| inviato il 17 Agosto 2023 ore 16:25
Sto cercando di capire come funzionano gli obiettivi macro. In particolare, mi aspettavo che un obiettivo con una maggiore lunghezza focale potesse raggiungere un certo ingrandimento da una distanza maggiore. Prendiamo per esempio il Nikon MC 105mm e l'Irix 150mm, entrambi con un ingrandimento di 1:1: il primo ha una distanza minima di messa a fuoco di 29cm, il secondo di 34cm, e se non vado errato è proprio a queste distanze che corrisponderà l'ingrandimento di 1:1. Lo so che da 105 a 150 non c'è granché di differenza, ma si traduce in soli 5cm? |
| inviato il 17 Agosto 2023 ore 16:51
Da 105 a 150 mm la differenza è pari a 45 mm ovverosia il 43% circa. Da ciò si evince che se la MMaF del 105 a 1:1 sia pari a 29 cm la MMaF del 150, sempre a 1:1 dovrebbe essere di oltre 41 cm. Questo in teoria... in pratica le cose un po' (ma anche molto) cambiano. In questo caso è probabile, anzi è certo, che in entrambi i casi la focale effettiva sia tale all'INFINITO e vari, diminuendo, alla MMaF... questo per entrambi. Ed evidentemente il 150 perde MOLTA più lunghezza focale, scendendo alla MMaF, di quanta non ne perda il 150. In poche parole il 150, da questo punto di vista, non dico che sia una mezza fregatura ma di sicuro bara più del 105 |
| inviato il 17 Agosto 2023 ore 20:04
Proprio così: distanza di messa a fuoco in mm/(1/R+R+2) 105mm = 70mm effettivi alla mdf 150mm = 85mm effettivi alla mdf |
| inviato il 17 Agosto 2023 ore 21:51
Grazie per la spiegazione! Sarebbe il fenomeno chiamato focus breathing? |
| inviato il 17 Agosto 2023 ore 22:27
Mi correggo... il 150, con ben il 44% di focale persa, è una fregatura epocale! A questo punto il mio 180, con 48 cm di MMaF, nel suo campo è ancora un gigante dell'ottica |
| inviato il 18 Agosto 2023 ore 13:03
“ Sarebbe il fenomeno chiamato focus breathing? „ Si, ma non è un fenomeno, o meglio è una cosa normale in tutte le ottiche a lenti flottanti, particolarmente nelle ottiche macro "moderne" dove questa variazione può essere a volte di grande importanza perché incide sulla distanza di lavoro (DdL) all'1:1. Come si può capire nei macro "lunghi", ma un po' in tutti, la DdL è determinante nella scelta. I vecchi macro a lenti fisse soffrivano meno della variazione di focale, perché erano ottimizzati per la foto ravvicinata dove davano il meglio, a scapito delle distanze intermedie. Dagli anni ottanta hanno vinto i macro a lenti flottanti ottimizzati sia in macro che a tutte le distanze con questa limitazione però. |
| inviato il 18 Agosto 2023 ore 14:51
Sigma 180mm macro f3.5, distanza minima di MAF 46cm, cosa mi dite di questo? 46 cm è corretto o anche lui "perde" mm? L'Irix 150 mi piacerebbe, perché considerato estremamente nitido. |
| inviato il 18 Agosto 2023 ore 16:24
Perde un po', ma viene un 115mm effettivi Mica tanto male Tutti gli obiettivi fotogfafici, alla minima distanza di messa a fuoco non mantengono la lunghezza focale nominale Per i macro e gli zoom, la differenza è più significativa Gli obiettivi sopra i 50mm tendono ad allargare quelli sotto i 50mm invece, a stringere |
| inviato il 18 Agosto 2023 ore 17:01
“ Sigma 180mm macro f3.5, distanza minima di MAF 46cm, cosa mi dite di questo? 46 cm è corretto o anche lui "perde" mm? „ Sì un po' tutti lo fanno (forse ad eccezione di quelli con un unico blocco di lenti, ad esempio quelli costruiti per essere utilizzati su soffietto), schemi diversi fanno però avere perdite di focale differenti, ad esempio il mio 200 Pentax serie A diventa un 144mm ad 1:1 mentre il più nuovo serie FA 200 Pentax diventa un 102mm ad 1:1 ma quest'ultimo non si allunga e così seppure cambia la distanza di messa a fuoco tra i 2 la distanze di lavoro rimane quasi uguale: 30cm per l'A e 28cm per il FA. Per i Sigma il 180 f/3.5 diventa un 84mm mentre il 180 f/2.8 diventa un 103mm, nonostante ciò la distanza di lavoro dell'f/3.5 risulta leggermente maggiore di quella dell'f/2.8 (dovrebbero essere entrambi a fuoco interno quindi immagino che di base l'f/2.8 sia più lungo), 24cm per il primo e 23cm per il secondo. I dati li ho presi da questo sito che avevo trovato linkato proprio su una discussione qui su Juza: www.photonstophotos.net/GeneralTopics/Lenses/OpticalBench/OpticalBench |
| inviato il 18 Agosto 2023 ore 17:11
Se prendiamo i vecchi macro non I.F. la perdita di millimetri alla minima distanza di maf è molto più contenuta rispetto ai più moderni I.F. |
| inviato il 18 Agosto 2023 ore 17:12
Tutti gli obiettivi fotogfafici, alla minima distanza di messa a fuoco non mantengono la lunghezza focale nominale *************************************** Infatti. È un problema che esiste da quando hanno introdotto le MaF Interna, e che si è acuito a dismisura da quando hanno preteso, in particolare con gli zoom, di abbassare sempre più la MMaF. Con le vecchie ottiche prive di MaF interna era un problema sconosciuto. |
| inviato il 19 Agosto 2023 ore 0:01
Credo (ma non sono così esperto da averne la certezza) che non sia solo il problema di MaF interna, ma principalmente quello delle lenti flottanti. Tanto è vero che il mio vetusto MicroNikkor 105 AiS f/4 possiede ancora oggi il record fra i 105 sia di massima distanza di maf all'1:1, che (cosa ben più importante) la massima distanza di lavoro fra i 105 appunto. Ma come ben si sa è un'ottica con schema tipo Tessar derivato da una lente da soffietto. Se ci si occupa di foto naturalistica la DdL (distanza lente frontale-soggetto all'1:1) è la prima cosa da verificare nell'acquisto di un tele-macro. |
| inviato il 19 Agosto 2023 ore 0:24
Credo (ma non sono così esperto da averne la certezza) che non sia solo il problema di MaF interna, ma principalmente quello delle lenti flottanti. ******************************************************** Sono problematiche collegate Roberto. L'elicoide di messa a fuoco classico, quello cioè che prevede l'allungamento dell'obiettivo mano mano che ci si avvicina alla MMaF, comporta il problema dell'allungamento fisico dell'obiettivo quando questi raggiunge la MMaF. Per non avere un obiettivo che si allunga focheggiano hanno inventato la MaF interna... o Internal Focusing. Il problema della MaF interna però è che non è problematico applicarla... se ci si accontenta di avere un obiettivo che anche focheggiano all'infinito è lungo tanto quanto lo sarebbe alla MMaF! Per evitare questo problema, e avere quindi degli obiettivi di lunga focale ma nel contempo pure dal design compatto, si è dovuto integrare la MaF interna con le lenti flottanti... o Floating Elements, studiati all'uopo. Risultato: le lenti flottanti, spostandosi asimmetricamente rispetto al resto dello schema ottico, permettono si di ridurre la MMaF senza dover aumentare le dimensioni dell'obiettivo... ma si aiutano in questo compito barando un pochino con la focale effettiva! |
| inviato il 19 Agosto 2023 ore 20:43
Discussione interessante e mi inchino alla vostra conoscenza dell'argomento, ma mi viene un dubbio: siete sicuri che la legge che regola la corrispondenza tra distanza di messa a fuoco, focale e ingrandimento sia lineare ? Fate una proporzione per valutare la variazione di distanza di messa a fuoco tra un 105 e un 150 ma sinceramente non so se il fenomeno è lineare o non lineare. Se fosse non lineare la proporzionalità non vale più ovviamente. Questo ancora prima di entrare nei dettagli di costruzione. La legge ottica che lega le grandezze che "forma" ha? Ho provato a cercare qualcosa ma mi sono perso. Chiede venia se il mio intervento è totalmente errato o poco pertinente . Ciao. |
| inviato il 19 Agosto 2023 ore 21:20
Francesco la proporzione è lineare, quello che non è lineare è il movimento di traslazione dell'elicoide di messe a fuoco dei moderni macro Internal Focusing. |
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