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Gestione del colore - tutorial


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avatarsenior
inviato il 11 Novembre 2013 ore 16:14

Quindi va tutto bene fino all'elaborazione sul tuo pc? Quello che vedi a monitor è il risultato che vuoi

Per la stampa sei pronto così; teoricamente non cambia se sei tu a stampare o un service esterno, si presume che il service di stampa gestisca in modo adeguato il colore. Quindi al momento della stampa probabilmente avverrà una traduzione ProPhoto ---> gamut stampante/carta con intento percettivo o colorimetrico relativo.

Altro scenario possibile : ti fai dare i profili colore della coppia stampante/carta su cui intendi stampare e con quelli puoi fare un soft proofing o una analisi del deltaE con programmi appositi; in questo modo vedi dove potrebbero esserci problemi di gamut e come aggirarli nel miglior modo possibile. Questo ti consente di fare una conversione da ProPhoto nel profilo di stampa in Photoshop nel modo che tu ritieni migliore, e se necessario apportare ulteriori modifiche.
A questo punto invii al service di stampa la foto con incorporato il profilo di destinazione, il service si limiterà a mandare in stampa la foto senza nessuna gestione del colore.
Ovviamente questa versione della foto è corretta solo e soltanto per quella stampante/carta.

avatarjunior
inviato il 12 Novembre 2013 ore 10:09

parliamo adesso di gamma L* -STAR......basICColor la pensa diversamente.

user15476
avatar
inviato il 15 Novembre 2013 ore 22:47

Ho notato che se abbasso la saturazione il "gamut warning" si abbassa fino a sparire. Quindi credo che sia a causa dela fatto che certe sfumature non sono proprio presenti in modalità CMYK, perciò non possono essere stampate.

avatarsenior
inviato il 15 Novembre 2013 ore 23:22

Non sono presenti nel gamut della tua stampante per quella coppia di inchiostri/carta.
Ovviamente se un dato colore non è presente nel gamut di destinazione non puoi stamparlo in nessuna maniera, devi accontentarti di una approssimazione, che è appunto il deltaE.

user15476
avatar
inviato il 16 Novembre 2013 ore 0:03

Ho trovato questo video al riguardo:

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 0:40

Esatto il video mostra quello che ho spiegato nei post precedenti; il gamut RGB di un monitor e il gamut di una stampante sono molto diversi e difficilmente conciliabili.
La differenza è dovuta da un tipo di sintesi diversa e dal fatto che il monitor è una sorgente emissiva e la carta stampata riflessiva.
Il fatto importante è che ci sono colori che esistono in uno solo degli ambiti; quando si va in stampa l'unico modo è usare un intento di qualche genere per tradurre i colori fuori gamut in un qualcosa percettivamente il più simile possibile.

Però attenzione a una cosa, in genere la conversione è sempre tra due spazi RGB; i profili colore canned è quelli usati di solito per la stampa casalinga e semi-pro sono profili RGB anche se poi la periferica è una CMYK (per le stampanti economiche) oppure una CcMmYyKk ecc... in alcune stampanti c'è anche il verde quindi diventano CMYKR... e così via.
Si parla infatti di stampa RGB, perché la conversione colorimetrica viene fatta tra due spazi matematici in sintesi RGB.
Sarà il driver della stampante a tradurre queste coordinate in qualcosa di usabile dalla testina di stampa; è in questa fase che interviene la linearizzazione che indica alla stampante quali e quanto inchiostro mettere in un certo punto.
Quando stampiamo con il driver incluso scegliamo le varie linearizzazioni che sono state fatte in fabbrica per certi tipi di supporto; per questo è importante oltre che indicare il corretto profilo colore anche informare la stampante su che tipo di supporto andrà ad operare.

Per esempio se scegliamo come supporto Premium Glossy (per fare un esempio) e poi invece ci mettiamo della carta normale, otterremmo un foglio zuppo di inchiostro. Di norma i produttori di carte di terze parti come Ilford o Canson o altri indicano come settare il tipo carta nel driver, oltre che fornire i profili canned.
I profili li possiamo fare anche in proprio, oppure far fare esternamente, ma la linearizzazione no; a meno di avere un software RIP che lo supporti e uno spettrofotometro per fare le misurazioni necessarie.

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 6:38

Veramente ottima guida, tecnica quel minimo necessario ma anche comprensibile e pratica. Finalmente ho le idee molto più chiare! :)

L'unico appunto che ho da fare è che sarebbe stato meglio scrivere tutto in un post o in post immediatamente successivi con un po' di copia/incolla, perchè con le domande e i commenti in mezzo ci si distrae e la rilettura è meno agevole. Non potresti inserirla anche nell'area articoli?

Ad ogni modo, ora ho io "qualche" domanda: la calibrazione della fotocamera mi pare di capire che sia qualcosa di cui non preoccuparci a meno che il nostro scopo sia la più assoluta fedeltà dei colori possibile, altrimenti già con la PP li alteriamo molto più di come possano essere "alterati" su una fotocamera non calibrata... corretto? In che ambiti diventa invece indispensabile o quasi?

Mi pare di capire comunque che il fotoamatore può tranquillamente ignorarla e dormire sogni tranquilli, per cui la maggior parte dei problemi pre-stampa stanno quindi nella calibrazione del monitor, per tradurre quanto più fedelmente possibile l'ampio spazio colore di lavoro del sw (tipicamente ProPhoto) nel più ridotto spazio colore del monitor. Giusto? Io uso lo Spyder4Pro, circa una volta al mese. Dovrebbe andare abbastanza bene. Poichè lavoro per di più su un laptop, finita la calibrazione staco il sondino.. però nel menù del software che rimane sempre attivo vedo che mi dice "il monitoraggio luce ambiente è sospeso poichè Spyder non è connesso"... intuisco quindi che si possa lasciare collegato perchè monitori la luce ambiente... ma a cosa serve questo? Immagino solo a regolare la luminosità del monitor.. non credo cambi altro, giusto?
Il limite fin qui è dunque il monitor, e mi chiedo: esistono monitor (anche "fuori mercato", giusto per avere un'idea) che coprano il ProPhoto? Quanto vale la pena investire in monitor wide-gamut? Come scegliere il giusto compromesso?

Riguardo la stampa, premesso che do per scontato il monitor calibrato e l'uso di un profilo per la stampante, mi pare di capire che sia preferibile stampare direttamente da photoshop (io in realtà uso Lightroom, ma ho capito che PS consente un controllo più fine) o comunque da tiff, per evitare una inutile conversione in sRGB che comporterebbe delle perdite di informazione... giusto?
Se invece non si ha una stampante casalinga o non si vuole rischiare il mal di testa con le calibrazion della stessai.. che si fa? Ad intuito, se ci ho capito qualcosa, la condizione ideale sarebbe che il laboratorio mettesse a disposizione il profilo della stampante/carta, in modo da consentirci il soft proofing, e poi mandare al laboratorio il file tiff... corretto? Quanto si perde invece se dopo il soft proofing si fa un jpg (quindi conversione RGB)?

Infine: con che sw fai l'analisi del deltaE? Mi pare di capire che l'analisi del deltaE sia più che altro quantitativa (quanto del profilo originario rimane nel profilo di destinazione) e in questo modo aiuti a scegliere l'intento migliore, mentre il soft proofing sia un'analisi qualitativa che tenta di mostrarti come verrebbe reso ciò che rimane fuori dal profilo di destinazione... è corretto?


avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 8:37

Intanto raamiel grazie per la guida, veramente ottima e ben fatta!
Una domanda stupida:
se le mie foto le stampa un laboratorio che mi accetta solo tiff a 8bit srgb, ha senso archiviare tutto in tiff prophoto a 16bit? Ciao e grazie ancora per il contributo...

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 9:29

Seguo e segnalibri!

user15476
avatar
inviato il 16 Novembre 2013 ore 11:25

Però attenzione a una cosa, in genere la conversione è sempre tra due spazi RGB; i profili colore canned è quelli usati di solito per la stampa casalinga e semi-pro sono profili RGB anche se poi la periferica è una CMYK (per le stampanti economiche) oppure una CcMmYyKk ecc... in alcune stampanti c'è anche il verde quindi diventano CMYKR... e così via.
Si parla infatti di stampa RGB, perché la conversione colorimetrica viene fatta tra due spazi matematici in sintesi RGB.
Sarà il driver della stampante a tradurre queste coordinate in qualcosa di usabile dalla testina di stampa; è in questa fase che interviene la linearizzazione che indica alla stampante quali e quanto inchiostro mettere in un certo punto.


Tutto questo mi sembra di capire che non valga per la stampa offset (quadricomia) dove devo fornire direttamente un file in modalità CMYK.

Mentre con la InkJet (4 colori) e Giclèe (9 colori) posso benissimo fornire il file RGB/16bit.

In entrambi i casi quello che vedo a monitor non sarà quello che otterrò in stampa, a questo punto non mi conviene lavorare direttamente in modalità CMYK e fare soft proof con il profilo della coppia stampante/carta che mi fornisce il laboratotio?

( Credo che mi cercherò uno stage in una tipografia che faccia sia offset che digitale ;-) )

user15476
avatar
inviato il 16 Novembre 2013 ore 12:56

Riflettevo sul fatto che spazio lo cromatico molto esteso grazie alla stampa in RGB del metodo Lambda (digital c-type) mi permetterebbe di stampare quelle sfumature che non esistono in CMYK.

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 16:03

@Guidoz

Grazie :) hai ragione per la leggibilità... ma mentre scrivevo altra gente ha postato :)

Per la calibrazione della fotocamera dipende; per la foto artistica di solito va più che bene usare i profili già inclusi nei software RAW. Per esempio è ben raro dover usare un target quando si fa un panorama; l'illuminante è ben noto (sole o cielo nuvoloso), quindi a meno che tu non stia facendo un panorama su Titano i risultati saranno molto fedeli all'originale.
Questo vale più o meno per tutti gli illuminanti standard, ma ci sono sempre delle eccezioni; per esempio situazioni anomale o esotiche in cui si sommano più illuminanti diversi. In tal caso avvalersi di un target da fotografare per produrre un profilo ad hoc potrebbe essere un vantaggio.
In alcuni casi poi è essenziale, come la riproduzione di opere d'arte; in cui ovviamente l'estrema fedeltà è d'obbligo.

Il monitor come giustamente dici è il punto centrale di tutta la questione, infatti è solo tramite questo che possiamo "vedere" cosa si sta facendo e su cosa operiamo; quindi se il monitor è di scarsa qualità oppure mal calibrato e profilato allora tutta la catena produttiva andrà a farsi benedire.
Monitor che coprano il ProPhoto non ne esistono, e non ne esisteranno mai; questo perché il ProPhoto ha due primari addirittura fuori dello spazio percepibile dall'occhio umano. Infatti parte del ProPhoto descrive coordinate colorimetriche che non sono colori.
Un buon monitor arriva a coprire l'AdobeRGB e anche superarlo di poco, tipo 105 - 107%. La somiglianza dello spazio colore hardware dei monitor con AdobeRGB e sRGB non è casuale; AdobeRGB è l'evoluzione di sRGB che fu creato appunto per descrivere il comportamento standard dei monitor dell'epoca; quindi pur essendo uno spazio teorico e astratto è stato creato appositamente per ricalcare una periferica RGB a tubo catodico. Poi gli LCD hanno ricalcato il comportamento dei CRT... ed eccoci alla parentela tra spazio hardware di un moderno pannello LCD e AdobeRGB.
Un buon schermo dovrebbe avere svariate caratteristiche, copertura di AdobeRGB, contrasto elevato, nero profondo, ottima uniformità, LUT in hardware, insomma un Eizo o un NEC di fascia alta. Poi ovviamente anche un monitor che costa una frazione il suo porco lavoro lo fa.

Per la stampa... il concetto è quello di lavorare senza perdere informazioni preziose lungo tutto l'arco della lavorazione, come se si trattasse di audio. Quindi lavorare da subito in ProPhoto 16bit; vale a dire che se apriamo la foto in camera RAW dobbiamo scegliere questo formato e non cambiarlo mai, mentre in Lightroom o CaptureOne ci troviamo sempre in ProPhoto fin da subito.
L'archiviazione su catalogo che fa Lightroom è ottima, mentre se dobbiamo archiviare una foto trattata con Photoshop allora TIFF o PSD sempre ProPhoto 16bit.
Stampare da Photoshop è meglio perché intanto puoi gestire il ridimensionamento della foto PRIMA di andare in stampa, scegliere uno sharpening ad hoc che applichi solo per quella stampa e in ultimo, ma non meno importante, puoi scegliere tra più intenti di rendering colorimetrici; ad esempio su Lightroom puoi selezionare Percettivo, ma non c'è modo di indicare se deve fare o meno la compensazione punto nero.

Per il deltaE io uso ColorThinkPro. Il softproof può essere utile o meno... dipende, io lo uso poco e solo per il gamut warning, che photoshop mostra anche nella finestra di anteprima della stampa.
Il softproof dovrebbe farti vedere a monitor cosa verrà stampato; dovrebbe appunto, ma devi tener conto che il monitor non è la carta e che il softproofing è un processo di doppia conversione tra il profilo monitor e il profilo stampante/carta, se questi due profili non sono perfetti l'errore di deltaE si somma e il risultato potrebbe essere fuorviante.
Il calcolo del deltaE invece ti informa quantitativamente dello scostamento tra le cromie della foto in ProPhoto e quelle tradotte nello spazio di destinazione; uno scostamento inferiore a 1 è praticamente impercettibile e stampi più che bene fino a 2.

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 16:08

@Viper

Strano formato il tiff 8 bit sRGB; è molto castrante secondo me.
Però io archivierei sempre in TIFF 16bit ProPhoto, perché questo per te equivale ad avere il negativo della foto, da cui potrai ripartire per successive modifiche e stampe in altri laboratori.

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 16:12

Ancora molto chiaro :)

Monitor che coprano il ProPhoto non ne esistono, e non ne esisteranno mai; questo perché il ProPhoto ha due primari addirittura fuori dello spazio percepibile dall'occhio umano.

Cgiao. In effetti lo avevo pensato mentre chiedevo, ma ho voluto fare una domanda "iperbolica" per capire fin dove si potevano spingere i monitor. mi hai risposto benissimo, grazie :)

E' sulla stampa a questo punto che si concentrano le mie domande.
Fermo restando che non sono un professionista e sicuramente neanche faccio bene la post-produzione... sono ancora un po' restio a stampare perchè, tra le altre cose, ho un po' paura di "non saperlo fare.
Prima o poi però penso di stampare qualche mia foto con un laboratorio o servizio on-line... qual è il comportamento minimo accettabile in questo caso? E' questo che non mi è mai stato del tutto chiaro..

Grazie ancora! :)

avatarsenior
inviato il 16 Novembre 2013 ore 16:13

@Marameo

Esatto, quando si esula dalla stampa rgb allora si deve convertire il file in CMYK.
Ovvio che se fin da subito ti prefiggi di stampare in quel modo e con quello specifico service, allora imposti il tuo workflow in modo mirato. Il softproof lo fai per forza solo con il profilo del service a quel punto.

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