli, con l'ossessione che il naso non va toccato.

si può parlare d'infrangere, di trasgredire, di errore, quando si fa riferimento alla cerchia delle regole, che per sua natura è settore, parte del tutto.

come è vero che non esistono solo enunciati veri e falsi, ma esistono anche enunciati performativi (John Austin), così, non è possibile ridurre la fotografia (e altro) nel sistema regola/errore.

user20639
avatar
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 12:50

Adesso non ricordo i nomi del libro o dell'autore (magari se a qualcuno viene in mente...).
Parlava di un direttore di lager nazista, fra la moltitudine di ebrei ospitati, scopriva nei loro bagagli delle tele arrotolate che sembravano di valore, ma non sapeva che valore dare.
Il suo cameriere personale era un ebreo pittore, il nazista aveva scoperto che il cameriere era molto interessato a quelle tele messe sopra un tavolo come stracci. Quindi gli chiese se sapeva qualcosa...
Il cameriere disse, che le tele erano tutte di grande valore e alcune addirittura da esempio nei libri di storia dell'arte.
Allora, il nazista voleva capire come mai si dava tutto quel valore a quei scarabocchi, che non erano di certo arte nazista...Cominciò ad interessarsi al significato dell'arte, anche se pensava soltanto a diventare ricco una volta vinta la guerra.
Però non riusciva a capire nulla, non aveva neanche il tempo di leggere, perciò chiese al cameriere che gli dicesse cosa sia l'arte, altrimenti lo avrebbe ucciso all'istante.
Il cameriere, era molto magro ed esausto:
"Posso dirle cosa non è arte, se vuole...l'arte non è falsità o dismisura. L'arte non è un punto fermo, ne un isola, non è soggetta a nessuno, neanche all'artefice. L'arte non può essere compresa da uomini dal pensiero inculcato."
Il nazista stava premendo il grilletto, ma fu fermato dalla moglie che gli chiese un ritratto per se, dal cameriere.
La storia va avanti, è molto bella.

user46920
avatar
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 13:03

Ha detto bene Falena, che l'errore se viene deciso è solo conseguenza di una polarizzazione del corretto ... ma al di là di questo la libertà menzionata da Leoconte, tende a non essere possibile come improponibili sarebbero delle lettere buttate a caso
chiunque voglia e nemmeno io, siamo in grado di leggere questo messaggio:

bljibfiu djd dkkj fikjhòkajk jkjkjd f9ptpo95n sò kjslkn paòaaaspò jfjj !!!

la libertà assoluta è impossibile da comprendere.. voglio dire che anche l'universo si regge su dei principi e delle leggi, che la fisica tenta di decifrare: c'è una regola di fondo che è immutabile !!!

e perché non dovrebbe essere così anche per l'arte ??

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 13:09

La diatriba nasce da una incomprensione di fondo.
Non siamo al cospetto di ferree regole matematiche ma più semplicemente di canoni estetici.
E' indiscutibile che uno scatto che osserva fedelmente alcuni dettami risulti aggraziata e di più facile lettura.
E lo è anche se ad osservare ci sono occhi poco allenati e se l'osservata è una foto "nella media".
Diverso, comprensibilmente, il discorso per capolavori e rarità ove a farla da padrone non sono i singoli dettagli canonicamente posizionati ma l'insieme, la struttura in se.
Insomma, se in matematica l'applicazione della regola è conditio sine qua non per ottenere il risultato, nell'arte invece è da considerarsi condizione necessaria - forse, a volte - ma assolutamente non sufficiente.

avatarsenior
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 13:13

interessante discussione.

Per aggiungere qualcosa di utile posso solo fare una domanda.
E se non esistessero delle regole?
Tutti parlano di regole ma chi le ha fatte? Chi le ha espresse?

Lo chiedo perchè in realtà in fotografia, più che "regole", esiste uno studio legato alla percezione visiva.
Esistono delle convenzioni, degli schemi che sono però sono perlopiù figlie dello studio della percezione delle immagini, qualunque esse siano.

Tutti i libri che trattano di composizione (quasi tutti) sono l'espressione di principi nati dallo studio della percezione. Non sono libri di regole.
I libri buoni sono quelli che parlano di percezione visiva, di educazione visiva.

Il fatto che si parli di norme, regole, prescrizioni ecc e di doverle poi infrangere significa solo che si stanno applicando i principi legati alla percezione delle immagini e quindi che le "regole" diventano troppo strette per essere applicate d un processo complesso come la percezione visiva (che tralaltro è legata anche ad aspetti di cultura e quindi personali).


Che ne pensate?

user20639
avatar
inviato il 29 Ottobre 2015 ore 13:27

Mi rendo conto che sono anch'io omologato e strutturato come moltissimi altri, mi chiedo spesso perchè non riesco a fare qualcosa di diverso e vi posso assicurare che il vecchio e il nuovo e tutte le regole le conosco.
Allora mi chiedo, come mai ci preoccupiamo di sapere le regole e le strutture convenzionali e non ci preoccupiamo di del banale che incombe su di noi?
Cosa sarà questo andare oltre?
Questo salto nell'ignoto alla ricerca e alla scoperta nel nuovo...
Non sarà la risposta, ma spesso mi chiedo se ho fame di sapere e di conoscere.
Mi sembra che la tavola sia sempre piena di ogni ben di dio....siamo sazi, non abbiamo fame.



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