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Ciao a tutti, oggi voglio condividere con voi una storia che mi ha profondamente colpito e che riguarda il potere (e il peso) della fotografia.
Parlo di Yahia Barzaq, un fotografo di Gaza che aveva iniziato la sua carriera come ritrattista di neonati. Il suo studio, "Yahia Barzaq Studio", era diventato un punto di riferimento per le famiglie palestinesi: immagini delicate, piene di vita, che raccontavano la gioia dei primi giorni.
Poi è arrivata la guerra. Dopo il 7 ottobre 2023 Barzaq ha dovuto abbandonare il suo studio e reinventarsi come reporter di guerra. Le stesse mani che cullavano i neonati durante i set, hanno iniziato a documentare distruzione e morte. Uno dei momenti più duri che ha raccontato è stato vedere bambini che aveva fotografato da vivi, ritrovarli poi tra le vittime dei bombardamenti.
Il 30 settembre 2025 la sua vita si è interrotta: è stato ucciso in un attacco aereo a Deir al-Balah, mentre caricava online i suoi ultimi lavori. Solo pochi giorni prima aveva annunciato la chiusura definitiva del suo studio, scrivendo: "Con questo, annuncio la fine della storia dello Yahia Barzaq Studio".
La sua vicenda è stata raccontata anche nel documentario “Gaza remains in frame” di TRT World, dove emerge la sua trasformazione professionale e umana. Colleghi e amici lo descrivono come un fotografo che, anche tra le macerie, non ha mai smesso di cercare la luce.
La sua storia ci lascia con tante domande.
Potete visionare il documentario, che parla anche del fotografo Palestinese Mahmoud Abu Hamda, con una storia molto interessante, qui:
Voglio solo fare un'osservazione su "poi è arrivata la guerra": la guerra in quei luoghi c'era da decenni. Dal 2023 è diventata qualcos'altro che non dobbiamo dimenticare, e le sue foto hanno questo compito.
In realtà la situazione si era "assestata" ( pensa come vivevano ), i Palestinesi di Gaza avevano trovato un certo equilibrio e loro stessi vivevano una vita alquanto "normale", vedi la scelta di Barzaq di diventare un fotografo di Newborn o Hamda che era un fotografo commerciale.
Credo che per loro, questa situazione l'abbiano vissuta proprio come una guerra, tant'è che hanno dovuto abbandonare Gaza City che è stata letteralmente rasa al suolo e sistematicamente bombardate anche le altre grandi città della Striscia di Gaza come Khan Younis e Deir al-Balah.
Nel video basta vedere la parte finale dove Hamda rifotografa Gaza, una città "morta".
A Gaza l'ONU parla di 247 giornalisti uccisi dall'ottobre 2023 e 35 in Ucraina dall'inizio della guerra: in entrambi i casi è una barbarie! Ancora peggiore sono i civili morti nella più grande delle barbarie, cioè ogni guerra e l'industria bellica che la promuove! Ricordiamoli tutti! Antoni Lallican, Ahed Abu Aziz, Hussam al-Masri, Mariam Dagga, Mohammed Salama e Moaz Abu Taha (gli ultimi 5 uccisi a Gaza), riposate in pace!
“ Purtroppo oggi e' morto un fotoreporter anche in Ucraina, il francese Antoni Lallican. Colpito da un drone russo. „
Tutto ciò è grave, non meno se successo in Ucraina. C'è un ottimo documentario su Arte.tv, sull'Ucraina, che parla della minaccia dei droni, di come civili, giornalisti, attivisti umanitari e soccorsi rischiano la vita con le nuove tecnologie.
Volevo però far riflettere di come la guerra abbia cambiato la vita di queste persone, questi fotografi che prima delll'8 ottobre avevano una vita diversa, che poi si è completamente capovolta. Di come Gaza non era tanto diversa dalle nostre città, come quei ragazzi amavano (Yahia è morto ricordiamolo) la fotografia e scattavano foto come le scattano la maggior parte di noi.
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