| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:12
Il circolo di confusione di un obiettivo è una scelta in sede di progetto, e viene scelto dal progettista in funzione del formato a cui l'obiettivo è destinato. Per tale motivo più è piccolo è il formato , più aumenta la profondità di campo a parità di diaframma scelto. A causa del cerchio di confusione prefissato, un obiettivo previsto per un formato maggiore non è consigliabile utilizzarlo in formati più piccoli, diminuendola sua acutanza. Cosa ne pensate? io mi trovo perfettamente concordo con tale assunzioni. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:45
“ Il circolo di confusione di un obiettivo è una scelta in sede di progetto, e viene scelto dal progettista in funzione del formato a cui l'obiettivo è destinato. Per tale motivo più è piccolo è il formato , più aumenta la profondità di campo a parità di diaframma scelto. A causa del cerchio di confusione prefissato, un obiettivo previsto per un formato maggiore non è consigliabile utilizzarlo in formati più piccoli, diminuendola sua acutanza. Cosa ne pensate? io mi trovo perfettamente concordo con tale assunzioni. „ In questa primavera 2024 al circolo di confusione fischiano le orecchie, come si dice. Non parliamo d'altro… Il circolo di confusione è la proiezione sul piano focale (supporto sensibile) di un punto luminoso sulla scena. Se quel punto è perfettamente a fuoco, il circolo di confusione è (in teoria) anch'esso un punto. Se è fuori fuoco, quel punto proiettato sul piano focale diventa un circoletto (di confusione). Quindi il cdc non è legato alla progettazione ottica dell'obiettivo ma alla regolazione della messa a fuoco. Il cdc massimo accettabile (quello che rientra nelle formule della PdC) dipende dal formato del supporto perché è in teoria legato a quanto quel supporto deve essere ingrandito per ottenere una certa dimensione di stampa. Comunque è tutto qui, non serve dire altro. it.wikipedia.org/wiki/Circolo_di_confusione |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:49
Siam sicuri che cerchio di confusione e profondità di campo abbiano questo tipo di relazione? Il “cerchio di confusione” lo considererei in maniera indipendente. Parametro a sè stante. E certamente al diminuire della misura del sensore deve essere progettato per essere più piccolo, su un grande formato può essere maggiore. Infatti usare un obiettivo per un formato grande, anche se ottica pregevole, darà molto probabilmente un risultato davvero deludente se dovesse essere usato ad esempio su un sensore micro43. Le ottiche per micro4/3 o sensori da un pollice hanno spesso una densità alta di elementi sensibili, perciò il cerchio di confusione del progetto ottico deve essere piccolo. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:49
"..Il circolo di confusione di un obiettivo.. ......io mi trovo perfettamente concordo con tale assunzioni." Il circolo di confusione di un obiettivo, semplicemente, non esiste. E di conseguenza, tu non hai capito nulla del Circolo di Confusione (CoC) Il CoC, non è un parametro ottico misurabile di un apparato, è solo una attribuzione del fotografo alla stampa finale, è il fotografo che decide il formato di stampa finale dell'immagine e come guardarla (distanza di osservazione, potere risolutivo dell'occhio che la guarda, intensità della luce che la illumina, tipo di luce, etc) stabilendo così il CoC della stampa. Una foto, ad esempio, formato 20 x 25 cm guardata da un occhio con capacità visive medie da una distanza di 30 cm (in effetti lo standard sono 32 cm) in luce bianca con intensità di 80 -100 Lux ha un CoC di circa 0,2 mm, si riescono a vedere particolari separati di dimensione maggiore o uguale a 0,2 mm. Se la stessa identica stampa la guardo da 100 cm invece che da 30 cm, tutto resto uguale, quei particolari così piccoli non li vedo più, non ce la faccio: la stessa stampa guardata i due modi diversi differisce unicamente per il CoC, da 100 cm il CoC è molto più grande di 0,2 mm. Dal CoC della stampa, a marcia indietro (rapporto di riproduzione), si risale al CoC dell'ottica, che deve essere tale per fornire immagini nitide nella zona di PdF sulla stampa osservata in un certo modo (= dimensione della stampa, capacità visiva dell'occhio che guarda, luce che la illumina e distanza di osservazione), ma ripeto, i l CoC dell'ottica non è un parametro ottico, è solo un'attribuzione, arbitraria, fatta da chi ha fatto e stampato la fotografia. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:52
In quanto attribuzione arbitraria ESISTE |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:53
Ma per favore! |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:58
“ Il “cerchio di confusione” lo considererei in maniera indipendente. Parametro a sè stante. E certamente al diminuire della misura del sensore deve essere progettato per essere più piccolo, su un grande formato può essere maggiore. „ Dodo, il cdc è legato unicamente alla messa a fuoco di un punto sul piano focale. Nella teoria ottica il punto a fuoco è sempre proiettato come un punto nitido sul piano focale. Su questo c'è poco da discutere, non sono opinioni… è una definizione. Se per un certo obiettivo non è così, questo dipende da altri fattori qualitativi dello schema ottico che introducono delle aberrazioni (ad es. cromatica, coma, astigmatismo) che fanno si che il punto proiettato sia sempre un cerchietto anche quando è a fuoco. Ma non confondiamo i difetti degli obiettivi con la teoria ottica. D'accordo sul fatto che determinate ottiche progettate per formati molto grandi e quindi da ingrandire poco (o da non ingrandire affatto…) possono avere tolleranze maggiori rispetto alle aberrazioni. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 11:59
“ Il circolo di confusione di un obiettivo è una scelta in sede di progetto, e viene scelto dal progettista in funzione del formato a cui l'obiettivo è destinato. Per tale motivo più è piccolo è il formato , più aumenta la profondità di campo a parità di diaframma scelto. A causa del cerchio di confusione prefissato, un obiettivo previsto per un formato maggiore non è consigliabile utilizzarlo in formati più piccoli, diminuendola sua acutanza. „ Fonte di ciò? |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:05
Il circolo di confusione era, è?, definito in funzione di una stampa e della capacità di vedere lo sfuocato. Non lho mai visto nei data base tecnici degli obiettivi, quindi non penso sia un dato di progetto. Attenzione a non confonderlo con la nitidezza. In sostanza è qualcosa di empirico utilissimo nella fotografia (io uso tantissimo la pdc altro che l'AF canon) ma non va oltre le spanne e manazza. Non chiedamogli cose che non può dare. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:05
Io credo che se fosse da prendere questo Cdc e mandarlo a fare in c..o molte mene sparirebbero a favore di una Pdc molto più serena e sgombra da interpretazioni tanto variopinte quanto fasulle, parliamo di osservazione di una foto e di quanto uno riesca a distinguerne i dettagli puliti e allora è una cosa ma di certe regole ottiche non facciamone degli elastici da mutanda. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:17
“ Quindi il cdc non è legato alla progettazione ottica dell'obiettivo ma alla regolazione della messa a fuoco. „ per quanto possa essere precisa la maf, il punto proiettato sul piano focale, ha una sua dimensione, che dipende dalla progettazione ottica (qualità dell'obiettivo). |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:18
“ Siam sicuri che cerchio di confusione e profondità di campo abbiano questo tipo di relazione? Il “cerchio di confusione” lo considererei in maniera indipendente. Parametro a sè stante. E certamente al diminuire della misura del sensore deve essere progettato per essere più piccolo, su un grande formato può essere maggiore. Infatti usare un obiettivo per un formato grande, anche se ottica pregevole, darà molto probabilmente un risultato davvero deludente se dovesse essere usato ad esempio su un sensore micro43. Le ottiche per micro4/3 o sensori da un pollice hanno spesso una densità alta di elementi sensibili, perciò il cerchio di confusione del progetto ottico deve essere piccolo. „ Perfettamente D'ACCORDO |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:21
@Ale z "Dodo, il cdc è legato unicamente alla messa a fuoco di un punto sul piano focale." No, assolutamente. Citi Wikipedia ma o non l'hai letta, o non ci hai capito nulla. Wikipedia, giustamente, ipotizza che la foto sia stampata in formato 20 x 25 cm, che la stampa sia osservata da 32 cm di distanza da un occhio con acutanza visiva media, e già questo ti smentisce, conferma che hai detto delle palle, il CoC o CdC che dir si voglia, dipende anche (e soprattutto) da quelle e non dalla precisione di MaF. Ma non basta, Wikipedia non è un trattato di ottica e dunque, per la definizione di CoC/CdC, non cita: - la frequenza della luce che illumina la stampa, che deve essere bianca, e l'intensità sugli 80 - 100 lux Noi abbiamo la massima acutanza visiva alla luce di lunghezza d'onda di 5.500 A°, che corrisponde al colore giallo - verde, mentre vediamo peggio a 3.800 A°, sul violetto, ed ancora peggio, vediamo male di più che sul violetto, a 6.500 A°, onda lunga, rosso. Vanno considerate anche quelle per un lavoro serio: detta in altre parole, il CoC/CdC, come parametro ottico, non esiste, mai e su nulla. Il CoC/CdC è solo un'attribuzione arbitraria di che fa e stampa la foto. Parlare di CoC/CdC come parametro ottico stabilito in fase di progetto è completamente errato, è aria fritta. |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:21
“ per quanto possa essere precisa la maf, il punto proiettato sul piano focale, ha una sua dimensione, che dipende dalla progettazione ottica (qualità dell'obiettivo). „ Certo. Ma non si chiama circolo di confusione…! Leggi il mio secondo intervento. Il cdc è una definizione della teoria ottica. Non è legato alla qualità dell'obiettivo. Non confonderlo con la risoluzione ottica! |
| inviato il 06 Aprile 2024 ore 12:23
Ale, stai confondendo il cdc con il cdc massimo ammissibile, che è quello che dici tu. |
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