| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 13:46
Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte. Non fotografare i neri umiliati, o giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia. Ando Gilardi (1976) |
| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 14:09
Non potrei essere più daccordo . |
| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 16:30
Concordo. Dietro a chiunque si trovi in una brutta situazione c'è una storia, un contesto, una situazione che ve lo ha condotto. Una foto buttata lì sembra una sentenza senza appello con la protervia di chi si suppone al di sopra di ogni evento. |
| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 16:33
Sottoscrivo in pieno. Un saluto da Ugo |
| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 17:25
Le raccomandazioni andrebbero estese in primis a certe reti Tv che utilizzano fatti gravissimi per inanellare delle trasmissioni allucinanti invitando di tutto e di più facendo business sulla pelle e sul dolore altrui. Si limitassero a parlare di pandori, scarpe e borsette sarebbe già abbastanza. |
| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 17:41
Concordo pienamente su quanto detto nei commenti precedenti. Un saluto Stefano |
| inviato il 25 Dicembre 2023 ore 20:15
Non fotografare tutto ciò che lede la dignità. Una buona street racconta, a volte in maniera seria, a volte in maniera buffa, senza mai approfittare delle debolezze o delle disgrazie che persone indifese subiscono, malgrado loro. Lo so, a volte, non è semplice distinguere in situazioni complesse, bisogna provarci. |
| inviato il 26 Dicembre 2023 ore 0:36
mi permetto di metterla tutta e aggiungere un intervista dove si vede il libro da cui è stata trovata : " Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati. Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte. Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia. Non fotografare chi ha le manette ai polsi, quelli messi con le spalle al muro, quelli con le braccia alzate, perché non possono respingerti. Non fotografare il suicida, l'omicida e la sua vittima. Non fotografare l'imputato dietro le sbarre, chi entra o esce di prigione, il condannato che va verso il patibolo. Non fotografare il carceriere, il giudice e nessuno che indossi una toga o una divisa. Hanno già sopportato la violenza, non aggiungere la tua. Loro debbono usare la violenza, tu puoi farne a meno. Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle e chi si ostina a salutare militarmente con l'eroico moncherino. Non ritrarre un uomo solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme. Non perseguitare con il flash la ragazza sfigurata dall'incidente, la vecchia mascherata dalle rughe, l'attrice imbruttita dal tempo. Per loro gli specchi sono un incubo, non aggiungervi le tue fotografie. Non fotografare la madre dell'assassino e nemmeno quella della vittima. Non fotografare i figli di chi ha ucciso l'amante, e nemmeno gli orfani dell'amante. Non fotografare chi subì ingiuria, la ragazza violentata, il bambino percosso. Le peggiori ×e fotografiche si commettono in nome del diritto all'informazione. Se è davvero l'umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l'ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica. Non fotografare chi fotografa: può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale. Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all'ergastolo, all'impiccato che dondola, alla × che trema di freddo, ad un corpo lacerato che affiora dalle rovine ? Perché presumi che il costume da free lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo ed un flash sparato in faccia possano giustificarti? " www.phocusmagazine.it/ap-punti-di-vista-meglio-ladro-che-fotografo-di-
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user198779 | inviato il 26 Dicembre 2023 ore 4:39
Non per giustificare ma ci sono foto che devono essere fatte , da parte mia quando mi trovo in certe situazioni fare foto è l'ultima cosa che mi passa per la testa. Ma il genere umano purtroppo ha perso il senso della carità, sono sempre più frequenti fatti di cronaca dove chi assiste a stupri o aggressioni per furto invece di aiutare anche solo con una telefonata di chiamare le forze dell'ordine fanno foto o video con lo smartphone per postarli sui social. D'altronde il pubblico vuole quello. |
user198779 | inviato il 26 Dicembre 2023 ore 4:44
SaroGrey "Le raccomandazioni andrebbero estese in primis a certe reti Tv che utilizzano fatti gravissimi per inanellare delle trasmissioni allucinanti invitando di tutto e di più facendo business sulla pelle e sul dolore altrui. Si limitassero a parlare di pandori, scarpe e borsette sarebbe già abbastanza " Sono d'accordo , ma crollerebbero anche gli ascolti . |
user198779 | inviato il 26 Dicembre 2023 ore 4:51
Cosa scriverebbe oggi dopo quasi cinquant'anni ? |
user126772 | inviato il 26 Dicembre 2023 ore 7:08
Alla luce di tutti i commenti non riesco a sistemare nella mia mente una foto come questa
 Le immagini possono essere essenziali per denunciare lo stato degli straccioni, senza lavoro, mendicanti, affamati, derelitti, umiliati, storpi, carcerieri, imputati, malati di mente, migranti, vittime di abusi soprusi e guerre. Ditemi voi come si fa o se semplicemente non si deve fare. |
| inviato il 26 Dicembre 2023 ore 9:08
Questa è un' immagine tratta dal libro Minamata, reportage condotto da W. Eugene Smith e dalla moglie Aileen agli inizi degli anni 70 per documentare e denunciare gli effetti dell'inquinamento da mercurio causati dalla Chisso Chemical Corporation. Questo è fotogiornalismo di denuncia ed è un capolavoro, niente a che fare con chi fotografa un poveraccio emarginato che vive per strada per portare a casa un po' di street spicciola. |
| inviato il 26 Dicembre 2023 ore 9:13
Anch'io il più delle volte preferisco perdere lo scatto. Eppure le foto del dolore continuano ad essere premiate nei concorsi, anzi spesso il tema del concorso è proprio quello delle disuguaglianze, degli incidenti sul lavoro, della malattia ecc ecc. In pratica partecipano i fotografi che lavorano ai pronti soccorso o all'obitorio |
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