| inviato il 02 Dicembre 2023 ore 15:45
Ho sempre guardato le fotografie di Luigi Ghirri riprodotte nei libri. Non è un modo sbagliato di incontrare il suo lavoro perché quelle fotografie erano intese per entrare in una 'forma-libro', per comporre l'arco di un racconto insieme alle parole (testi critici, citazioni, appunti, ricordi). Ghirri teneva così tanto al libro come esito del lavoro fotografico da fondare la casa editrice "Punto e virgola". Invece ieri per la prima volta ho guardato le sue fotografie in stampe (d'epoca e contemporane) incorniciate (con l'immancabile passe-partout bianco) affisse nell'elegante Palazzo Ducale di Guastalla abitato in passato anche dalla famiglia Gonzaga. Si entra attraversando un cortile coperto in vetro che lascia cadere la luce naturale all'interno come i passages couverts di Parigi che affascinarono Walter Benjamin e oggi lo studio Neowiz Games sviluppatore del videogioco Lies of P. (scenario chiamato la Galleria Lorenzini Venigni ).
 Si salgono le scale che fanno pensare ai sogni architettonici di Piero della Francesca

 si osservano nicchie misteriose che sembrano scavate da una combustione di Alberto Burri

 e si entra nella prima sala che si apre mostrando alcuni libri di Ghirri: Viaggio in Italia, Il profilo delle nuvole, il volume fotografico sull'Emilia Romagna... Della mostra riporto soltanto tre fotografie che potrebbero stare nell'album di famiglia: l'autoritratto nella sala d'aspetto della stazione di Brescello, 1989, che guardo con affetto perché dalla testona di Ghirri esce sbandierato il nome inciso sul muro Andrea che è anche il mio nome, così mi pare stabilirsi una misteriosa connessione col grande fotografo e scrittore e editore:
 il ritratto (se non sbaglio) della figlia Ilaria a Manziana, 1980, che quasi vola nella Sala delle Grottesche:
 il ritratto di Ghirri insieme alla moglie Paola, a Brescello, 1989:
 anche quest'ultima fotografia rivela quanto sia delicato e elegante l'allestimento della mostra, in questo caso disponendo l'immagine come un libro su un leggio a dialogare con le due figure del bassorilievo di sfondo. Ora non saprei ritrovare un testo dello scrittore Giulio Mozzi in cui parlava della letteratura, dell'arte come di esperienze che 'strutturano lo sguardo' - mi è tornato in mente uscito dalla mostra mentre scendevo le scale e trovavo davanti la stratificazione di piani del reale (e della memoria) che Ghirri ha cercato insistentemente di registrare con la fotografia: l'arco fa da soglia a un paesaggio notturno formato da un edificio illuminato artificialmente, che ha per sfondo un secondo edificio coperto dalla notte e come terzo ultimo fondale c'è un cielo debolmente illuminato da ciò che resta della luce solare.
 (La mostra è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023.) |
| inviato il 02 Dicembre 2023 ore 16:01
A Guastalla sanno allestire le mostre bene. Il palazzo si presta perfettamente, e come la mostra di M. Kenna, l'illuminazione e l'esposizione nelle sale è perfetta, senza ammassare le foto , dando spazio e ariosita' tra le opere. Una cosa che non mi piaciuta è l'assenza delle didascalie a favore di numeri e un piccolo foglio-depliant su cui cercare la spiegazione delle fotografie. Una cosa che mi è piaciuta molto invece è stato il solito pranzo alla trattoria-osteria la Fratellansa, uno degli ultimo baluardi della vera cucina emiliana della bassa. PS : Riguardo alle opere di Ghirri è interessante notare che la figlia Adele ( colei che da l'autentica) non sempre la concede a opere che sono si' di Ghirri, ma che erano del repertorio pubblicitario dell'artista. |
| inviato il 02 Dicembre 2023 ore 16:18
Lastprince, che cosa ne pensi delle stampe? mi pare che il Ghirri della leggerezza da sovraesposizione sia un mito, ho visto stampe anche vintage dove erano ben presenti toni scuri - devo ammettere anch'io ero un po' sorpreso. |
| inviato il 02 Dicembre 2023 ore 17:06
le stampe di Ghirri sono state fatte tutte dallo stesso stampatore. Che è molto bravo e con la moglie facevano anche piccole correzioni col pennello. Ghirri ha varie fasi : la prima è una fase Kodachrome dove i toni scuri e i rossi si fondono col bordeaux. E' quando arriva al medio formato che comincia giocare sui pastelli e sulle sovraesposizioni. |
| inviato il 02 Dicembre 2023 ore 17:30
Rigrazio infinitamente Andrea per questa Suo bellissimo topic ... |
| inviato il 02 Dicembre 2023 ore 20:36
cavolo mi sa che non ce la faccio a vederla prima della chiusura. Mi piacque molto l'allestimento di quella di M. Kenna….La fratelansa top…ma rigorosamente dopo la mostra se no sai che sonno |
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