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Recentemente ho visto una mostra di Gregory Crewdson, quello che mi ha colpito sono state alcune sue stampe di circa un metro per due con un dettaglio incredibile, perfettamente osservabili da 20 cm.
Questo secondo me "rivoluziona" l'idea classica che una foto di grande formato possa essere stampata con bassa risoluzione tanto va vista da distante presentando foto che possono essere viste da lontano ma anche da vicino quasi "zoomando".
Secondo me non rivoluzionerà assolutamente nulla perché quando si fotografa una scena che senso ha andare a vedere il dettaglio? La scena resta quella nella sua interezza, un dettaglio come dice la parola stessa resta un dettaglio.
Più che “rivoluziona” direi che l'idea classica di “giusta distanza di visione” è una cagat* pazzesca, un pregiudizio, una consuetudine, una fisima o un'escamotage per giustificare le carenze tecniche.
Pensa a un quadro di Bosch; da distante ti fai un'idea dell'insieme, da media distanza ti soffermi sulle figure, da vicino noti le piccolezze.
O al contrario, le ninfee di Monet, ci sono quadri enormi che da vicino non sono altro che macchie soffuse di colore, man mano che ci allontaniamo le percepiamo sempre più come ninfee.
Perché dover osservare una foto solo nell'insieme? Io posso averne esperienza da ogni distanza, per ogni ordine di grandezza.
E io sono abituato a progettare le immagini allo stesso modo, per ordini di grandezza. Prima ragiono nell'interezza, per campi di colore, di ombre e luce, che funzionino anche fossero una miniatura. Poi come vista d'insieme con oggetti e soggetti, come fossero una cartolina tenuta in mano. Poi come dettagli, come fossero di Gregory viste a 20cm.
Dettagli che non sempre mi interessano. A volte mi fermo tra il primo e secondo ordine, non ho alcun interesse per i dettagli, i dettagli sono piccolezze.
Parlando di questo autore la pittura é un buon paragone invece. Lui é un maniaco del dettaglio, ogni foto é studiata attentamente, nulla é a caso ne le luci dei semafori ne le vetrine illuminate Usa tecniche legate al cinema per il singolo scatto, usa attori, tecnici e sistema tutto con cura, il click é solo l'ultimo dettaglio, ma non esiste un attimo decisivo perché é tutto estremamente progettato Ci sono in giro anche dei video che lo mostrano al lavoro. Le grandi dimensioni sono scelte proprio rifacendosi alla pittura e a certi quadri di grosse dimensioni Con lui quindi il paragone é perfetto perché é li stesso autore che ci si rifà e la richiama volutamente
Sono d accordo con Maurese e Matteo. Avvicinarsi può avere senso eccome. Il dettaglio, ma forse più propriamente il “particolare” può essere narrazione con una sua dignità, addirittura con una sua autonomia rispetto al “quadro” generale.
Una dozzina di anni fa, quando lo studiavo, usava questi banconi ottici, scattava in pellicola che poi scansionava per ritoccarla con Photoshop e stamparla in digitale in grande formato.
Su youtube c'è il canale Crewdson Studio dove ci son video con brevi approfondimenti su alcune sue opere, proprio dalla visione d'insieme a dettagli, ed altri di backstage fatti con montaggio di foto di lavorazione, tutti con voiceover con descrizione dell'idea di base ed altro. Meno di mille iscritti, ma il contenuto, per chi è interessato a Crewdson o anche solo curioso di farsi un'idea del lavoro incredibile che c'è dietro agli scatti finali, è validissimo. C'è anche un breve documentario.
Una decina di anni fa era uscito un bel documentario, ma non so se sia reperibile in streaming facilmente..anche solo dal trailer si intuisce come non sia certo “una pippa” approcciare le sue stampe andando a spulciare più dettagli possibili.
Adoro Crewdson e penso che andare a guardare le sue opere non considerando i particolari che inserisce faccia torto all'autore stesso ed alla fruibilità dell'opera. Come dice MatteoGroppi nulla nelle sue immagini nulla è lasciato al caso, nemmeno i più minuti particolari. Pechè non goderne?
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